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VIVI DA RISORTO!!! Realizzare sogni senza confini

Gim Padova - febbraio 2006

 

 Oltre la paura: il sogno!

 Mt 2, 19-23

  

Sono cinquecento, abitano tutti nello stesso paese del Lazio: gente normale di un paese normale, circa 3000 abitanti. Sono stati scelti per giudicare un serial televisivo passato tempo fa negli States.

Lo vedono per primi nella versione italiana, devono dare la loro opinione:

cosa cambiereste? i dialoghi sono sufficientemente avvincenti? i costumi sono adatti alla cultura dell’italiano medio? il finale va bene così o sarebbe meglio modificarlo?

 

Non è proprio così che è stato scritto il Vangelo!

E’ vero: ciascuna comunità ha ricostruito la resurrezione in un modo diverso, da luoghi diversi…

ma l’obbiettivo non è il gradimento del ‘pubblico medio’, né un finale che accontenti tutti!

Ogni comunità è partita dalla sua storia, ha cercato di capirla e reinterpretarla alla luce della vita di Gesù.

Ogni comunità ha fatto l’esperienza di risalire una spirale che alterna

il male e la morte a segni di speranza e di vita:

 

la morte di Gesù e la sconfitta dei discepoli -> l’incontro con il risorto: veramente Gesù è vivo in mezzo a noi! -> l’isolamento delle comunità cristiane, la fatica di testimoniare il risorto nei conflitti di comunità, la persecuzione -> la stesura del Vangelo, narrazione rinnovata di resistenza e speranza

  

Risalire questa spirale significa non fuggire dalla realtà della vita (come in una fiction televisiva), stare dentro anche al dolore, leggere la storia con sapienza e trovarvi tracce di resurrezione.

Possiamo immaginare una salita che avvolge la montagna e ne conosce i lati illuminati e quelli più scuri. Man mano che sale rivede i passaggi compiuti, sa relativizzare ciascuno di essi e dà un senso a tutto il camminare.

 Ecco quindi che la comunità di Matteo scrive il vangelo dell’infanzia (dopo che Gesù è risorto) come scusa per rileggere -tramite il cammino di Gesù- tutta la storia del popolo di Israele, riconoscerne le sue morti, cercare le sue resurrezioni.

Matteo va indietro fino ai tempi dell’Egitto, quando gli ebrei erano schiavi e sono tornati liberi alla terra promessa… e fa ripercorrere a Gesù lo stesso itinerario, dall’Egitto alla terra d’Israele.

Si tratta di una narrazione piena di simboli, non dobbiamo prenderla come descrizione della realtà, ma come interpretazione della resurrezione di Gesù nella storia del suo popolo.

 

Leggiamo il testo per intero
(abbiamo già pregato in dicembre sulla prima parte, in questo GIM ci concentreremo di più sulla seconda; la riflessione di fr. Fabio su Ormegiovani di febbraio ci aiuta ad approfondire, invece, il tema della migrazione legato a questo Vangelo):


13 I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”.    14 Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, 15 dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall’Egitto ho chiamato il mio figlio. 16 Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s’infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. 17 Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: 

18 Un grido è stato udito in Rama,

un pianto e un lamento grande; 

Rachele piange i suoi figli 

e non vuole essere consolata, perché non sono più. 
   19 Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20 e gli disse: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e và nel paese d’Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino”. 21 Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d’Israele. 22 Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea 23 e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: “Sarà chiamato Nazareno”.

 C’è un parallelismo forte tra un brano e l’altro. Muovendoci nella descrizione di Matteo, ci accorgiamo di risalire un’altra spirale, che ondeggia tra le forze del male e la forza della vita:

 

la minaccia di Erode e la sua follia omicida (v.13) -> la fuga: il piccolo Gesù riesce a sopravvivere (v.14-15) -> lo sterminio di tutti gli altri bambini (v. 16) -> il ritorno in Israele, in speranza e resistenza (v. 20-23)

 

 Se potesse fare come gli abitanti del nostro paesino del Lazio, la comunità di Matteo avrebbe descritto la resurrezione in modo diverso: la vittoria totale del male sul bene! Morto Erode, tutto si risolve, Gesù bambino torna in Israele e diventa in fretta re di pace, lui: il Messia.

 Invece, bisogna obbedire alla vita e trovare tracce di resurrezione ben dentro le pieghe della storia!

Il popolo di Israele in Egitto, così come il piccolo Gesù con i genitori, così come Gesù crocefisso e poi vivo: tutti e tre questi cammini conoscono la sofferenza assurda del male, si fidano del Dio della Vita e ritrovano ogni volta speranza. Vivono da risorti!

  

E tu? Ti viene più facile affrontare la realtà come se fosse una fiction televisiva o hai già provato ad affondare le mani nel dolore e nella speranza, nella morte e nella vita?

Se vivi ancora dietro il teleschermo… sveglia! Siamo al giro di boa del GIM… cosa è cambiato in te?!


Andiamo avanti: oltre ai parallelismi che abbiamo scoperto, il nostro testo continua con una scena nuova.

Nel primo e nel secondo brano l’angelo appare in sogno, dice a Giuseppe di alzarsi e mettersi in cammino, spiega il perché e Giuseppe obbedisce.

Ma poi il nostro testo si discosta, si apre ad un sentimento nuovo: “avendo però saputo che era re della Giudea Archelao, ebbe PAURA di andarvi”.

Ecco, la paura. E’ la compagna di viaggio, in questa ricerca di Vita che alterna dolore e speranza; paura sempre presente, in tutti i racconti di resurrezione.

 

  • L'angelo disse alle donne: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Mt 28,5

  • Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Mc 16,5

  • Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui.
    Mc 16,6

  • Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.  Mc 16,8   (è l’ultima parola del Vangelo di Mc)

  • Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».  Mt 27,54

  • Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli.  Mt 28,8

  • La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Gv 20,19

 Paura: è il sentimento che ci blocca tutti, che ci tiene al di fuori della sfida, ci scoraggia ai piedi della montagna.  Quante volte anche a te è successo di ‘sentire la resurrezione dentro’, la voglia di vivere…

ma di bloccarti per paura?!

Matteo non lo nasconde: hanno avuto paura gli ebrei nel fuggire dall’Egitto, ha avuto paura Giuseppe arrivando in Giudea, ha avuto paura anche Gesù (!!) poche ore prima di essere catturato.

E’ bello vedere che Gesù risorge e si presenta vivo malgrado le nostre paure. Tutti hanno temuto, il vangelo di Marco addirittura si chiude con la paura delle donne, lasciandoci così, in sospeso… nessuna comunità lo vuole nascondere, è umano avere paura!

Ma è stolto fermarsi alla paura. I senza-Dio si fermano alla paura; Israele, Giuseppe, Gesù hanno fatto il passo in più di fidarsi del Padre.

Dentro la paura, occhi aperti: è proprio lì che il Padre viene a visitarci… spesso nelle forme di “un angelo”.

E’ bello questo brano iniziale di Matteo, perchè Giuseppe non agisce mai da solo: fa tutto e sempre a fianco dell’angelo, che lo guida, gli suggerisce i passi da compiere, gli dà sicurezza.

Come dire: non possiamo fare nulla di nostra propria iniziativa, nulla controlliamo o possediamo per intero.

C’è invece l’ “angelo di Dio”, il punto di vista di Dio, la sua Parola, la sua presenza paterna accanto a noi (a volte nelle fattezze di una persona concreta, che ci sveglia alla vita).

Questo angelo lo incontriamo qui, nei vangeli dell’infanzia, ma ci accompagna lungo tutto il vangelo e lo ritroveremo alla fine, al capitolo 28:

L’angelo disse alle donne: Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso.
Non è qui. È risorto, come aveva detto. Tornate in Galilea, là lo vedrete.

 In Galilea ricomincia Giuseppe, in Galilea ci invia di nuovo l’angelo. E la spirale continua, girando e salendo, alla ricerca della vita e con lo sguardo sempre più ampio e profondo!

 

E tu? Hai paura delle tue paure? Smettila di restare bloccato-a!
Dio conosce le nostre paure e viene ad incontrarci proprio lì!!

Hai riconosciuto qualche ‘angelo’ (persona, evento, intuizione) che nella tua storia
è venuto a svegliarti dalle paure?

 

 

 

 

Ancora un passo, l’ultimo:

per tre volte, in pochi versetti, si insiste su come Giuseppe intuisce ciò che deve fare: in sogno.

Il sogno di cui parla la Bibbia non è tanto l’utopia che ci fa camminare, il desiderio che ci smuove.

Per la Bibbia il sogno è simbolo dell’incontro più intimo con Dio, luogo di dialogo intenso e personale con lui.

La psicanalisi ci ha insegnato ad interpretare i sogni; per la Bibbia, è il sogno che ci permette di interpretare la realtà!

Dobbiamo saper guardare alla realtà con occhi nuovi, altrimenti non riconosceremmo nessun angelo, resteremmo ancorati alle nostre paure, come blocchi di cemento che ci sprofondano in mare!

Gli occhi del sogno si esercitano con la preghiera.

Il sogno avviene di notte, la notte è il tempo più intenso di incontro con Dio, luogo di preghiera profonda.

  

Hai mai provato a ‘sognare’, cioè a lasciarti incontrare da Dio nella preghiera? E’ un’arte sottile, in cui esercitarsi a lungo… ma la storia appartiene a chi prega, a chi sogna, a chi guarda con occhi nuovi!
Confrontati con noi, anche per trovare il tuo modo, personalissimo, di pregare!

 

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