- Canto iniziale
-
“Missione
è ... essere spezzati.
Condividere la vita!”
Questa sera, o Dio, voglio
mettermi davanti a te, come figlio che vuole sentire lo sguardo
misericordioso del suo papà su di se. Voglio dirti che ti
amo, ma a volte faccio fatica a vivere il desiderio del mio
cuore. Vedo attorno a me la miseria del tuo popolo che soffre,
sento la sua voce che si alza indignata, ma non sempre ho la
risposta giusta a tanta sofferenza.
Il male, il peccato, mi
attanagliano il cuore. Non sempre ne sono consapevole. Questa
sera aiutami ad aprire il cuore, la mente, i gesti al tuo
perdono. Rimetti i miei peccati e rendimi capace di perdonare e
riconciliarmi con il mio fratello, con la mia sorella.
Fa che, riconciliati dal tuo amore
misericordioso, sappiamo condividere la vita con i fratelli e
sorelle, spezzando il pane con loro.
- Salmo d’intercessione
-
- 13 (12) Invocazione fiduciosa
- Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi?
Fino a quando mi nasconderai il tuo volto?
Fino a quando nell’anima mia proverò affanni,
tristezza nel cuore ogni momento?
Fino a quando su di me trionferà il nemico?
- Guarda, rispondimi, Signore mio Dio,
conserva la luce ai miei occhi,
perché non mi sorprenda il sonno della morte,
perché il mio nemico non dica: “L’ho vinto!
”
e non esultino i miei avversari quando vacillo.
- Nella tua misericordia ho confidato.
Gioisca il mio cuore nella tua salvezza
e canti al Signore, che mi ha beneficato.
- Canone di Taizè: Esposizione del
Santissimo.
- In ascolto della Parola
-
Vangelo Mt 4,1-11
- Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per
esser tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni
e quaranta notti, ebbe fame. Il tentatore allora gli si
accostò e gli disse: “Se sei Figlio di Dio,
dì che questi sassi diventino pane”. Ma egli
rispose: “Sta scritto:
- Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.
- Allora il diavolo lo condusse con sé nella
città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli
disse: “Se sei Figlio di Dio, gettati giù,
poiché sta scritto:
- Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo,
ed essi ti sorreggeranno con le loro mani,
perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo
piede”.
Gesù gli rispose: “Sta scritto anche:
Non tentare il Signore Dio tuo”.
Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte
altissimo e gli mostrò
tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse:
- “Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti,
mi adorerai”. Ma Gesù gli rispose: “Vattene,
satana! Sta scritto:
- Adora il Signore Dio tuo
e a lui solo rendi culto”.
Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si
accostarono e lo servivano.
Per riflettere
“Non farci entrare nella
tentazione: nella tentazione di dimenticarti. ... Ma liberaci dal
male: il mondo giace nel male. E il male non è soltanto
caos, assenza di essere: testimonia un’intelligenza
perversa che, a forza di orrori sistematicamente assurdi, vuole
farci dubitare di Dio e della sua bontà. ... Dio non ha
creato il male e non lo ha nemmeno permesso. Il male Dio lo
riceve in pieno volto come Gesù ricevette degli schiaffi
quando aveva gli occhi bendati. Il grido di Giobbe non cessa di
risuonare e Rachele piange i suoi figli. Ma la risposta a Giobbe
è stata e rimane data: è la Croce. E’ Dio
crocifisso su tutto il male del mondo, ma capace di far scoppiare
nelle tenebre un’immensa forza di risurrezione. Liberaci
dal male significa “Vieni Signore Gesù”, vieni
tu che sei già venuto per vincere l’inferno e la
morte. Questa vittoria è presente nella profondità
della chiesa. Ne riceviamo la forza e la gioia ogni volta che ci
comunichiamo. ... Liberaci dal male è una preghiera
attiva, una preghiera che ci impegna.”
(Tratto da “Pregare il Padre
Nostro”, O. Clement - B. Standaert)
- Silenzio ...
-
- Richieste di perdono
- Ti chiediamo perdono Signore per tutte le volte che abbiamo
innalzato muri, creato barriere, scavato fossati, elevato
monumenti alla violenza e all’ingiustizia. RIT. (Bless
the Lord my soul ...)
- Ti chiediamo perdono Signore per tutte le volte che non siamo
stati capaci di essere testimoni del tuo amore, soprattutto nei
confronti dei più piccoli e sofferenti. RIT.
- Ti chiediamo perdono Signore per tutte le volte che pensiamo
di essere noi gli autori della salvezza, e non abbiamo il
coraggio di indicarti come il Salvatore. RIT.
- Ti chiediamo perdono Signore per tutte le volte che non ci
siamo accorti che Tu ogni giorno sei accanto a noi nelle deboli
sembianze dei piccoli, dei sofferenti, di chi non conta nulla
agli occhi del mondo. RIT.
- Ti chiediamo perdono Signore per tutte le volte che non siamo
stati capaci di custodire la vita, ogni vita. RIT.
- Canone di Taizè: adorazione alla croce.
- In ascolto della Parola ...
-
Vangelo Lc 15,1-7
Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per
ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: “Costui
riceve i peccatori e mangia con loro”. Allora egli disse
loro questa parabola:
“Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia
le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta,
finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla
tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo:
Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che
era perduta. Così, vi dico, ci sarà più
gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove
giusti che non hanno bisogno di conversione.
Per riflettere
... Gesù non intende per
nulla togliere a ciascuno la sua concreta responsabilità.
Ognuno è responsabile delle proprie azioni e ne porta le
conseguenze. Per questo Gesù disse a Pietro che tentava di
difenderlo con la forza, quando vennero per arrestarlo: "Rimetti
la spada nel fodero, perché tutti quelli che metteranno
mano alla spada periranno di spada" (Mt 26,52). Egli sa che
ciascuno deve prendere le sue decisioni morali di fronte alle
singole situazioni. Gli importa però assai di più
segnalare che gli sforzi umani di distruggere il male con la
forza delle armi non avranno mai un effetto duraturo se non si
prenderà seriamente coscienza di come le cause profonde
del male stanno dentro, nel cuore e nella vita di ogni persona,
etnia, gruppo, nazione, istituzione che è connivente con
l'ingiustizia. Se non si mette mano a questi ambiti più
profondi mutando la nostra scala di valori, tra breve ci
ritroveremo di fronte a quei mali che abbiamo cercato con ogni
sforzo esteriore di eliminare.
Sono tanti i mali da deplorare e da sconfiggere: oltre il
terrorismo e la violenza va condannata ogni ingiustizia e va
eliminato ogni affronto alla dignità umana. Ci chiediamo:
sarà possibile una tale inversione di tendenza? Osiamo
affermare di sì, anzitutto perché un simile
raddrizzamento della scala dei valori è necessario per il
superamento di quella conflittualità crescente che mira
alla distruzione reciproca dei contendenti. In secondo luogo,
perché contiamo sulla grazia di Dio e sulla ragionevolezza
di fondo dell'uomo. In terzo luogo perché come cristiani
(e anche in questo ci distinguiamo da un mondo Occidentale fino a
poco fa sicuro di sé ma ora molto più incerto e
sempre più povero di speranza trascendente) abbiamo la
certezza che se il male abbonda è perché
sovrabbondi la grazia della conversione e del perdono. Pur se
lasciamo al Signore della storia il calcolo dei tempi, sappiamo
che è ben possibile che maturi di nuovo in Occidente,
forse proprio sotto la spinta di eventi così drammatici,
la percezione che è necessario un cambio di vita,
l'adozione di una nuova scala di valori.
(Tratto dal Discorso di S.Ambrogio
2001, C. M. Martini)
- Silenzio ...
-
SONO UN UOMO DI SPERANZA
Sono un uomo di speranza
perché credo che Dio
è nuovo ogni mattina.
Sono un uomo di speranza
perché credo che lo Spirito Santo è all'opera
nella Chiesa e nel mondo.
Sono un uomo di speranza
perché credo che lo Spirito creatore dà a chi lo
accoglie
una libertà nuova e una provvista di gioia e di
fiducia.
Sono un uomo di speranza
perché so che la storia della Chiesa è piena di
meraviglie.
Sperare è un dovere e non un lusso. Sperare non è
sognare,
ma è la capacità di trasformare un sogno in
realtà.
Felici coloro che osano sognare
e che sono disposti a pagare il prezzo più alto
perché il loro sogno prenda corpo nella vita degli
uomini.
- In ascolto della Parola
-
Vangelo: Gv 6,1-15
Dopo questi fatti, Gesù andò all’altra riva
del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una
grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli
infermi. Gesù salì sulla montagna e là si
pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la
festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che
una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: “Dove
possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da
mangiare? ”. Diceva così per metterlo alla prova;
egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose
Filippo: “Duecento denari di pane non sono sufficienti
neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”. Gli
disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro:
“C’è qui un ragazzo che ha cinque pani
d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per
tanta gente? ”. Rispose Gesù: “Fateli
sedere”. C’era molta erba in quel luogo. Si sedettero
dunque ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese
i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che
si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne
vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli:
“Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada
perduto”. Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i
pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano
mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva
compiuto, cominciò a dire: “Questi è davvero
il profeta che deve venire nel mondo! ”. Ma Gesù,
sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si
ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.
Per riflettere
Ci hanno ben spiegato che tutto
quanto dobbiamo fare sulla terra è amare Dio. E
perché noi non esitassimo, nella preoccupazione di
sapercisi impegnare, Gesù ci ha detto che il solo modo, il
solo mezzo, il solo cammino, era di amarci l’un
l’altro.
Questa carità che è anch’essa teologale
perché ci salda inseparabilmente a Lui, è
l’unica soglia, l’unica porta, l’unico ingresso
all’amore di Dio. A questa porta giungono tutte le strade
che sono le virtù. Tutte sono, in fondo, fatte soltanto
per condurvici, più rapidamente, più gioiosamente,
più sicuramente. Una virtù che non termini
là è una virtù diventata stolta.
Intorno al monte di Dio, intorno alla vetta dell’amore di
Dio, essa girerà invano, senza poterne scalare le pareti
lisce e alte.
Il solo punto vulnerabile, la sola breccia, il solo varco,
è l’amore di questi poveri esseri simili a noi,
così poco amabili perché troppo simili alla nostra
personale mediocrità.
E forse sarà un piacere arrivare a un’umiltà
sensazionale o a una povertà imbattibile o a
un’obbedienza imperturbabile o a una castità
ineccepibile. Ciò potrà forse soddisfarci, ma se
questa umiltà, questa povertà, questa
castità, questa obbedienza non ci avranno fatto incontrare
la bontà; se quelli della nostra casa, della nostra
strada, della nostra città avranno ancora sempre fame,
avranno ancora sempre freddo, se saranno sempre così
tristi, così ottenebrati, se saranno sempre così
soli, noi saremo forse degli eroi ma non saremo di quelli che
amano Dio.
Perché capita per le virtù come per le vergini
sagge che, con la lampada in mano, restano sedute a
quest’ultima porta, la porta dell’amore, della
sollecitudine fraterna, la sola porta che s’apre alle nozze
di Dio con i suoi.
(Tratto da “La gioia di
credere”, M. Delbrel)
- Canone di Taizè
- Risonanze, condivisione ...
-
Tempo per la
Riconciliazione
Atto di fede
Il mio Dio è fragile (di Juan Arias)
Il mio Dio non è duro e impenetrabile, stoico e
impassibile.
Il mio Dio è fragile. È della mia stessa razza. E
io della sua.
Lui è uomo e io sono quasi Dio. Perché io potessi
gustare la divinità, egli amò il mio fango.
L’amore ha reso fragile il mio Dio.
Egli ha conosciuto l’allegria umana, l’amicizia, la
gioia della terra e delle sue cose.
Ha avuto fame e sonno e si stancava come me.
Fu sensibile e appassionato, capace di irritarsi.
Fu dolce come un bimbo e tremò davanti alla morte.
Si nutrì al petto di una madre, sperimentando e bevendo
tutta la tenerezza femminile.
Non amò mai il dolore e mai fu amico della malattia. Per
questo sanò gli infermi.
Il mio Dio soffrì l’esilio, fu perseguitato e
acclamato.
Amò tutto ciò che è umano: gli uomini e le
cose, il pane e la donna, i buoni e i peccatori.
Egli fu un uomo del suo tempo: vestiva come tutti e parlava il
dialetto della sua terra.
Lavorò con le sue mani e gridò come i profeti.
Il mio Dio era debole con i deboli e severo con i superbi.
Morì giovane perché era sincero. L’uccisero
perché dai suoi occhi traspariva la verità.
Ma il mio Dio morì senza odiare: morì scusando, che
è anche di più che perdonare.
Il mio Dio è fragile.
Egli superò la vecchia morale del “dente per
dente” e della vendetta meschina
e inaugurò la frontiera di un amore e di una violenza
totalmente nuovi.
Il mio Dio ha continuato ad amare, anche quando fu buttato nel
solco
e schiacciato contro la terra, tradito, abbandonato e
incompreso.
Per questo vinse la morte e tra le sue mani fiorì un
frutto nuovo che è la risurrezione.
Per questo tutti stiamo risuscitando, uomini e cose.
Il mio Dio fragile è difficile per molti, perché
piange e non si difende.
È difficile questo mio Dio abbandonato da Dio suo Padre
e che deve morire per trionfare ...
Questo Dio che fa di un ladrone e criminale il primo santo
canonizzato della sua Chiesa ...
Questo Dio giovane che muore accusato di essere un agitatore
politico ...
Questo Dio sacerdote e profeta, la cui morte è la prima
vergogna
di tutte le inquisizioni religiose della storia.
È difficile il mio Dio fragile, amico della vita, che
soffrì il pungolo di tutte le tentazioni
e sudò sangue prima di accettare la volontà di suo
Padre.
È difficile questo mio Dio così fragile per coloro
che credono che si trionfa solo vincendo,
o che ci si difende solo uccidendo, o per i quali la salvezza
vuol dire sforzo e non regalo,
o per i quali è peccato ciò che è umano,
è santo solo lo stoico e Cristo è solo un
angelo.
È proprio difficile questo mio Dio fragile per coloro che
vogliono un Dio che non assomigli agli uomini.
- Canto finale
|
|