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Lc 9, 51-56: Disarmare i Cuori e le Mani... il Vangelo della Non-Violenza

Gim Padova (novembre 2001)

Disarmare i cuori e le mani: 

il Vangelo della nonviolenza 

Creare la pace con la nonviolenza evangelica

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In questo modo vogliamo invitarti ad seguire un vero percorso "nonviolento":

Ripudio della violenza: le dieci caratteristiche del nonviolento
Per approfondimenti consulta la  bibliografia sulla Nonviolenza
Leggi, inoltre, Ormegiovani di novembre: con la riflessione sull stesso tema di p. Efrem Tresoldi

Oltre ai collegamenti presenti nella pagina ti suggeriamo inoltre il testo: "Superare la guerra" dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII


1° GIM  - Novembre 2001

  

“Vi ripeto che quello che faccio e dico,

non è in conseguenza del mio credo politico. No!

E’ la mia lettura del vangelo di Gesù Cristo che mi porta

Ad interessarmi e a preoccuparmi dei trasferimenti forzati dei neri,

perché questa politica è diabolica e tratta i Figli di Dio,

per i quali il suo Figlio è morto in croce,

come numeriÂ…

Un Dio che non si cura delle sofferenze del povero,

dellÂ’oppresso, dello sfruttato, delle vittime dellÂ’ingiustizia,

è un Dio che io non adorerò mai…”.

(D. Tutu)

 

Con il 7 Novembre 2001 cambia la nostra ItaliaÂ… e cambia pure la nostra catechesi.

GUERRA: LA NOSTRA BESTEMMIA

“Il cristiano è un ‘uomo di pace’, non un ‘uomo in pace’:

fare la pace è la sua vocazione”

(Don P. Mazzolari)

 

            Non c’è pace senza disarmo. Non c’è disarmo se non tacciono i cannoni, se non si smontano, oltre alle rampe missilistiche, anche gli spiriti. La pace non si regge sullÂ’equilibrio degli armamenti, ma sulla vicendevole fiducia, sul disarmo dei cuori (cfr. Giovanni XXIII, Pacem in Terris, n.113).

            Noi abbiamo appreso dal messaggio cristiano come camminare, dove andare, cosa portare con noi. Cristo ci ha autorizzati ad operare esclusivamente con la forza della Parola e dellÂ’Amore. Preoccupati di non soffiare ora sul fuoco di un più esteso conflitto che ci terrorizza: Nord-Sud, e Dio non voglia: Mondo-cristiano Mondo-mussulmano, abbandonati idoli ed illusioni, menzogne e compromessi, siamo persuasi che solo dinanzi ai testimoni, come alcuni papi del 1900, come i Gandhi, i La Pira, i Mazzolari, i Martin Luther King, “la morte ha paura” (David Maria Turoldo), la guerra ha paura, la prepotenza ha paura.

            Nostro Signore non ci proibì di difenderci, ma ci proibì certi modi di difesa. Inutile dire che ci proibì tutti i mezzi peccaminosi. Ci proibì di restituire schiaffo per schiaffo. Avete sentito dire: Occhio per occhio, dente per dente, ma io vi dico di non resistere al male. Così ai servi di Cristo è proibito difendersi con la violenza.

            Commenta Mazzolari: “Non si rinuncia a resistere, si sceglie un altro modo di resistere, che può parere estremamente folle, qualora si dimentichi, o non si tenga abbastanza conto, dellÂ’orrendo costo della guerra, la quale non garantisce neppure la difesa di ciò che vogliamo con essa difendere” (Tu non uccidere, 1955). Continua Don Mazzolari:

            “Di fronte alla criminale resistenza di molti benpensanti, non è facile persuadere la povera gente che la giustizia possa arrivare senza violenza. Se vogliamo ristabilire la fiducia degli oppressi e dei diseredati nella pace cristiana, dobbiamo, prima che sia troppo tardi, dimostrare che non è necessario far saltare con la dinamite la corteccia degli egoismi, i quali impediscono ai poveri di vivere e di far valere democraticamente i loro diritti. La pace non sarà mai sicura e tranquilla fino a quando i poveri, per fare un passo in difesa del loro pane e della loro dignità, saranno lasciati nella diabolica tentazione di dover rigare di sangue la loro strada. Senza giustizia non c’è pace. Frutto della giustizia è la pace: Opus justitiae pax”.

            Lo riaffermava Paolo VI nellÂ’enciclica Populorum Progressio: “La società ritroverà la pace, tanto auspicata, solo se si eliminano le cause del disagio e dellÂ’ingiustizia”.

            Suona lÂ’ora dellÂ’obiezione di coscienza collettiva e dellÂ’obiezione fiscale alle spese militari, individuate come servizio e profezia. Essa invita i cristiani più sensibili alle urgenze evangeliche e gli scienziati ad entrare nellÂ’area del dialogo e delle trattative. Tutti gli onesti sono spaventati innanzi ai progressi compiuti dalla microelettronica piegata alle esigenze e alle pretese della guerra. Vogliamo rinunciare allÂ’arroganza ed agli egoismi per entrare nellÂ’area della settima beatitudine, pur consapevoli di non essere sovente costruttori di pace, perché non siamo in pace né con Dio, né con noi stessi, né con il nostro prossimo.

            Senza la riconsiderazione e la confessione delle colpe, dei silenzi, delle connivenze di ieri, il deserto non tornerà a fiorire, lÂ’ONU non sarà mai la casa di tutti. E concludiamo questa prima parte con la “lezione” di Don Mazzolari:

            “Se la colpa di un mondo senza pace è di tutti, e dei cristiani in modo particolare, lÂ’opera della pace non può essere che unÂ’opera comune, nella quale i cristiani devono avere un compito precipuo (principale), come precipua è la  loro responsabilità. Ogni sforzo verso la pace ha una sua validità: chiunque vi si provi devÂ’essere guardato con fiducia e benevolenza. Il politico può far cernite, porre delle pregiudiziali: il cristiano mai. Il cristiano non può rifiutare che il male, per comporre cattolicamente ogni cosa buona”.

 

La pratica di Gesù

 

Vogliamo interrogare il Vangelo per sapere se ci propone delle opzioni fondamentali per combattere sia l’atto che lo stato di violenza. E’ seguendo il Nazareno che vogliamo scoprire se esistono nel Vangelo elementi atti a fondare un’etica della nonviolenza. Il Vangelo è un messaggio di Speranza annunciato all’umanità. Lo è per noi?

Il Vangelo non è una morale, non ha come obiettivo il “dettare regole” destinate ad un buon comportamento nella società e neppure troviamo una dottrina dell’azione nonviolenza. Lo scopo dei Vangeli è di trasmettere la Buona Notizia e la salvezza (=liberazione) di e in Gesù.

Gesù pratica la nonviolenza:

 

- nel principio di non collaborazione ossia il non voler aver a che fare con la passività o la rassegnazione: “non dobbiamo, per timore che noi o altri si abbia a soffrire, rimanere corresponsabili dell’ingiustizia. Ma dobbiamo combattere l’ingiustizia cessando di appoggiare direttamente o indirettamente colui che la commette” (Gandhi, Antiche come le montagne).

 

Es.: la cacciata dei mercanti dal tempio – cristiani e non, tutti abbiamo in testa l’immagine di Gesù che scaccia i mercanti dal Tempio. E molto spesso associamo a questo atto lo scatenarsi di una violenza che dimostrerebbe a colpo sicuro come il Nazareno non sempre sia stato nonviolento. Quello che ci interessa è che tutti e quattro gli evangelisti riportano l’episodio e quindi non lo si può prendere alla leggera (Gv 2,13-22; Lc 19,45-46; Mc 11,15-19; Mt 21, 12-17).

 

            Gesù non ha voluto rendersi complice di ciò che accadeva nel tempio di Gerusalemme. Scatenando un conflitto in nome di Dio egli ha rotto la legge del silenzio fra gli uomini. Di fronte a unÂ’ingiustizia si è sempre tentati di non dire né fare nulla per paura di avere delle noie. Gesù ha rifiutato una collaborazione di questo tipo con i mercanti, che pure si erano installati legalmente nelle mura del Tempio. LÂ’episodio del Tempio rivela che Gesù mette radicalmente in discussione i sacrifici cruenti, ed è questa la ragione per cui scaccia i mercanti. Per Gesù il tempio come luogo di preghiera ha un suo valore ed è per questo che vuole liberarlo dai sacrifici ed è a causa del fatto che i mercanti collaborano al sistema sacrificale che Gesù li scaccia dal sagrato del Tempio. Dio non si fa coinvolgere in nessun rituale né in alcune cerchia dÂ’iniziati, ma esige sempre il rispetto dellÂ’Alleanza, lÂ’adesione del cuore e dellÂ’intelligenza: “Credimi donna, è giunto il momento in cui né su questo monte né in Gerusalemme adorerete il Padre. (Â…) Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e in verità” (Gv 4,21.23).

            Il profeta di Galilea prende una sferza per scacciare pecore e buoi. Non vi è alcun testo che dica che Egli lÂ’abbia usata per frustare i mercanti. La sferza di cui si serve è lo strumento che i mercanti usano per guidare il bestiame. Gesù lo usa per guidare le bestie verso lÂ’uscita! Poi rovescia i banchi dei cambiavaluteÂ… Gesù agisce da solo. Ha di fronte a sé centinaia di mercanti, tutti trafficanti e ladri. Dov’è la violenza? NellÂ’atteggiamento combattivo e rischioso di Gesù, solo contro tutti, o piuttosto nello stato di fatto dei mercanti che approfittano della pietà popolare e sono conniventi con i sacerdoti? Non cadiamo in errore: la nonviolenza non ha mai avuto nulla a che fare con la passività o la rassegnazione, al contrario essa implica una grande forza dÂ’animo e combattività.

 

- nel sapersi indignare (sentendo il dovere di intervenire): Gesù non teme di essere aggressivo quando agisce nel tempio di Gerusalemme, perché questo tipo di aggressività rivela la sua forza combattiva diretta alla giustizia e alla nonviolenza in quanto tale. La soluzione dei  problemi non è quella di reprimere o dare sfogo alla propria aggressività, ma di indirizzarla verso opere di giustizia, tenendola sotto controllo: lÂ’amore è sempre inutile se non si incarna in una strategia di lotta contro ciò che sfigura lÂ’umanità.

 

La nonviolenza fa agire la giustizia, il coraggio e la padronanza di sé, inventando per la comunità e per se stessi un agire libero e liberante.

 

“la nonviolenza non è uno stato di tranquillità

che si raggiunge al di qua della violenza,

ma uno stato di padronanza e di tensione, sempre instabile,

sempre minacciato, che si conquista al di là della violenza”

(E.Mounier)

Ancora una lezione da Don Primo Mazzolari

 

“ La nonviolenza non va confusa con la non-resistenza. Nonviolenza è come dire: “no” alla violenza. E’ un rifiuto attivo del male, non un’accettazione passiva. La pigrizia, l’indifferenza, la neutralità non trovano posto nella nonviolenza, dato che alla violenza non dicono né si né no. La nonviolenza si manifesta nell’impegnarsi a fondo.

            Ogni violento presume di essere coraggioso, ma la maggior parte dei violenti sono dei vili. Il nonviolento, invece, nel suo rifiuto a difendersi è sempre un coraggioso. Lo scaltro, che adula il tiranno per trarne profitto e protezione, o per tendergli una trappola, non rifiuta la violenza bensì gioca con essa al più furbo. La scaltrezza è violenza, doppiata di vigliaccheria ed imbottita di tradimento. La nonviolenza è al polo opposto della scaltrezza: è un atto di fiducia dellÂ’uomo e di fede in Dio, è una testimonianza resa alla verità fino alla conversione del nemico.

            Gesù ha annunciato con insistenza e precisione la regola della nonviolenza: “A chi ti percuote la guancia destra porgi la sinistra; a chi ti muoverà lite per toglierti la tunica lascia anche il mantello; se alcuno ti obbligherà a correre per un miglio seguilo per due” (Mt 5,40-41). (Â…)

            La nonviolenza assume un valore umano inestimabile solo quando diventa resistenza al male sul piano spirituale. Lo Spirito di pace e di giustizia, lo spirito di verità e di giustizia sono un unico e medesimo spirito. (Â…) E allora la sua resistenza assume immediatamente questi aspetti incomprensibili:

- dichiarazione di condanna del male;

- opposizione al male, non agli uomini che lo commettono;

- disposizione a pagare, e non a far pagare la nostra condanna

   e la nostra opposizione al male.

 

            Spesso, più che al male, ci si oppone agli uomini che fanno il male, i quali sono degli infelici ancor prima di essere dei colpevoli. Ma chi è puro e veramente caritatevole nelle intenzioni e nei movimenti delle proprie azioni?

            Il nonviolento rifiuta di portarsi sul piano del violento, costringendo piuttosto questi a salire sul suo e a combattere con la forza lÂ’idea. La rotta del realismo politico incomincia quando il violento è obbligato a scoprirsi qual è, ed è allora che si butta massicciamente e da persecutore contro lo spirito. Tale comportamento fa cadere la maschera idealistica dellÂ’egoismo, che è il vero movente di ogni violenza. Una volta caduta la maschera, la vittoria dello spirito albeggia, sia pure lontana.

La nonviolenza è la cosa più nuova e la più antica; la più tradizionale e la più sovversiva; la più santa e la più umile; la più sottile e difficile e la più semplice, la più dolce e la più esigente; la più audace e al più savia, la più profonda e la più ingenua. Concilia i contrari nel principio; e perciò riconcilia gli uomini nella pratica”.

“ La pace cristiana non è regolata dal ‘do ut desÂ’: se tu sarai pacifico con me, io lo sarò con te. Il cristiano procede per altra strada e dietro altra logica: “Udiste che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli, il quale fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi e manda la pioggia ai giusti e agli iniqui. Perché, se amate quelli che vi amano, qual merito ne avete?  Non fanno lo stesso i pubblicani? E se salutate soltanto i vostri fratelli, che cosa fate da più degli altri? Non usano lo stesso i gentili? Siate dunque perfetti com’è perfetto il vostro Padre celeste” (Mt 5,43-48).

Un cristiano deve fare la pace anche quando venissero meno “le ragioni di pace”. Al pari della fede, della speranza e della carità, la pace è vera beatitudine quando non c’è tornaconto né convenienza né interesse di pace, vale a dire quando incomincia a parere una follia davanti al buon senso della gente “ragionevole”.

La contabilità cristiana conosce la sola partita del dare: se vi aggiungiamo l’avere, non ci dobbiamo sorprendere se rivedremo sul tappeto le ragioni del lupo, il quale, essendo a monte del fiume, trovava che l’agnello gli intorbidiva le acque.Se gli altri odiano, non è una ragione perché odiamo anche noi. Si vince il male con il bene; la malattia con la salute; si oppone all’ostilità la carità: questo è il comandamento di Dio. Gli altri sono comandamenti di uomini, e uomini senza Dio, anche se fanno salamelecchi al prete.

Quando ci si giustifica delle ingiurie nostre col fatto delle ingiurie altrui, decadiamo dal cristianesimo: rendiamo nulla lÂ’incarnazione con la passione e la resurrezione di cristo. Ad amare i soli amici erano buoni anche i pagani.

La pace comincia in noi… in me e da me, da te, da ciascuno… come al guerra. Ma come si può arrivare alla pace se si seguita a coltivare, quasi orto per ortaggi, questa aspirazione manichea dell’umanità e della spiritualità; se si seguita ad alimentare una polemica fatta di apriorismi e ingiurie, deformazioni e repulse; se si aumenta ogni giorno più la disparità economica tra chi spedisce lingotti d’oro all’estero e chi vive nelle baracche e intristisce nella disoccupazione; se si insiste a vedere nel fratello insignito di un diverso distintivo politico un cane da abbattere, un rivale da sopprimere, un nemico da odiare?

Quanti cristiani, per assicurarsi un diritto all’odio, si tramutano in farisei che non vedono fratelli, ma pubblicani, ma samaritani, ma pagani. Come se Gesù non fosse mai venuto e non fosse morto e risorto!…

 

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Per la tua riflessione personale:  Da dove vuoi iniziare a disarmare il tuo cuore e le tue mani?

                                                                                 

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Â… uomini senza ali

che portate il rancore e al rabbia

giù dagli occhi fino al mento

tutte le volte che la verità

è stata assassinata dalle vostre parole

anche i sottili fili dÂ’erba

nei prati hanno pianto

e voi la chiamate rugiada!

 

 

 

 

 

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