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Gandhi

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La forza della nonviolenza

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Teologia della Missione

Provocazioni p.Alex

 

a cura di Elisabetta

 

La verità non è mai stata rivendicata con la violenza


(M.K.Gandhi, Gandhi parla di se stesso, EMI, Bologna, p.132)

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Biografia

 

Mohandas Karamchard Gandhi, detto il Mahatma (soprannome datogli dal poeta indiano R.Tagore che in sanscrito significa “Grande Anima”), è il fondatore della nonviolenza e il padre dell’indipendenza indiana.

Nasce a Portbandar in India il 2 ottobre 1869. Dopo aver studiato nelle università di Ahmrdabad e Londra ed essersi laureato in giurisprudenza, esercita brevemente l’avvocatura a Bombay.

 

Nel 1893 si reca in Sud Africa con l’incarico di consulente legale per una ditta indiana e vi rimane per 21 anni. Qui si scontra con una realtà terribile, in cui migliaia di immigrati indiani sono vittime della segregazione razziale. L’indignazione per le discriminazioni razziali subite dai suoi connazionali (e da lui stesso) da parte delle autorità britanniche, lo spingono alla lotta politica. Il Mahatma si batte per il riconoscimento dei diritti dei suoi compatrioti e dal 1906 lancia, a livello di massa, il suo metodo di lotta basato sulla resistenza nonviolenta- “satyagraha: una forma di non-collaborazione radicale con il governo britannico, concepita come mezzo di pressione di massa. Gandhi giunge all’uguaglianza sociale e politica tramite le ribellioni pacifiche e le marce. Alla fine, infatti, il governo sudafricano attua importanti riforme a favore dei lavoratori indiani (eliminazione di parte delle vecchie leggi discriminatorie, riconoscimento ai nuovi immigrati della parità dei diritti e validità dei matrimoni religiosi).

 

Nel 1915 Gandhi torna in India, dove circolano già da tempo fermenti di ribellione contro l’arroganza del dominio britannico (in particolare per la nuova legislazione agraria, che prevedeva il sequestro delle terre ai contadini in caso di scarso o mancato raccolto, e per la crisi dell’artigianato). Egli diventa il leader del Partito del Congresso, partito che si batte per la liberazione dal colonialismo britannico.

- 1919: prima grande campagna satyagraha di disobbedienza civile, che prevede il boicottaggio delle merci inglesi e il non-pagamento delle imposte. Il Mahatma subisce un processo ed è arrestato.

- 1921: seconda grande campagna satyagraha di disobbedienza civile per rivendicare il diritto all’indipendenza. Incarcerato, rilasciato, Gandhi partecipa alla Conferenza di Londra sul problema indiano, chiedendo l’indipendenza del suo paese.

- 1930: terza campagna di resistenza. La marcia del sale: disobbedienza contro la tassa sul sale (la più iniqua perché colpiva soprattutto le classi povere). La campagna si allarga con il boicottaggio dei tessuti provenienti dall’estero. Gli inglesi arrestano Gandhi, sua moglie e altre 50.000 persone.

 

Spesso incarcerato negli anni successivi, la “Grande Anima” risponde agli arresti con lunghissimi scioperi della fame (importante è quello che egli intraprende per richiamare l’attenzione sul problema della condizione degli intoccabili, la casta più bassa della società indiana).

 

All’inizio della Seconda Guerra Mondiale, Gandhi decide di non sostenere l’Inghilterra se questa non garantisce all’India l’indipendenza. Il governo britannico reagisce con l’arresto di oltre 60.000 oppositori e dello stesso Mahatma, che è rilasciato dopo due anni.

 

Il 15 agosto 1947 l’India conquista l’indipendenza. Gandhi, però, vive questo momento con dolore, pregando e digiunando. Il subcontinente indiano è diviso in due stati, India e Pakistan, la cui creazione sancisce la separazione fra indù e musulmani e culmina in una violenta guerra civile che costa, alla fine del 1947, quasi un milione di morti e sei milioni di profughi.

L’atteggiamento moderato di Gandhi sul problema della divisione del paese suscita l’odio di un fanatico indù che lo uccide il 30 gennaio 1948, durante un incontro di preghiera.

 

Il pensiero di Gandhi si basa su tre punti fondamentali:

 

  •  Autodeterminazione dei popoli: Gandhi riteneva fondamentale il fatto che gli indiani potessero decidere come governare il loro paese, perché la miseria nella quale si trovava dipendeva dallo sfruttamento delle risorse da parte dei colonizzatori britannici.

  •  Nonviolenza: è necessario precisare che tale precetto non si ferma ad una posizione negativa (non essere causa di male agli altri) ma possiede in sé la carica positiva della benevolenza universale e diventa l’”amore puro” comandato dai sacri testi dell’Induismo, dai Vangeli e dal Corano. La nonviolenza è quindi un imperativo religioso prima che un principio dell’azione politico-sociale.
    Il Mahatma rifiuta la violenza come strategia di lotta in quanto la violenza suscita solamente altra violenza. Di fronte ai violenti e agli oppressori, però, non è passivo, anzi. Egli propone una strategia che consiste nella
    resistenza passiva, il non reagire, in altre parole, alle provocazioni dei violenti, e nella disobbedienza civile, vale a dire il rifiuto di sottoporsi a leggi ingiuste.
    “La mia non-cooperazione non nuoce a nessuno; è non-cooperazione con il male,… portato a sistema, non con chi fa il male” (Gandhi, Gandhi Parla di Stesso, p.128).

  • Tolleranza religiosa: ”… il mio più intimo desiderio” dice Ghandhi “… è di realizzare la fratellanza … tra tutti gli uomini, indù, musulmani, cristiani, parsi e ebrei” (M.K.Gandhi, Gandhi Parla di Se Stesso, p.83). Gandhi sognava la convivenza pacifica e rispettosa dei tantissimi gruppi etnici e delle diverse professioni religiose presenti in India. Queste erano delle ricchezze che dovevano convivere e non dividere politicamente la nazione. Purtroppo, gli eventi non andarono come sperava Gandhi.

 

Il messaggio che il Mahatma ci lascia è molto attuale e la storia contemporanea, purtroppo, continua ad essere macchiata dalla guerra e dalla violenza.

Gandhi, “piccolo grande uomo”, riesce con le sue sole forze, a sconfiggere il potente Impero britannico e a realizzare il suo grande sogno dell’indipendenza per il suo paese. Come? Con la forza sbalorditiva della nonviolenza, del boicottaggio pacifico, della resistenza passiva e della ricerca della Verità (Dio).

Come possiamo rendere attuale Gandhi? Come possiamo essere anche noi portatori di pace?

Gandhi dimostra che la forza di un singolo uomo può diventare la forza di un popolo intero. Non dobbiamo quindi disperare se ci sembra che poteri superiori vogliano decidere per noi e armarci la mano. Gandhi stesso, con le sue parole, ci incoraggia a “cercare … la propria strada e … seguirla senza esitazioni” e a “non avere paura”. Rivolgendosi a ciascuno di noi aggiunge: “…affidati alla piccola voce interiore che abita il tuo cuore e che ti esorta ad abbandonare …, tutto, per dare la tua testimonianza di ciò per cui hai vissuto e di ciò per cui sei pronto a morire” (The Bombay Chronicle, 9 agosto 1942).

 

Il precetto della seguente strofa didattica di Gajarati – rispondere al male con il bene – fu il principio guida di Gandhi:

 

“Per una scodella d’acqua,

rendi un pasto abbondante;

per un saluto gentile,

prostrati a terra con zelo;

per un semplice soldo,

ripaga con oro;

se ti salvano la vita,

non risparmiare la tua.

 

Così parole e azione del saggio riverisci;

per ogni piccolo servizio,

dà un compenso dieci volte maggiore:

 

Chi è davvero nobile,

conosce tutti come uno solo

e rende con gioia bene per male”.

(M.K.Gandhi, L’Arte di Vivere, p.90).

 

La nonviolenza è il primo articolo della mia fede e l’ultimo del mio credo (M.K.Gandhi, Gandhi parla di se stesso, EMI, Bologna, 1998, p.63).

 

 Sono un incorreggibile ottimista. Il mio ottimismo si fonda sulla mia convinzione che ogni individuo ha infinite possibilità di sviluppare la nonviolenza. Più l’individuo la sviluppa, più essa si diffonderà come un contagio che a poco a poco contaminerà tutto il mondo”. (Id., p.142)

 

 

“…non c’è liberazione per alcuno su questa terra, né per tutta la gente di questa terra, se non attraverso la verità e la nonviolenza, in ogni cammino della vita, senza eccezione”. (M.K.Gandhi, La forza della Verità, vol.1, Sonda, Torino, 1991, p.78)

 

La mia vita è il mio messaggio” (Id., p.248)

 

“La vera moralità non consiste nel seguire il sentiero battuto, ma nel cercare ciascuno la propria strada e nel seguirla senza esitazioni”. (M.K.Gandhi, L’Arte di Vivere, EMI, Bologna, 1992, p.190)

 

“…l’amore non conosce mai la paura. (Id., p.184)

 

Una cosa è certa. Se la folle corsa agli armamenti continua, dovrà necessariamente concludersi in un massacro quale non si è mai visto nella storia. Se ci sarà un vincitore, la vittoria vera sarà una morte vivente per la nazione che riuscirà vittoriosa. Non c’è scampo allora alla rovina incombente se non attraverso la coraggiosa e incondizionata accettazione del metodo non violento con tutte le sue mirabili implicazioni. Se non vi fosse cupidigia, non vi sarebbe motivo di armamenti. Il principio della non violenza richiede la completa astensione da qualsiasi forma di sfruttamento. Non appena scomparirà lo spirito di sfruttamento, gli armamenti saranno sentiti come un effettivo insopportabile peso. Non si può giungere a un vero disarmo se le nazioni del mondo non cessano di sfruttarsi a vicenda”. (M.K.Gandhi, Antiche come le Montagne, ed. di Comunità, Milano, 1981).

 

 

“Lo Spirito di Dio è come il vento: soffia dove vuole e fa sorgere ovunque profeti e testimoni della Verità. Lo Spirito ha scelto Gandhi per fare più che predicare la parola, ma ascoltare la sua parola quasi sempre è vita religiosa”. 
Don Primo Mazzolari, http://web.tiscali.it/acastrolabio/reltagoregandhi.htm
Scritti di Gandhi

M.K.Gandhi, Gandhi parla di se stesso, EMI, Bologna, 1998

Id., Gandhi Parla di Gesù, EMI, Bologna, 1986

Id., L’Arte di Vivere, EMI, Bologna, 1989

Id., Teoria e Pratica della Nonviolenza, Einaudi, Torino, 1981                                                                              

Id., Sulla Violenza, a cura di G.Pontata, Linea d’Ombra, Milano, 1992

Id., La Forza della Verità, vol.1, Sonda, Torino, 1991

Id., Antiche come le Montagne, edizioni di Comunità, Milano, 1981

Id., La Mia Vita per la Libertà, Autobiografia, Newton Compton, Roma, 1978

Id., The Collected Works (93 voll.), New Delhi, Publication Division,

Government of India, 1958-93

Id., Satyagraha in South Africa, Ahmedabad, Navajivan Publishing House, 1972

Scritti su Gandhi:

Yogesh Chada, Gandhi, Il Rivoluzionario Disarmato, ed. A. Mondadori, Milano, 1998

Enrico Fasana, Gandhi, Mahatma e Uomo Politico, Scientific Press, Trieste, 1988

Vanamali Gunturu, Mahatma Gandhi. Vita e Opere, ed. E. Diederichs, Monaco, 1999

Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi:la Violenza è l’Ultima Parola della Storia?,Cipax - Anterem, Collana Strumenti di Pace, Roma, 1999

Gianni Sofri, Gandhi in Italia, Il Mulino, Bologna, 1988

Id., Gandhi e l’India, Giunti, Firenze, 1995

Judith M. Brown, Gandhi. Prigioniero della Speranza, Il Mulino, Bologna, 1995

Johan Galtung, Gandhi Oggi, edizioni Gruppo Abele, Torino, 1987

E. Erikson, La Verità di Gandhi, Feltrinelli, Milano, 1972

G.Salio, Gandhi, Red, Como, 1997

Ten Dulkar, Mahatma (8 vol.), New Delhi, Publication Division, Government of India, 1969

Links ad altri siti

www.zhora.it/Gandhi.htm

www.riflessioni.it/enciclopedia/gandhi.htm

www.societaperta.it/maestri_nonviolenza/gandhi/biografia.htm

www.criad.unibo.it/%7Egalarico/ATUALITY/gandhi.htm

www.heos.it/archivio_97_00/storia/stori_8.htm

http://web.tiscali.it/acastrolabio/reltagoregandhi.htm

www.rajayoga.it/recensioni/gandhi.htm
In lingua inglese

www.mahatma.org.in (sito ufficiale del Mahatma)

www.mkgandhi.org

www.markshep.com/nonviolence/index.html

Audio e Video

www.harappa.com/sounds/gandhi.html

www.nuvs.com/ashram

Film
“Gandhi”, regia: Richard Attenborough; cast: Ben Kingsley, Candice Bergen…, 1982.

 

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