Questa
catechesi ci raggiunge ormai quasi in chiusura di cammino: è
tempo di raccogliere la messe, cominciare a distinguere il grano
dalla zizzaniaÂ…E poi nasce nel contesto di unÂ’ennesima
guerra, più grave di tutte le altre, tanto bestiale quanto
ciascuna di esse. Mi guardo intorno e vedo soprattutto terrore e
violenza. La pace è sconfitta? Nei
giorni scorsi abbiamo detto in varie occasioni che la pace non
è seppellita, ma seminata, e questo lo scopre solo chi sa
guardare 'da sotto', cercando di immergersi nella storia e nel
dolore delle genti... e non chi si ferma alla superficie.
I sentimenti di questi giorni si sono appesantiti
ancora di più, solcati da una propaganda
di guerra che vuole portare proprio allÂ’indifferenza.
Quali sono i vostri sentimenti oggi? Quali Parole hanno
risuonato forte nel vostro cuore in questi giorni? EÂ’
strano che tutto questo accada proprio in prossimità della
Pasqua. Vogliamo una catechesi pasquale. La stiamo cercando
tutti, questa Pasqua; stiamo con fatica cercando di distinguere
tra i cadaveri sepolti ed i semi interrati, stiamo guardando con
attenzione dentro la storia ed i cuori. Siamo,
insomma, testimoni gli uni per gli
altri della resurrezione; voi lo
siete per noi, voi siete oggi motivo della nostra speranza e
resistenza. Introduciamo la nostra ricerca
della Pasqua con una bellissima poesia di Turoldo,
che ci aiuta a capire, a guardare con occhi nuovi questi tempi
scuri, a contemplare sottoterra il seme che marcisce ed il germe
che spunta. Per farlo bisogna immergersi nella notte.
Ritorni
la notte
Ritorni
la notte
la
notte fonda
la
notte egizia
quando
tutti erano
immobili
pietre
e
nessuno scorgeva nessuno:
solo
Iddio vegliava nella Notte
con
occhi di gufo.
E
più ancora ritorni
la
Notte scesa nel pieno giorno
avanti
il terribile grido
quando
si ruppe il velo del Tempio
e
i morti, in bagliori azzurri,
uscirono
dai sepolcri.
Notte:
confine e porta
su
altra vita.
Di
notte è stata creata ogni cosa,
nella
oscurità del solco
fermenta
e germina lo stelo,
pur
se la spiga maturerà – o morirà –
nel
sole: e quando
poi
compare la lunaÂ…
“fu
sera e fu mattino, sesto giorno”,
giorno
per Iddio è la Notte.
Ora possiamo leggere il Vangelo, che
ci porta fuori da unÂ’altra notte (Mc 16, 1-8):
E, passato il sabato, Maria Maddalena
e
Maria di Giacomo e Salome
comprarono
aromi per venire a ungerlo.
E
molto presto, il primo giorno dopo il sabato,
vengono
al sepolcro, sorto già il sole.
E
dicevano tra loro:
chi
ci rotolerà via la pietra
dalla
porta del sepolcro?
E,
guardando in alto (anablepein)
osservano
che è stata rotolata via la pietra:
era
infatti grande assai.
Ed
entrate nel sepolcro, videro un giovane,
seduto
alla destra, avvolto in veste bianca;
e
si spaventarono.
Ora
egli dice loro: non spaventatevi.
Gesù
cercate, il Nazareno, il Crocifisso.
EÂ’
risorto, non è qui!
Ecco
il luogo dove lo posero.
Ma
andate, dite ai suoi discepoli, e a Pietro:
vi
precede nella Galilea;
lì
lo vedrete, come vi ha detto.
E,
uscite, fuggirono dal sepolcro;
infatti
le aveva prese tremore e terrore.
E
non dissero niente a nessuno;
temevano
infatti”
La notte, il
sonno, il buio della morte sceso alle tre del pomeriggio. La
morte, la tristezza, il masso troppo pesante da spostare. I
sentimenti di queste donne: dall’utopia di Gesù al realismo
della sua morte, della sua sconfitta e umiliazione. La nostalgia
di tutto quello che avevano sognato e che è crollato in un
giorno. EÂ’ notte fonda per queste donne. E
sono rimaste loro sole, la fragilità in persona. Tutti dispersi,
tutti scomparsi, tutti spaventati. EppureÂ…
se torniamo a ripercorrere il Vangelo di Marco, proprio nelle
notti dei discepoli Gesù aveva mostrato di esserci, di stare a
fianco di chi non ha speranza. Ricordiamo ad esempio i due episodi
in barca, entrambi di notte (Mc 4,35 e Mc 6, 45), il secondo che
si chiude con le stesse parole della resurrezione: “Non abbiate
paura”, perché “Io sono, io sono qui”. Nell’occhio
della tempesta, nel cuore della violenza che ci circonda, Gesù ha
detto una volta per tutte “Io sono qui”. Allora,
in questa notte della storia, quello che occorre sono occhi
nuovi, uno sguardo più profondo.
Non possiamo fermarci ad un Gesù da imbalsamare
con l’unguento o da imbellettare, perché rimane pur sempre un
cadavere e saremmo noi stessi ad intrappolarlo in un sepolcro.
Discepoli di un cadavere, chiese che sono sepolcri.
E’ notte anche nella fede dei cristiani? Perché non ci
accorgiamo che è già mattino? Che è un giorno nuovo, il primo
giorno, e il sabato è già passato? Perché ci fa paura il masso
e non “solleviamo lo sguardo”, vedendo che qualcuno lÂ’ha giÃ
rotolato via? Anablepein:
“sollevare lo sguardo, vedere di nuovo”… vedere
il nuovo. EÂ’ lo stesso verbo del
cieco che ci vide di nuovo, vide finalmente persone e non alberi
(vedi la catechesi
del GIM) Dobbiamo faticare per vedere le
cose come stanno. Le comunità cristiane che
cominciano a vedere si accorgono di essere imbevute della
disumanità delle regole di oggi. Per loro, vedere di nuovo
significa scoprire dov’è la forza di reazione e di alternativa
a questa disumanità . O ancora: la visione
smaschera per noi la violenza del Sistema di Dominazione. La re-visione
(o contemplazione) ci convince che la pratica rivoluzionaria della
Croce può rovesciare le regole delle armi. La
chiamiamo “SpiritualitÃ
dell’insonnia”, non solo perché
molti di voi quando i tempi sono difficili realmente non riescono
a dormire tranquilli… ma anche perchè dobbiamo stare svegli,
guardare alla storia con altri occhi, essere testimoni anche per
gli altri di uno sguardo nuovo.
“Restate
qui, e vegliate con me”.
Quali
possono essere questi occhi nuovi? La
resurrezione sta nella speranza
delle vittime (leggi un bellÂ’articolo di Jon
Sobrino) Questo ci insegna la storia,
questo significa vedere oltre la morte. Pensiamo
alla scena della croce sul Golgota: la puoi guardare da sotto la
croce, e vedi tutto ad un certo livello e con certi orizzonti.
Oppure da sopra la croce, come la vedeva Gesù: altri orizzonti,
altra visione. LÂ’uccisore o lo spettatore guardano da sotto e
non vedono cosa il
crocefisso contempla dallÂ’alto. Per capire la resurrezione
bisogna salire sulla croce. Ostinata
speranza di chi non crolla: loro ci insegnano che è possibile
vivere da risorti già in questa storia.
La resurrezione non è una fuga, non
è un’attesa, né una promessa. E’ luce già in questa storia.
EÂ’ testimonianza resistente di chi non si lascia schiacciare
dalla morte. “Non è qui”. E non è
neppure in cielo, o dentro di voi. “Vi precede in Galilea”.
Cammina davanti a voi. Il Vangelo finisce
così; i versetti seguenti sono un’aggiunta successiva per
esplicitare, ma Marco ha scritto forse il Vangelo più bello perché
tiene la resurrezione in sospeso, tra un annuncio (Gesù
cammina davanti a voi) e un mistero che spaventa e ammutolisce
(fuggirono e non dissero niente a nessuno). Restituisce
la resurrezione alla Galilea, là dove è cominciato il percorso
dei discepoli. La Galilea delle genti, luogo di passaggio di tanti
popoli, la Galilea periferia delle periferie, luogo più povero in
Israele, la Galilea degli inizi, terra di pescatori e contadini.
EÂ’ molto quotidiana la resurrezione in Marco! Il
Vangelo termina con una ‘non-fine’ (la parola “infatti”) e
rimanda al principio (e al versetto 1,1 troviamo proprio la parola
“Inizio della Buona Notizia di Gesù Cristo”). In
pratica la resurrezione ha senso se
c’è qualcuno che la cerca, che
attraversa la storia per coglierne le tracce. Ha senso se
risveglia il discepolato. Possiamo dire che la Pasqua è il
passaggio dal tradimento al
discepolato. In
maniera molto concreta, per Marco si chiude così il cammino di
Gesù: ci restituisce una sfida (hai coraggio di camminare davvero
dietro a lui?) e un luogo (hai scoperto qual è la tua Galilea?).
E qui arriviamo al cuore anche del GIM2: tutto il
nostro percorso vuole portarci a vivere da risorti in questa
storia. Trovando il nostro posto e la relazione vitale con Dio per
seguirlo un passo dopo lÂ’altro. Ora, come
il Vangelo, anche il GIM è quasi in chiusura di cammino.
Incomincia a farci capire che è ora di tornare in Galilea.
Per alcuni di voi c’è di mezzo un salto grande
da fare, per altri si tratta della continuità in quello che giÃ
avete intuito o state costruendo pian piano. Ma per tutti,
vedrete, la fatica e la bellezza sarà comunque restare nel
quotidiano. La resurrezione per noi non sarà mai eclatante. SarÃ
misteriosa e intensa, ma concentrata nei piccoli volti delle
nostre Galilee. E sarà facile tornare in
Galilea per chi avrà curato il suo quotidiano in tutto questo
tempo. Per chi in quest’anno è stato capace di “vegliare con
Gesù”, di com-patire con tutti i corpi che sudano sangue, di
restare giorno dopo giorno dietro a Gesù e immerso tra la gente.
“Non abbiate paura”, dice Gesù. Non abbiate
paura, ma cercatelo, datevi delle strategie perchè Gesù resti
vostro compagno di viaggio ogni giorno. Sarà più difficile, non
per tutti ci sarà un gruppo forte di riferimento come questo,
cominciate a mettere le basi per il futuro. E
come ritornello per verificare la solidità del cammino, usate
quelle che sono state le prime parole rivolte a Gesù nel Vangelo:
“Che c’entri con noi, Gesù nazareno?!”
|
|
L'articolo
dedicato ai Cercatori
di pace, ti farà conscere il viaggio di
Chiara, una giovane del Gim, in Terra
Santa sulle tracce della Pacem in Terris |
|
|
Entra
nella sezione Testimoni
e conoscerai come molte donne, oggi come ieri,
seguendo la sequela di Gesù hanno affrontato le loro
notti buie.
|
Visita lo speciale
Via Crucis Pordenone-Aviano, giunto
quest'anno in un momento molto difficile della
storia. Troverai segni di speranza e
capirai che la resurrezione è già presente
in germe in ogni passione dell'umanità .
|
|
|
|