TEOLOGIA
DELLA LIBERAZIONE, LATINOAMERICANA, NERA
“Esiste
un pensiero teologico nero?” è il titolo di un volume che riunisce le
riflessioni di alcuni giovani accademici afrobrasiliani coordinati da padre
Toninho da Silva. Il punto interrogativo era pensato per il grande pubblico, che
dopo tanti anni di “invisibilità ” di 160
milioni di afroamericani, anche a livello di chiese, non aveva che da
sorprendersi per un cammino già avviato di Teologia nera della liberazione in
America latina e nei Caraibi.
Raffaello
Savoia
Da dove viene fuori, e con quale
diritto, una Teologia nera della liberazione(Tnl), che risente, nella sua stessa
intitolazione, della teologia nera statunitense di James Cone e della teologia
della liberazione con paternità riconosciuta a Gustavo
Gutiérrez? Ogni popolo
credente ha i suoi riti, le sue credenze, la sua visione del mondo e quindi
anche, esplicitamente o implicitamente, la sua teologia, che non è altro che la
sua riflessione su Dio. Quando è organizzata dai teologi, ha un suo
riconoscimento da parte della religione ufficiale.
Fondamento
della teologia nera è l’esperienza comune della schiavitù - cattura, vendita
e nave negriera- che è stata il taglio violento del cordone ombelicale con
lÂ’Africa. Si rileva il duro cammino di emancipazione, segnato dalla resistenza
passiva e attiva agli oppressori, con la fondazione dei palenques: scuole
di libertà , fraternità e dignità , e ispirazione per i nuovi cittadini neri
che, coscienti della loro dignità e valore, esigono uguali opportunità .
Anche
nel campo religioso emergono le nuove e vecchie religioni con una forza
inaspettata. Le si credeva moribonde, ed eccole risorgere con una grande vitalità :
la religiosità e i riti afroamericani della costa del Pacifico in Ecuador,
Perù,
Colombia, la santeria cubana e anitillana, il vodù haitiano, il dugu dei
garifunas centroamericani, candomblé, umbanda e macumba in Brasile. Religioni
afroamericane che hanno imboccato la via della migrazione fino a Sud, in Uruguay
e Argentina fino alle terre fredde; verso la Bolivia e il Perù, nelle zone
amazzoniche dove sono penetrate le grandi arterie stradali e il made in
Brazil: ma anche negli Stati
Uniti e in Europa, con le “madri di santo” che visitano i loro adepti, e terreiros
che cominciano ad apparire nei luoghi più impensati.
Metodo
Prima
di tutto il teologo nero deve riconoscersi e assumersi come tale, se vuole
esprimere la vita della sua comunità e con un linguaggio che arrivi davvero
allÂ’anima del popolo nero oggi. Teologi neri e teologhe hanno il loro
modo di affrontare il compito teologico, non da una scrivania facendo libri da
libri, ma in mezzo alla comunità nera, la vera protagonista religiosa e anche
evangelizzatrice. Un altro punto forte di metodo è il lavoro in gruppo,
riflettendo assieme partendo dalla pratica concreta. E’ sorto così, a Sao
Paulo in Brasile, nel 1990, il Gruppo Atabaque, animato da padre Toninho.
Sono
gli antenati coloro che elaborarono la teologia che si sta evidenziando nelle
comunità nere, frutto della loro fede, lotta e coraggio. Una teologia sorta
nelle hermandades, le confraternite afro dellÂ’epoca coloniale, spazi di
aggregazione degli schiavi. Procede dagli esclusi, non dalla cultura
bianca,
europea e machista che ha contribuito a creare una teologia che risente
di questi difetti, come denunciano i teologi neri della liberazione. E si
chiedono fino a che punto quel tipo di fede che ha permesso e anche giustificato
il magnus scellus della schiavitù, come dice Giovanni Paolo II, può
essere compatibile con il modo di pensare e sentire dellÂ’uomo e della donna
neri.
La
teologia nera si pone degli obiettivi chiari, sulla scia di James Cone: “Si
propone di sviscerare la condizione nera alla luce della rivelazione di Dio in
Gesù Cristo, in maniera tale che la comunità nera si renda conto che il
Vangelo coincide con la realizzazione dell’umanità nera. La teologia nera è
la teologia della negritudine. E’ l’affermazione dell’umanità nera che
emancipa i neri del razzismo bianco, dispensando così l’autentica libertà ,
tanto alle persone bianche come alle persone nere. Essa afferma l’umanità dei
bianchi, visto che dice “no” all’usurpazione dell’oppressione bianca”.
I
teologi neri non solo come strategia, ma come convincimento profondo,
stabiliscono alleanze e aiuto mutuo
con la teologia indigena e quella asiatica, e con tutte quelle che hanno fatto
l’esperienza delle più svariate forme di emarginazione. Scoprono nella Bibbia
le chiavi di lettura del cammino del popolo nero, il significato di tanto dolore
e i segni di speranza.
Ora
l’esperienza del Gruppo Atabaque è stata in qualche modo esportata nei paesi
bolivariani con il Gruppo Guasà e anche in Centroamerica.
Temi
Anni orsono si parlava di razza e di
classe , movimento popolare... ma anche le proposte della sinistra presentavano
un nero senza volto nel contesto socioculturale. Del resto la stessa teologia
della liberazione aveva scoperto il potenziale evangelizzatore dei poveri con la
Conferenza generale dellÂ’episcopato di Medellin(1968), ma si dovette aspettare
Puebla (1979) perché si riconoscesse che il volto sofferente del Cristo era
presente anche negli indios e negli afro.
Negli
anni ’70, quando si iniziò a sistematizzare il pensiero delle comunità afro,
i temi venivano dagli interessi e dalle necessità della popolazione nera. Per
esempio: perché Dio ha permesso la schiavitù, il razzismo, “ se il nero per
essere cristiano deve rinunciare ad essere nero”, il valore delle religioni
afroamericane e il dialogo interreligioso, come lottare contro la
discriminazione e ogni forma di razzismo aperto o sotterraneo, come esprimere la
propria fede con gesti della propria cultura..
Non
era un rivendicare la diversità ad ogni costo, la linfa della vita, la corrente
di resistenza delle religioni afroamericane, disprezzate come sincretismo di
bassa lega se non considerate demoniache, e spesso perseguitate. Si trattava di bere alle fonti delle culture
afroamericane, così variate da una sponda all’altra del continente e dei
Caraibi.
Superata
la prova secolare delle catene, del disprezzo e dellÂ’indifferenza, le
religioni afro, come ha riconosciuto lÂ’episcopato a Santo Domingo(1992), si
sono infine presentate come portatrici di un messaggio di salvezza. “Dateci
dei doni della negritudine!”, aveva chiesto Paolo
VI, cui fece eco Giovanni
PaoloII parlando ai neri cattolici di Detroit.
Poi
si è andati approfondendo la relazione, nelle comunità nere, tra fede,
pratiche religiose, Bibbia, macroecumenismo, globalizzazione. Uno degli
argomenti ricorrenti contro i razzisti tra la gente semplice è sempre stato:“
Dio ci ha creati tutti uguali!”. Così come, contro usurpatori ed
oppressori:“ La terra Dio l’ha data a tutti!”. Dio è il Dio della vita.
Di qui lÂ’importanza della donna: che trasmette la vita, la cultura, la
tradizione.
Prospettive
La Tnl ha le sue
strade e le sue sfide: sistematizzare le ricchezze delle comunità di fede
africane e afroamericane, contribuendo allÂ’autostima, alla formazione di una
coscienza critica, anche nei confronti degli stessi uomini e donne nere. Queste
ultime sono chiamate a formulare una teologia della liberazione in presa diretta
con la lotta delle donne nere nel continente. Il 9° Epa approfondirà appunto
il tema del genere. Si dovrà affermare una teologia femminista afroamericana.
C’è
poi da mantenere il dialogo aperto con il
magistero, la chiesa e con tutte le
forze che compongono il corpo di Cristo, superando la tentazione della rottura e
smascherando ogni ipocrisia della chiesa con la stessa chiarezza di Giacomo(2,1-4):
se un povero entra nell’assemblea non gli direte “mettiti là dietro” e se
entra il ricco: “ ecco il posto d’onore per te”. Lo stesso può accadere
anche tra teologia e teologia, tra chiesa e chiesa, comunità cristiana e
comunità cristiana.
E
occorre non stancarsi nella ricerca di linguaggio, simboli, espressioni afro che
facilitino la lode e la gloria del Dio della vita, una liturgia afroamericana
adattata alle varie realtà .
La
“duplice appartenenza”, al candomblé e alla chiesa cattolica, è un
problema per alcuni, per altri rientra nellÂ’ambito della cultura afroamericana.
Adepti del candomblé si dichiarano fedeli alla chiesa cattolica e anche un
sacerdote francese, François de l’Espinay, dopo anni di esperienza diretta,
prima di morire dichiarò: “Io come prete cattolico e membro del candomblé
sono fedele alla chiesa e agli orixas”.
La
Tnl vuol essere un richiamo a sostenere la causa ed esige da tutti un rinnovato
impegno per “ globalizzare la solidarietà ”, secondo l’espressione fatta
da dom José Maria Pires a Salvador. La meta è riuscire a ridurre lo iato tra
le comunità dei bianchi e quelle dei non bianchi, del Nord e del Sud, perché
spunti infine un’aurora di giustizia, annunciata dalla “stella del
mattino”, il Cristo Nero.
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