Nei miei viaggi di
solidarietà in
Centramerica, questa regione
sconcertantemente sacramentale, centro
geopolitico di Dio e del diavolo, popolo
crocifisso, Servo Sofferente collettivo, - e
imbattendomi in ogni angolo con mutilati di
guerra, vedove e orfani, clandestini e
rifugiati, vagabondi e inabili di tutte le
specie, con frequenza mi e' stata posta
questa domanda: Monsignore, dove sta'
il Dio dei poveri? Con la facile
retorica ecclesiastica alla quale siamo
abituati, ho sempre risposto: Con i poveri!
Riconosco, senza dubbio, che più che una
risposta, questa mia risposta e' piuttosto
una nuova domanda: Come si dimostra che
Dio sta' con i poveri? Come vedere il suo
volto e cuore in mezzo a queste situazioni
inumane, sotto la ferula dell'ingiustizia e
dell'oppressione, nella desolazione della
miseria? La vita dei poveri - li, qui,
in Centramerica più concretamente - non e'
nel giorno, e' nel notte, "notte
oscura". Meno poetica e meno
mistica che la notte oscura di Giovanni
della Croce... Cosi, questi poveri, hanno
tutti i motivi umani per ribellarsi contro
il Dio vita-amore-liberazione. La loro
speranza - questa si, "contro ogni speranza"
- giustifica sovrabbondantemente la sorpresa
che Peguy pone in bocca a Dio rispetto alla
"più piccola" delle tre virtù teologali:
l'incomprensibile speranza degli umani.
In tutto il terzo Mondo, ma più
specificamente in Centramerica, che e' un
Terzo Mondo di credenti cristiani, oppressi
da altri cristiani, la tentazione della
bestemmia potrebbe essere decisamente
normale, considerando le situazioni in cui
il popolo centroamericano
vive o sopravvive e muore. Per questo li
tutto converge per dubitare, per sollevarsi
contro tutto e contro tutti, per negare la
vita stessa. Dalla natura - con i suoi
vulcani e terremoti e maremoti - fino al
potere civile o religioso, chissà . I governi
che si succedono si vendono, sempre servi
degli imperi, e le istituzioni - seppure
dette democratiche - non funzionano quando
si tratta dei diritti dei poveri. La
disoccupazione incalza al 60 per cento, per
lo meno, della popolazione centroamericana.
E' la regione con il maggior indice di
migrazione in tutto il continente. Le
rivoluzioni sono fallite o le loro
trasformazioni strutturali sono state
stroncate - circa la riforma agraria, la
sanità , l'educazione, l'alloggio,
lÂ’effettiva partecipazione popolare - e
alcuni leaders rivoluzionari non sono stati
degni del loro passato eroico ne delle
speranze che in loro aveva riversato il
popolo. Per il Centramerica, soprattutto,
..., la caduta dell'utopia socialista ha
comportato l'entrata cieca in una nuova
notte, mentre per i pochi di sempre si fa
reale ancora una volta la strisciante utopia
del Capitalismo e del Mercato divino,
signore definitivo di una Storia umana (!)
che e' già arrivata al suo "non oltre". Chi
potrebbe meglio sostenere la speranza di
questi popoli - cristiani, come detto -
sarebbe evidentemente la stessa chiesa di
Gesù. Ma in certi paesi centroamericani
questa chiesa, nelle sue ufficialità , nelle
sue strutture o nella routine dei suoi
religiosi o dei suoi fedeli più benestanti,
con troppa frequenza e' stata, o e', una
nuova pietra di inciampo per la speranza dei
poveri. Cosi che,
la notte della società - sull'economia
di fame, sulla politica di emarginazione e/o
repressione - si e' estesa anche sopra la
chiesa. "Nel mondo - nella società umana -
si potrebbe esplicitare meglio Gesù,
passerebbero molte difficoltà ; e nella
chiesa - che dovrebbe essere la mia comunitÃ
fraterna - passerebbero pure".
(Aggiungerebbe Gesù, sempre di conseguenza,
"ma non temete, perché io ho vinto il mondo
e "questa" chiesa"?). Non sto accusando
nessuno. O sto accusando ugualmente me
stesso in ogni caso. Perché questa
insensibilità o la connivenza ecclesiastica
di fronte alla miseria, all'emarginazione e
all'ingiustizia facilmente
istituzionalizzata, si ritrovano
abitualmente in noi che non siamo poveri ne
siamo molto vicino, ogni giorno, ai poveri,
ne abbiamo l'umile coraggio dei martiri di
affrontare i ricchi e i potenti e gli
ingiusti di questo mondo. La domanda:
"Dove sta il Dio dei poveri?"
dovrebbe sdoppiarsi in quest'altra:
"Dove sta
la chiesa del Dio dei poveri, se questo
e' il Dio di Gesù?" Il quale non
condona la società - che si consideri
cristiana o no - ne giustifica l'iniquitÃ
dei governi, degli eserciti e delle
oligarchie, i pochi o tanti genocidi nel
nostro Centramerica. Succede pero'
che questa "notte oscura" non sia da oggi.
Da Giobbe a Guaman Poma o da Camus a Cesar
Vallejo, Dio e' sempre stato citato, con
differenti toni, a rispondere per il dolore
degli innocenti e per la desolata notte dei
poveri. E questa si che fu "l'ultima
tentazione di Cristo": "Dio mio, Dio mio,
perché mi hai abbandonato?" Egli la visse e
la mori come una notte oscura personale e
come la notte oscura di tutti i suoi
fratelli e sorelle poveri di tutti i tempi.
Ma Lui - e questa e' la risposta definitiva
per la nostra fede cristiana - anche la
"resuscitò", superandola con la sua vittoria
sull'ingiustizia e sulla morte. Senza che
ciò impedisca che sia stata "notte oscura"
la via dei poveri. Senza che questo
giustifichi ne la loro speranza inerte ne la
buona coscienza di quanti non siamo poveri.
Senza che questo ci dispensi - ne i poveri
ne i loro alleati - dall'orazione
dell'agonia o dalla ribellione solitaria o
dalla lotta politica o dall'organizzazione
popolare. Solo vivendo la notte
oscura dei poveri si può vivere il giorno di
Dio. Le stelle si vedono solo
di notte...
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