La catechesi
comincia con una dinamica semplice: in mezzo una sedia, con una
persona seduta. Attorno altre tre o quattro. La prima volta il
conduttore chiede di fare bene attenzione alle parole e spiega che
“vince chi riesce a sedersi”. Generalmente si scatena una lotta
senza riserve per conquistare il posto a scapito di altri. Senza
commentare nulla, si scelgono altre persone tra il pubblico. In
questa seconda volta il conduttore spiega che “L’obiettivo è
sedersi”. Se le persone hanno prestato attenzione alle parole e
alla prima scena, potrebbero trovare soluzioni di cooperazione che
portino eventualmente anche a sedersi tutti contemporaneamente su
quella sedia, con creatività .
-
La prima scena mette in evidenza quanto la voglia di vincere
è insita in noi. Vincere è sopraffare gli altri. Per sopraffarli
sono leciti tutti i modi, anche violenti.
-
La seconda scena mostra che le regole possono fondarsi su un
concetto nuovo di vittoria, intesa come obiettivo comune.
La memoria dei fallimenti precedenti può aiutare nel cercare le
alternative. Obiettivo del gioco (e della vita) è la gioia di
tutti, non il vincere dei pochi.
Lettura di Apocalisse 5
(si
rileggono di nuovo, poi, i versetti più significativi)
...“ed io piangevo
molto, perché non s’era trovato nessuno degno di aprire il libro
né di guardarlo”. Il libro della
storia, come dicevamo nella catechesi di gennaio, non si riesce
più ad aprirlo. Ed è quasi inguardabile. Pare che la pace
sia ormai sconfitta (per sempre?), il Papa stesso è arrivato a
dire che forse Dio è disgustato. Sono parole pesanti, segno di un’epoca di
disumanità ; non possiamo trascurare la gravità di questo momento.
Si parla addirittura di tragedia dell’umanità … ed io forse per la
prima volta mi trovo a pregare in un modo diverso, mai
sperimentato. Non cerco tanto di guardare a me stesso, non cerco
nemmeno di capire quale sia il volto di Dio oggiÂ… semplicemente
cerco di chiedergli “Come stai, Dio?”. Credo che forse un po’
anche Dio si senta fallito.
-
E tu? Quali sono i tuoi
sentimenti oggi? Quanto forti sono?
-
Fermati, ascoltali:
indifferenza? Scoraggiamento? Rabbia? Inquietudine?
-
E quanto durano? Si sono giÃ
spenti?
Qualcuno risponde
al pianto di Apocalisse, ma la risposta è ancora un po’ ambigua:
parla di un Leone, di Giuda e Davide (stirpe regale!), dice che il
Leone ha vinto e ha rotto i sigilli. Insomma, sono espressioni che
ci rimandano al tipo di consolazione più comune; la storia ha una
soluzione: la vittoria dei potenti. Al tempo di
Apocalisse Vittoria era una dea, compagna e protettrice
degli imperatori. La logica romana
si ripropone esattamente anche oggi: la fine della storia e
il fine della storia sono la vittoria. Ci sono studiosi e
una saggistica intera che ne parlano, siamo arrivati allÂ’apice
dello sviluppo, abbiamo vinto (e,
guardacaso, vittoria in greco si dice Nike: un logo, una
filosofia della storia). Ma Apocalisse ha
un “canto nuovo” da farci ascoltare, ci assicura che anche
in questa storia, possesso dei potenti, si può vivere da risorti.
Pasqua, insomma, per noi sarà l’esercizio di guardare alla storia
a partire dalla speranza delle vittime. Anche Apocalisse,
è vero, ci parla della fine della storia, ma di questa
storia, che i deboli non sopportano. E al centro della nuova
storia toglie il Leone, per lasciarci lÂ’Agnello. Don Primo
Mazzolari,
per continuare con le metafore animali, ci spiega così:
“La guerra non
la si può fare se non da lupo a lupo, tra lupi e lupi, usando i
metodi del lupo. Mentre la resistenza è tutt’altra cosa e la si
può fare rimanendo agnello nell’anima e nel metodo. Deve essere
una sorpresa piacevolissima per il lupo quando scopre che
l’agnello lo copia”.
Guardiamolo,
questo Agnello: è ritto in piedi, segno di resurrezione, di
resistenza. Però è sgozzato, è stato immolato, e questo verbo a
Roma si usava sia per le vittime animali che per le stragi
imperiali. Insomma, la
vera vittoria secondo Apocalisse sta in questo Agnello
sgozzato, nella disponibilità di Gesù a farsi uccidere, piuttosto
che uccidere. Scegliere di soffrire anziché far soffrire. E’ questa la
chiave nuova che apre i sigilli della storia, è questo l’amore
vero che dà un nuovo senso alla storia. “L’amore non brucia gli
altri, brucia se stesso”
(Gandhi). Essere disposti
al sacrificioÂ…Con il martirio,
ma anche con una logica di sacrificio quotidiana. E tanti diranno
“ecco, le solite menate da buoni cristiani bigotti, disposti a
soffrire: loro sono quelli che per credere devono fare i tristi,
non possono godersi la vita…” Eppure il
sacrificio è una dimensione quotidiana che accettiamo quasi
naturalmente; a volte umano e dignitoso, a volte illogico e
squallido: il sacrificio del tifoso per seguire la sua squadra, i
sacrifici per mostrare unÂ’auto nuova, il sacrificio di certe mie
libertà per il bene di un gruppo (anche solo con le regole
condominiali, sapete?), i sacrifici per conquistare una donnaÂ… o
per conservare il suo amore, i sacrifici dei genitori per i figli…Non è così strano
cercare il senso della storia in un sacrificio, in un nostro
sacrificio. Gesù, poi, ci fa
fare un altro passo avanti, ancor più profondo, e intona davvero
note di un canto nuovo: coniuga la logica del sacrificio con la
nonviolenza, e la storia si rivoluziona!
(Leggi una bella catechesi sulla
nonviolenza, con tanti link a
testi utili) La nonviolenza
applica la disponibilità a sacrificarsi proprio nel conflitto,
dove si scatena la nostra aggressività e dove siamo più
predisposti a fare del male agli altri. Questo significa imparare
a lottare cercando di ridurre al minimo la violenza, senza
pretendere che lÂ’avversario segua la nostra stessa condotta. Insomma, cari
giovani che scendiamo in piazza oggi per la pace, mettiamoci bene
in testa che:
la pace ha un costo e un percorso.
Non è solo utopia
nel senso che non si esaurisce in un grido e una manifestazione.
Ormegiovani
dice che la pace è il nuovo martirio a cui la chiesa viene
chiamata! Tu piangi per la
guerra, ma quale prezzo sei disposto a pagare per la pace? Quali segni porti
sulla tua pelle per la pace? “Scambiamoci un segno di pace”
dovrebbe voler dire condividiamo le cicatrici che lÂ’azione
nonviolenta per la pace ha marchiato sui nostri corpi.
Condividiamole, e resistiamo insieme! Mai come in
questi tempi violenti i cristiani sono chiamati ad essere piccole
comunità di resistenza. “Il cristiano è
sempre un resistente, un resistente per vocazione, di fronte a
qualsiasi male” (Mazzolari). Questo è il
costo della pace. Ed il percorso nonviolento è
complesso. Ne evidenziamo solo alcuni aspetti, con una frase che
riassume molto:
La nonviolenza
è fiducia nell’uomo e fede in Dio, è la forza dell’amore e della
verità .
Non è
semplicemente una dimostrazione d’amore, non è una carezza sulla
testa. Forse più di tutto è una dimostrazione di forza: non
si limita all’amore puro ma lo rende effettivo, è continua ricerca
di tecniche di lotta compatibili con lÂ’amore e con il rispetto
della verità . “Insistere sulla
verità ” (satyagraha), essere ostinati, affermare la veritÃ
non con la sofferenza del nemico, ma con la propria. La nonviolenza è
fiducia nell’uomo, è credere che la vita ha un senso. La
violenza è segno che il destino umano è assurdo, ma la violenza
non è fatale, non è la strada inevitabile: se conserviamo fiducia
nellÂ’uomo si riapre la speranza. La nonviolenza
non disumanizza lÂ’oppositore, parte sempre dai suoi lati migliori
e fa appello all’umanità e alla ragione dell’avversario, perchè è
convinta che ciò che ci unisce è molto più di ciò che ci divide. E’ un’impresa
difficile, frutto di un rapporto cuore a cuore con Dio. Gandhi
diceva che “la lotta del satyagraha è per i forti di spirito. (…)
La radice del satyagraha è la preghiera. La preghiera non è il
passatempo ozioso di una vecchia. Compresa nel suo valore e
giustamente impiegata è il mezzo più potente”. Per questo, e ora
si capisce bene, allÂ’Agnello sul trono Apocalisse riconosce lode,
onore, gloria e potenza. La nonviolenza è
la vittoria dei deboli.
|
"Se vuoi la Pace, costruisci Pace",
veglia di preghiera sulle orme di Giovanni
Falcone, Paolo Borsellino don Primo Mazzolari e
don Tonino Bello, testimoni che in tempi e
luoghi diversi hanno camminato per la Pace
|
|
Ripercorri insieme a molti
giovani i passi della
Via Crucis
Pordenone-Aviano
e troverai i segni di
speranza e capirai che la resurrezione è giÃ
presente in germe in ogni passione dell'umanità |
|
Visita la sezione
Testimoni
ed incontrerai le storie di uomini e
donne che hanno scelto la strada della carità ,
della giustizia e della pace |
|
|