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La Repubblica Democratica del Congo

Donato Serena dal Congo

Repubblica Democratica del Congo

terra martoriata dalla guerra, dalla povertà

La Redazione di Giovaniemissione riceve e volentieri pubblica questa lettera di Donato, un giovane che dopo l'esperienza con i Missionari Comboniani ha scelto la strada della Cooperazione.

È strano partire per i villaggi, restare sul terreno nel gergo cooperazionese e sorprenderti sempre di come la gente locale sia sempre più indigente e bisognosa di aiuto… è strano soprattutto per me che ho già passato un tempo, che ritengo sufficiente per l’osservazione, in Rwanda e Burundi…

 
Ma forse non resti mai totalmente indifferente al bisogno (ed è una fortuna anche se a poco a poco ci si abitua purtroppo), forse il Congo ha qualcosa di diverso; forse i posti dove il mio lavoro mi porta sono piu’ agricoli e quindi piu’ poveri di quelli in cui sono stato precedentemente…

 

Insomma non lo so perché, ma l’insicurezza di vita che sto vedendo in questo mio primo periodo in Congo non l’avevo mai vista nei precedenti posti… ed è per questo che credo che il Congo per me sia forse a ragione l’ultima tappa di questa zona dei grandi laghi, punto focale di tanti interessi e di molti scontri.

Quello che mi risalta di più all’occhio è sicuramente l’insicurezza politica e sociale e la carenza di uno stato in grado di assicurare i minimi standard alla popolazione…

 

Quando parto sul terreno per analizzare le scuole da ristrutturare o per incontrare associazioni di analfabeti che vorrebbero imparare a leggere e scrivere, o insegnanti che sono interessati ad un aggiornamento, mi imbatto in un paesaggio bellissimo dove colline e laghi si abbracciano fra loro, dove la terra è fertile, ma dove la popolazione per una serie x di motivi vive nell’indigenza….

La bellezza del paesaggio contrasta con l’insicurezza… eserciti regolari e non si contendono i territori e molte volte saccheggiano, rubano, talvolta uccidono.

Quando passi con la macchina luoghi isolati, capti nell’aria quell’involucro di insicurezza e di abbandono e ti rendi conto che ci sei anche tu dentro....è difficile spiegare quello che si prova…

Immagini la gente che vive in case di terra con tetto di paglia dove si fa fatica a nutrire tutti e deve anche subire le angherie e le pretese di questi gruppi che trovano la loro unica fonte di guadagno nei furti e nei saccheggi… insomma sono sensazioni, forse intuizioni che ci fanno comprendere, almeno visivamente, la situazione di un mondo disperato, ma che nonostante questo non si da per vinto… lotta, si riunisce, continua a vivere… o è un abituarsi a tutto o è la forza e la gioia di vivere che in ogni caso prevalgono, ancora non riesco a darmi una risposta…

Nelle città forse solo apparentemente la situazione è migliore… masse umane ammassate… manca tutto: acqua, luce, ci sono ospedali sovraffollati…

Io farei una riflessione propositiva su ciò che potrebbe essere più utile fare: cosciente del fatto che i micro e i medi progetti che fanno di solito le ONG hanno sicuramente un impatto positivo e diretto sulla popolazione (almeno questa è la mia esperienza), credo che il bisogno di tutto che c’è in una città come Goma si attende una risposta che si sviluppi in grandi opere…

Le grandi opere sono le strade, l’acquedotto, una rete elettrica decente…

Con le stade si favorisce il commercio e lo sviluppo economico, con l’acquedotto si purifica l’acqua e molte malattie sarebbero eliminate, l’elettricita’ favorisce la vita, gli scambi interpersonali ed economici e la sicurezza sociale…

È chiaro che per tutte queste opere le ONG non bastano: ci vogliono le Cooperazioni Nazionali che dovrebbero stanziare fondi su questo…

È chiaro che lo stanno gia’ facendo…

quello che manca sono opere che non siano cattedrali nel deserto, ma che nascano in collaborazione e “contrattazione” con i governi locali… sono questi ultimi che ne assicureranno la manutenzione…

I governi dei paesi sviluppati dovrebbero investire energie, tempo e denaro sul dialogo con i governi dei paesi in via di sviluppo per programmare insieme degli appoggi tecnici, delle consulenze sulla manutenzione, ecc.

Credo che dovremmo finirla con una cooperazione soltanto interessata a vantaggi economici e quindi presente solo nei paesi che interessano al donatore…

Credo in una cooperazione che prende a cuore veramente un’opera, la realizza e cerca tutti i modi possibili perché sia tenuta viva e serva davvero alla popolazione… altrimenti ci stiamo prendendo tutti in giro!!!

Credo nella competenza dei governi dei paesi ricchi a dialogare fin dove è possibile con i vertici politici dei paesi poveri… anche perché, quando invece c’è da armarli o appoggiarli politicamente per salvaguardare i propri interessi sono bravissimi.

Donato Serena

 


Approfondimenti

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di: Luca Manganelli

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