W Nairobi W

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APPELLO PER IL DIRITTO ALLA CASA E CONTRO LE DEMOLIZIONI E GLI SGOMBERI A NAIROBI

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Firmato il Regolamento per la Gestione dei Fondi della Conversione
Comunicato Stampa di WNW durante il WSF

gennaio 2007

WNairobiW! partecipa al WSF 2007 a Nairobi

Un altro mondo è possibile anche per gli abitanti delle baraccopoli

novembre 2006


Comunicato Stampa - 4 novembre 2006:

Incontro WNairobiW – Viceministro Esteri Sentinelli:

L’Italia converte il debito con il Kenya,
la parola alla società civile

 

settembre

2006

UN PREMIO PER I GIOVANI DI KOROGOCHO IN LOTTA CONTRO LA POVERTA’

giugno

2006

INCONTRO ALLA FARNESINA TRA VICEMINISTRO SENTINELLI E DELEGAZIONE CAMPAGNA WNAIROBIW

 

 

Lettera aperta della campagna di WNairobiW! 

Gli sgomberi forzati a Deep Sea Village e le violenze alla discarica di Dandora sono le ennesime violazioni dei diritti umani a Nairobi.

Denunciamo i gravi fatti di Nairobi e chiediamo ai parlamenti nazionali e a quello europeo  che siano praticate tutte le strade politiche necessarie per far pressione sul Governo Keniano perché si faccia garante del rispetto della convenzione dei diritti umani in Kenya.

 

 

La campagna "W Nairobi W":

 

 - Chi siamo

- Sintesi della Campagna

- Io cosa posso fare

- Materiale Utile Campagna

- Approfondimenti

 

luglio 2005

Comunicato ufficiale della campagna 

 

 

Sintesi della Campagna

clicca qui per leggere il resoconto completo

Gli inizi

La campagna “W Nairobi W!” nasce a marzo 2004, quando a Nairobi vengono ufficializzati gli ordini di sgombero per più di 300.000 persone e vengono abbattute le prime baracche.

Il Kutoka Parish Network sollecita la mobilitazione locale ed internazionale, che trova appoggio in International Alliance of Inhabitants (IAI, www.habitants.org/IAI/ ), Missionari Comboniani (www.giovaniemissione.it ), Rete dei Comuni Solidali (200 municipi italiani), Comune di Roma, Comune di Padova e Unione Province Italiane (104 province).

 

 Una prima vittoria

In poco tempo più di 10.000 e-mail da varie parti del mondo giungono al governo del Kenya, al sindaco di Nairobi, alla Commissione Europea, alla Banca Europea degli Investimenti, a UN-Habitat per denunciare gli sgomberi forzosi privi di alternative per gli abitanti. 

Grazie a questa iniziativa, le demolizioni e gli sfratti forzati si interrompono. E’ una prima vittoria, segno che la pressione internazionale è presa molto in considerazione da parte del Kenya.

La situazione dei baraccati resta comunque pendente: il governo ha solo sospeso le operazioni e non si pronuncia riguardo al futuro. La gente vive ancora nella precarietà e le condizioni abitative dei 199 slums di Nairobi sono drammatiche.

 

La seconda fase

La campagna quindi continua e sceglie una seconda fase di azione, più propositiva: collegare la questione del debito a politiche abitative dignitose. Si tratta di oltre 10 miliardi di dollari che il Kenya deve a finanziatori locali e internazionali.

 Questa fase si concretizza:

in Italia attraverso:

-         l’invio di 150.000 cartoline al Ministero del Tesoro italiano e alla Segreteria generale della CEI;

-         la collaborazione con la Fondazione Giustizia e Solidarietà;

-         decine di incontri nelle principali città italiane;

-         la firma di un Protocollo d’Intesa con la Provincia di Venezia;

-         la produzione di una mostra fotografica, un libro, DVD e videocassetta sulle baraccopoli di Nairobi;

-         la presenza della campagna nei principali media italiani (stampa, web e televisioni)

 

in Kenya attraverso:

-         decine di incontri nella città di Nairobi (ambasciate, UN-Habitat, ONG, comunità di base…);

-         mobilitazioni di base nelle principali baraccopoli;

-         promozione di un processo di crescita di leadership locali;

-         incontri specifici sul tema “Debito vs politiche abitative” al Tangaza College (università cattolica interafricana) e all'Italian Cultural Center;

-         la produzione di un paper sul debito del Kenya insieme a Kenya Debt Relief Network;

-         lo sviluppo di iniziative comuni con AEFJN (Africa-Europe Faith and Justice Network) e AMECEA (Conferenza Episcopale dell’Africa dell’Est), che si specifica nella stesura da parte dei vescovi del Kenya di una lettera pastorale sulle tematiche del debito e della sicurezza abitativa;

-         la presenza della campagna nei principali network keniani.

 

Durante questa fase si sviluppano contatti locali ed internazionali attraverso la partecipazione dei membri della campagna:

-         alla Carovana italiana della Pace;

-         al Forum Mondiale Urbano (Barcellona)

-         al Forum Sociale delle Americhe (Ecuador)

-         al Forum Sociale Europeo (Londra)

-         al Forum Sociale Mondiale  (Porto Alegre)

 

 

La terza fase

Da una fase di mobilitazione popolare si passa al dialogo diretto con i governi di Italia e Kenya.

Il coordinamento incontra il Ministero degli Affari Esteri italiano; il dialogo si fa più intenso e diretto.

Su questo piano si pongono le sfide principali dei prossimi mesi:

-         Vogliamo fare pressione per la totale conversione del debito Italia-Kenya

-         Lavorare per la costituzione di un fondo misto (in modo da avere più potere contrattuale verso un comitato di gestione del fondo e del progetto di riurbanizzazione)

-         Rafforzare la coscientizzazione e partecipazione popolare (in Kenya e Italia)

-         Richiedere che l’upgrading avvenga in via sperimentale, con concessione della terra, su uno o due slums