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"Noi siamo chi incontriamo": primo incontro del percorso GIM 2022 presso la comunità dei missionari comboniani di Padova.
Ventimiglia, Napoli, Verona-Limone, Tanzania, Granada, Polonia e Kenya: testimonianze di esperienze estive e di vocazione.

Testimonianza dal primo incontro GIM 2022

"Noi siamo chi incontriamo" è la frase che riecheggia nella mia mente dopo aver partecipato al primo incontro del percorso GIM 2022 presso la comunità dei missionari comboniani di Padova.
Questo era il primo di una serie di incontri che si svolgeranno per tutto l’anno il terzo fine settimana di ogni mese.

Il primo incontro era dunque incentrato sulla presentazione del percorso GIM (Giovani Impegno Missionario) ai giovani che vogliono intraprendere un cammino di fede e discernimento vocazionale nella loro vita e alla testimonianza di alcuni gruppi o singoli che hanno svolto percorsi in ambito missionario nell’arco di questi mesi estivi.

Il momento di testimonianza è iniziato con il racconto di una coppia di giovani da poco tornati da un viaggio in Tanzania alla scoperta delle comunità missionarie comboniane e non che la abitano.
Alcuni giovani hanno partecipato al percorso missionario a piedi Verona-Limone: un campo internazionale di giovani spagnoli, sudamericani, africani e italiani che hanno percorso a piedi questo tragitto sulle orme di Daniele Comboni.
Un gruppo di ragazze e ragazzi, invece, si è recato a Ventimiglia. Qui questi giovani hanno conosciuto la realtà di vita di molti ragazzi e ragazze con storie di migrazione, fermi al confine italiano in condizioni di povertà estrema in attesa di poter raggiungere la Francia. Ci hanno raccontato di come lo Stato italiano sia assente e non curante della condizione di disumanità in cui sono costrette a vivere queste persone, della rabbia che hanno provato a sentirsi impotenti di fronte a esseri umani inermi, spaventati, privati di forze ma talvolta inspiegabilmente con uno sguardo alla vita positivo, un sorriso sempre a portata di mano. Hanno percorso il cammino montuoso ligure che molti giovani migranti compiono per poter raggiungere la Francia nominato "Il cammino della morte".
Come ci hanno raccontato, hanno camminato in silenzio per tutto il sentiero avendo cura e rispetto delle vite che lo hanno percorso in questi anni e che ancora lo stanno percorrendo.
Un altro gruppo a fine agosto ha vissuto l’esperienza del Campo Biblico organizzato dalla Pastorale Carceraria di Napoli presso Rione Sanità. Questi giovani hanno percorso un cammino di fede guidati dal Padre comboniano Alex Zanotelli. Padre Alex li ha accompagnati alla riscoperta della Bibbia attualizzandola e storicizzandola, inoltre ha mostrato loro alcuni modi per poter operare nella realtà che abitiamo e cercare di migliorarla. A tal proposito è stato nominato e presentato il Patto delle Catacombe un documento firmato nel 1965, prima della chiusura del Concilio Vaticano II, da una cinquantina di padri conciliari che si impegnavano personalmente a vivere la Chiesa "povera e dei poveri". Nel 2015, in cui ricorreva il cinquantesimo anniversario del Patto delle Catacombe, laici e laiche, religiose e religiosi, tra cui Padre Alex, hanno rinnovato il Patto per ridare centralità ad una Chiesa povera e dei poveri. Questo patto si compone di 10 punti corrispondenti a 10 impegni concreti da attuare nella propria vita e migliorarla. Padre Alex ha invitato il gruppo di giovani a sottoscrivere il patto proponendogli di attuarlo nella loro quotidianità.
L’ultima esperienza si è svolta a Granada presso la Escuela de la solidariedad: un complesso di case (sette o otto) aperte sempre per offrire uno spazio familiare a chi vi si reca. Questa realtà prevede la collaborazione di ogni membro della Escuela in quelle che sono le mansioni necessarie al mantenimento ed alla gestione della struttura e di chi vi abita.

Successivamente abbiamo assistito a tre testimonianze diverse. La prima è stata quella di Padre Stefano Giudici, comboniano da 25 anni: ci ha raccontato del suo percorso da comboniano svoltosi in parte in Polonia e poi in Kenia, a Korogocho insieme altri fratelli. In seguito, due ragazzi Mattia da Milano e Mattia da Verona hanno raccontato la loro esperienza di discernimento vocazionale che gli ha permesso di iniziare il percorso che un giorno li condurrà a divenire parte della famiglia comboniana.
Sono stati due giorni che ci hanno visti partecipi di una condivisione di esperienze di vita significativa in cui anche la preghiera ha avuto un ruolo importante, soprattutto nel pomeriggio di domenica in cui è stata celebrata la messa conclusiva. Al termine di questa esperienza è possibile affermare che ‘noi siamo chi incontriamo’ (citazione da una delle canzoni di Tommaso Carturan fondatore di Artemigrante) in quanto ogni essere umano lascia una traccia indelebile in noi che sempre, quando volgeremo lo sguardo dentro di noi, ci farà trovare un po’ cambiati e trasformati.
Di conseguenza, anche l’incontro con Dio è una traccia indelebile che ci trasforma e da cui possiamo lasciarci trasformare.


Francesca Adorno

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