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Mc 8, 14-26: Nulla, alberi, esseri umani

Gim Padova (dicembre 2002)

Al passo con gli ultimi:l'unica resurrezione possibile.

Catechesi del II Gim Padova-aprile 2003

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Veglie e preghiere                               Teologia della missione                       Sfide per crescere

 

Questa catechesi ci raggiunge ormai quasi in chiusura di cammino: è tempo di raccogliere la messe, cominciare a distinguere il grano dalla zizzania…E poi nasce nel contesto di un’ennesima guerra, più grave di tutte le altre, tanto bestiale quanto ciascuna di esse. Mi guardo intorno e vedo soprattutto terrore e violenza. La pace è sconfitta? Nei giorni scorsi abbiamo detto in varie occasioni che la pace non è seppellita, ma seminata, e questo lo scopre solo chi sa guardare 'da sotto', cercando di immergersi nella storia e nel dolore delle genti... e non chi si ferma alla superficie. I sentimenti di questi giorni si sono appesantiti ancora di più, solcati da una propaganda di guerra che vuole portare proprio all’indifferenza. Quali sono i vostri sentimenti oggi? Quali Parole hanno risuonato forte nel vostro cuore in questi giorni? E’ strano che tutto questo accada proprio in prossimità della Pasqua. Vogliamo una catechesi pasquale. La stiamo cercando tutti, questa Pasqua; stiamo con fatica cercando di distinguere tra i cadaveri sepolti ed i semi interrati, stiamo guardando con attenzione dentro la storia ed i cuori. Siamo, insomma, testimoni gli uni per gli altri della resurrezione; voi lo siete per noi, voi siete oggi motivo della nostra speranza e resistenza. Introduciamo la nostra ricerca della Pasqua con una bellissima poesia di Turoldo, che ci aiuta a capire, a guardare con occhi nuovi questi tempi scuri, a contemplare sottoterra il seme che marcisce ed il germe che spunta. Per farlo bisogna immergersi nella notte.

Ritorni la notte

Ritorni la notte

la notte fonda

la notte egizia

quando tutti erano

immobili pietre

e nessuno scorgeva nessuno:

solo Iddio vegliava nella Notte

con occhi di gufo.

 

E più ancora ritorni

la Notte scesa nel pieno giorno

avanti il terribile grido

quando si ruppe il velo del Tempio

e i morti, in bagliori azzurri,

uscirono dai sepolcri.

 

Notte: confine e porta

su altra vita.

Di notte è stata creata ogni cosa,

nella oscurità del solco

fermenta e germina lo stelo,

pur se la spiga maturerà – o morirà –

nel sole: e quando

poi compare la lunaÂ…

“fu sera e fu mattino, sesto giorno”,

giorno per Iddio è la Notte.


Ora possiamo leggere il Vangelo, che ci porta fuori da unÂ’altra notte (Mc 16, 1-8):

                                   E, passato il sabato, Maria Maddalena

e Maria di Giacomo e Salome

comprarono aromi per venire a ungerlo.

E molto presto, il primo giorno dopo il sabato,

vengono al sepolcro, sorto già il sole.

E dicevano tra loro:

chi ci rotolerà via la pietra

dalla porta del sepolcro?

E, guardando in alto (anablepein)

osservano che è stata rotolata via la pietra:

era infatti grande assai.

Ed entrate nel sepolcro, videro un giovane,

seduto alla destra, avvolto in veste bianca;

e si spaventarono.

Ora egli dice loro: non spaventatevi.

Gesù cercate, il Nazareno, il Crocifisso.

E’ risorto, non è qui!

Ecco il luogo dove lo posero.

Ma andate, dite ai suoi discepoli, e a Pietro:

vi precede nella Galilea;

lì lo vedrete, come vi ha detto.

E, uscite, fuggirono dal sepolcro;

infatti le aveva prese tremore e terrore.

E non dissero niente a nessuno;

temevano infatti”

La notte, il sonno, il buio della morte sceso alle tre del pomeriggio. La morte, la tristezza, il masso troppo pesante da spostare. I sentimenti di queste donne: dall’utopia di Gesù al realismo della sua morte, della sua sconfitta e umiliazione. La nostalgia di tutto quello che avevano sognato e che è crollato in un giorno. E’ notte fonda per queste donne. E sono rimaste loro sole, la fragilità in persona. Tutti dispersi, tutti scomparsi, tutti spaventati. Eppure… se torniamo a ripercorrere il Vangelo di Marco, proprio nelle notti dei discepoli Gesù aveva mostrato di esserci, di stare a fianco di chi non ha speranza. Ricordiamo ad esempio i due episodi in barca, entrambi di notte (Mc 4,35 e Mc 6, 45), il secondo che si chiude con le stesse parole della resurrezione: “Non abbiate paura”, perché “Io sono, io sono qui”. Nell’occhio della tempesta, nel cuore della violenza che ci circonda, Gesù ha detto una volta per tutte “Io sono qui”. Allora, in questa notte della storia, quello che occorre sono occhi nuovi, uno sguardo più profondo. Non possiamo fermarci ad un Gesù da imbalsamare con l’unguento o da imbellettare, perché rimane pur sempre un cadavere e saremmo noi stessi ad intrappolarlo in un sepolcro. Discepoli di un cadavere, chiese che sono sepolcri. E’ notte anche nella fede dei cristiani? Perché non ci accorgiamo che è già mattino? Che è un giorno nuovo, il primo giorno, e il sabato è già passato? Perché ci fa paura il masso e non “solleviamo lo sguardo”, vedendo che qualcuno l’ha già rotolato via? Anablepein: “sollevare lo sguardo, vedere di nuovo”… vedere il nuovo. E’ lo stesso verbo del cieco che ci vide di nuovo, vide finalmente persone e non alberi (vedi la catechesi del GIM) Dobbiamo faticare per vedere le cose come stanno. Le comunità cristiane che cominciano a vedere si accorgono di essere imbevute della disumanità delle regole di oggi. Per loro, vedere di nuovo significa scoprire dov’è la forza di reazione e di alternativa a questa disumanità. O ancora: la visione smaschera per noi la violenza del Sistema di Dominazione. La re-visione (o contemplazione) ci convince che la pratica rivoluzionaria della Croce può rovesciare le regole delle armi. La chiamiamo “Spiritualità dell’insonnia”, non solo perché molti di voi quando i tempi sono difficili realmente non riescono a dormire tranquilli… ma anche perchè dobbiamo stare svegli, guardare alla storia con altri occhi, essere testimoni anche per gli altri di uno sguardo nuovo.

“Restate qui, e vegliate con me”.

Quali possono essere questi occhi nuovi? La resurrezione sta nella speranza delle vittime (leggi un bellÂ’articolo di Jon Sobrino) Questo ci insegna la storia, questo significa vedere oltre la morte. Pensiamo alla scena della croce sul Golgota: la puoi guardare da sotto la croce, e vedi tutto ad un certo livello e con certi orizzonti. Oppure da sopra la croce, come la vedeva Gesù: altri orizzonti, altra visione. LÂ’uccisore o lo spettatore guardano da sotto e non  vedono cosa il crocefisso contempla dallÂ’alto. Per capire la resurrezione bisogna salire sulla croce. Ostinata speranza di chi non crolla: loro ci insegnano che è possibile vivere da risorti già in questa storia. La resurrezione non è una fuga, non è unÂ’attesa, né una promessa. EÂ’ luce già in questa storia. EÂ’ testimonianza resistente di chi non si lascia schiacciare dalla morte. “Non è qui”. E non è neppure in cielo, o dentro di voi. “Vi precede in Galilea”. Cammina davanti a voi. Il Vangelo finisce così; i versetti seguenti sono unÂ’aggiunta successiva per esplicitare, ma Marco ha scritto forse il Vangelo più bello perché tiene la resurrezione in sospeso, tra un annuncio (Gesù cammina davanti a voi) e un mistero che spaventa e ammutolisce (fuggirono e non dissero niente a nessuno). Restituisce la resurrezione alla Galilea, là dove è cominciato il percorso dei discepoli. La Galilea delle genti, luogo di passaggio di tanti popoli, la Galilea periferia delle periferie, luogo più povero in Israele, la Galilea degli inizi, terra di pescatori e contadini. EÂ’ molto quotidiana la resurrezione in Marco! Il Vangelo termina con una ‘non-fineÂ’ (la parola “infatti”) e rimanda al principio (e al versetto 1,1 troviamo proprio la parola “Inizio della Buona Notizia di Gesù Cristo”). In pratica la resurrezione ha senso se c’è qualcuno che la cerca, che attraversa la storia per coglierne le tracce. Ha senso se risveglia il discepolato. Possiamo dire che la Pasqua è il passaggio dal tradimento al discepolato. In maniera molto concreta, per Marco si chiude così il cammino di Gesù: ci restituisce una sfida (hai coraggio di camminare davvero dietro a lui?) e un luogo (hai scoperto qual è la tua Galilea?). E qui arriviamo al cuore anche del GIM2: tutto il nostro percorso vuole portarci a vivere da risorti in questa storia. Trovando il nostro posto e la relazione vitale con Dio per seguirlo un passo dopo lÂ’altro. Ora, come il Vangelo, anche il GIM è quasi in chiusura di cammino. Incomincia a farci capire che è ora di tornare in Galilea. Per alcuni di voi c’è di mezzo un salto grande da fare, per altri si tratta della continuità in quello che già avete intuito o state costruendo pian piano. Ma per tutti, vedrete, la fatica e la bellezza sarà comunque restare nel quotidiano. La resurrezione per noi non sarà mai eclatante. Sarà misteriosa e intensa, ma concentrata nei piccoli volti delle nostre Galilee. E sarà facile tornare in Galilea per chi avrà curato il suo quotidiano in tutto questo tempo. Per chi in questÂ’anno è stato capace di “vegliare con Gesù”, di com-patire con tutti i corpi che sudano sangue, di restare giorno dopo giorno dietro a Gesù e immerso tra la gente. “Non abbiate paura”, dice Gesù. Non abbiate paura, ma cercatelo, datevi delle strategie perchè Gesù resti vostro compagno di viaggio ogni giorno. Sarà più difficile, non per tutti ci sarà un gruppo forte di riferimento come questo, cominciate a mettere le basi per il futuro. E come ritornello per verificare la solidità del cammino, usate quelle che sono state le prime parole rivolte a Gesù nel Vangelo: “Che cÂ’entri con noi, Gesù nazareno?!”

 

 

L'articolo dedicato ai Cercatori di pace, ti farà conscere il viaggio di Chiara, una giovane del Gim, in Terra Santa sulle tracce della Pacem in Terris
Visita la pagina dell'Osservatorio sull'Informazione-il "Media Watch" del Gim, che propone una lettura collettiva, approfondita e critica della notizia.

Entra nella sezione Testimoni e conoscerai come molte donne, oggi come ieri, seguendo la sequela di Gesù hanno affrontato le loro notti buie.

Visita lo speciale Via Crucis Pordenone-Aviano, giunto quest'anno in un momento molto difficile della storia. Troverai segni di speranza e capirai che la resurrezione è già presente in germe in ogni passione dell'umanità.

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