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Maggio a Sapopemba

di Valdenia dal Brasile

Sao Paulo, Giugno 2006

 

Cari amici e amiche,

 

    vi scrivo per condividere alcuni fatti accaduti nel mese di maggio nello Stato di S. Paolo (Brasile), specialmente nella regione Sapopemba, dove viviamo e lavoriamo.

 

Prima di presentarvi i fatti avvenuti, vorrei ringraziarvi per la preoccupazione e solidarietà mostrati, anche se viviamo cosi lontano, che mostrano la vostra fiducia e fraternità.

 

Cercando di dare un quadro più chiaro alle cose, ho cercato di dividere la situazione in 4 momenti: i precedenti, i fatti, le conseguenze, le iniziative per superare la violenza.

 

Precedenti

Presentiamo gli antefatti perché riconosciamo che niente avviene per caso. Nell’episodio che ha esposto lo Stato di S. Paolo all’attenzione dei media internazionali, ci sono stati dei fatti anteriori che lo giustificano. Noi che accompagniamo, attraverso il lavoro delle comunità di base e il lavoro sociale, tanti giovani e le loro famiglie, possiamo evidenziare situazioni che lungo il corso degli anni  hanno alimentato il crescere delle organizzazioni criminali e la sfiducia verso il sistema di sicurezza pubblica. Tra le varie, evidenziamo:

  1. la connivenza della polizia con i trafficanti di droga: cioè la polizia che sfrutta i dipendenti chimici per mantenere il loro vizio e li mette in carcere, mentre parallelamente fa accordi con i trafficanti ricevendo da loro grosse quantità di droga e soldi senza che nulla venga fatto verso il traffico di stupefacenti.

  2. è noto alla gente che i criminali arrestati escano addirittura dalla porta di fronte del carcere, grazie alla corruzione che dilaga tra gli addetti alla sicurezza, che permette l’impunità ai veri delinquenti.

  3. la maggior parte delle carceri dello Stato di S. Paolo è nell’interno. Molte sono distanti fino ad 8 ore di viaggio, impedendo ai famigliari di visitare i loro congiunti,.essendo che la maggior parte delle famiglie non ha condizioni economiche per sostenere i costi. Lo Stato non aiuta in nessun modo, facendo si che il crimine organizzato possa sfruttare questa situazione a proprio vantaggio, utilizzando i parenti come “fattorini” del crimine.

  4. i trasferimenti dei detenuti non rispettano le norme previste dalla legge, secondo l’ordine di arrivo e i meriti ottenuti durante la detenzione. Piuttosto sono ottenuti grazie agli intrallazzi tra guardie e detenuti: chi ha i soldi la spunta!

  5. la pratica vigliacca degli agenti di polizia che usano tortura e vessazioni sia nelle carceri come nelle strade.

  6. molti giovani sono in carcere per essere negri e poveri, senza aver compiuto reati. Spesso i poliziotti nascondono droga nelle tasche e nelle baracche e poi li accusano di detenzione. Il giudice non  conosce le loro condizioni e cosa significa vivere in “favela” e si fida esclusivamente del rapporto dei poliziotti. I giovani poi non hanno nessuna condizione di assumere un avvocato per una difesa adeguata.

  7. nelle carceri, grazie ai favori reciproci tra i detenuti e gli agenti di custodia, avvengono festini con droga e ragazze che si prostituiscono.

  8. il Segretario della sicurezza pubblica non rivela alla società civile quali siano di fatto le politiche di sicurezza pubblica; però già è successo che detenuti fossero scarcerati per avere offerto contributi personali. Ma su questo la società civile non è informata.

  9. le condizioni delle carceri dell’interno dello Stato: superaffollamento; assenza di adeguata difesa giuridica; ecc.

 

I fatti

Questi i fatto occorsi nelle scorse settimane dopo gli attacchi del PCC (Partito criminale della capitale):

  1. tutto è iniziato il venerdì 12 maggio, quando si ebbe notizia del trasferimento di 700 detenuti che farebbero parte del PCC, verso carceri dell’interno dello stato. La mattina seguente la città si è svegliata sapendo che vari poliziotti erano stati uccisi. A partire da quel giorno le esecuzioni aumentano.

  2. sabato mattino, insieme a p. Renato (comboniano) e altri leaders delle comunità, ci siamo pontificati per dare sostegno alla Polizia che si occupa della nostra regione, perché ovviamente non possiamo sostenere in nessun modo alcuna forma di violenza nei loro riguardi.

  3. Autobus sono stati incendiati; molti poliziotti sono morti. Il segretario della sicurezza pubblica aveva dichiarato che ci si aspettava la vendetta dei criminali, ma i poliziotti non erano stati preparati a questo e sono stati presi alla sprovvista.

  4. ci sono stati attacchi e assalti a banche e carceri.

  5. dopo due giorni il comando di Polizia ha dato ordine di difendersi ammazzando incondizionatamente. In seguito sono morti i civili: più di 300 persone sono morte. Nella maggior parte dei casi non si è trattato di morti da scontro a fuoco ma piuttosto di vere e proprie esecuzioni, nonostante lo Stato dichiarasse il contrario. In questo momento, molte persone sono scomparse. Molti giovani sono stati uccisi davanti casa senza aver nessun coinvolgimento con nessun crimine.

 

Le conseguenze della violenza

 

  1. tutta la società è rimasta in uno stato di vulnerabilità mai vista. Da un lato la borghesia che ha affrontato la cosa senza troppe angustie visto che i suoi figli vivono tutti all’estero, per studio o lavoro. Quelli che vivono in città sono circondati da sistemi di sicurezza efficientissimi. Questi non hanno bisogno dello Stato. C’è tutta la fascia della classe media che crede, nonostante sia convinta della corruzione di tutto il sistema, che alla fine i cattivi sono i poveri e i favelados, i negri e i meticci. Infine, in mezzo alla violenza della polizia e dei trafficanti, ci stanno i poveri che abitano la periferia e le baraccopoli.

  2. sono aumentate le rappresaglie contro la gente che vive in favela, in quanto la Polizia ha tutto il vantaggio a dichiarare che i criminali vivono nella favela. Le civette entrano nella baraccopoli sparando a raffica; i giovani vengono attaccati ad ogni momento; i poliziotti continuano a scattare foto di presunti criminali e chiedono ai ragazzi di spogliarsi per rivelare se hanno tatuaggi che rivelino la loro appartenenza a schieramenti criminosi.

  3. dopo gli attentati le denuncie di violazioni dei diritti umani sono state molte, e le violazioni della legge tantissime. Ma con certezza i detenuti che hanno sofferto di questi soprusi non sono quelli che hanno comandato le rappresaglie contro la polizia. Le visite erano state sospese, ma il detenuto probabile responsabile di essere il mandante degli attacchi dopo due giorni ha ricevuto visite. La stessa avvocata che lo difende è giunta in carcere su un elicottero della Polizia!

  4. le famiglie dei detenuti sono trattate incondizionatamente come criminali.

 

Le iniziative per superare la situazione di violenza

 

  1. momenti ecumenici di solidarietà con le famiglie delle vittime degli attentati (causati dai criminali come dalla polizia!) sia della polizia come dei civili;

  2. intensificazione delle attività di prevenzione con i bambini e i giovani delle periferie,

  3. creazione di spazi all’interno della favela per attività contro la violenza;

  4. denuncia delle vessazioni: invasioni delle case e arresti di massa da parte della polizia (cosa assolutamente non prevista dalla Legge brasiliana); attestazione e denuncia delle esecuzioni dei giovani delle periferie.

  5. stiamo sviluppando progetti di prevenzione e attività di formazione per i giovani della favela, perché non siano reclutati dai criminali, attraverso raccolta di fondi di solidarietà.

  6. elaborazioni di piccoli vademecum popolari per aiutare le persone, in particolare i giovani, perché conoscano i propri diritti e li esercitino quando la Polizia li abborda.

  7. la pressione sul potere pubblico perché attui politiche nelle regioni a più alto rischio di vulnerabilità sociale.

  8. siamo disponibili a ricevere suggerimenti…

 

Anche se brevemente, abbiamo cercato di darvi un quadro esaustivo dei fatti dello scorso maggio, sapendo che molti di voi, nonostante le difficoltà che affrontate, aiutano nella realizzazione dei nostri progetti che sostengono i bambini e i giovani delle nostre regioni. Questa collaborazione è molto importante, perché sappiamo che la violenza non si vince per l’intervento quando è già in atto, ma attraverso azioni di prevenzione.

 

Un forte abbraccio da parte di tutta l’equipe del CEDECA.

                                                                                                                                                   

                                                                                                                                                        Valdenia A. Paulino

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