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Nel sabato 17 e nella domenica 18 settembre ci ha accompagnato, in questo weekend Gim, il Vangelo di Matteo che ci accompagnerà ancora.

Introduzione al Vangelo di Matteo

catechesi Mt20,3-6 e Mt 18,24-38

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Come Levi scegli anche tu una vita vissuta in pienezza!!!

Gesù nel il suo contesto storico-sociale

Al tempo di Gesù una situazione di doppia schiavitù segnava la vita del suo popolo e lo faceva soffrire: la schiavitù della Legge , con le sue innumerevoli norme, legata al Tempio e l’oppressione causata dall’Impero Romano. E’ un periodo di fame, povertà, malattie, disoccupazione (Mt 20,3-6) e debiti (Mt 18,24-28). Le classi alte e i potenti ricchi, come i sadducei e i sacerdoti, compromessi con i romani, non si interessavano della povertà della gente, mentre i gruppi di opposizione come i farisei e gli esseni si identificavano con le aspirazioni del popolo. C’erano molti conflitti e tensioni sociali che venivano però soffocati con una repressione sanguinosa che uccideva senza pietà. Un movimento popolare cresceva di giorno in giorno, un movimento profetico che invitava il popolo a ritornare all’Alleanza con Dio. Gesù si inserisce in questo processo di radicalizzazione, però non alla maniera degli zeloti, ma invitando a una resistenza nonviolenta. Attento ai segni dei tempi (Mt 16,1-3), al popolo del suo tempo, Gesù rivela l’appello di Dio e annuncia la venuta del Regno (Mt 4,17), un messaggio questo universale, valido per tutti i tempi e per tutti i popoli (Mt 28,19).  

Il perché del Vangelo

Se andiamo a vedere il significato del termine, il vangelo non è un’opera scritta. In greco vangelo = euangélion, era la ricompensa ad una persona che portava una buona notizia. Poi il termine che significava ricompensa, passò ad indicare la notizia buona di per sé. Non soltanto era euangélion la ricompensa, ma la notizia che una persona riceveva era un euangélion.

Con l’inizio del Nuovo Testamento il vangelo diventa quello che Gesù ci porta, la buona notizia per eccellenza; e il messaggio di Gesù che viene comunicato e accolto dalle comunità, può cambiare completamente la vita di ognuno dei suoi componenti.

I vangeli, quindi, sono stati scritti per far rivivere il messaggio di Gesù in quelle comunità provate dalla persecuzione e da ogni tipo di sofferenza, e  garantire loro che Gesù è il Messia, l’Emmanuele, che cammina con il suo popolo sino alla fine dei tempi (Mt 28,20).

Il modo, però, di presentare il messaggio appartiene al suo mondo culturale, una cultura che predilige l'immagine al concetto. Per esempio, di una persona insolvente economicamente possiamo dire “Il tale si trova in precarie condizioni economiche”. Questa è una frase formulata in maniera corretta, ma sarà più incisiva se espressa con un’immagine: “Tizio è al verde”. E così si può dire che qualcuno si è “molto sorpreso” ma più efficacemente che “è caduto dalle nuvole”. Per cui, se molte delle immagini con le quali gli evangelisti trasmettono il messaggio di Gesù sono abbastanza comprensibili, per altre bisogna rifarsi alla cultura orientale. Questo significa che non bisogna prendere alla lettera inviti quali “Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via” oppure, l'invito ad amputarsi la mano e il piede o di affogarsi con appesa al collo una macina girata da asino (Mt 5,29; 18,8-9).

Siamo dunque invitati a leggere il Vangelo non soltanto come una storia passata e a capirla alla luce della fede pasquale, ma anche come una storia sempre attuale. Di conseguenza, seguendo la narrazione del Vangelo, ci troviamo ad ogni pagina in contatto col “Dio-con-noi”, anche se l’evangelista non lo ricorda esplicitamente.  

Matteo: chi era costui?...

La tradizione ha abbinato l’autore con il discepolo Matteo che segue Gesù̀, il pubblicano, Levi, perché nel vangelo di Matteo si parla per due volte del pubblicano. In realtà, non c’è alcuna certezza su chi sia l’autore. Anzi, alcuni biblisti suggeriscono che sia praticamente impossibile che il famoso discepolo, Levi, possa essere l’autore di questa opera. Immaginiamo soltanto le incongruenze: provenendo dal mondo delle finanze (come erano i pubblicani, emarginati e considerati degli appestati) non poteva far parte della vita sociale e religiosa; difficilmente uno del genere poteva avere una  conoscenza così approfondita dell’Antico Testamento, come il vangelo di Matteo dimostra. Si ritiene, piuttosto, che l’autore sia stato uno scriba giudeo che ha riconosciuto in Gesù il Messia che adempie le promesse antiche, l’Emmanuele (Dio-con-noi).

C’è poi da sottolineare che questo vangelo non si è formato da un giorno all’altro, ma è stato frutto di un lungo processo a cui hanno collaborato molte persone. Soprattutto, conviene pensare che è frutto della comunità cristiana di cui Matteo faceva parte, della sua memoria e della sua ricerca, fino alla edizione finale ad opera di uno scriba appunto.  

Data e composizione del testo

Del vangelo secondo Matteo non si conosce né la data né il luogo della sua composizione: probabilmente nella regione della Siria negli anni 80; possiamo però affermare con sicurezza che è composto dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme avvenuta nell’anno 70. Erano anni molto difficili; gli uomini fedeli alla tradizione, come gli scribi e i farisei, cercavano di restaurare il giudaismo intorno alla legge di Mosè; invece i seguaci di Gesù si dedicavano a fondare comunità cristiane tra i giudei della diaspora, dove poi nacquero anche i vari vangeli, tra cui i 4 che in seguito verranno riconosciuti come canonici dalla Chiesa ancora nel IV secolo.  

Matteo, quindi, scrive per coloro che provengono dal mondo giudaico, che si sentono ‘figli di Abramo’ e sono stati istruiti nella legge di Mosè. A loro proclama che Gesù non è un falso profeta giustiziato sulla croce, ma il vero Messia, risuscitato da Dio; che Gesù non è un maestro fallito, ma il nuovo Mosè, portatore di una nuova legge di vita e generatore di un nuovo Israele: la Chiesa, convocata dal Risorto. Per cui, dopo la distruzione del Tempio, che rappresentava la dimora di Dio nel mondo, ora è Gesù, il figlio amato di Dio, il nuovo Tempio, la nuova presenza di Dio nel mondo esplicitata nella Chiesa.

Ciò però di cui possiamo essere certi è che l’autore era di origine giudaica, conosceva molto bene la Torah ed era molto familiarizzato con la lingua greca, lingua che egli userà per la sua opera.

Contenuto del vangelo di Matteo

L’evangelista Matteo scrive per i cristiani provenienti dal giudaismo, perciò si preoccupa di dimostrare continuamente come la venuta di Gesù nella nostra storia sia stata lungamente preparata e annunciata dall’Antico Testamento, e come Egli porti a compimento le profezie. Espressioni del tipo “questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta”, attraversano tutta l’opera, inserendosi ogni tanto nel racconto quasi a costituirne una sorta di filo conduttore.   

Così Matteo organizza il suo scritto sulla base della Legge, la Torah della tradizione ebraica: essendo la Torah costituita principalmente dai primi cinque libri della Bibbia, il così detto Pentateuco, Matteo struttura la sua opera in cinque grandi discorsi (ciò che Gesù dice) inserendo tra l’uno e l’altro il racconto delle sua azioni (ciò che Gesù fa). Questo impianto letterario serve ottimamente a mostrare la continuità tra Antico e Nuovo Testamento e a far risaltare la novità di grazia portata da quest’ultimo, vero compimento del primo, come dirà Gesù: “non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento” (Mt 5,17).

La comunità a cui si rivolge Matteo è una comunità che è ancora legata a tutta la tradizione giudaica; bisogna che le componenti della comunità facciano il cambiamento radicale, non più Mosè che ha dato la legge in cinque libri, ma Gesù di Nazaret, che ha dato in questi discorsi il vero programma di vita.

Ecco in maniera schematica i cinque discorsi, che rappresentano il corpo del vangelo e che riprenderemo in dettaglio durante l’anno:

1) il discorso della montagna che comprende le Beatitudini, cap. 5 e 7;

2) il discorso missionario, in cui Gesù invia i discepoli a portare l’annuncio, cap. 10;

3) il discorso parabolico in cui Gesù parla in parabole, cap. 13;

4) il discorso comunitario, riguardante la vita di comunità, cap. 18;

5) il discorso finale; in cui si parla della venuta finale del regno, cap. 23 e 25.

Matteo mette l’accento su un aspetto particolare della Nuova Alleanza, quello dell’Emmanuele, il Dio-con-noi (Mt 1,23). Essa infatti realizza ciò che l’Antico Testamento prefigurava con l’immagine dell’Arca dell’Alleanza, la Dimora “mobile” di Dio pellegrinante con il Suo popolo fino a stabilirsi permanentemente nel Santo dei santi del Tempio a Gerusalemme. Gesù fa del popolo dei fedeli la nuova Dimora di Dio, dove Egli stesso costituisce il punto di unione fra gli uomini e la SS. Trinità, Padre e Figlio e Spirito santo nel quale vengono battezzati (Mt 28,19). Questa nuova condizione, frutto della sua Pasqua, è sintetizzata splendidamente dalle parole con cui Matteo chiude il suo vangelo, quando Gesù dice: io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20).

Caratteristiche letterarie

E’ convinzione comune oggi che i ricordi di Gesù, cioè le sue parole e i suoi gesti, non siano stati tramandati meccanicamente, ma raccolti, ordinati, elaborati in base alle esigenze della fede delle diverse comunità cristiane: esigenze pastorali, di culto e altro. Tutto questo avvenne prima che i diversi evangelisti fissassero i ricordi nei loro scritti, orientandoli e scegliendoli in modo da mettere in luce - a loro volta - il proprio particolare punto di vista: un conto è la prospettiva teologica di Matteo, un conto quella di Marco, un conto quella di Luca. Possiamo dire che i ricordi che risalgono a Gesù, furono tramandati obbedendo a una duplice finalità: alla memoria di Gesù, a cui restano sempre fedeli, e alla propria contemporaneità, a cui si rivolgono. Storia e fede, dunque, ricordo e teologia, i due aspetti sono indissolubilmente uniti. Perciò nel Vangelo noi sentiamo la voce di Gesù, la voce della Tradizione (la predicazione orale degli Apostoli) che l’evangelista ha messo per iscritto, attualizzando a sua volta il messaggio e infine la voce della Chiesa che lo ha predicato.

Caratteristiche dottrinali

Il Vangelo di Matteo è l’unico evangelista che mette in bocca a Gesù la parola “ecclesia” (16,18 e 18,17). Ma soprattutto è ecclesiale perché i temi che tratta sono scelti in base alle esigenze della comunità. Un primo importante problema è la continuità con l’Antico Testamento. Continuità che sembrava messa in questione dal rifiuto che il popolo giudaico ha opposto a Gesù. Matteo si preoccupa continuamente di mostrare che la storia di Gesù e della sua comunità è in armonia con le Scritture, ecco perché l’evangelista cita con frequenza l’Antico Testamento. Siamo in una comunità giudeo-cristiana degli anni 80, circondata da un giudaismo che, avendo perso la propria consistenza politica dopo la catastrofe dell’anno 70, si stringe intorno alla Legge e a una rinnovata fedeltà ai principi e alla prassi giudaica. L’evangelista si preoccupa di indicare l’originalità cristiana e le caratteristiche della giustizia evangelica. Ecco perché Matteo sviluppa il suo Vangelo attraverso un continuo dibattito/confronto con la dottrina degli scribi e dei farisei. Né mancano, infine, i problemi interni alla stessa comunità cristiana. Molte sono le situazioni che necessitano di chiarezza: come concepire la missione in mezzo ai pagani e come condurla? Come risolvere, alla luce delle esigenze di Gesù, alcuni casi della vita, quali il matrimonio, le ricchezze, l’autorità? Che posizione prendere di fronte alle divisioni che affiorano nella stessa comunità, di fronte ai peccati che continuano a riprodursi e agli scandali? Sono alcuni interrogativi molto concreti che Matteo non passa in alcun modo sotto silenzio. Anche per questo il suo Vangelo ci risulta particolarmente vivo e attuale.

Gesù secondo Matteo e la sua immagine di Dio

Il Dio-con-noi è la caratteristica fondamentale della teologia di Matteo. Questo nome rimanda all’identità divina, misteriosa del protagonista di cui l’evangelista aveva parlato già in occasione del suo concepimento. Gesù presente è il luogo dell’auto-rivelazione ultima di Dio. Egli realizza la presenza di JHWH in mezzo al suo popolo; non perché prendesse il posto di Dio, ma perché nella presenza dell’Emmanuele la vicinanza del Dio dell’alleanza giunge a compimento a favore di un popolo chiamato ad abbracciare l’intera umanità (Mt 28, 18ss).  

Quindi, Gesù è il Dio con noi, l’Emmanuele, che si fa uno come noi e garantisce la sua presenza nella comunità; è il Dio che non si fa più servire, ma che si mette al servizio della comunità, come un padre che ha cura dei suoi figli e figlie. Egli è Colui che ascolta il grido di dolore e il pianto dei più piccoli, Facendosi egli stesso piccolo e povero.

L’idea chiave di tutto il Vangelo di Matteo è dunque la certezza che nella persona di Gesù il Dio di Israele è con l’umanità. Gesù ricapitola l’Antico Testamento e in lui si realizzano le attese dei profeti. Gesù è chiaramente presentato da Matteo in un ruolo divino: è il Figlio del Dio vivente, il Messia. Gesù è Colui che rompe con tutti gli schemi del passato; non più un Messia che corrisponde alle attese della tradizione religiosa,  ma un Messia che rivoluziona la maniera di intendere la fede, e dà ai discepoli la possibilità di fare esperienza diretta di Dio stesso.  

A coloro che desiderano seguirlo, Gesù presenta un progetto di vita che richiede una scelta personale, scelta che scaturisce non da un insegnamento formale, ma da un incontro decisivo con Lui (vedi il cambio di vita di Levi). Questo incontro  permette al discepolo di passare da un cristianesimo che genera adepti di una religione, a un cristianesimo che genera discepoli che continuano il processo trasformatore verso la costruzione di un mondo nuovo proposto da Gesù di Nazareth.

Condizione fondamentale sarà quella di lasciarsi abitare e guidare dallo Spirito che animò la vita di Gesù! Solo così saremo in grado di  abitare i luoghi della sofferenza, dove la dignità umana è deturpata e la relazione con il creato è deplorevole.

Caratteristiche del vero discepolo di Gesù secondo Matteo

Il discepolo di Gesù è colui che fa esperienza del risorto, colui che ha fatto nella propria vita l’esperienza di un Gesù vincitore della morte e può assimilare questa vita indistruttibile. I discepoli, per fare esperienza di Gesù risorto, del Messia vincitore di ogni realtà che provoca morte, sono invitati a salire sul monte e fare esperienza dell’amore del Padre…. Per poi scendere dal monte e andare in tutto il mondo a fare discepoli tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo.  

Ovviamente, ciò non si riferisce al rito del battesimo, non è assolutamente nella testa dell’autore; quello che Matteo vuole qui indicare è il battesimo come IMMERSIONE nella realtà d’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.  

La Chiesa secondo Matteo

La Chiesa che Matteo presenta è la comunità messianica a cui è affidato il Regno dei cieli e a cui è rivelata una «giustizia superiore»; la vita morale è, quindi, un impegno importante per il gruppo cristiano che è chiamato a portare frutti nuovi e abbondanti, fino al compimento della storia. Per esprimere la realtà del Regno Matteo si serve delle Parabole; è degno di nota il fatto che delle circa 40 parabole raccolte dalle labbra di Gesù nei Vangeli, egli ne racconta 20, delle quali 10 si ritrovano anche negli altri sinottici, mentre 10 gli sono proprie.  La chiesa di Gesù illustrata nel Vangelo di Matteo è una comunità fraterna che pone al centro il rapporto con Gesù e il suo Regno: i cristiani sono discepoli di Gesù e lo seguono; sono il piccolo resto di Israele che ha accolto il Messia e ha ricevuto il compito di portare l’annuncio del compimento delle divine promesse a tutti i popoli, chiamati ad entrare nell’unico popolo di Dio; è la forma storica e sociale dell’alleanza di Dio con l’umanità, proiettata verso l’avvento definitivo del Regno dei Cieli.

Elementi distintivi …

Per Matteo e la sua comunità, la Chiesa deve essere “la città posta sul monte” per essere “luce del mondo”, e perché «risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei Cieli» (Mt 5, 14-16). Il tema della luce è frequente nella Bibbia, e riceve diverse applicazioni; messo in relazione con la “città sul monte”, evoca le profezie riguardo alla Città santa, luce delle nazioni per la presenza di JHWH in essa (Is 60, 1.3; 62, 1; 2, 1ss; Sal 121/122, 3 ecc.), ma ora applicato non più ad un luogo geografico ma ai discepoli come popolo convocato, la chiesa, comunità di discepoli.

Per Matteo la luce è riflessa dalle “opere buone”, cioè dall’esistenza dei discepoli che vivono in conformità con la volontà del Padre; in particolare nel loro amore fraterno essi sono luce e testimoniano l’unica fonte luminosa, la presenza dell’Emmanuele.

Essere e prendersi cura dei piccoli nel discorso comunitario di Mt 18

Secondo il vangelo di Matteo la vera grandezza sta nell’essere piccolo come un bambino. Il bambino non è però presentato come un modello da imitare in qualche sua virtù. La caratteristica del bambino è proprio l’essere piccolo, quindi dipendente dall’adulto. L’essere piccolo come un bambino è innanzitutto l’atteggiamento di colui che sa di avere tutto da ricevere in ordine alla salvezza. Il “piccolo” è il povero di sé  dinanzi a Dio e nei confronti del fratello. Con un tale atteggiamento occorre rivolgersi al fratello più debole: accoglierlo. Il diventare come i bambini evita di giudicare chi è debole, dispone alla comunione fraterna con tutti, anche e soprattutto con quelli che si sarebbe tentati di scartare. Proprio le sorelle e i fratelli più fragili hanno bisogno di un’attenzione speciale. Il versetto aggiunge un motivo  supplementare: la solidarietà di Cristo con questi credenti bisognosi: “chi accoglierà un bambino come questo nel mio nome, accoglie me” (Mt 18, 5). Il compito, allora, della comunità  sarà di collaborare con Gesù nel diffondere la vita, la comunione, la fraternità, la giustizia, la pace e la solidarietà.     

Concludiamo questa breve riflessione sul vangelo di Matteo affermando quanto segue: Il vangelo è un annuncio di gioia e di speranza rivolto a tutta l’umanità; chi lo ascolta in profondità e lo accoglie con tutto il cuore non può restare indifferente, ma è vivamente invitato a una scelta che gli cambierà la vita.

                                      SCEGLI DUNQUE LA VITA!

Per un lavoro di gruppo

Cos’è il vangelo?...a che cosa serve un vangelo?...e perché Matteo scrive il suo vangelo?

Quali sono gli aspetti più interessanti nel vangelo di Matteo?

Quali immagini di Dio troviamo in Matteo?

Chi è Gesù per Matteo?...

Chi è il vero discepolo di Gesù e a cosa è chiamato secondo Matteo?  

 

P. Antonio D’Agostino, mccj

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