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Carovana della Pace: Se vuoi Pace, Costruisci Pace. Sulle orme di G. Falcone, P. Borsellino e don P. Mazzolari

settembre 2002

Se vuoi Pace
Costruisci Pace   

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Se Vuoi Pace Costruisci Pace

Ripercorrendo la strada della Giustizia e del Perdono, con la testimonianza di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, preghiamo insieme e ci Impegniamo ad essere "Costruttori di Pace" non "In Pace" sull'esempio di Don Primo Mazzolari

 

1°PARTE   In memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
a 10 anni dalla morte

 

"La vera pace è frutto della giustizia, virtù morale e garanzia legale che vigila sul pieno rispetto di diritti e doveri e sull'equa distribuzione di benefici e oneri. Ma poiché la giustizia umana è sempre fragile e imperfetta, esposta com'è ai limiti e agli egoismi personali e di gruppo, essa va esercitata e in certo senso completata con il perdono che risana le ferite e ristabilisce in profondità i rapporti umani turbati"

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
PER LA CELEBRAZIONE DELLA
GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
1° GENNAIO 2002

Canto : PACE SIA PACE A VOI

 

 

Dal Libro del Profeta Isaia       Is 32, 15-20

 

Ma infine in noi sarà infuso uno spirito dall'alto:

allora il deserto diventerà un giardino

e il giardino sarà considerato una selva.

Nel deserto prenderà dimora il diritto

e la giustizia regnerà nel giardino.

Effetto della giustizia sarà la pace,

frutto del diritto una perenne sicurezza.

Il mio popolo abiterà in una dimora di pace,

in abitazioni tranquille,

in luoghi sicuri,

anche se la selva cadrà

e la città sarà sprofondata.

Beati voi! Seminerete in riva a tutti i ruscelli e lascerete in libertà buoi e asini

 

 

 

Dall'intervista concessa al quotidiano tedesco "Die Welt" la settimana prima di morire.

 

 

 

Dottor Falcone, lei è il giudice più protetto d’Italia. Molti colleghi sono morti per la mafia. Lei stesso è sfuggito solo di poco a un attentato. Ha paura?

 

“Paura? Credo che il problema della paura non sia la cosa più importante del mio compito. Bisogna imparare a convivere con essa. La cosa più importante è il problema della mafia: essa va’ combattuta. Se poi in questa documentazione contro la mafia qualcuno ha paura oppure no, è un fattore assolutamente non importante. E se per caso si ha paura, bisogna cercare di superarla. Non c’è alternativa”.

 

-Come vive la sua famiglia con questa paura?

 

“Famiglia? Io ho una moglie che lavora come giudice alla Corte di appello di Palermo”.

 

- La sua vita privata è molto limitata?

 

“Si tenta di convivere anche con questo problema. E’ il prezzo che bisogna pagare.”

 

- Cosa la disturba maggiormente?

 

“Tutto ciò che limita la mia vita privata”.

 

- Si sente più sicuro a Roma che a Palermo?

 

“Diciamo un po’ meglio. Qui è più facile vivere con le misure di sicurezza. Ma naturalmente anche a Roma esistono delle limitazioni. Io non vivo mai come un cittadino normale”.

 

- Ha ancora degli amici o diffida di tutti?

 

“E’ naturale che ho ancora amici. Ci mancherebbe solo che non ne avessi più. Per il resto non mi piacciono queste domande che mi vengono poste continuamente. E anche questi interrogatori da parte della stampa rientrano tra le limitazioni impostemi dalla mia professione”.

 

- Come e dove effettua le sue ferie?

 

Per lo più all’estero. Talvolta anche in Italia, quando le misure di sicurezza sono rispettabili.”

 

- Come può difendere da solo la sua vita?

 

“Si devono cambiare continuamente abitudini. Di più non le rivelerò.”

 

- Il gioco vale ancora questa limitazione della qualità della vita? Il prezzo no è troppo alto?

 

“C’è sempre un prezzo morale che va’ pagato. E’ quando si è pronti a pagarlo, alla fine vuol dire che ne vale la pena”.

A questa città vorrei dire: gli uomini passano, le idee restano, restano le loro tensioni morali, continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini"

 

- Tornerebbe a scegliere la su a professione?

 

“Certo, con tutta probabilità. Credo che ognuno di noi debba essere giudicato per ciò che ha fatto. Contano le azioni non le parole. Se dovessimo dar credito ai discorsi, saremmo tutti bravi e irreprensibili"

 

 

 

Momento di silenzio

 

 

 

Spunti per la riflessione

 

1.    Perché la Giustizia per avere Pace? E il perdono?

2.    Perché testimoni come Giovanni e Paolo danno la vita?

3.    Ne vale la pena?

4.    Quale parola mi porto dentro con più insistenza in questo momento?

 

2°PARTE   E noi? Donne e Uomini In pace o di Pace?

 

 

Il cristiano è un "uomo di pace" non un "uomo in pace": fare la pace è la sua vocazione

 

Pare a molti che invece di servirci della ragione per arrivare alla pace, la sospendiamo, per timore che la pace faccia saltare il mondo dei nostri interessi.

Finora la pace ha trovato sulla sua strada più moderatori che cultori, più paura che fiducia: la paura di morire non di far morire.

Molti, invece di considerarla un crimine, poiché facendo la guerra si uccide, la tengono come una disgrazia, per il fatto che in guerra si puo' essere uccisi.

Quando si parla di pace bisogna parlarne come ne parlano i fanciulli, non pensando a nient'altro, non negando con le mani o col cuore ciò che le labbra dicono.

La pace è un bene pieno: sulla pace non si ragiona né si distingue. E' una parola che non sopporta aggiunte: una parola cristiana.

Da quando i cristiani si sono messi a "ragionare sulla pace, a porre delle condizioni "ragionevoli" alla pace, a mettere davanti a loro "giustizie", non ci siamo capiti, neanche in cristianità, ed è stata la guerra.

Tutto il mondo ha "ragione" o crede di averla. La ragione va con tutti, e finirà di stare col lupo, non con la pecora, la sola che avrebbe veramente ragione, se non invidiasse il lupo e non cercasse di superarlo.

La pace vuole un linguaggio semplice, senza riguardi di persone, senza retorica, senza crociate.

"Pace a voi!"

"Sia Pace a questa casa!"

"Vi do la mia pace!"

Rimanete nella mia pace!"

E si mettevano sulla strada, a due a due, senza borsa, senza bastone, senza niente.

La gente li scherniva, quasi fossero dei pazzi; qualcuno pero' li fermava, mormorando: e se avessero ragione?

Ma dietro non avevano nessuno e niente.

Non erano attaccati a nessuno, a niente: essi erano attaccati all'uomo, alla sua anima, alle sue tribolazioni, poiché l'uomo era entrato nel loro cuore assieme al Figlio dell'uomo, col nome di fratello.

Così è cominciato il Vangelo di Pace

 

Tratto da Don Primo Mazzolari - Tu non uccidere

 

Dal Vangelo secondo Matteo         Mt 10, 5-14

 

In quel tempo Gesu' invio i dodici dopo averli così istruiti:

" Non andate tra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto,gratuitamente date. Non procuratevi né oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento.

In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se via sia qualche persona degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. SE qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi.

 

Momento di silenzio

 

Condivisione

 

Padre Nostro

 

 

 

Canto finale "Nuove Mani si apriranno ad Oriente"

 

 

In Marcia per la Pace  

Non siamo molto abituati a legare il termine “pace” a concetti dinamici. Raramente sentiamo dire: “quell’uomo si affatica in pace”, “lotta in pace”, “strappa la vita con i denti in pace”. Più consuete nel nostro linguaggio sono, invece, le espressioni : “Sta seduto in pace”, “sta leggendo in pace”, “medita in pace” e ovviamente “riposa in pace”.

La pace, insomma, ci richiama più la vestaglia da camera che lo zaino del viandante. Più il caminetto, che l’officina brulicante di problemi. Più il silenzio del deserto che il traffico delle metropoli.

Più la penombra raccolta di una chiesa che una riunione di sindacato. Più il mistero della notte che i rumori del meriggio.

La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia, rifiuta la tentazione del godimento. Non ha nulla da spartire con la banale “vita pacifica”, non elude i contrasti. Si, la pace, prima che traguardo, è cammino, cammino in salita. Vuol dire che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi. I suoi rallentamenti e le sue accelerazioni. Forse anche le sue soste. Se è così occorrono attese pazienti. E sarà beato, perché operatore di pace, non che pretende di trovarsi all’arrivo senza essere mai partito, ma chi parte.

 

 Tonino Bello

 

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