LETTERA AGLI AMICI: Natale 2003
p. Alex e p. Fernando
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Napoli, 24 Dicembre 2003
Carissimi,
dai
bassifondi di Napoli, dallo storico quartiere della Sanità vi
auguriamo BUON
NATALE.
Abbiamo
trovato un piccolo buco(una stanzetta, un cucinino)
all’estremo angolo del quartiere( i Cristallini), il più
difficile della Sanità. Parte di un edificio abbandonato (il
mendicicomio) e dato in comodato dal comune di Napoli alla
parrocchia, per gestire la scuola popolare frequentata dai
ragazzini più provati di questo ghetto che è nelle mani
della camorra.
Insieme
con tutto il popolo della Sanità vi auguriamo un BUON
NATALE.
Insieme
ai giovanissimi che sfrecciano in motorino per le viuzze e alle
giovanissime che rincorrono i centri di abbronzatura di cui è
pieno questo quartiere.
Insieme
a tante famiglie con mariti e figli in carcere.
Insieme
ai malati psichici seguiti in due case famiglia(con loro abbiamo
celebrato ieri con gioia e con danze il Natale).
Insieme
ai tossico, seguiti da Rosario Fiorenza, “lo
scugnizzo buono”, che ha dedicato la sua vita a
questi ragazzi. Insieme a questi giovani che sono il prodotto
della droga e della violenza di questo quartiere (con loro
abbiamo condiviso i primi mesi della nostra permanenza a
Napoli). Insieme a loro abbiamo spezzato il pane cantando,
assistititi dalla potente chitarra di Rosario:
“per
un pezzetto di pane e un bicchiere di vino
Dio
s’ è fatto per noi vero cibo e cammino.
Con
un pezzetto di pane…”
Un
sorriso splendido quello di Rosario, dal cuore grande. Come
questo splendido popolo della Sanità (il popolo di Totò), così
vivo, così cordiale, così caldo. Un popolo come del resto il
popolo napoletano, così carico e capace di proclamare vita, di
accoglierti con il sorriso sulle labbra. Che emana un calore
umano, che ti guarisce.
Insieme
con questo popolo, con cui celebriamo il nostro Natale: “un
Bimbo ci è nato, un bambino ci è stato donato”,
vi ricordiamo e vi portiamo con noi.
È
il Natale dei poveri, di chi non conta nelle superbe città del
nord del mondo. E così lo viviamo, insieme ad un altro amico
comboniano, Maurizio
Binaghi, che ha deciso di vivere nel ghetto di
West-Side(Chicago), un ghetto di un milione di neri, dove sono
avvenuti quattrocento omicidi
solo lo scoro anno. E tutto questo a soli 4 km dal cuore della
capitale finanziaria dell’impero. Ci dispiace che Maurizio
vivrà questo
Natale senza un altro fratello comboniano.
Insieme
a tutti gli altri amici
comboniani che nel sud del mondo si sono inseriti o si
stanno inserendo nei bassifondi delle grandi metropoli. Insieme
a Daniele
Moschetti che continua a vivere con i baraccati di Korogocho.
Dopo un anno è ancora solo, senza un fratello comboniano(è però
accompagnato da un team di laici impegnati: Gino, Claudina e
Monica). Ci sentiamo in profonda comunione con loro e con i
baraccati di Korogocho.
Insieme
a Saverio Paolillo che prima nelle favelas di S. Paolo ed ora in
quelle di Vitoria(Brasile), continua il suo impegno a favore dei
favelados e i meninho de rua. Ed è ora minacciato di morte.
(Insieme alla nostra comune amica, la brasiliana Valdenia, che
ha partecipato alla Carovana
della Pace 2002, ed è oggi anche lei minacciata di morte).
Insieme
con la comunità comboniana inserita nel Guasmo di Guayaquil(Ecuador).
Abbiamo
scelto, a nord come a sud, di camminare insieme agli impoveriti
del sistema nel cuore dei grandi agglomerati urbani. Quello che
vediamo oggi è solo un ombra della futura drammatica realtà
urbana. Infatti il 6 Ottobre scorso, Habitat di Nairobi, ha
rilasciato un rapporto sul futuro dell’urbanizzazione nel
mondo. Nel 2050 su otto miliardi di uomini e donne, 6 miliardi
vivranno in grandi agglomerati urbani. E di questi, tre miliardi
e mezzo vivranno in
baraccopoli. Già oggi - afferma il rapporto Onu- il 71% della
popolazione urbana africana, vive in baraccopoli.
È
da questi non luoghi del pianeta che vorremmo che vi giungesse
il nostro augurio, che un mondo altro non solo è possibile, ma
è necessario.
Questo
insieme a tutti coloro che in questa Italia, che vive un momento
così drammatico per la sua democrazia, si stanno impegnando per
costruire un mondo altro da quello che abbiamo fra le mani. E
siamo in tanti! L’Italia ha oggi una straordinaria ricchezza
di base: una società civile che si sta organizzando per
diventare soggetto politico, per fare politica
con la P maiuscola. Sono la Buona Novella di questo Natale,
in un momento così oscuro per l’Italia e per il mondo intero.
Non pensavamo proprio di trovare in questo paese una tale
ricchezza umana e una tale voglia di qualcosa d’altro. È
stato una gioia grande per noi l’aver potuto
dare una mano a questo immenso movimento sotterraneo che
nel nuovo anno dovrà prendere decisioni importanti.
“Non
temete! Vi annunzio una grande gioia che sarà di tutto il
popolo!”.
È la Buona
Novella del Natale. È la speranza che sta rinascendo. In
questa “notte” c’è una piccola luce che si sta
accendendo. “Sentinella,
quanto resta della notte?”.
Tocca
a noi tutti rimboccarci le maniche perché spunti l’aurora,
quell’aurora che i pastori vigilanti nella notte hanno visto
spuntare nel volto di quel Bimbo.
“Decine,
forse centinai di migliaia di donne e di uomini sono al lavoro,
negli interstizi del disordine globale, per riannodare i nodi,
ricucire le lacerazioni, elaborare il male”.
Scrive Marco Revelli nel suo ultimo libro “La politica
perduta”. Lì si
trova a Korogocho come a West- Side(Chicago), a Bagdad come a
Guayaquil, a Vitoria come a Kabul… “Sono
loro che vedono e raccontano quello che i giornalisti
professionisti ignorano. E sono loro che riparano ciò che gli
eserciti frantumano. I politici di professione, gli statisti li
guardano con un sorriso di commiserazione, come si guardano le
anime belle. Ma sono loro l’unico embrione, fragile, esposto,
di uno spazio pubblico non avvelenato, devastato nella città
planetaria. Non sono ancora il presente. Sono tutta al più un
vago presagio di futuro. Di una possibile, inedita, politica del
futuro. E dovranno a lungo convivere con la politica del
passato”.
E
tutto questo diventa ancora più forte quando è pagato con le
minacce di morte o con il sangue, come è stato quest’anno per
due grandi donne: Annalena Tonelli(Somaliland) e Rachel Corie(Israele).
Con
l’augurio che possiamo tutti vedere qualche sprazzo di luce in
questo momento di tenebra che avvolge il panorama internazionale
e nazionale:
Alex e Fernando
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