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Gb (3; 11,20-23): Il Dio nella notte, meditazioni sul libro di Giobbe

Campo a Capodarco, estate 2002

Il Dio nella Notte

catechesi campo di Capodarco 2002

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Leggi e medita: Giobbe 3, 11. 20 - 23

 

Il libro di Giobbe cerca di rispondere a 3 domande:

  1. Perché la sofferenza dell’innocente? Perché la sofferenza ingiusta?

  2. La ricchezza, il denaro  sono queste le cose più importanti nella vita?

  3. Guardando a queste realtà, Dio è veramente buono?

 

  • Nella prima parte del libro, Giobbe sembra accettare la sofferenza, le disgrazie che gli sono capitate ma poi grida a Dio invocando la morte.

  • Nella seconda parte, Giobbe malgiudicato  dai tre amici si solleva contro di loro con la sola forza della sua innocenza e lotta per ritrovare Dio che si nasconde e nel quale continua a creder  buono.

  • Nella terza parte Dio interviene accusando gli amici della loro ignoranza, mentre rivela il suo Spirito e i suoi disegni a Giobbe si da ridurlo al silenzio.

 

EÂ’ vedendo lÂ’esperienza di Giobbe che imparo a viver la mia.

La bibbia è il libro dei poveri perchè di fronte alle ingiustizie vi è rabbia e incomprensione.

 

L’ebreo vive a quel tempo ai margini della società, quindi la domanda è:

  • Qual’è la situazione di quella comunità che ha scritto il testo?

 

I primi capitoli sono stati scritti 400 anni prima di Cristo e gli ultimi 250 anni prima di Cristo perciò con varie esperienze di diverse comunità.

Queste hanno tentato di rispondere al perché della sofferenza, dando una interpretazione nuova.

 

Quale era la vecchia idea riguardo la sofferenza?

  • Se soffri vuol dire che hai peccato ed ora Dio ti sta punendo. La sofferenza era vista come punizione di Dio. Infatti gli amici riassumendo in poche parole il dialogo con Giobbe dicono: “Rassegnati è sempre andata così perché ti agiti?”...

 

La  grande tentazione dellÂ’uomo è questa: quando Dio non si conforma ai nostri programmi e non cammina al ritmo dei nostri bisogni, ma agisce secondo la sua libera volontà, abbiamo bisogno di fabbricarci un dio che risponda ai requisiti che gli attribuiamo, dimenticando che Dio è il  “ totalmente lÂ’altro”, al di là di ogni concezione mentale

 

Giobbe 3, 1 - 24. 27 Qui Giobbe introduce un nuovo modo di vedere e credere in Dio e di farne esperienza e così si esprime: “ Io ho paura del vostro Dio perché se Lui punisce me innocente, ebbene io non voglio sentir parlare di un Dio come questo. Nel capitolo 1 e 2  Giobbe ci invita a non prendere il dolore alla leggera, perché la sofferenza è un mistero. Togliamo le idee sbagliate di Dio: “ Poverino vedrai che ti passa abbi fede!” Togliamo le maschere del perbenismo.

 

Giobbe ragiona così:

* Perché Signore mi hai fatto debole, mi hai creato fragile e tu mi punisci?

* Questa è una lettura della sofferenza a partire dal povero, emarginato, disperato/a indifeso/a

 

Vedi le ingiustizie sociali: “Quando vivi vicino al povero innocente che soffre a causa delle ingiustizie non puoi non essere coinvolto e gridare a Dio”.

Anche Giobbe incolpa Dio -capitoli 6-7-8

 

Giobbe si sfoga e riassumendo i capitoli qui sopra citati Giobbe dice: “ Sono stufo di questo Dio che non mi aiuta, non cambia questa situazione e lascia queste cose andare avanti così”.

 

Nel film Nyamaton i bambini ritrovandosi orfani di mamma e non potendo più continuare la scuola anzi forzati a trovare un lavoro alla mercé degli altri; il film conclude con questa frase sulla bocca dei bambini: “ perché non siamo morti quando siamo nati?”.

 

V.11 Giobbe ripete la stessa frase :“Perché non sono morto fin dal seno di mia madre e non spirai appena uscito dal grembo?”.

Lui rappresenta non solo il singolo che soffre, il povero, ma la massa dei

poveri, gli esclusi dal G8 e dei senza voce.

Giobbe grida, il povero grida, ma perché i ricchi non vedono bene i poveri?

 

Il povero non è mai stato simpatico, perché?

  • Perché  con la sua presenza mette sottosopra la nostra coscienza rinfaccia la nostra ipocrisia.

  • Se noi siamo ricchi è perché loro sono poveri; e questa verità ci fa sentire a disagio.

Esempio di Kanyama:

A Kanyama quando uscivo dalla porta di casa avevo sempre questa domanda: “ Maria cosa fai con loro e per loro?” certo che mi sentivo a disagio.

E’ un disagio che non può lasciarti in pace! Ma il disagio è positivo perché ti dà quel desiderio quella voglia di far qualcosa; smontando il peccato dell’indifferenza.

 

  • Il povero puzza, è sporco e a volte può anche essere violento oppure passivo; non è brillante, non ha studiato...

  • Ma è dal povero che viene la speranza il futuro!!!

 

Es: Benigni :“Se sono arrivato a questo successo lo devo grazie alla povertà dei miei genitori”.

Giobbe non ha la maschera del perbenismo, è sincero davanti a Dio, il suo lamento non è il lamento superficiale dell’insoddisfatto ma un lamento che si fa preghiera - è preghiera.

E’ proprio l’esperienza della sofferenza e della fragilità della vita e nullità della ricchezza che ci si domanda:

  1. Che senso ha la vita? Perché vivo?

  2. Cos’è in realtà l’essenziale nella vita?

  3. Quali sono i veri valori che ti riempiono il cuore?

 

Giobbe ha sperimentato tutto, lÂ’essere ricco di tutte le cose e delle persone:

famiglia, casa, benessere, salute, proprietà, potere e buona reputazione.

Poi all’improvviso l’essere povero di tutto solo la morte manca ed è proprio qui nella notte che scopre la lotta e il Dio dell’amore

 

2 Corinti: 8,9.

“Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perchè voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà”.

Quando tocchi il fondo che ti attacchi allÂ’essenziale a Dio.

Esempio: Esperienza vocazionale.      Avevo tutto ma mi trovavo nel buio della notte:

Dov’è la felicità vera?       Quella che riempie? Dov’è Dio?

 

Come fare il Deserto:

  • Leggere il testo e sottolineare le parole che più mi toccano il cuore.

  • Mi fermo a gustarle e poi rispondo alle domande.

  • Non chiacchierare con altri non perdere tempo ma parla e ascolta il Signore.

 

DOMANDE

1. Quali insoddisfazioni-buio -sofferenze porto dentro il mio cuore?

  • Chiamale per nome!

2. Quali sono i desideri e le speranze che nutro in me?

3. Cosa sto cercando?

4. Come e in che modo coinvolgo Dio in questa mia vita e realtà?

5. Sento il grido dei poveri?

  • Sento il silenzio dei poveri morti ingiustamente?


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