C’era
una volta, anzi: c’è ancora, una ragazza latinoamericana.
Dopo aver concluso con molti sforzi l’università ed aver
trovato un buon lavoro, ha cominciato a mettere da parte dei
soldi per coronare uno dei suoi sogni: visitare l’Italia.
In tre anni di risparmi e tirare la cinghia è riuscita a
risparmiare il sufficiente per pagarsi il viaggio in aereo e
rimanere in Italia 1 mese, ospite di alcuni amici di
Castiglione Olona.
Si
prepara, parte ed arriva alla Malpensa. Dopo alcuni giorni,
come d’obbligo, va alla questura di Varese per fare il
permesso di soggiorno: è extracomunitaria!
Arriva presto, un’ora prima dell’apertura, ma ci sono già
più di 30 persone ad aspettare; i numeri disponibili sono
30. All’apertura confusione, spinte ed urli, perché ormai
più di 60 persone, extracomunitari, si contendono i 30
numeri. Ma ce la fa: prende il numero ed aspetta seduta
nella sala d’attesa strapiena che arrivi il suo turno.
Dopo 2 ore e mezza ha consegnato i documenti necessari. Dovrà
solo aspettare 3 settimane per ritirare il permesso.
Al
giorno stabilito torna, consegna il tagliando e in malo modo
e con prepotenza viene “invitata” a sedersi, non si sa
dove perché tutte le sedie sono occupate e nella sala
d’attesa non ci si sta più neanche in piedi. Dopo 3 ore
le dicono che deve tornare 4 giorni dopo, per rifare la fila
e prendere il permesso di soggiorno. Al protestare per il
trattamento disumano a cui lei (che in fondo è solo una
turista, di passaggio, per solo 1 mese) è stata sottoposta
rispondono, con la prepotenza di sempre, che è così e
basta: è un’extracomunitaria.
Viene
da pensare che essere extracomunitari è come essere
lebbrosi. Una caratteristica diventa più importante della
persona e della sua dignità. Con la differenza che la
lebbra è contagiosa, mentre l’essere extracomunitari no!
Forse
ci si dimentica di un’altra parte della Bibbia, che ha
annullato il Levitico:
"Ecco venire un lebbroso e prostrarsi a lui
dicendo:
'Signore, se tu lo vuoi, tu puoi sanarmi'.
E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo:
'Lo voglio, sii sanato'”
(Mt 8,2-3)
Scrivo queste
righe come saluto e ringraziamento per tutti quelli/e che in
questi tre mesi di vacanze mi hanno accolto ed aiutato.
Ho sempre detto,
e non mi stancherò di ripeterlo, che non vado in missione
da solo, ma che mi sento accompagnato dal ricordo, dalla
preghiera e dall’aiuto di tutti/e voi. Quello che è
successo a questa amica dimostra ancora di più che abbiamo
la stessa missione e che dobbiamo portarla avanti, ognuno al
proprio posto. È la missione cominciata da Dio e proseguita
e spiegata meglio da Gesù: fare di ogni persona un Figlio
di Dio, una persona alla quale sia riconosciuta la propria
dignità e alla quale siano concesse le condizioni di vita
che permettano lo sviluppo delle proprie potenzialità.
Io faccio questo
nel Centro di Difesa dei Diritti Umani e con le cooperative
e le associazioni popolari del comune di Serra.
Voi qui sapete
cosa c’è da fare. E se qualcuno non lo sapesse… si
fermi a pensare ed a pregare.
"Tutti voi infatti siete
Figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti
siete stati battezzati in Cristo,
vi siete rivestiti di Cristo.
Non c’è più giudeo né
greco; non c’è più schiavo né libero;
non c’è più uomo né donna,
poiché tutti voi siete uno in
Cristo Gesù”
(Gal 3,26-29)
|