Seguire Gesù, impegno radicale per il Regno (Marco 1,14-15)
Convivenza GIM Napoli - 8/9 Novembre 2008
Seguire Gesù, impegno radicale per il Regno (Marco 1,14-15)
Convivenza GIM Napoli - 8/9 Novembre 2008
1. Il programma di Gesù
Galilea: la regione da dove parte Gesù e dove si fa incontrare dopo la morte dai discepoli (16,7). Per Marco ha un signifcato teologico più che geografico: il luogo dei poveri e degli oppressi.Alcuni aspetti:
- La classe dirigente comprendeva soltanto l’uno o il due per cento della popolazione, ma controllava la massima parte della ricchezza prodotta dalla base contadina.
- Il punto essenziale non era il possesso della terra, ma il controllo dei suoi frutti e di chi la coltiva. Le classi dirigenti dimostravano la loro capacità di controllo attraverso tributi, tasse e balzelli.
- Gli abitanti della Galilea venivano sempre pià alienati dalla loro terra e dalle tradizioni per l’effetto di una combinazione di dominio romano, sfruttamento erodiano e controllo da parte del tempio.
Mc 1,14-15: è un sommario comune ai tre sinottici. la predicazione di Gesù si incentrava su quattro temi principali che ne costituiscono come la grande struttura e ossatura teologica e antropologica.
- Il primo argomento è quello della compiutezza del tempo. Per Gesù il tempo della storia è tempo dell’attesa che finalmente si conclude e, concludendosi, da inizio a una realtà che all’attesa sostituisce la fruizione e la responsabilità, come la madre che, dopo il parto, vive la gioia per il figlio e la responsabilità al suo appello. E’ giunto il momento in cui non c’è più bisogno di puntare lo sguardo
verso il futuro in attesa di “cieli nuovi e terra nuova”, quel giorno è per Gesù nel “qui” e “ora” di ogni giorno. - Il secondo tema è la vicinanza del regno: tema che non si aggiunge al precedente ma ne è la
ragione che lo motiva dall’interno. Dio torna a regnare “qui” e “ora”, ad esercitare cioè in ogni
giorno la sua signoria su Israele e sull’umanità, il tempo “è compiuto”. Che, per la bibbia, Dio
eserciti la sua signoria su Israele, appartiene all’essenza stessa della rivelazione biblica, ma
perché tale signoria si dispieghi effettivamente nella storia, è necessaria la libera risposta d’Israele, secondo la logica del patto o alleanza. Il regno di Dio non è uno spazio geografico, ma l’intervento di Dio nella storia, la realizzazione di un’azione divina. Tutto il ministero di Gesù sarà il riflesso della nuova posizione di Dio, attraverso le cure e l’espulsione de demoni, il perdono dei peccati e la compassione per tutta l’umanità. pero se Dio da, aspetta anche una risposta. La sua compassione non è debolezza, ma la chiamata a uno stesso comportamento. - Il terzo tema è quello della conversione, espresso, nell’originale, con un termine ricchissimo (meta noèite). “l’esigenza di convertirsi” va unita all'esigenza di credere nel “evangelo” Gesù insegna che non esistono per le persone, situazioni irreversibili o disperate, e che il mondo che egli dischiude con l’annuncio della compiutezza del tempo e della vicinanza del Regno è una reale possibilità offerta a tutti alla quale aderire con fiducia.
- Il quarto tema infine riguarda l’evangelo, la “buona notizia” che la sua parola annuncia, e che consiste nel realizzare la fine della miseria e della schiavitù e nell’instaurare la pienezza dei beni, della libertà e della felicità. (Is 61,1) La ragione per la quale la Parola di Gesù è “evangelo”, cioè buona notizia, è nei tre temi precedenti: perché essa annuncia la compiutezza del tempo e perché tale compiutezza è resa possibile dalla signoria di Dio che si riconcilia con l’uomo peccatore, sostituendo alla sua ira la misericordia.
La chiamata dei discepoli
Gesù conosce alcuni futuri discepoli nel gruppo congregato da Giovanni il Battista. Questa stessa chiamata si ripete varie volte, fino a formare un gruppo stabile di discepoli e discepole. E’ probabile che la risposta sia stata progressiva, fatta di rinunce, sino ad arrivare ad una totale adesione a Lui e al suo progetto. Questo è lo spazio dove si realizza la conversione. E’ la risposta piena alla sua chiamata.
Gesù non è stato l’unico a riunire intorno a sé un gruppo di persone, però lo fa in un modo nuovo, rivelando la sua persona e il suo progetto. La differenza con il Battista è che la sua è una chiamata personale mentre quella di Giovanni era un invito generale. La chiamata posta all’inizio riguarda senz’altro tutta la comunità e non le singole persone. Per di più Gesù si pone sulla scia di Giovanni prevedendo la sua stessa
fne come profeta.
Le 4 parole fondamentali di ogni vocazione: vede, chiama, sulla parola lasciano tutto e seguimento
La giornata tipica di Gesù
L’agire di Gesù è di liberazione e la sua prassi è liberatrice. L’agire concreto e solidale, più importante della stessa professione di fede in quanto tale, e possibilità riservata non a chi crede in Dio ma aperta a tutti indistintamente.L’agire terapeutico di Gesù (Mc 1,29-31): è un sommario o sintesi dell’attività pubblica di Gesù, brano, quindi, che non riferisce tanto ciò che Gesù ha fatto eccezionalmente, ma piuttosto ciò che egli ha sempre fatto, nella ordinarietà di tuti i suoi giorni.
ALCUNI ASPETTI:
- Riguarda l’arco delle malattie che Gesù guarisce, “infermi colpiti da mali di ogni genere”: fisici, psichici, spirituali, sociali o di natura ancora indefnita, come ad esempio la epilessia. Ma al di là delle malattie Gesù vede all’opera la malattia che egli mira ad aggredire e sconfiggere. Nelle malattie infatti egli coglie l’oggettivarsi di una malattia più radicale che è la disintegrazione dell’ordine soggettivo, riflesso nell’ordine della corporeità, e curandole Gesù ricostituisce l’ordine
al cui interno l’io ritrova la sua armonia e verità. - Nel vangelo di Marco, Gesù sceglie, per tanto, come luogo privilegiato dei suoi miracoli, maggiormente cure ed esorcismi, la periferia di Israele: la galilea dei gentili e dei pagani... ontano dal tempio. Gesù fa degli esclusi e marginati il centro della sua azione pastorale. Lo fa perché sono come “pecore senza pastore”, abbandonati alla propria disgrazia e emarginazione.
- Marco critica la sinagoga come istituzione e il sabato come giorno sacro. Nessuna delle due istituzioni riesce a liberare la persona. Il fatto che il primo miracolo di Gesù avvenga di sabato e nella sinagoga dove espulsa lo spirito immondo (1,21-28) è signifcativo. Suppone la triste costatazione che nel luogo dei puri abita paradossalmente l’immondizia. Sul fnire del sabato (1,32-34), l’agire terapeutico di Gesù si moltiplica. Il sabato è superato e inizia un nuovo tempo dove la persona è sacra.
- Gesù e gli esclusi della società: la persona con lo spirito immondo, la suocera di Pietro e il lebbroso.
- La pedagogia di Gesù è sempre diversa: prende per mano la suocera di Pietro e l’aiuta ad alzarsi; si commuove (verbo che nel giudaismo solo si usa per Dio) davanti al lebbroso... Così come si arrabbia contro il sistema in molte occasioni perché, nel nome di Dio, esclude la gente.
Gesù con il suo modo di fare non colma le nostre aspettative, ma le mette in crisi. Invece di rispondere alle nostre attese, ci dischiude un orizzonte “altro”, nuovo.
Domande per la riflessione personale:
- Gesù la sua vita l’ha radicalmente donata, tu la tua giornata come la spendi?
- Gesù ha letto il suo tempo, tu oggi riesci a leggere il nostro e questo ti porta alla conversione
- Gesù è partito dalla Galilea, dagli ultimi, tu da dove parti? .