Una grande politica per l'Africa 

che vuole cambiare

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Pubblichiamo l'appello realizzato in occasione del Seminario Africa tenutosi a Roma il 19 dicembre 2003. Si tratta di un documento molto chiaro promosso da un gruppo trasversale di associazioni e gruppi impegnate in Africa:

AMREF; Chiama l'Africa; C'era una volta (Rai3); Emergency; FOCSIV;

Missionari Comboniani; Unimondo

 

APPELLO


Una Grande Politica per l’Africa che vuole cambiare

L’Africa è un continente che vuole cambiare, eppure la società civile africana, protagonista di questo nuovo fermento, continua a non essere rappresentata e ascoltata. I governi occidentali, il mondo dell’informazione, le istituzioni internazionali privilegiano il dialogo con gli organi ufficiali e i governi, anche quando questi ostacolano il decollo di vere politiche di sviluppo e soffocano le istanze di democrazia delle popolazioni e delle comunità africane.
Per l’Africa che sta cambiando, è urgente promuovere una Grande Politica per rimuovere gli ostacoli esterni al continente che rallentano e spesso impediscono autentici processi di emancipazione politica ed economica.

PER QUESTO CHIEDIAMO:

 Alle istituzioni politiche italiane, di riconoscere piena dignità di interlocuzione politica alla società civile africana in tutte le sue forme e articolazioni.

 Al governo, il rispetto delle quote di aiuto sottoscritte in sede Millennium Round, il rilancio dell’impegno italiano nel campo della cooperazione attraverso lo stanziamento di risorse adeguate, rinnegate dall’attuale legge finanziaria.

 L’impegno del governo italiano, a livello nazionale ed europeo, ad equilibrare la protezione della proprietà intellettuale con il trasferimento di tecnologia ai paesi africani. Privilegiare le misure di difesa della salute pubblica rispetto ai brevetti, permettendo la produzione locale di medicinali a basso costo.

 Un dibattito parlamentare sulle rappresentanze italiane e le loro politiche all’interno della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale. Chiediamo l’accesso pubblico alle informazioni, l’adozione e applicazione di standard sociali ed ambientali per un controllo democratico vero sui processi decisionali di queste istituzioni.

 Ribadiamo il diritto dei paesi africani a proteggere i loro mercati e i loro prodotti, introducendo delle barriere doganali sulle merci che provengono dall’estero e favorendo le loro produzioni locali. Ai ministri del commercio europeo, chiediamo la riduzione del dumping sui sussidi e la promozione di un’agricoltura più sostenibile, senza la contropartita di ulteriori concessioni da parte dei paesi africani.

 La riduzione della vendita e dell’uso illegale di armi attraverso l’istituzione di un trattato internazionale, che definisca standard minimi nel commercio degli armamenti, e il rafforzamento dei controlli sulle esportazioni delle armi e sulle attività di produttori e intermediari. Chiediamo inoltre al governo italiano l'impegno ad attuare una moratoria nelle esportazioni verso il continente di armi leggere, le più utilizzate nei conflitti africani.

 La messa al bando dell'uso o dell'importazione di risorse “insanguinate” dall'Africa (diamanti, petrolio, legname, coltan, ...) e l’adozione di strumenti di certificazione stringenti, indipendenti e verificabili su queste risorse. L’impegno ad adottare e promuovere le linee guida sui diritti umani per le imprese, elaborate dalla Commissione ONU sui Diritti Umani.

 Al mondo dell’informazione, chiediamo la promozione e la realizzazione di campagne di comunicazione e educazione allo sviluppo per favorire una conoscenza più profonda delle diverse culture africane e dei diritti, oggi negati in questo continente.

 

 

Basta sangue in Nord-Uganda: appello alla Comunità Internazionale


 Nel Nord-Uganda da 17 anni è in corso una terribile guerra civile, di cui nessuno parla. Ogni giorno il cosiddetto Esercito di Liberazione del Signore (LRA), guidato da Joseph Kony, un pazzo sanguinario, commette massacri, mutilazioni, torture di civili e rapimenti di bambini e bambine, destinati a diventare soldati e schiave. I bambini-soldato vengono usati come carne da macello, drogati, violentati, costretti ad assassinare i loro familiari e coetanei, obbligati a mangiare carne umana perchè, perdendo la propria umanità, possano compiere atti disumani. In Uganda «La situazione umanitaria è peggiore di quella in Iraq: non c'è nessun altro posto al mondo con un'emergenza di questo livello, che richiama così poco l'attenzione internazionale» ha dichiarato recentemente Jan Egeland, vicesegretario generale dell'Onu. A questa presa di posizione non è ancora seguita alcuna iniziativa da parte della comunità internazionale, mentre i missionari Comboniani da mesi chiedono inutilmente l´invio dei Caschi Blu per difendere la popolazione civile. Ora basta! La terra ugandese è stanca di bere sangue,  per questo ci appelliamo al Parlamento e al governo italiano, al Parlamento
e ai governi d'Europa e alla comunità internazionale per porre fine a questa follia. Chiediamo la presenza attiva dell'ONU per salvare la vita di molte persone e dare inizio a un processo di pace.

Punto Pace Pax Christi di VR.

P.S. Vi chiediamo di aiutarci a dare la massima diffusione e questo appello
e a sottoscriverlo inviando una e-mail di adesione (indicando nome, cognome
e comune di residenza) all'indirizzo: paceperluganda@yahoo.it. Grazie a nome
dei bambini del Nord- Uganda.