Probabilmente qualcuno ti si è
avvicinato ancora con una Bibbia in mano. E sicuramente ti ha
mostrato dei testi che contengono “verità ” che dicono che tu
“non sapevi”. Forse sei arrivato a credere che quello che ti
stavano dicendo era la verità “perché sta scritto nella
Bibbia” e che tu ti “eri sbagliato(a)”. O forse ti sei
sentito(a) confuso(a) e non sapevi cosa pensare. EÂ’ per questo
motivo che, preoccupato per il modo in cui molte volte si manipola
la Bibbia e si abusa di essa, ho raccolto queste semplici
osservazioni che si basano sulla Bibbia stessa per invitarti ad
aprire gli occhi e a pensare; e così forse tu non sarai
unÂ’altra vittima di interpretazioni capricciose.
Queste sono osservazioni di una persona
che, oltre agli studi in varie Università (negli Stati Uniti,
Svizzera e Israele), ha dedicato più di 20 anni allo studio
scientifico della Bibbia. Esse non vengono da un dilettante o da
un predicatore. Vengono da un cristiano, un cattolico (e ci
accusano di non conoscere la Bibbia!), che prende molto sul serio
la Bibbia ed è preoccupato per la mancanza d’informazione
elementare sulla Bibbia da parte di molte persone.
1.
Quale Bibbia si usa?
I libri che
formano la Bibbia vennero scritti due mila o più anni fa in
ebraico e in greco. Questi idiomi sono stati tradotti in italiano
molte volte. Tutte le traduzioni della Bibbia in italiano
(cattoliche e protestanti) sono buone. Solo una traduzione della
Bibbia non è valida, perché è manipolata, travisata e adattata.
E’ la traduzione dei Testimoni di Geova, chiamata “Traduzione
del Nuovo Mondo delle Sante Scritture”. Questa traduzione non è
accettata da nessuno, eccetto che dai Testimoni, perché tutti
sappiamo che è stata fatta in un modo tale da dire ciò che a
loro conviene che dica. Ciò che si legge in questa traduzione non
sempre è ciò che si legge nella Bibbia originale (in ebraico e
in greco). Per esempio in Giovanni 1,1 i Testimoni hanno
tradotto “la Parola era un dio”, quando tutte le altre
traduzioni interpretano come nell’idioma originale: “la Parola
era Dio”. Similmente in Giovanni 10,38 traducono “io
sono in unione con il Padre, e il Padre è in unione con me”,
quando nell’originale si legge letteralmente “il Padre è in
me e io nel Padre”. Poiché i Testimoni negano che Gesù sia
Dio, hanno adattato le traduzioni a questa loro idea. Inoltre
traducono “trave” dove nell’idioma originale ci si riferisce
alla croce, perché per loro la croce è un simbolo pagano, come
se Gesù avesse dovuto inventare la croce perché possa essere un
simbolo cristiano. O insistono che Dio si chiama Geova, quando
nella lingua ebraica originale è YHWH, che si legge Yavè.
Quindi, fai attenzione a quale
traduzione sta usando chi parla con te della Bibbia. Chiedi di
vederla. Se è dei Testimoni di Geova, chiedi che portino qualche
altra traduzione o cercane una prima di farci caso. EÂ’ triste
dover dire questo, la verità (di cui tanto si riempiono la bocca)
sta oltre.
2.
Come si legge la Bibbia?
EÂ’ tipico
di coloro che passeggiano con la Bibbia leggere brani tratti da
parti diverse della Bibbia, e che di quei pezzi ti diano una
spiegazione moderna o che uniscano un brano con la lettura di un
altro brano preso da un’altra parte. Fanno cioè come i polli:
beccano vari pezzetti e li mettono nello stesso stomaco, li
uniscono e li mescolano. E’ giusto trattare e leggere così la
Bibbia? No, per varie ragioni logiche:
a)
primo, perché chiunque può
scegliere dei brani e unirli ad altri per poter così far dire
alla Bibbia ciò che fa comodo a lui. Si tratta solo di unire
quei pezzi che si accordano con le mie idee. Essi non partono cioè
dalla Bibbia ma incominciano con le loro idee, e queste idee
vogliono sostenerle con pezzi scelti dalla Bibbia. Così ti
nascondono altre parti della Bibbia che forse dicono qualcosa di
molto diverso dalle idee che hanno nella loro testa! La Bibbia è
molto di più che alcuni “branetti” o “brevi testi”
scelti.
b)
Secondo, perché quando si legge
un brano sciolto, si commette un grave errore rispetto alla
Bibbia: si legge togliendo questo testo dal suo contesto.
Quando si legge una frase o un brano senza considerare ciò che
dice prima e ciò che dice dopo (il suo contesto), molte volte
lÂ’interpretazione risulta diversa rispetto a quando si legge
tutto il testo in cui è compreso quel brano. E’ come leggere (o
vedere) solo alcune righe di un romanzo invece di leggerlo tutto:
i brani o le righe sciolte sembrano dire una cosa, ma
probabilmente direbbero qualcosa di diverso se si legge (o si
vede) tutto il romanzo. Così, per esempio, nella Bibbia leggiamo
un paio di volte: “Dio non esiste”. Ma se leggo poco prima (il
contesto) mi rendo conto che è diverso:
“Lo
sciocco dice nel suo cuore, Dio
non esiste”
(Salmi 14,1 e 53,1). Ti possono citare il
testo di Ezechiele 12,19 “Mangerete il vostro cibo con angoscia
e berrete la vostra acqua con spavento, perché la vostra terra
sarà devastata a causa dell’empietà di tutti i suoi
abitanti”, come se si trattasse di qualcosa che si riferisce al
presente. Ma, se leggiamo poco prima, cioè lì dove appare questo
testo (contesto), ci renderemo conto che non fa riferimento a
oggi: “Così dice il Signore Dio
agli abitanti di Gerusalemme e alla terra dÂ’Israele:
Mangerete il
vostro cibo…”, quindi non era per gli italiani e neppure per
il presente. In altre parole bisogna essere molto attenti per
vedere bene dove si colloca il testo citato, leggendo la parte
precedente. E bisogna anche cercare di capire a chi stava
parlando o scrivendo lÂ’autore, per farlo si leggano alcune
righe prima e lo si troverà .
c)
Terzo, perché quando vennero
scritti i libri della Bibbia, si scrissero per essere letti
ciascuno dall’inizio alla fine. Si devono leggere così come
si scrissero, dallÂ’inizio alla fine. Non vennero scritti per
essere letti a pezzi,
prendendo frasi qua e là . Il libro dell’Esodo, per esempio, non
fu scritto per sceglierne alcune linee o testi, ma per leggerlo
tutto di seguito. Occorre rispettare, poi, la Bibbia e non
manipolarla perché dica ciò che fa comodo a me.
d)
Quarto, perché si dimentica che questi brani o linee della Bibbia
che coloro che ci visitano ci
fanno leggere furono scritti in un altro tempo
(almeno mille anni fa) e per altre persone. Paolo scrisse
le sue lettere per i cristiani tra lÂ’anno 50 e lÂ’anno 60 nelle
lontane terre dellÂ’Impero Romano. E scrisse pensando ai suoi
problemi, non ai nostri: scrisse per loro (romani, corinzi, galati,
etc.). La stessa cosa bisogna dire dei profeti. Isaia, Ezechiele,
Zaccaria, etc., scrissero più di due mila anni fa, e scrissero
per il loro popolo, per Israele di quel tempo. Per
esempio: Isaia parlò della “visione (…) a riguardo di Giuda e
Gerusalemme ai tempi di Ozia, Jotam, Acaz …“ (1,1), non di ciò
che accadde in Italia al tempo di Berlusconi. Le visioni e le
parole di Ezechiele erano per “la casa di Israele” (2,1;
3,1.4; etc.) che si trovava confinata a Babilonia nel sesto secolo
(1,2; cap. 12 e 17). Il profeta Zaccaria iniziò “nell’ottavo
mese dell’anno secondo del (re) Dario” (1,1), ossia 2,550 anni
fa, e si rivolse alla gente del suo tempo perché “il Signore è
molto indignato contro i vostri padri” (1,2), non contro
i nostri. Quindi anche se può sembrare strano NON SCRISSERO
PENSANDO A NOI. Per questo non parlano dei nostri problemi, e non
parlano del modo in cui noi parliamo, e per questo non sempre li
comprendiamo.
La Bibbia
menziona si nomina con molta frequenza il popolo dÂ’Israele, gli
israeliti e gli ebrei, o i cristiani (“fratelli”) del primo
secolo.
3.
Come interpretare i testi?
Chi legge la
Bibbia molte volte prende tutto alla lettera, letteralmente.
Questo è tipico quando si legge l’Apocalisse e alcune parti dei
profeti: si prende tutto come se fossero annunci di qualcosa che
si suppone stia succedendo o che si dice che succederà a breve.
Si deve prendere alla lettera tutto ciò
che si legge nella Bibbia? Dipende da quale classe di libro
si sta leggendo (il suo genere letterario). Non è la stessa cosa
se si tratta di storia o di leggenda; non è la stessa cosa se è
una poesia o se è un proverbio. E’ come confondere un racconto
con la storia, o confondere una cronaca con una poesia, o una
legge con una barzelletta. Per questo, alcuni testi li prendiamo
alla lettera e altri no. Dipende dal tipo di libro o dal
testo che si legge. Il libro della Genesi, per esempio, non
è una cronaca né è una storia come la storia moderna, quindi
non si prende tutto alla lettera. Il libro dei Giudici è una
serie di leggende. E i profeti parlano usando immagini, un
linguaggio tipico dei poeti, non letterale, come
nellÂ’Apocalisse, che per questo non si deve prendere alla
lettera. Gesù usò le parabole, che sono come degli esempi, e non
si devono prendere alla lettera. Ma insegnò anche ai suoi
discepoli come devono comportarsi, e questo sì si prenderà alla
lettera.
Colui che
prende tutto alla lettera non ha compreso la Bibbia. Per questo,
occorre prima capire
da quale libro sono tratti i brani che prendono dalla Bibbia
coloro che discutono con te. Se per esempio è di qualche profeta
(come è tipico) dobbiamo sapere e ricordarci che i profeti non
erano indovini, ma che parlavano come predicatori per la loro
gente di quel tempo. Quindi non bisogna confondere il profeta con
un indovino o un annunciatore del futuro, come fa molta gente. Il
modo in cui parlavano i profeti era usando immagini, per questo
non si prenderanno alla lettera.
Inoltre, come già abbiamo visto, i
profeti parlavano per la loro gente, il popolo dÂ’Israele.
NON parlavano per noi. A chi viene in mente di parlare o di
scrivere qualcosa per un tempo di oltre due mila anni? Se Dio
avesse voluto che fosse stato per noi sicuramente avrebbe parlato
con la nostra lingua e la nostra modalità di
espressione e non con l’idioma di più di due mila anni fa.
Avevi pensato a questo? LÂ’unica cosa che volevano i profeti con
questo linguaggio di immagini era che il loro popolo si
convertisse a Dio, che gli fosse fedele – e questo (il
messaggio) vale per oggi, per questo li leggiamo, ma non li
prendiamo alla lettera, tanto meno come predizioni.
Ci sono molti
modi di comunicare un messaggio (ciò che si vuole dire): si può
fare dipingendo quadri, per mezzo dei gesti, con esempi, con
narrazioni, con minacce, con storie, etc. Gesù spesso usava
parabole e anche frasi esagerate (per esempio in Marco 9,42-49:
non volle dire che letteralmente bisogna tagliare le mani e i
piedi e levarsi gli occhi) per chiamare alla conversione o per
istruire. La cosa importante non è come si dice (lo
strumento) ma cosa si vuole dire (il proposito: il
messaggio). Alcuni non si rendono conto di questo e confondono lo
strumento (il come si dice) con il proposito (messaggio), e
prendono alla lettera molti testi che lÂ’autore non voleva si
interpretassero così.
La prova
migliore del fatto che non tutto deve essere preso alla lettera e
che occorre fare attenzione su quale tipo di libro e di
testo (genere letterario) si sta leggendo, sono le contraddizioni
e anche gli “errori” presenti nella Bibbia.
Alcuni esempi dellÂ’ Antico
Testamento
-
Secondo Genesi 1 Dio creò prima gli
animali e poi lÂ’uomo, ma secondo Genesi 2 fu lÂ’opposto. Come
andò? Non ci sono problemi se si riconosce (1) che queste
narrazioni non sono storia, ma narrazioni del genere del mito per
affermare che Dio creò tutto (messaggio), e (2) che la Genesi 1 e
2 sono due narrazioni diverse che furono unite più tardi (per
questo si ripete la creazione dellÂ’uomo, ma in due modi
differenti). Ma se pensiamo che le due narrazioni sono storia
(anziché miti) e che Dio le dettò, allora quale sarà quella
corretta? Si è sbagliato Dio?
-
Sorprende che, appena creato il mondo,
già ci siano i figli di Adamo, l’uno pastore e l’altro
aratore (Gen. 4,2), ossia sedentari! Ma sorprende più che Dio
debba porre un segno sopra Caino con il fine di proteggerlo da
“chiunque mi incontri” perché non lo uccida (Gen. 4, 14),
quando non cÂ’erano ancora persone sulla terra, e non cÂ’erano
neppure città !! Ciò si comprende se colui – e non Dio – che
narrò questo
racconto non sapeva che in principio non esistevano città né
agricoltura.
-
Secondo Genesi 6,19 Noè ricevette
lÂ’ordine di Dio di mettere nellÂ’arca una coppia di
ciascun tipo di animale, ma secondo Genesi 7,2-3 Noè doveva
mettere sette coppie di animali puri e una coppia di
animali impuri. In totale, quanti ne mise? E quanto tempo durò il
diluvio? Furono 40 giorni (Genesi 7,4) o 150 giorni (Genesi 7,24)?
-
Come si deve celebrare la festa di
Pasqua? Si confronti Esodo 12,1-13 con Levitico 23,5-8, con Numeri
28,16-25 e con Deuteronomio 16,1-8, e osservino le differenze.
-
Si confronti le liste dei figli (= le
tribù) di Giacobbe: Genesi 35,23-26 e 46,8-25 con Numeri 26,4-65
e Giosuè 21,1-8 (qui ce ne sono 14: sono state aggiunte Manasse e
Efraim!). Perché sono diverse?
-
Sorprende che Dio dica in Esodo 6,3 che
non si è fatto conoscere prima come “YHWH”, quando nel corso
della Genesi appare identificandosi lÂ’una e lÂ’altra volta come
YHWH (Yahweh/Yavè)!
-
In Levitico 11,6 si proibisce di
mangiare la lepre o il coniglio “perché rumina”. Ma risulta
che la lepre non rumina, ma rosicchia E in Levitico 11,22 si dice
che la cavalletta ha quattro zampe, ma ne ha sei. Non dobbiamo
sorprenderci se riconosciamo che lÂ’uomo (non Dio!) non sapeva
molto di animali.
-
La narrazione della presa di
Gerusalemme in II Samuele 5,6-9 è diversa dalla narrazione in I
Cronache 11,4-9 (e perché ci sono due narrazioni?). Risulta che
l’una è una revisione dell’altra (fatta da Dio stesso?).
-
Come interpretare che un serpente o
unÂ’asina parlino (Genesi 3; Numeri 22)? E se questo non si deve
prendere alla lettera, perché allora prendere letteralmente ciò
che dicono?
-
C’è una nota inversione di tempi nel
libro dei Numeri, entrambi nell’ “anno secondo dall’uscita
dall’Egitto”: Num.1,1 inizia con “il giorno primo del mese secondo”,
per poi collocarci più indietro in Num. 9,1: “il primo
mese” (dello stesso anno).
-
Dove morì Aronne? Secondo Numeri 33,38
a Or, ma secondo Deuteronomio 10,6 a Mosera.
Ci si aiuti con una mappa. Non rappresenta un problema se
gli autori (non Dio), secoli più tardi, non erano ancora sicuri
(non cÂ’erano enciclopedie!).
-
Secondo Numeri 35 Dio dà alcune
“città ” come parte di eredità ai leviti, mentre prima, in
Num. 18,20-24 aveva affermato che “non avranno assolutamente
nessuna eredità ”.
-
Giosuè 15,63 è contraddetto da
Giudici 1,8: i figli di Giuda riuscirono a prendere Gerusalemme o
no? Si noti inoltre che il testo in Giosuè 15,63 è identico
nella sua formulazione a Giudici 1,21, con lÂ’eccezione del
cambiamento di nome: Giuda - Beniamino. Nello stesso modo Giudici
1,8 e 1,21 si contraddicono: da chi fu attaccata Gerusalemme, dai
figli di Giuda o da quelli di Beniamino? O fu conquistata da
Davide (si veda II Samuele 5,6ss)? Chi si contraddice: Dio o il
narratore umano?
-
Secondo il profeta Geremia (22,19 e
36,30) il re Joiachim avrebbe avuto una sepoltura umiliante
“fuori dalle porte di Gerusalemme” e non avrebbe avuto una
discendenza. Ma II Re 24,6 ci informa che “si addormentò coi
suoi padri (= fu sepolto nella città ) e gli successe nel regno
suo figlio Joiachin”.
Cos’è vero?
-
Secondo Ezechiele 26-28, Tiro sarebbe
caduta e rasa al suolo, ma risulta che ciò non accadde. Non
sorprende che immediatamente dopo, in Ezechiele 29, questo venga
corretto!
-
Mentre in Amos 9,7-8a il Signore
annuncia lo sterminio dÂ’Israele, subito dopo (v.8b-10) si
corregge per affermare che solo “moriranno tutti i peccatori del
mio popolo”, e non tutto “il regno peccatore”: una
correzione posteriore, aggiunta perché non si sterminò tutto
Israele?
-
Errori storici abbondano; bastano
alcuni esempi. Contrariamente a Giuditta 1,1 Nabucodonosor non si
proclamò re degli assiri, e neppure regnò a Ninive, che era
stata distrutta da suo padre nellÂ’anno 612. Non ci fu, inoltre,
nessun re medo dal nome Arfaxad. Oloferne e Bagoa, nominati in
Giuditta 2,4, erano ufficiali persiani di Artaserse III (secolo IV),
non di Nabucodonosor (s. VI).
-
Il famoso Baldassarre in Daniele 5 in
realtà non fu mai re, e neppure era figlio di Nabucodonosor
(5,2), ma di Nabonido, l’ultimo re babilonese, che si ritirò a
Temà n, in Arabia. “Dario il Medo” è totalmente sconosciuto
eccetto in Daniele 6,1. Inoltre Babilonia fu conquistata da Ciro,
non da Dario il Persiano (Dan.
5,31). Non è vero che Baldassarre sia succeduto a Dario (6,1) e
non a Ciro, che strappò il trono a Nabonido. Dario non fu
“figlio di Serse” (Dan. 9,1), ma lo fu suo padre! Ma in
quellÂ’epoca non cÂ’erano biblioteche e lÂ’autore non poteva
conoscere la storia. Fu Dio o lo scrittore umano che si sbagliò?
Alcuni esempi del Nuovo
Testamento
-
La citazione di Osea 11,1 in Matteo 2,15 non è corretta:
il profeta si riferiva allÂ’esodo
dallÂ’Egitto,
a un fatto passato, non al futuro.
-
Le tre tentazioni di Gesù si leggono
in ordine diverso in Luca 4 e in Matteo 4.
-
Cosa devono portare con sé i discepoli
quando vanno in missione? Si confronti Matteo 10,10 con Marco
6,8s.
-
Senza dubbio il granello di senapa non
è “il più piccolo di tutti i semi” (Marco 4,31). Ma in
quellÂ’epoca non esistevano i microscopi!
-
Quando espulse Gesù i mercanti del
tempio? AllÂ’inizio della sua vita pubblica (secondo Giovanni 2)
o alla fine (secondo gli altri vangeli)? EÂ’ importante sapere
questo o ciò che quell’episodio dice (messaggio)?
-
Chi videro le donne nella tomba di Gesù
quando andarono per la prima volta? Un angelo (Matteo), un giovane
(Marco), due uomini (Luca) o due angeli (Giovanni)? Tutto questo
si comprende se sappiamo che i vangeli non sono storia, ma testimonianze
riguardo Gesù. Il loro proposito era aiutare a conoscere la
persona di Gesù per avere fede in lui, e non
intrattenere con ricordi.
-
Le genealogie e le liste dei re erano
per rivelazione o semplici dati storici? Si confronti le
genealogie di Gesù in Matteo 1 e in Luca 3, e si osserverà che
la metà dei nomi non coincidono!
A tutto
quello qui presentato si potrebbe aggiungere le
differenze
negli stili letterari
e gli
errori
nella costruzione grammaticale
che si osservano negli idiomi
originali (Ebraico, Aramaico e Greco). Domanda:
a
chi
si devono attribuire? A Dio o agli uomini? Come spiegarsi
che, per esempio, una parte di Daniele è scritto in Ebraico, e
un’altra parte la si trova in Aramaico (da 2,4b a 7,28) – per
non dimenticare che 3,24-90 è in Greco? E cosa dire di Proverbi
22,17 - 24,22, che include una serie di proverbi identici a quelli
delle Istruzioni di Amenemope (il faraone), ossia di molti
secoli prima di Salomone?
Questi sono solo alcuni esempi.
La lista è molto lunga. Basta confrontare i duplicati, per
esempio Samuele - Re con Cronache, e anche i vangeli tra di loro,
per rendersi conto delle
differenze tra lÂ’uno e lÂ’altro, e anche delle contraddizioni.
La domanda chiave è se dobbiamo prendere tutto alla lettera, e se
tutto nella Bibbia è una serie di cronache, come nei giornali, o
se forse ci sono leggende, immagini, o anche inesattezze dovute a
ignoranza (quando vennero scritti i libri della Bibbia non si
andava a scuola, non c’erano biblioteche, né si avevano
telescopi). Inoltre, ci si deve chiedere se quegli “errori”
sono di Dio o sono invece errori di coloro che scrissero la Bibbia
(per es. la loro idea della terra, secondo cui è schiacciata e
non rotonda, e il sole gira intorno alla terra e non lÂ’opposto;
si veda Giobbe 38 e il Salmo 104).
4. “La Bibbia dice…”
E’ tipico sentire “la Bibbia
dice…”. Questo modo di esprimersi non è corretto e dimostra
un’idea sbagliata della Bibbia. Primo, perché la Bibbia non
“dice” niente. Ciò che facciamo è leggere un testo. Il modo
corretto è dire che nella Bibbia si legge questa o quella
cosa. La Bibbia non parla, e non è Dio stesso, ma è una
collezione di molti testi, di molti libri; non è un solo
libro. Quindi, in secondo luogo, non è corretto dire che “la
Bibbia” dice (o si legge) qualcosa, perché non è tutta
la Bibbia. E’ corretto dire che “nel libro del Levitico
o di Isaia o di Marco, si legge…”. Ciò che si sta facendo è
leggere un passaggio di un libro della Bibbia. E non tutti
i libri sono uguali! La Bibbia è una collezione di molti libri.
Dunque, i libri della Bibbia furono scritti:
-
da persone diverse, non da una sola
persona,
-
in momenti e in circostanze diverse,
-
trattando temi o problemi diversi,
-
e per persone diverse.
Tra ciò che
abbiamo nella Genesi e nell’Apocalisse ci sono più di mille
anni, così come tra Mosè e Gesù passarono più di mille anni.
Colui che scrisse il Levitico fu un uomo diverso da chi scrisse la
lettera ai Romani, e scrisse molti secoli prima dellÂ’autore
della lettera ai Romani (Paolo). Scrisse in circostanze molto
diverse rispetto a quelle che conobbe san Paolo, e scrisse per gli
ebrei, non per i cristiani. Inoltre il libro del Levitico è una
collezione di leggi, mentre l’opera di san Paolo è una lettera,
è quindi un altro tipo di libro – come la Costituzione
dell’Italia è un tipo di libro diverso dalla Storia
dellÂ’Italia. E la Costituzione ha un intento diverso da quello
di un libro di storia e di una lettera, hanno cioè propositi o
finalità molto diverse.
E’ perciò
un grave errore mescolare brani della Bibbia come se tutti fossero
di uno stesso libro e avessero la stessa origine e la stessa
finalità . Non si dimentichi: la Bibbia è una collezione di molti
libri, non tutti uguali. Alcuni, inoltre, sono libri ebraici
(Antico Testamento), altri sono libri cristiani (Nuovo
Testamento). Chi usa la Bibbia estrapolando testi da ogni parte,
come se tutto fosse una stessa cosa, generalmente pensa che questo
non importa perché “tutto viene da Dio”, cioè Dio avrebbe dettato
tuttoÂ… e quindi non importa chi scrisse, quando e per chi. Chi
pensa così non conosce la Bibbia. Non sa come nacque la Bibbia
– non cadde dal cielo.
Dopo tutto
quello che abbiamo visto, si pensi:
-Dio dettò tutto o diede solo le idee e
furono gli uomini che scrissero i libri della Bibbia, ciascuno con
il suo stile e il suo modo di esprimersi?
- La Bibbia cadde dal cielo, già tutta
scritta, e in italiano?
-Chi narrò l’esodo dall’Egitto: Dio
o gli uomini che lo vissero? E si sa inoltre ciò che accade
quando qualcuno racconta qualcosa a qualcun altro.
-Chi scrisse la lettera ai Romani, Dio o
Paolo?
-Molto più seria però è la questione
degli errori e delle inesattezze dovute a ignoranza che si trovano
nella Bibbia: sono di Dio o degli uomini che scrissero in quel
tempo? Attenzione a non fare di Dio una caricatura, un
“idolo”! Attenzione a non rappresentare Dio come un ignorante!
5.
Solo la Bibbia e nientÂ’altro
che la Bibbia?
Alcuni gruppi
dicono che bisogna vivere solo secondo la Bibbia, nientÂ’altro
che la Bibbia. Ma risulta che essi usano molte idee e informazioni
che non ci sono nella Bibbia. Inoltre leggono la Bibbia con
il binocolo dei loro pastori o ministri: i Testimoni di Geova con
gli occhi della Watchtower di New York, e gli Avventisti con gli
occhi di Elena White. Cioè per loro in pratica non basta
la Bibbia. Una cosa è ciò che dicono e un’altra ciò che
fanno! Per interpretare la Bibbia abbiamo bisogno di informazioni
che non ci vengono date dalla Bibbia stessa. Quindi non è vero
che basta la Bibbia. Nella Bibbia stessa non si dice ciò che
significavano le parole usate due mila o più anni fa. Cosa
significavano in quel tempo parole come giustizia, pace, verità ,
conoscenza, timor di Dio, il nome, lo spirito, etc.? Per saperlo
abbiamo bisogno di qualcosa che non c’è nella Bibbia: di
dizionari.
La Bibbia
stessa non dice come venne scritta. I libri stessi non ci dicono
chi li scrisse (i titoli non sono originali). Neppure si dice come
si scelsero quei libri (c’erano molti più libri ebraici e
cristiani, ora chiamati “apocrifi”, che non sono compresi
nella Bibbia). Per tutto questo e molto di più abbiamo bisogno di
informazioni dall’esterno, che la Bibbia da sola non ci dà .
Quindi la Bibbia non basta! Molto di ciò che conosciamo della
storia e della cultura di quellÂ’epoca ci viene
dall’archeologia e da ciò che altri scrissero in quelle epoche,
non dalla Bibbia.
Chi dice che prende tutto dalla Bibbia
troverà difficoltà nel riconoscere che nella stessa Bibbia non
si dice che non ha degli errori, e neppure si dice che tutto
è parola di Dio o che tutto è ispirato. Il famoso testo
di II Timoteo 3,16 parla solo dell’Antico Testamento perché il
Nuovo ancora non esisteva, e non dice neppure cosa significa la
parola o l’idea di “ispirato”.
Inoltre
bisogna chiedere a chi dice che vive solo della Bibbia se osserva tutto
quello che sta lì, o se forse sceglie alcune cose. Per esempio,
se compie i seguenti comandamenti di Dio:
-
Esodo 22,28s: “Mi consegnerai il
primogenito dei tuoi figli. Lo stesso farai con quello delle tue
vacche e delle tue pecore. Starà con sua madre per sette giorni e
l’ottavo giorno me lo consegnerai” (sul suo “riscatto” si
veda Es 34,20).
- Chi si dichiara di stretta osservanza
del sabato dovrà farlo con zelo perché “Chi lo profana morirà .
Perché chiunque farà qualsiasi lavoro in quel giorno sarÃ
reciso di mezzo del suo popolo (…) morirà ” (Esodo 31,14s;
35,2). Non si cucina, non si lava, etc. come ancora oggi osservano
strettamente gli ebrei ortodossi. Esodo 35,3 aggiunge: “non
accendete fuoco in nessuna delle vostre abitazioni nel giorno di
Sabato” – il suo equivalente moderno è addirittura la
scintilla dellÂ’automobile o accendere la luce della casa, come
qualunque ebreo può spiegare.
-“Colui che percuote suo padre o sua
madre morirà (…) Chi maledice il proprio padre o la propria
madre morirà .” (Esodo 21, 15-17; Levitico 20,9).
-In Deuteronomio 21, 18-21 si stabilisce
che “Se un uomo ha un figlio disobbediente e ribelle, che non
ascolta la voce di suo padre (Â…) e per quanto lÂ’abbiano
castigato non dà loro ascolto” dopo essere portato davanti agli
anziani, “sia lapidato da tutti gli uomini della città , sicché
muoia”.
-Secondo Levitico 5, 1-5, “se uno
tocca qualsiasi cosa impura (= sporca) (Â…) o tocca qualsiasi
impurità umana per cui si diventa immondi (…) confessi
(pubblicamente) il peccato commesso...oltre che dover offrire un
sacrificio di riparazione”.
-Ogni bambino deve essere circonciso
allÂ’ottavo
giorno,
Levitico 12,3.
-Secondo Levitico 14, 8-9, dopo una
malattia contagiosa (“lebbra” = morbillo, varicella, etc.) si
“lavi le sue vesti, si radi tutti i peli, i capelli, la barba,
le sopracciglia”.
- In Levitico 19, 27 Dio ordina che
“non
vi tagliate in tondo i capelli ai lati della testa, e non vi
radete i lati della barba”.
-Similmente si osserva ancora oggi tra
gli ebrei che sono fedeli alla lettera alla Legge il comando di
Dio in Numeri 15, 37-39: devono farsi
“dei
fiocchi agli angoli dei loro mantelli e mettano al fiocco di ogni
angolo un cordone violaceo.”
(si veda Deut. 22,12).
-Deuteronomio 22,5: “la donna non si
metta indosso abito da uomo (…) è un abominio presso il
Signore” – abito dell’uomo moderno o di quel tempo?
Orientale o occidentale?
-Deuteronomio 22,8 ordina di mettere un
parapetto intorno al tetto della casa perché nessuno cada di
sotto.
-Secondo Deuteronomio 23,3 “Lo spurio
(= il figlio di genitori non sposati) non sarà ammesso
nella comunità del Signore, neppure alla sua decima
generazione”.
-Chi dice di adempiere tutta la
legge dovrebbe osservare tutte
le
feste
comandate in Levitico 23 perché è “decreto perpetuo
ovunque abitino”.
E ci sono
ancora altri comandamenti. Si può dire che quelle leggi furono
date per gli ebrei, non per noi, o che valevano solo per un tempo
ormai passato. Se è così, allora bisogna riconoscere che anche
le altre leggi furono per gli ebrei e per un tempo solamente,
perché TUTTE furono date a Mosè, incluso i 10
comandamenti. Quindi neppure le altre leggi sarebbero per noi!
Non è onesto né giusto scegliere,
lasciando da parte ciò che non conviene o non fa comodo. Non è
onesto né giusto sottolineare tanto che bisogna osservare il
sabato al posto della domenica, e nello stesso tempo non adempiere
il comandamento di osservare la pasqua e le altre feste (e i
comandamenti sopra menzionati), che pure Dio ordinò a Mosé che
fossero compiuti.
Per noi cristiani, che seguiamo
Gesù Cristo, questi comandamenti non valgono. Noi seguiamo il
NUOVO Testamento, in cui il comandamento supremo è il
comandamento dellÂ’amore (si veda Matteo 22,36-40; Romani 13,9;
etc.). LÂ’Antico Testamento per noi appartiene al passato. Le
leggi dellÂ’Antico Testamento valgono solo se sono in accordo con
la Legge di Cristo, che è quella dell’amore. Ora viviamo del
Nuovo Testamento (anche se ti leggono Matteo 5,17-19: leggi
attentamente la continuazione, Matteo 5, 21-47, e soprattutto le
lettere di san Paolo).
6.
Parola di Dio?
La Bibbia è
parola di Dio. Ma questo non significa che Dio dettò
tutto. Se fosse così lui sarebbe responsabile di tutti gli errori
di storia e di scienza (per es. il mondo non si fece in sei
giorni, ma ci vollero mille anni perché si formasse: Genesi 1-2
è scritto nel linguaggio della poesia) e anche degli errori di
grammatica. Dio sarebbe responsabile delle molte modalità tanto
diverse di scrittura (stili); lui avrebbe cambiato la sua opinione
molte volte, come si legge nella Bibbia, così che non potremmo
confidare in lui (passa dalla collera alla misericordia,
addirittura negozia con Abramo, secondo Genesi 18, e si pente
molte volte: Dio è come un uomo?). Dio è realmente così,
o forse quegli uomini in quel tempo avevano quelle idee riguardo
Dio, cioè se lo immaginarono come un uomo e per questo ne
parlavano così? Attenzione a non fare di Dio un idolo!
La Bibbia,
poi, è parola di Dio in parole di uomini.
Dire che la Bibbia è “parola di
Dio” significa che quei vecchi libri possono ancora dirci
qualcosa da parte di Dio. Significa che contengono messaggi
di Dio validi per noi (ma non tutte le parole alla lettera,
neppure tutte le leggi). Per questo noi cristiani meditiamo
la Bibbia, cercando di comprendere nei testi che leggiamo il messaggio,
lÂ’idea che viene da Dio e che valga ancora per oggi. Ma non
la studiamo cercando tutti i dettagli, come fanno ancora oggi
tutti gli ebrei, e neppure siamo ossessionati dalle leggi di Mosè.
San Paolo avvertì giustamente che “la lettera uccide, mentre lo
spirito dà vita” (II Corinti 3,6; Romani 7,6).
Inoltre la
Bibbia non è l’unica parola di Dio. Si veda Matteo 25, 31-46:
“Ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere,
(Â…) quando mai ti vedemmo affamato e ti demmo ristoro; assetato
e ti demmo da bere? Ogni volta che voi avete fatto queste cose a
uno dei più piccoli dei miei fratelli, l’avete fatta a me”,
cioè lui ci sta parlando nell’affamato e
nellÂ’assetato.
La parola di Dio più chiara è Gesù
Cristo stesso (si veda Giovanni 1). E questa parola continua
attraverso i suoi apostoli e i suoi successori: si veda Luca
10,16; Matteo 28, 18-20.
LÂ’autore delle lettera agli Ebrei ci
ricorda che
“Iddio che anticamente aveva parlato più volte e in diverse
maniere ai Padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi tempi
ha parlato anche a noi per mezzo del suo Figlio (Â…) che
è lo splendore riflesso della gloria del Padre e l’impronta
della sua sostanza …” (1, 1-3).
E allÂ’inizio del vangelo di Giovanni
veniamo a sapere che,
“In principio era il Verbo, (…) Il Verbo era
Dio. Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui neppure
una delle cose create è stata fatta. E il Verbo si è fatto carne
e venne ad abitare in mezzo a noi.” (1,
1-14).
Cioè “la
parola di Dio” non era altro che la persona di Gesù Cristo. Non
lo era un testo o un libro. Gesù Cristo fu la definitiva e più
chiara parola di Dio per gli uomini. Per questo noi cristiani ci
poggiamo sulle testimonianze intorno a questa parola, che
incontriamo nel Nuovo Testamento, e non nellÂ’Antico. Noi
cristiani siamo testimoni di Gesù Cristo, non di Geova.
7.
LÂ’Apocalisse
Per incominciare, molti non si rendono
conto che lÂ’Apocalisse
-
fu scritta da Giovanni quasi due mila
anni fa,
-
fu scritta per i cristiani del suo
tempo che vivevano in unÂ’altra parte del mondo, in Asia Minore
(si veda cap. 2-3),
-
non è storia, né una collezione di
annunci sul futuro, ma è una serie di immagini, di modi di
parlare, che NON devono essere presi alla lettera, così come
non prendiamo alla lettera i racconti e neppure le novelle.
Cos’è allora l’Apocalisse?
In poche
parole, è una serie di quadri (se Giovanni avesse
conosciuto il cinema avrebbe fatto un film), chiamati
“visioni”. Con questi quadri Giovanni voleva fare colpo sulla
gente che leggeva il suo libro. E’ ciò che succede anche a noi.
A qualcuno fa paura; altri si mettono a pensare e a discutere su
ciò che esso significa; per altri produce fiducia in Dio come
Signore di tutto.
Se tu lo leggi, ti renderai conto che
lÂ’Apocalisse dipinge dei castighi per coloro che si oppongono a
Dio, ma anche dei premi o il cielo per coloro che sono fedeli a
Gesù Cristo, che chiama “l’Agnello sgozzato”. Questo è il
tema dellÂ’Apocalisse!
Occorre sapere due cose:
-
Giovanni scrisse perché lo leggessero
i cristiani della sua comunità (non una qualsiasi),
-
in
quel tempo non cÂ’erano stampe.
Giovanni scrisse per i cristiani che
erano perseguitati, come lo era stato lui (si veda 1,9) – per
questo si parla di sangue, di morte di santi: 6,10; 16,6; 17,6;
19,2. Ciò che Giovanni voleva dire a quei cristiani con
l’Apocalisse era che avrebbero dovuto essere fedeli a Gesù
Cristo in tutto, anche se li avessero perseguitati o uccisi
(si veda 13,9; 14,13; 16,15). Se non fossero stati fedeli,
sarebbero stati castigati, ma se fossero stati fedeli sarebbero
andati là dove sta Gesù Cristo, che fu il primo martire (per
questo lo chiama “Agnello sgozzato”). Questo era il messaggio
e questa è la “parola di Dio” nell’Apocalisse, e non i
dettagli, e ancor meno presi alla lettera, come molti fanno.
Purtroppo ci
sono gruppi che giocano con lÂ’Apocalisse. Estrapolano alcune
parti e le tolgono dal loro contesto. La cosa scorretta e
deplorevole è che dimenticano o nascondono molti altri testi -
per esempio, per capire il famoso capitolo 13 bisogna leggere
anche il 17. Manipolano cioè l’Apocalisse per adattarla alle
loro idee. Così, per esempio, iniziano a dirci che la bestia oggi
è …, il 666 è …, la prostituta oggi è …, etc. Ma non si
rendono conto che Giovanni scrisse per i cristiani nel suo tempo,
quasi più di due mila anni fa. In quel tempo la bestia era
lÂ’imperatore romano Domiziano, che li perseguitava e che lui
chiamò 666, e la prostituta era la città di Roma dove viveva e
si faceva adorare.
Ci vogliono
far credere che lÂ’Apocalisse fu scritta pensando al presente,
per oggi. Si dimenticano che Giovanni credeva che la fine sarebbe
stata presto, - anche se si sbagliò. In 1,1; 22, 6-7.10.12.20,
“presto” non significava due mila anni, ma ciò che in
italiano è “presto”, già , tra breve. Le lettere dei capitoli
2 e 3 erano per le 7 chiese che si trovano in Asia (si veda 1,4;
1,11), dove viveva Giovanni. Non erano per noi oggi e in Italia.
Inoltre è
assurdo pensare che Giovanni scrisse per i due mila anni
successivi. E’ ridicolo pensare che Dio dettò o lasciò vedere
(a Giovanni) qualcosa che sarebbe successo di lì a due mila anni
– ossia non era per Giovanni e nemmeno per la sua comunità ? Se
fosse stato per oggi Dio avrebbe perfettamente potuto farlo
conoscere ora, e in un linguaggio meno complicato senza che
dovessimo cercare di indovinare e con la possibilità di
sbagliarci. Si pensi un attimo! Se non comprendiamo lÂ’Apocalisse
è perché non fu scritta pensando a noi, ma alla gente che
lÂ’avrebbe udita in quel momento, e che conosceva tutte
quelle immagini, simboli e quadri.
Bene, lÂ’Apocalisse ha 22 capitoli, e
bisogna leggerli tutti di seguito, non un brano qui e uno lì.
Il messaggio dei 22 capitoli uniti è chiaro e vale ancora
per oggi, e quello lo fa “parola di Dio”: dobbiamo essere
fedeli a Dio in tutto, specialmente a Gesù Cristo, anche se ci
perseguitano, ci mettono in carcere o addirittura ci uccidono.
Bisognerebbe ricordare a molti che abusano dell’Apocalisse ciò
che Giovanni scrisse alla fine:
“Se uno vi fa delle aggiunte, Dio gli farÃ
subire le piaghe descritte in questo libro; e se uno toglie
qualcosa dalle parole di questo libro profetico, Dio toglierà la
sua parte dall’albero della vita …”
(22, 18-19).
Alcuni
aggiungono all’Apocalisse idee che non si trovano lì. E
le tolgono (o ignorano) testi che dovrebbero leggere, e che
cambierebbero molte delle cose che affermano. Se si prende tutto
alla lettera si cade in grandi assurdità , addirittura in
contraddizioni. Per esempio, per tre volte si menzionano delle
supposte calamità (capitoli 6, 8-9 e 16): quali di queste tre
saranno quelle vere, e in quale ordine verranno? Se si confrontano
si vedrà che non sono uguali. Dopo ciascuna Giovanni presenta una
visione del cielo. Quindi, quando e come sarebbe la fine? Diventa
un problema se si prende tutto alla lettera, e si dimentica che
l’Apocalisse è una serie di quadri artistici (immaginari) e non
di predizioni.
LÂ’enfasi
dell’Apocalisse risulta essere nella fedeltà a Dio e a Gesù
Cristo e nella vita con lÂ’Agnello. LÂ’enfasi NON sta nei
castighi o nella fine del mondo, come alcuni credono e perdono
tempo cercando di predire come e quando sarà esattamente (per
questo tutti coloro che annunciarono il giorno della fine del
mondo si sbagliarono!).
Per chi dice che i 144,00 salvati
significa alla lettera questa quantità , ci si dovrà chiedere se
prenderanno alla lettera anche il fatto che saranno “dei figli
delle tribù di Israele” (7, 4-8), cioè ebrei e non cristiani.
Similmente si gioca con i numeri, senza rendersi conto che
nellÂ’Apocalisse sono tutti figurati, non letterali, per esempio
dieci o mille significa “molto, abbastanza”.
E a chi dice
che il 666 è il Papa, bisognerebbe chiedere che prima si informi
bene. Il Papa non si chiama mai “Vicarius filii Dei”: il suo
titolo è “vicario di Cristo”. Con lo stesso tipo di
interpretazione, risulta che il nome di Ellen Gould White (il suo
nome completo in inglese), con i valori delle lettere in latino dÃ
pure la somma di 666 (dove W=V+V, doppia V, e la U=V in latino):
E
L L
e n G
o U
L D W
h I
t e
-
50 50 --
-- 5 50
500
5+5 – 1 - -
= 666
In realtÃ
il 666 coincide con bestia del capitolo 13 e con la bestia
menzionata in 17,11: non è altri che l’imperatore romano
Domiziano, che perseguitò i cristiani (morì nell’anno 96).
8.
Siamo testimoni di Gesù Cristo
Essere
cristiano è essere discepolo o seguace di Gesù Cristo, come lo
furono Pietro, Giovanni e molti ancora. Lui è il nostro Maestro e Signore.
Quindi il cristiano sarà testimone di Gesù Cristo, non
“testimone di Geova”, come leggiamo più volte negli Atti
degli Apostoli (1,8; 5,32; 10,39.41; 22,15; 26,22; si veda
Giovanni 3,11; 15,27). Per il cristiano Gesù Cristo è la parola
definitiva di Dio, che lascia quella di Mosé come superata.
Quindi per il cristiano lÂ’Antico Testamento (libri ebraici, non
cristiani) non è il centro né è la cosa più importante.
Importante per il cristiano è il NUOVO Testamento (libri
cristiani), specialmente i vangeli, dove arriviamo a conoscere Gesù
Cristo e ascoltiamo la “sua voce”. Ci sono molte cose
nell’Antico Testamento che sono già state superate, che NON
valgono oggi per i cristiani. Si veda per esempio Matteo 5,21-47 e
Marco 7,1-13, dove Gesù stesso lo dimostrò. E si legga san
Paolo, che lo ha ripetuto più volte, specialmente nella sua
lettera ai Galati.
Infine è sorprendente che DA UN
LATO:
-quasi tutti i gruppi non cattolici
presenti in molti paesi latinoamericani e africani nacquero negli
Stati Uniti, sono un prodotto nordamericano, quindi non
comprendono né rispettano la cultura e le
tradizioni di questi popoli.
-Il loro fondatore non è Gesù Cristo
(sebbene dicano il contrario), ma qualche pastore o “profeta”:
Guillermo Miller, Elena White, Charles Russel, Ezequiel Ataucusi,
José Smith, etc. Tutti hanno iniziato appena alcuni anni
fa. Come possono provenire dallo stesso Dio religioni tanto
contrarie?
- Tutti leggono la Bibbia per brani. Per
questo non si mettono dÂ’accordo. Ciascuno ha la sua
interpretazione particolare. Inoltre è tipico che si concentrino
sui profeti e sullÂ’Apocalisse, che credono siano annunciatori
del futuro, di oggi – e non dell’epoca in cui scrissero.
Sembra che non sappiano che cosÂ’era un profeta e quale era la
sua missione – qualcuno che parlava in nome di Dio per il suo
popolo, per orientarlo nel momento che stava vivendo, ossia
migliaia di anni fa, non oggi.
-
Tutti credono di avere scoperto alla
fine come si deve leggere e intendere la Bibbia. Secondo loro tutti
si sono sbagliati durante i quasi due mila anni che sono
trascorsi fino a ché apparvero loro. E molte volte parlano del
cristianesimo dei primi secoli senza neppure conoscerlo,
immaginandosi le cose. Avranno un collegamento diretto ed
esclusiva con Dio?
-La maggior parte dei gruppi non solo
attaccano le altre religioni, ma le conoscono pure male. EÂ’
tipico che facciano caricature del Cattolicesimo e ne
parlino male, senza conoscerlo bene. Peccano, allora, contro il
comandamento che proibisce di “dire falsa
testimonianza”.
-Molti sono fanatici. Accettano e
chiedono di accettare tutto ciecamente. La voce del pastore o del
ministro è come se fosse voce di Dio stesso… per questo non si
può discutere o dubitare nulla. Bisogna imparare cose a memoria,
senza ragionare o pensare: è proibito pensare! E soprattutto, è
proibito discutere o mettere in questione qualcosa!
-Alcuni gruppi sono più ebraici che
cristiani: vivono dellÂ’Antico Testamento e non del Nuovo. Questo
si vede quando si tratta dei comandamenti, particolarmente sul
sabato e sugli alimenti.
-Molti sono concentrati sulla fine del
mondo, così si dimenticano di cercare di migliorare questo mondo
e sopportano tutto. La religione finisce per essere un calmante
che addormenta. Addirittura alcuni vedono la politica come una
cosa del diavolo.
-EÂ’ significativo anche che la maggior
parte dei gruppi si concentrano tanto sulla Bibbia che si
dimenticano di pregare; la vera preghiera, quella del cuore e nel
silenzio. Inoltre è triste osservare che si dimenticano di
qualcosa che per i cristiani, sin dai primi tempi, fu importante:
celebrare frequentemente l’Eucarestia “in memoria” di Gesù
Cristo (si veda Atti 2,42; 20,7; I Corinti 10,16; 11,23-25).
-Ci sono gruppi che si concentrano sulle
guarigioni. Questi “miracoli” oggi li fanno anche i maghi e i
guaritori. La loro idea di Gesù Cristo è quella di uno che fa
miracoli. Ciò che realmente accade è un gioco psicologico di
suggestione. EÂ’ il potere della mente sul corpo (psicosomatico).
DALLÂ’ALTRO LATO ci deve fare pensare
che:
-la Chiesa Cattolica è l’unica che iniziò con Gesù
Cristo e non ha avuto altro fondatore o profeta che
Gesù Cristo.
-A differenza di molte chiese, quella
Cattolica insiste sulla comunione con Dio e con Gesù Cristo,
sulla preghiera, sulla celebrazione dell’Eucarestia, più che
sulla Bibbia o sulla predicazione e il canto. La comunione e la
preghiera con il Signore sono molto più importanti che leggere,
studiare, o ascoltare la Bibbia: è il contatto con il Signore
stesso, non con un libro o “la sua parola”. Questo non
significa che i cattolici non ascoltino attentamente la Bibbia: si
leggono e si commentano vari testi
in ogni Messa, li si studia, li si medita come
testimonianze della rivelazione di Dio.
-Per questo in tutto il corso della
storia della Chiesa Cattolica ci sono state molte persone di una
santità impressionante, che nessun’altra chiesa può
mostrare: si pensi a tutti i martiri che diedero la loro vita e ai
santi coma Francesco dÂ’Assisi, Giovanni della Croce, Teresa dÂ’Avila,
Martìn de Porres, Rosa de Lima, e nei nostri giorni persone come
Madre Teresa di Calcutta, tutte persone che hanno vissuto secondo
lo stile di Gesù Cristo e non si sono perse in
discorsi, prediche e discussioni sulla Bibbia.
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La
mancanza e la parzialità dell'informazione che
Arens dichiara nei confronti della Bibbia,
coinvolge anche altri settori del mondo in cui
viviamo. Visita
le pagine dedicate all'Osservatorio
sull'Informazione - il "Media Watch"
del Gim, per un approccio critico ed attivo
nei confronti dell'informazione.
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