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Cammino di Discernimento GIM2 - Dalla chiamata alla crisi -

GIM2 Padova, novembre 2006

GIM2 di Padova di novembre 

 Nel nostro cammino accanto ai discepoli nel vangelo di Marco, oggi vogliamo fermarci… sull’acqua! Ascolteremo e proveremo a capire due brani che, ravvicinati, raccontano del tentativo di attraversare le acque.
Dopo il primo brano e la sfida ad essere pescatori di uomini, proviamo subito a capire cosa significa ‘affrontare le acque’.
Prima ancora di iniziare, chiediamo l’intercessione di un amico, Giona, che ben conosce l’acqua, la sfida di Dio, la crisi, la paura e la risposta necessaria.

Per entrare in un clima di ascolto profondo e cominciare a metterci nell’ottica di Gesù e nel simbolismo della cultura ebrea, preghiamo con Gesù e i discepoli questo tratto del Sal 107, 23-30.

Coloro che solcavano il mare sulle navi
e commerciavano sulle grandi acque,
 videro le opere del Signore,
i suoi prodigi nel mare profondo.
Egli parlò e fece levare
un vento burrascoso che sollevò i suoi flutti.
Salivano fino al cielo,
scendevano negli abissi;
la loro anima languiva nell’affanno.
Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi,
tutta la loro perizia era svanita.
Nell’angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
Ridusse la tempesta al silenzio,
tacquero i flutti del mare.
Si rallegrarono nel vedere la bonaccia
ed egli li condusse al porto sospirato.

 Chiediamo anche noi il dono di questo silenzio fecondo, di una ‘bonaccia’ interiore per ascoltare bene, in verità, quello che questa Parola vuole dirci…

  Mc 4, 35-41

E dice loro in quello stesso giorno, fattasi sera: Passiamo di là!
E, congedata la folla, prendono lui com’era nella barca; e altre barche erano con lui.
E venne un turbine grande di vento, e le onde si scagliavano contro la barca, così che già si riempiva la barca.
E lui era a poppa dormendo sul cuscino.
E lo svegliano e gli dicono: Maestro, non ti curi che moriamo?
E, risvegliatosi, sgridò il vento e disse al mare: Taci e chiudi la bocca!
E cadde il vento e fu grande bonaccia.
E disse loro: Perché siete paurosi così? Come non avete fede?
E temettero di grande timore, e dicevano l’un l’altro: Chi è mai costui, che il vento e il mare lo ascoltano?

Mc 6, 45-52

E subito costrinse i suoi discepoli a entrare nella barca e a procedere di là, verso Betsaida, mentre lui rimanda la folla.
E, separatosi da loro, se ne andò sul monte a pregare.
E, fattasi sera, la barca era in mezzo al mare e lui solo sulla terra.
E vedendoli provati nel remare, infatti il vento era loro contrario, sulla quarta veglia della notte, viene verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli.
Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono che era un fantasma, e alzarono un grido.Tutti infatti lo videro e furono turbati.
Ora egli subito parlò con loro e dice loro: Coraggio, Io Sono, non temete! E salì da loro nella barca e cadde il vento. E rimanevano in sé oltremodo stupiti.
Infatti non avevano capito il fatto dei pani, e il loro cuore era indurito.

 

Il racconto del lago avviene nello ‘stesso giorno’ in cui Gesù ha raccontato molte parabole sulla terra, sui semi, sulle radici. Suona ancora più forte il contrasto con la precarietà delle acque, l’instabilità di uno spazio che è comunque da attraversare per ‘passare all’altra riva’.

Gesù sfida i discepoli: si tratta di un passaggio pericoloso (ricordiamo di nuovo l’affinità forte, nella mentalità ebrea, tra il mare e il male…).

Ma è un passaggio necessario, urgente, da rischiare, adesso. E’ il passaggio alla riva dello straniero, altra terra, sconosciuta, a noi nuova.
Passaggio anche a ciò che è straniero a te stesso, quello che non conosci di te e che devi scoprire e abitare. Un salto di qualità, l’ingresso in una dimensione nuova della tua vita, proprio il cambiamento che Gesù aveva preannunciato: da pescatori a pescatori di uomini.

Questo passaggio fa paura… ci mette in crisi, per farci crescere. E il Vangelo ci parla, in simboli, di questa crisi; ascoltiamola un po’, per vedere se in qualche passaggio ci riconosciamo:


  • Lasciata la folla”
     Per passare all’altra riva dobbiamo lasciare la folla, restare da soli, staccarci da quello che ci trattiene e ci àncora. Ci sentiamo soli, e questo forse fa più paura di tutto. Eppure è l’unica condizione per capire bene e arrivare dall’altra parte.

  • Presero Gesù con sé, così com’era”
    E’ importante che il Dio-con-noi sia il Dio vero, così com’è, e non un’immagine comoda e rassicurante che ci siamo costruiti negli anni, il ‘santino’ che benedice la traversata della nostra vita.
    Passare all’altra riva significa anche avverare il nostro incontro con Dio, spogliarlo di tante immagini false.
    Chi è quest’uomo, inquieto quando tutto attorno ci pare tranquillo, addormentato su un cuscino durante la tempesta, lui che solitamente non ha dove posare il capo? Il tuo volto, Gesù, ci mette in crisi; abbiamo bisogno di conoscerti ‘così come sei’.


  • Si sollevò una gran tempesta di vento”
    I discepoli reagiscono disperati: “Non t’importa che moriamo?”. E Gesù replica con decisione: “Perchè siete così paurosi?”
    Morte e paura sono le protagoniste di questa traversata. Paura della morte:  
  1. paura di lasciare la vecchia riva

  2. paura di essere soli

  3. paura di un Dio che non conosciamo bene:
    un Dio che non s’importa di noi? (“il mercenario non s’importa delle pecore, ma io sono il buon pastore” Gv 10, 13-14)
    un Dio che dorme? (“Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un’ora sola? Restate qui, e vegliate con me” Mc 14, 34;37: chi conosce Dio e si fida di lui capisce profondamente quando si può riposare e quando c’è da vigilare, insieme a Lui)

L’opposto della fede è la paura. Marco lo sa bene e insiste molto su questo (almeno dieci volte nel suo Vangelo ricorre il termine ‘paura’; anche nella storia di Gesù, umanissimo, ad un certo punto prende il sopravvento la paura: “cominciò a sentire paura e angosciaMc 14,33).
L’unica strada per arrivare all’altra riva, invece, è la fiducia! (“non temere, solo abbi fede”, dice Gesù a Giairo -5,33-)

E’ questo ciò che preoccupa di più Gesù: non tanto se abbiamo o non abbiamo paura… ma se resiste, più forte, la nostra fiducia! Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?”  E’ il cuore delle sette domande nel centro del Vangelo (cap. 8): Avete il cuore indurito? Non capite ancora?!
E’ qui il passaggio chiave. In questa fiducia oltre la paura troviamo salvezza: “il vento cessò e vi fu grande bonaccia”. Sei disposto-a a questa fiducia, malgrado tutto? E’ la scommessa per la traversata della tua vita.

Frère Roger lo diceva in altre parole: “Quando comprendiamo che tu ci ami, qualcosa nella nostra vita si quieta e persino si trasforma…”.
Pur nella tempesta attorno, noi facciamo esperienza di ‘grande bonaccia’. “I flutti del mare si rallegrarono nel vedere la bonaccia”, diceva il Salmo; “Il Signore ridusse la tempesta al silenzio”.
Ed è il silenzio (‘dumam’) espressione della voce di Dio: lo stesso silenzio che incontriamo nel libro dei Re (1Re 19,12).
Il Signore non era nel vento… il Signore non era nel terremoto… il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, ci fu una voce di silenzio sottile…”. Ed era la voce di Dio!
Gli elementi naturali, violenti, zittiscono, si placano e ascoltano la voce di Gesù, obbedendogli. E tu?

 


 Il brano seguente di Marco conferma molto di quello che ci siamo detti: colpisce che Gesù costringa i discepoli ad attraversare il lago.
Dopo l’esperienza precedente, la paura invece di diminuire è aumentata!
(niente di grave, ne prendiamo atto, forse capita anche a noi… ma resta il fatto che senza fiducia non ne veniamo più fuori. E i discepoli, per forza o per amore, si rimettono in acqua) 

Qui Gesù non è benevolo, non permette sconti ai discepoli: è urgente prendere il largo, muoversi, metterci in gioco. Così urgente la scelta della tua vita che quasi ti ‘costringo’ a compierla!
E per rafforzare la tua fiducia, la porto al limite: questa volta ti lascio proprio da solo. Non vengo con te in barca (Gesù attende quasi fino all’ora del mattino prima di raggiungere i discepoli).

In questo brano, poi, si riprende tutto l’Esodo in pochi versi: attraversare il mare è l’unica occasione per la tua liberazione.
Gesù vuole oltrepassarli, come Dio con il popolo di Israele: “Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome, Signore, davanti a te” (Es 33,19).
E il mio nome, quello che proclamo davanti a te, è proprio “Sono io” (v. 50), “Io ci sono”.
Non temete, dunque: sono il Dio che ha fatto attraversare popoli, che ha liberato centinaia e migliaia nelle loro traversate, di cosa avete paura?!

Gesù mette alla prova i suoi, mostra loro quanto sia urgente la traversata, insiste che o c’è fiducia oppure non vale nemmeno la pena partire…
Questa volta i discepoli non ce la fanno. Da soli, si spaventano troppo e falliscono. La traversata non va in porto, si sbarca di nuovo sulla stessa riva (Gesù voleva mandarli a Betsaida, ma loro sbarcano a Genesaret, nella riva di prima…).
E Marco conclude “il loro cuore era indurito”.

Abbi pazienza, Gesù, ci proveremo e ti tradiremo decine e decine di volte. E tu tornerai a costringerci alla traversata, senza la quale non siamo compiuti.
Hai messo in conto la mia debolezza, non ti rassegni.
Una cosa però dipende da me: mi fido più di te o delle mie paure?

 


 

 Altre catechesi del GIM2 di Padova:

Cammino di Discernimento GIM2 - Chiamati - GIM2 Padova - Ottobre 2006

Realizzare sogni senza confini - Gim Padova - febbraio 2006

Dal monopolio alla condivisione - GIM Padova - novembre 2005

  

 

 

di: Luca Manganelli

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