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I giorni dell'attesa

Condividere la tua esperienza pastorale coi giovani è sempre travolgente e nonostante le difficoltà che si sono presentate durante la visita in missione di un gruppo di ragazzi le cose che abbiamo visto sono state molte. Inoltre ci stiamo preparando al grande evento della beatificazione del nostro padre Giuseppe Ambrosoli.

Un po' di amici si sono preoccupati del mio silenzio ultimamente. In effetti è stato questo un periodo abbastanza intenso. La ripresa della scuola per l’ultimo trimestre, a inizio settembre, si prospettava tranquilla e così son riuscito ad organizzare con un gruppetto di giovani italiani una esperienza missionaria in Uganda. Automaticamente il periodo “rilassato” è andato a farsi friggere ma è stato molto ben ripagato; condividere la tua esperienza pastorale coi giovani è sempre travolgente. E così ho cercato di renderli partecipi di quante più possibili realtà sociali ed ecclesiali, qui e a Kampala, con un programma intenso. Spero di ricevere qualche loro eco così che ti possa girare non le mie percezioni ma le loro. Devo dire che si sono messi dentro la realtà assai bene, senza lamentele o sbuffamenti, ma piuttosto con grande interesse e partecipazione. Molti di questi momenti ho potuto condividerli in tempo reale su whatsApp. Peccato che l’esperienza fosse estremamente breve, ma era difficile per giovani che lavorano avere un periodo più lungo; senza dubbio per me è stata una bella tirata. Mi rendo anche conto di avere lo spirito di un ragazzo in un corpo da sessantenne che qualche défaillance inizia ad averla. Naturalmente dopo la loro partenza ho avuto un bel po' di cose da rimettere in pari. La grande fregatura è stata non riuscire ad andare a Kalongo, alla vigilia della beatificazione del p. Ambrosoli. Ci abbiamo provato un lunedì mattina ed in realtà tutto era già stato organizzato per un viaggio per metà su strada asfaltata e per l’altra metà disastrosa. Aveva piovuto tutta la notte ed ero un po' preoccupato; a una decina di chilometri da Gulu, l’auto ha iniziato a tremare violentemente. Non era, come all’inizio abbiamo pensato, colpa dell’asfalto e la cosa si prospettava seria. Ho dovuto chiamare Jimmy, il meccanico della nostra scuola tecnica e spiegargli la situazione. Tra l’altro, in vista degli spostamenti coi giovani, lui aveva già fatto un “check up” del veicolo per cui, anche per un veicolo vecchio di vent’anni, tutto doveva essere a posto. Dopo un’oretta di attesa sono arrivati e han provato a trainarmi; ma ugualmente la macchina vibrava troppo e così nel bel mezzo della strada (sai quelle esperienze che vedi e che non capiteranno mai a te…) han dovuto smontare l’asse centrale perché il cross bearing non andava. I ragazzi ci son rimasti molto male anche se han sdrammatizzato dicendo che in Africa tutto può succedere. Non l’avessero mai detto…! Mentre ci siamo inventati una visita al mercato (sempre bella, programmata per qualche giorno dopo) al ritorno a Layibi abbiamo ritrovato la macchina riparata. Ormai era tardi e Jimmy non era più la e così l’ho chiamato per saperne di più. Mi ha assicurato che col pezzo nuovo tutto fosse a posto, e mi spingeva a partire il giorno seguente. Cosa che avrei preferito non fare, prima di usare la macchina in spostamenti più brevi; ma lui mi ha rassicurato. E così al mattino dopo ci si rimette in moto per strade già conosciute. Sennonché, sospettoso come sono, io ancora qualche tremolio lo sentivo; “sarà per il pezzo nuovo”, mi dicevo, però sereno non ero ma piuttosto fortemente tentato di tornare al garage. Arrivati più o meno allo stesso punto del giorno prima la scena si ripete, e, come da copione, tutto viene fatto come il giorno precedente. Seppi dopo che c’era stata una certa superficialità nella riparazione, purtroppo. Ma di certo di tornare a Kalongo non avrei più voluto saperne. 

Qualche giorno dopo, e dopo un’altra notte di diluvio, provammo ad andare al nostro santuario mariano di Iceme e alla scuola femminile di Aboke dove nel 1996 cento trentanove ragazze furono rapite. E forse ti ricordi la comboniana suor Rachele Fassera, spesso ospite in TV, dove raccontava questa esperienza scoppiando immancabilmente in lacrime al pensiero di quelle ragazze (bambine le chiamava sempre lei) che ancora erano in mano ai ribelli. Erano per i giovani due esperienze da non perdere. Grazie a Dio la macchina resse, perché la strada era ORRIBILE. E pensare che prima d’imboccarla avevo chiesto ai bodaboda, i mototaxi, come fosse e mi avevano assicurato che fosse ottima. Difatti era splendida … come un bel campo arato dopo un diluvio. Davvero non so come siam riusciti a superare alcuni punti, soprattutto perché si devono attraversare innumerevoli e immense paludi; ettari ed ettari di papiri giganti. In una di queste un calvert (guado su un grande tubo metallico) si era sfondato. Forse la cosa migliore sarebbe stata tornare indietro, perdendo ore, e così esplorai la possibilità di passare con cautela; e ce al facemmo! Del tipper che ci seguiva invece non vedemmo più nessuna traccia ed era chiaro che quella NON sarebbe stata per noi la via del ritorno.

Adesso ci stiamo preparando al grande evento della beatificazione del nostro padre Giuseppe Ambrosoli. Non sto a dirti più di tanto di questa persona eccezionale, visto che articoli e libri su di lui non mancano. Per molti versi si tratta di un avvenimento eccezionale. È il primo beato ugandese dopo i 22 martiri del sud (Namugongo) e i due del nord (Paimol, a due passi da Kalongo) e il primo santo non martire, cioè esclusivamente per il suo esempio di vita e per almeno un miracolo compiuto. E questo nonostante, in qualche modo, la sua morte sia stata causata dalla decisione del governo di evacuare in modo drammatico l’ospedale a cui lui aveva dedicato tutta una vita. Questo evento e quelli successivi, legato anche alla sua precaria condizione di salute, lo han portato in breve tempo alla morte. Non prima che io potessi conoscerlo, però, dieci giorni prima della sua morte prematura, come sbarbatello studente a Kampala. Li fummo anche testimoni di un fatto che certamente è rimasto impresso nella nostra mente e che è riportato nelle sue biografie. Ti lascio in suspense.  Pare che sia anche la prima volta che una beatificazione avvenga in terra d’Africa. Questo è il nuovo corso di Papa Francesco. Ma il punto al momento è: …ci sarà?Il grande evento era stato programmato per Novembre 2020, ma causa Covid…posposto all’anno successivo. Peggio che peggio, visto che eravamo in pieno lockdown. E così è slittato finalmente a questo 20 Novembre. E non ti va a scoppiare un’epidemia di ebola a 200 km dalla capitale Kampala? Per un paio di mesi l’epidemia si è contenuta ma alla fine il governo ha dovuto chiudere due interi distretti. Le notizie di questi giorni è di alcuni casi accertati a Kampala e in un paio di scuole. In tutto il paese le visite dei parenti agli studenti son state proibite e gli studenti possono solo vederli dal cancello della scuola. Stiamo letteralmente fremendo. Credo che la significativa data di fine Novembre, Cristo Re, fosse stata scelta anche perché in tempi normali si è ormai all’inizio della stagione asciutta. Ma…siamo in tempi normali? Anche da noi le piogge son state tanto irregolari quest’anno, causando anche una breve carestia all’inizio dell’anno. Ottobre poi è stato abbastanza secco nonostante alcuni violenti nubifragi. Sarebbe quindi possibile che per fine Novembre invece piovesse, cosicché le strade diventerebbero impassabili.Non ti basta ancora? Il Cardinale Miguel Angel Guixot, comboniano (chissà come han fatto a fare cardinale un comboniano?) che avrebbe dovuto presiedere alla celebrazione ha seri problemi di salute, per cui verrebbe il vescovo di Como, diocesi di Ambrosoli, Card. Cantoni. Il quale…l’Acholi non lo sa di sicuro, e pare che non sappia neanche l’inglese….Insomma coi comboniani non ci si annoia e se c’è qualcosa che deve andare storto di sicuro lo andrà. San Daniele Comboni aveva sposato la croce, ma diversi dei suoi missionari dicevano che…avrebbe dovuto tenersela per sé senza coinvolgere anche loro. E invece resta e probabilmente resterà, parte integrante della nostra esperienza e spiritualità. Per cui…chi vivrà vedrà e speriamo di poterci arrivare davvero a Kalongo stavolta. Prometto che ti racconterò. Il mio centro di spiritualità è già pronto ad accogliere i pellegrini e soprattutto rappresentanze comboniane da varie parti del mondo. Al resto ci deve pensare il Padreterno e il p. Ambrosoli il quale, poveretto, umile e povero com’era, sebbene fosse uno dei figli degli Ambrosoli, certamente tutto questo can can attorno alla sua persona non l’avrebbe voluta. 

Bibliografia: a parte quel che si può trovare sul web ci sono libri interessanti sulla figura del p. Ambrosoli

  • Ambrosoli Giovanna  Soglio Elisabetta, Chiamatemi Giuseppe. Padre Ambrosoli, medico e missionario. Edizioni San Paolo Edizioni collana I protagonisti, 2017
  • Boscaini Aurelio, Il grande dottore. Vita di Giuseppe Ambrosoli, edizioni EMI collana Testimoni , 2010
  • Donini Palmiro, L'altro. Padre Giuseppe Ambrosoli medico-missionario comboniano, edizioni San Paolo Edizioni collana I protagonisti , 1998
di: P Maurizio Mulengèra

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