Kinshasa,
19 gennaio 2004
Carissimi Mosè, Dario, Claudio e Gimmini,
il mio saluto di pace vi raggiunga tutti e ognuno in
particolare, ovunque siete. Poichè la preghiera ha la capacità
di accorciare le distanze, il mio saluto di pace vi
raggiungerà ad una velocità supersonica. Il primo di voi che lo
riceve è pregato di farlo rimbalzare, di riflesso, fino a
Korogocho da Daniele che ricordo con affetto e simpatia. Ogni
persona che è passata nella mia vita vi ha lasciato un segno, non
posso dimenticare il bene ricevuto, fosse anche solo uno sguardo o
un gesto di simpatia.
Chiedo scusa per il mio lungo silenzio, non eravamo d’accordo cosi, vero
Mosè? Questi mesi sono stati molto intensi per me: riimmersione
nella nuova realtà congolese, cosi diversa da quella che avevo
lasciato più di sei anni fa. Riappropriazione della lingua che
non avevo affatto dimenticato. Animazione missionaria in
preparazione alla canonizzazione di Comboni. Visite e impegni con
gli sfollati di guerra e altre attività, hanno assorbito gran
parte del mio tempo.
Come mi sento? “Il cuore è come un albero, cresce bene solo nel luogo in
cui si sente a casa”, dice De Mello... per questo mi
sento a casa ! Contenta di essere arrivata nella
“mia terra promessa”, quella che il Padre, nella sua bontà,
mi aveva preparato da sempre.
Mi ritengo fortunata per
essere tornata e non mi basterà tutto il resto della mia vita per
ringraziare il Signore di questo grande dono. In questo contesto
sento particolarmente rivolte a me le parole del Deut.8, 7-20...
“Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha
fatto compiere in questi anni nel deserto... Ti ha dissetato e
nutrito, guardati dal dire in cuor tuo, la mia forza e la potenza
della mia mano mi ha acquistato queste ricchezze”.
Gratuitamente
ho ricevuto la vita come dono e gratuitamente la
voglio donare, senza riserve, con gioia e totalmente.
Ho trovato una dura realtà da affrontare con rispetto, accoglienza, amore,
umiltà, ascolto e soprattutto con misericordia e perdono. Una
capacità di avvicinarsi alle persone in punta di piedi, camminare
con loro, con delicatezza e rispetto per non far sanguinare
maggiormente le profonde ferite che si portano dentro. Tutto
questo richiede da parte nostra la capacità di diminuire perchè altri crescano ed abbiano
la vita piena. Comboni parlava della pietra nascosta...
Le conseguenze e le ferite di una lunga e interminabile guerra sono visibili
ovunque, sui volti delle persone e nelle varie istituzioni.
Malattie, fame, miseria, mancanza di lavoro, di istruzione, solo
pochi fortunati possono studiare, come sono altrettanto pochi
coloro che possono curarsi quando sono ammalati... la lista
potrebbe continuare all’infinito.
In mezzo a questo scenario oscuro ci sono anche tante luci che brillano,
tanti segni di vita e un forte “desiderio di rinascita”.
E’ importante purificare i nostri occhi e aguzzare la vista per
contemplare l’aurora che sorge all’orizzonte.
A Kinshasa la situazione sembra tranquilla, almeno esternamente, anche se
l’insicurezza è tanta e la tensione resta alta. Domani inizierà
lo sciopero degli insegnanti. Non sono pagati da anni. La
situazione è insostenibile. E’ una continua lotta per la
sopravvivenza.
Anche i genitori sono stanchi
perchè oltre a dover pagare tutto per mandare a scuola i figli,
devono anche pensare agli stipendi degli insegnanti se vogliono
che la scuola continui. Tutto è sulle loro spalle. Purtroppo c’è
chi non ha voglia di studiare ed è obbligato a farlo e chi
vorrebbe studiare e non ne ha i mezzi necessari per farlo. Chi
deve stare a dieta perchè mangia troppo e chi dovrebbe mangiare
per stare in piedi e non ha cibo.
Anche la situazione degli sfollati non è certamente delle migliori. Lo
stato non fa nulla per loro. Vivono un migliaio di persone in un
enorme capannone. Era stato costruito per un grande allevamento di
porci. Durante la guerra i maiali si sono “volatilizzati”...
e nello stesso capannone vi hanno messo gli sfollati dalla guerra
dell’Est Congo. Quando piove fa acqua da tutte le parti.
Con l’aiuto di una cooperazione italiana e di un gruppo di giovani
svizzeri lo hanno sistemato un po’, ma rimane pur sempre un
porcile! Dovrebbero tornare a casa loro, ma le autorità non hanno
ancora aperto loro la strada per il ritorno. Questa situazione di
sofferenza e di disagio è una grande sfida par noi e un invito ad
essere persone di speranza, con vasti orizzonti e una
grande capacità di coniugare il verbo “ricominciare”
all’infinito e senza stancarsi; per dare alle persone la
capacità di rifarsi sempre e comunque e per riuscire a
cogliere i segni di speranza e la vita che sboccia in una realtà
di morte. Non è una contraddizione, vita e morte convivono
insieme.
Faccio mia la preghiera di S. Francesco: là dove la discordia aumenta che
io costruisca l’unità. Là dove regna la tristezza che
faccia cantare la gioia. Sulle strade della disperazione che
io faccia fiorire la speranza.
Insieme invochiamo il dono della pace per il mondo, per l’Africa e anche
per questo angolo di terra congolese già troppo impregnato di
sangue innocente.
Il nuovo anno è da poco iniziato, anche se un po’ in ritardo auguro a
tutti BUON ANNO 2004. “E’ venuto a visitarci dall’alto un
sole che sorge... per guidare i nostri passi sulla via della
pace”... Lasciamoci avvolgere e illuminare dalla sua luce e
che il suo amore riscaldi la nostra realtà umana, piena di
conflitti, di disuguaglianze, di violenze e di ingiustizie.
Ricordo tutti con tanto affatto e amicizia, riconoscente per quanto ho
ricevuto da tutti. Chiedo una preghiera anche per me, perchè sia
sempre seminatrice di
speranza, costruttrice di pace,
generatrice di vita. Un grazie sincero e un carissimo saluto a
tutti voi. La vita è bella e vale la spesa di essere donata! Il
Dio della pace e della gioia faccia fiorire pace, tenerezza e
gioia sui vostri passi.
Ciao a tutti. Un caloroso abbraccio...caloroso in tutti i sensi. Qui fa
molto caldo!
Sr. ANNA MARIA MELZANI
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