Dal Brasile.....
di sr. Gabriella Bottani dal Brasile
Dal Brasile..... lettera di Suor Gabriella Bottani
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Fortaleza
20 Febbraio 2005 “Aos esfarrapados do mundo e
aos que neles se descobrem
e, assim descobrindo-se,
com eles sofrem,
mas, sobretuto, com
eles lutam.”[1]
Carissimi
amici e amiche, Oggi è il giorno giusto per scrivere, qui a Fortaleza è una giornata calda
e calma. Sono gli ultimi giorni di vacanza, con la settimana
prossima inizieranno le attività a pieno ritmo. Io sono arrivata
in questa città da circa due mesi e sono ancora nella fase di
acculturazione: questo significa concretamente studio della lingua
portoghese e grande disponibilità, di cuore, mente ed orecchie
per ascoltare, accogliere e lasciarmi accogliere e provocare da
questo popolo. Fortaleza,
città di circa 3 milioni di abitanti, è famosa nelle agenzie
viaggio di tutto il mondo per le sue coste bellissime. Turisti,
specialmente europei, ne affollano le grandi spiagge. Questa città
é purtroppo conosciuta anche per
l’abuso di bambini e bambine fatto per “mantenere” il
cosidetto turismo sessuale, sostenuto tra l’altro anche da
turisti italiani! (e questa é cronaca recente sigh!) Fortaleza,
infatti, oltre ad essere una città dalle spiagge molto belle è
la capitale di uno degli stati più poveri del Brasile: il Ceará
nella regione Nordest del Brasile. La
comunità delle Suore Missionarie Comboniane, a cui appartengo, si
trova in un quartiere periferico, lontano sia dalle spiagge che
dai luoghi turistici. La maggior parte della gente che vive in
questo quartiere appartiene alle classi medio basse, basse o
bassissime. Pochi hanno un lavoro fisso e la maggior parte delle
persone cerca di sopravvivere o con la pensione degli anziani o
usando fantasia e creatività escogitando lavori di ogni genere
per racimolare il pasto quotidiano. Sono affascinata dalla forza
creativa di questo popolo. Mi rendo conto di quanto sia importante questo tempo
“improduttivo” secondo la logica di mercato ma molto
produttivo secondo il Vangelo. Gesù, infatti,
ha trascorso 30 anni senza far rumore, senza predicare. Lui
si è dato tempo per entrare nella cultura umana, per spogliare se
stesso, per non considerare un tesoro geloso la sua uguaglianza
con Dio, per poter servire, per farsi servo dell’umanità.[2]
L’incontro con una cultura altra, con l’Altro é un
tempo di paziente attesa, di rispettosa e interessata attesa di
fronte al mistero che è l’Altra / l’Altro. Un’attesa
paziente fino a quando ci viene rivelato un piccolo frammento del
mistero che abita la cultura dell’altro, la presenza di Cristo
in questa cultura, in questo popolo nordestino. È come se mi
venissero messi nelle mani dei pezzetti di vetro colorati,
separati, che non dicono nulla e poi, osservati alla luce del sole
con un un
caledoscopio formano, come d’incanto, disegni bellissimi. Tra qualche giorno inizierò a collaborare ad un
progetto preventivo per bambini e bambine dai 7 ai 14 anni. Questo
progetto, noi Suore Comboniane, lo stiamo portando avanti in
collaborazione con un gruppo di volontari e volontarie della
comunità cristiana, non solo cattolici. Sebbene questo progetto sia molto interessante, non
è di questo che voglio condividere con voi. Preferisco, infatti,
focalizzare due eventi che stanno segnando in modo particolare
questo mio inizio in terra brasiliana. Si tratta di due eventi
profondamente uniti tra loro e molto significativi. Il primo é il
ventesimo anniversario del martirio di p. Lele
Ramin e l’introduzione della sua causa di beatificazione –
e di questo sono certa che a Padova
ne sanno ben più di me. Il secondo evento é il martirio di sr.
Dorothy Stang, una missionaria statunitense uccisa agli inizi
di febbraio nell’area amazzonica dello stato di Pará.
Dorothy, una donna di 72 anni, ha dedicato la sua vita al
servizio degli impoveriti e della foresta. Questa donna ha lottato
perché la foresta, fonte di vita per molte donne,
bambini/e e uomini, non fosse proprietà di pochi
proprietari terrieri. Questi, sia ai tempi di Lele come oggi, se
ne appropriano illegalmente con la violenza. Dorothy e Lele sono
due tra le tante persone che, difendendo la giustizia, la pace e
la natura, sono riuscite a resistere alla cultura di morte
scegliendo la vita fino in fondo. Io credo che queste due persone
indichino a tutti noi quale sia la sfida più grande del Brasile
oggi, e forse del mondo intero: avere il coraggio e l’umiltà di
scegliere ogni
giorno la vita non solo per se stessi ma per tutti, scegliere
la vita in una realtà dove sembra che la cultura di morte sia la
cultura vincente. Scegliere e lottare per la vita. A questa scelta
radicale per la vita fatta da Dorothy e da Lele fanno eco le
parole della campagna della fraternità 2005: “Felizes os que
promovem a paz”[3]
. Questa campagna, che é ecumenica, accompagna il tempo di
quaresima delle comunità cristiane brasiliane. Dorothy e Lele sono per noi sacerdotessa e
sacerdote, persone che oggi proclamano a noi la buona novella del
Regno di Dio, regno di giustizia e
di pace, di riconciliazione e dialogo, di rispetto per la vita
e di amore. Le loro
vite sono per noi eucaristia “memoria viva” dell’Amore di
Dio per il suo popolo, sono sorriso di Dio per ciascuno/a di noi.
Che il Signore doni a ciascuna/o di noi di resistere alla violenza
e di scegliere, come loro, la vita. In questo senso auguro buona Pasqua e invio un caro
abbraccio di pace a tutti voi e in particolare a coloro che
conosco personalmente. Ciao Gabriella smc. [1]
Freire Paulo. Pedagogia
do Oprimido, 17ª ed. Rio de Janeiro, Paz e Terra, 1987. pág.
23 [2] Fil. 2 [3] Felici coloro che promuovono la pace. |
Suor Gabriella (Missionaria Comboniana di origini milanesi) dopo la prima professione religiosa nel 1998 ha trascorso alcuni anni in Germania; vive dall’ottobre 2004 in mezzo al popolo brasiliano. Ir.
Gabriella Bottani - Irmãs
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