~ Ricapitolare in Cristo tutte
le cose
Il disegno di Dio è “ricapitolare in
Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra”
(Ef 1,10). Dio non ha previsto
due leggi diverse - una per il cielo e unÂ’altra per la terra: Dio
vuole che Cristo sia il criterio che orienta “tutte le cose”, tutti
gli ambiti della vita umana, e ció significa anche la politica,
lÂ’economia, la cultura, etc.
I cristiani aspettano
“cieli nuovi e una terra nuova, in cui avrà stabile dimora la
giustizia” (2Pt 3,13). La giustizia per cui lottano i discepoli
di Gesù, dunque, non abita solo nel cielo, ma anche sulla terra.
Com’è possibile, allora, che noi – cristiani del terzo millennio –
accettiamo passivamente che la nostra economia e la nostra politica
si sviluppino secondo criteri e valori totalmente contrari al
Vangelo?
Bismark, che nella sua vita
privata era un pio cattolico, sosteneva che “con il Discorso
della Montagna non si governa uno stato”. In altre parole,
secondo questo politico cattolico, il Vangelo è irrilevante quando
si tratta di prendere decisioni politiche, il Vangelo non si può
applicare alla politica.
Questa mentalità , anche se
non la esplicitiamo con la stessa sincerità di Bismark, è a
tutt’oggi quella che prevale nelle nostre comunità cristiane: i
valori del Regno – l’amore al nemico, la costruzione della pace con
metodi di pace, ecc.. - possiamo cercare di praticarli nella sfera
della vita privata, ma non si possono applicare alla politica
nazionale, alla politica internazionale e allÂ’economia. In queste
ambiti è necessario “sporcarsi le mani”: mentire e uccidere, se ce
ne fosse bisogno. Per questo Bush ha potuto dire alcuni mesi fa a un
giornale francese, senza suscitare particolari reazioni: “Se
alcuni non vogliono fare il lavoro sporco, devono farlo gli Stati
Uniti, come già l’abbiamo fatto in passato”.
Ed è per questo che il
presidente Truman, dopo aver fatto esplodere la bomba atomica su
Hiroshima, nellÂ’agosto 1945, ha potuto affermare, senza
scandalizzare i fedeli cristiani del suo paese: “Ringraziamo Dio
perché ci ha dato la bomba…e gli chiediamo che ci guidi sul suo
cammino e al servizio del suo disegno”. La bomba atomica posta
al servizio del disegno di Dio !!! E nessun cristiano che trova
niente da ridire! Mentre Dio ci dice che il suo disegno non è la
bomba atomica ma Cristo: ricapitolare tutte le cose in Cristo, e non
distruggere l’umanità nel fungo della bomba.
A proposito di questa
incongruenza di tante persone che appoggiavano la discriminazione
razziale contro i neri, e poi andavano tranquillamente in Chiesa, Martin
Luther King scriveva “In mezzo
alla grandiosa battaglia destinata a liberare la nostra nazione
dallÂ’ingiustizia razziale ed economicaÂ…ho viaggiato dappertutto in
Alabama, Missisippi, e in tutti gli altri Stati del Sud. In unÂ’afosa
giornata estiva o in una diafana mattina autunnale, rimanevo a
guardare le belle chiese del Sud con i loro alti campanili che
puntano al cieloÂ….E sempre finivo per domandarmi: Che tipo di
persone vengono qui? Chi è il loro Dio? Dove stavano quando il
governatore Wallace dette il segnale che scatenò l’odio
razziale?”
~ Diritto alla vita o diritto
allÂ’accumulazione?
Molti cristiani condividono
la visione del liberalismo classico, secondo la quale l’economia é
una realtà autonoma che si sviluppa secondo leggi proprie, una
realtà in cui il Vangelo non deve interferire.
Secondo lÂ’ortodossia
liberista, la principale legge dell’economia è che l’uomo – per
natura – segue il suo interesse egoistico, e non potrebbe fare
diversamente. Oggigiorno questa teoria, come dice Franco
Revelli, si è trasformata in una specie di superstizione
medievale. Nel Medio Evo tutto ciò a cui non si riusciva a dare una
spiegazione razionale si giustificava e si spiegava in nome della
“insondabile volontà di Dio”. Oggi, molte altre cose – come la
scandalosa differenza fra ricchi e poveri, la morte di persone che
soffrono di malattie perfettamente curabili, etc. – si spiegano in
nome della “insondabile volontà del mercato”. Il mercato, si
dice, segue le sue leggi naturali, e non si può fare nulla per
interferire nello sviluppo naturale di queste leggi.
La principale legge del
mercato dice che bisogna produrre solo quei prodotti che ti fanno
guadagnare di più. Applicando questa legge ‘naturale’ al commercio e
alla produzione delle medicine, ad esempio, risulta che è ‘naturale’
che le industrie farmaceutiche producano medicine per le malattie
dei paesi ricchi (obesità , impotenza, ecc…), perché lì le persone
possono pagare bene. Ed è ‘naturale’ che queste industrie non si
interessino dei problemi di salute dei paesi poveri, perché lì la
gente non può pagare.
Famoso, a questo proposito,
è l’esempio della malattia del sonno, diffusa in Africa.
Negli anni ’70 morivano ‘solo’ 80 persone all’anno per questa
malattia; oggi, invece, muoiono ogni anno 12.000 persone, perché
l’unica medicina efficace contro questa malattia – la flornitina –
non si sta producendo più, perché l’industria che possiede il
brevetto di questo farmaco non vuole produrlo. E non vuole produrlo
perché gli farebbe guadagnare ben poco, visto che coloro che
soffrono questa malattia sono quasi tutti povera gente. Secondo la
dottrina liberista, questa industria ha tutta la libertà di
interrompere la produzione di questa medicina: obbligarla a produrla
sarebbe una grave violazione di un diritto fondamentale, cioè, il
diritto dellÂ’operatore economico di fare quello che vuole coi suoi
prodotti. Le migliaia di persone che muoiono per questo stato di
cose, invece, evidentemente non hanno nessun diritto.
Qual è il senso della
nostra economia, dunque? Cristianamente, lo scopo dellÂ’attivitÃ
economica dovrebbe essere quello di garantire la vita per tutti o quello di
garantire l’accumulazione di capitale per pochi? È più importante
il diritto alla vita o il
diritto allÂ’accumulazione?
~ Un nuovo concetto di ‘economia’
E così arriviamo a questo
assurdo: per salvare milioni di bambini che ogni anno muoiono per
malattie perfettamente curabili l’unica via – all’interno di questo
sistema economico – sarebbe quella di ‘corrompere’ le industrie,
pagarle perché rompano questa crudele legge ‘naturale’, e si
interessino della salute dei poveri. In questo consiste la
“razionalità ” del nostro sistema economico: bisogna corrompere le
persone perché facciano il bene, perché altrimenti l’“insondabile
volontà del mercato” glielo impedirebbe.
Questo mercato omicida, in
realtà , non nasce da una legge naturale, ma è frutto di determinate
opzioni politiche ed economiche antievangeliche.
Come
cristiani, possiamo accettare che il mercato sostituisca Dio come
guida e giudice del destino dell’umanità ?
Non ho il tempo, adesso, di
dilungarmi sull’uso – da parte di San Paolo – della parola
‘economia’. Per il momento, basti dire che l’Apostolo associa
l’“economia” al piano di salvezza di Dio, ed è per questo che conia
una nuova espressione: l’ “economia della grazia” (Ef
3,2). Per Paolo, dunque, lÂ’economia della cittÃ
terrena e lÂ’economia del piano salvifico di Dio vanno nella stessa
direzione: garantire e salvare
la vita di tutti gli esseri umani. Perciò, basandoci
sulla Scrittura, dovremmo arricchire il nostro concetto di “attivitÃ
economica”, che – in un’ottica evangelica - non può ridursi a un
significato meramente tecnico-scientifico. Come diceva Jacques
Maritain, “le leggi economiche non sono leggi propriamente
fisiche, ma leggi dellÂ’azione umana, che implicano valori morali. La
giustizia, la generosità e l’amore al prossimo formano parte
essenziale dell’attività economica. L’oppressione dei poveri e
lÂ’ansia di ricchezza presa come fine in se stessa non sono solamente
proibite dalla morale individuale, ma sono cose economicamente
sconvenienti, perché contraddicono il fine dell’attività economica,
che è un fine umano”.
~ Il Trattato di Libero Commercio
(TLC)
Come si diceva prima, un
esempio concreto del disinteresse della nostra economia per la vita
dei poveri è la legge del commercio internazionale che assolutizza
la proprietà intellettuale. In base a questa legge, solo le
industrie che posseggono il brevetto di un determinato prodotto
possono produrlo e venderlo. E così, solo le multinazionali che
posseggono il brevetto delle medicine contro lÂ’AIDS possono
venderle. Il problema è che le multinazionali vendono queste
medicine a prezzi altissimi, proibitivi per la maggior parte degli
abitanti del cosiddetto “Terzo Mondo”.
È per questo che le
industrie farmaceutiche del Sud hanno prodotto medicinali contro
l’Aids per proprio conto, a un prezzo più accessibile. Questi
farmaci che potrebbero salvare la vita a milioni di persone, però,
sono ‘illegali’: se io cercassi di salvare la vita di alcuni
ecuatoriani ammalati di Aids con queste medicine, trasgredirei una
legge del ‘Mercato’.
In Ecuador i laboratori
nazionali sono perfettamente in grado di produrre queste medicine a
prezzi accessibili, ma non lo possono fare per non incorrere in
sanzioni dellÂ’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). Secondo
il direttore dellÂ’ALFE (Associazione dei Laboratori Farmaceutici
Ecuatoriani), il governo di Quito non ha fatto niente per combattere
le disposizioni che impediscono di produrre queste
medicine.
In realtà qualcosa, a
livello internazionale, è stato fatto. Davanti a questa situazione
che pone a rischio la vita di tante persone, la Ronda Mondiale
sul Commercio che si realizzò nel 2001 a Doha ha preso
una decisione molto importante: ai paesi poveri è stato
riconosciuto il diritto di accedere a certe medicine prodotte in
loco. In base a questo accordo, i paesi poveri possono
accedere ai medicinali contro lÂ’AIDS a un costo medio di 1 dollaro
al giorno.
Tuttavia, adesso che si
stanno svolgendo i negoziati per il Trattato di Libero Commercio
(TLC) fra Stati Uniti e i paesi andini, il governo nordamericano
vuole subordinare la firma di questo accordo alla rinuncia del
Trattato di Doha. Si tratta, com’é stato
detto da più parti, di un vero ricatto: l’Ecuador potrà entrare in
questo Trattato solo se rinuncia ai diritti dei suoi ammalati,
stabiliti a Doha. Dietro questo ricatto ci sono le multinazionali
che posseggono il brevetto delle medicine contro lÂ’Aids. Queste
compagnie sostengono che la difesa della proprietà intellettuale è
l’unico modo per dare continuità alla ricerca scientifica, che cerca
di produrre nuove medicine – più efficaci – contro il ‘male del
secoloÂ’. Praticamente, queste compagnie stanno dicendo che loro
hanno interesse a proseguire la ricerca solo se il sistema gli
garantisce lauti guadagni; se queste nuove medicine si dovessero
vendere a buon mercato, le compagnie non sarebbero minimamente
interessate nella loro produzione. Perciò garantire la ricerca
scientifica non garantirà la vita delle persone; di fatto, le compagnie non garantiscono di
salvare la vita degli ammalati, l’unica cosa che garantiscono è di
creare prodotti più efficaci e più cari che solo una minoranza di
privilegiati potranno pagare.
LÂ’Organizzazione Mondiale
della Salute (OMS) – che dipende dall’ONU – si oppone alla politica
neoliberale, e raccomanda lÂ’uso di questi prodotti a buon
mercato; recentemente, ha approvato quattro tipi di medicine
contro lÂ’AIDS prodotte in India.
Per quanto riguarda
lÂ’Organizzazione Mondiale del Commercio, invece, da il permesso
di produrre questi tipi di prodotto solo in caso di gravissima crisi
sanitaria. In altre parole, il sistema permette di salvare la
vita degli uomini e di fare il bene solo in caso di estrema
emergenza: la legge del Vangelo vale solo come eccezione, in pochi
casi limite. La norma, il criterio normale – accettato nelle
economie dei paesi ‘cristiani’ - è l’egoismo omicida. Così, per
difendere il diritto allÂ’accumulazione di poche industrie non si
riconosce il diritto alla vita di milioni di poveri.
Grazie a Dio, un mese fa
dodici parlamentari statunitensi hanno scritto una lettera al
presidente Bush, in cui – fra l’altro – si dice: “Vogliamo che si
rispetti il Trattato di Doha, e le chiediamo di operare – in modo
opportuno ed efficiente - affinché in America Latina la gente possa
comprare le medicine salva-vita a prezzi
accessibili”.
Come hanno affermato
recentemente i vescovi colombiani, “bisogna garantire la
produzione e offerta di medicine nazionali di buona qualità e a
basso prezzo. La salute non può essere oggetto di
negoziati”.
~ Evangelizzare la democrazia
Sappiamo che questo sistema
economico è nato in paesi ‘democratici’, e a tutt’oggi gode
dell’appoggio della ‘democrazia’.
Però che cos’è – o che
cos’è diventata – la nostra ‘democrazia’?
Mi sembrano molto
interessanti, a questo proposito, alcune riflessioni che vengono dal
Sud del mondo, dallÂ’India. Arundhati Roy, ad esempio, notava che,
quando cominciò la Guerra in Iraq, l’anno scorso, il governo
turco non volle cedere alla pressioni statunitensi: sapendo che
il 90% della sua popolazione era contraria a questa guerra, non
dette il permesso di usare le sue basi militari per attaccare
lÂ’Iraq, nonostante una generosissima offerta in denaro da parte
degli Stati Uniti. Il presidente Bush disse che con
questÂ’atteggiamento la Turchia aveva mostrato di essere una
democrazia debole. Contemporaneamente, il
governo britannico e quello spagnolo entrarono in guerra, anche
se il 90% della loro popolazione non approvava questa decisione. In
questo caso, il presidente Bush elogiò questi due paesi come
esempio di “vera democrazia”.
Che cos’é allora
la democrazia, si chiede Arundathy Roy?
La democrazia sembra essere
diventata un recipiente vuoto: può essere qualsiasi cosa che tu vuoi
che sia:
“La
democrazia è la Prostituta del
cosiddetto Mondo libero, disposta a farsi violare, pronta a
commettere e a far commettere qualsiasi tipo di crimine in suo
nome”.
Fino agli anni Â’80, commenta
Roy, la democrazia – più o meno – aveva funzionato abbastanza
bene. Però poco a poco, il capitalismo neoliberale ha imparato a
usare gli strumenti democratici per svuotarli di significato e per
sovvertire la democrazia: si è infiltrato nel potere giudiziario,
nei mezzi di comunicazione, nel Parlamento, etc. In questo contesto,
espressioni come “libera informazione” e “libera stampa” non
significano nulla, quando sappiamo che il “libero mercato” permette
che solo i più ricchi possano dirigere i mezzi di comunicazione.
La parola ‘democrazia’, dunque, è diventata un eufemismo per dire
‘Impero’, “prepotenza neoliberale”.
Di fronte a questa
situazione, dobbiamo intraprendere un battaglia per
riappropriarci della democrazia. I poteri forti del sistema
neoliberale vogliono toglierci dalla mano la democrazia per cui
tanto hanno lottato e combattuto i nostri padri. Dobbiamo ricordare,
infatti, che la libertà di cui ancor oggi godiamo non fu concessa
spontaneamente dai governanti ma fu conquistata a prezzo di dure
lotte. Questa battaglia oggigiorno deve coinvolgere tutti i
popoli: si vince o si perde a livello
planetario.
Per i cristiani si apre così
una nuova sfida: nel diciannovesimo secolo, al tempo delle prime
lotte per la democrazia, la Chiesa – é doloroso dirlo - non sempre ha sostenuto la
causa della libertà . E oggi? Da che parte staremo in questa
battaglia cruciale per il futuro dell’umanità ?
~ “Non mi interessano i fatti”
Quando, nel 1988, gli
statunitensi lanciarono un missile contro un aereo civile iraniano,
scambiandolo per un aereo militare, domandarono a Bush Senior se
voleva fare un commento sulla morte di questi innocenti, e il
presidente rispose: “I will never apologize for the United
States. I don’t care what the facts are” (“Non chiederò mai
scusa per gli Stati Uniti. Non mi interessano i fatti”).
Praticamente, Bush stava dicendo: “Qualsiasi cosa succeda, e
qualunque possano essere i nostri sbagli, il nostro atteggiamento
non cambia: la nostra politica non è determinata dai fatti, o dalla
vita o dalla morte di altra gente, ma dalla nostra volontà . Noi
possiamo fare quello che vogliamo”.
Lo abbiamo visto anche con
la recente guerra in Iraq. La guerra si iniziò per la presenza di
armi di distruzione massiva, si disse. Adesso anche il Governo Bush
– dopo un’inchiesta del Congresso - è stato costretto ad ammettere
che queste armi non esistevano, mentre prima chi osava dire la
verità era tacciato di essere complice dei terroristi. Questa
ammissione, comunque, non cambia di una virgola la posizione e la
politica di questo governo, che ti dice: “Non mi interessano i
fatti. Io volevo fare la guerra contro lÂ’Iraq e lÂ’ho fatta, solo
questo importa”.
Perciò Bush junior non ha
ancora pronunciato nessuna parola di scusa per tutti le morti
innocenti che ha causato fra i civili iracheni, né la pronunzierà .
Perché quando si tratta dell’Impero, i fatti reali non rivestono
nessuna importanza. E la ragione di ciò, come spiega Jon
Sobrino, é metafisica. È come se l’Impero ci stesse dicendo:
“Metafisicamente, la realtà siamo noi, l’unica cosa che conta e che
determina lo svolgimento degli avvenimenti è la nostra volontà ; di
fronte alla nostra volontà , i fatti oggettivi non hanno nessun
valore, perché non condizioneranno minimamente la politica
mondiale”.
Tutto questo è ormai
esplicitamente affermato e teorizzato, senza nessuna vergogna. Ad
esempio, Robert Kagan, politologo molto vicino a Bush, ha
affermato: “Noi non pensiamo che il Consiglio di Sicurezza
dellÂ’ONU debba tenere lÂ’ultima parola; ha solo una funzione
decorativa. Certo, a volte può raccomandarti la cosa giusta, e può
rafforzare la tua posizione. Ma non se non lo fa, tu puoi sempre
ignorarlo”.
E così, si sta imponendo una
pericolosa legge de facto: l’Impero può fare tutto quello che
vuole, può accendere il fuoco e alimentare l’incendio, senza aver
bisogno dell’approvazione di nessuno; e poi l’ONU – in qualche modo
- cercherà di spegnerlo.
Il miglior commento a questa
situazione lo ha fatto Eduardo Galeano: “Il presidente del
pianeta annuncia il suo prossimo crimine in nome di Dio e in nome
della democrazia. Così calunnia Dio. E calunnia anche la
democrazia…”Non nel mio nome”, ci ammonisce Dio“.
~ Libertà e fraternitÃ
È interessante notare che la
“fraternità ” é scomparsa dal discorso politico.
I primi a introdurla
ufficialmente in un progetto politico furono i rivoluzionari
francesi, che lanciarono il famoso slogan: “Liberté, egalité,
fraternité”.
Il filosofo Gabriel Marcel,
commentando questo slogan, sottolineava che il principio di
uguaglianza e di libertà é un principio fondato sulla ragione, e
corrisponde ad un atteggiamento rivendicativo dell’ “io”, che
giustamente afferma: “Io non valgo meno di te, non ho meno diritti
di te”. La fraternità , invece,
è l’atteggiamento dell’ “io” che si decentra nel “tu”,
dicendogli: “Tu vali molto, tu sei importante per me, e io so che
non posso essere felice se anche tu non lo sei, perché tu sei mio
fratello”. È evidente che questo atteggiamento non si spiega in
termini razionali: la fraternità fra gli uomini e fra i popoli è una
categoria e un atteggiamento di fede.
Potrebbe sembrare strano che
i rivoluzionari anticlericali parlassero di “fraternità ”, mentre
politici dichiaratamente cristiani come Bush, Blair e Berlusconi
quasi non pronunciano questa parola. Ma se la “fraternità ” è
scomparsa dal discorso politico, non è un caso e non è una semplice
dimenticanza.
Gorge Bush non ha nessun
problema a parlare di “libertà ”, perché il concetto di “libertà ” –
per certi aspetti – è più facilmente manipolabile. Di fatto, il
presidente statunitense ha potuto iniziare una guerra, mutilando o
uccidendo migliaia di iracheni in nome della libertà dell’Iraq. In
altre parole, in nome della libertà si può rubare, torturare,
massacrare, etc. È evidente, dunque, che la libertà – separata dalla fraternità – può
degenerare in capriccio, in libertà della giungla, dove vige la
legge del più forte e del più rapace.
~ Il crollo delle civiltÃ
In realtà , tutto questo Robert Kagan lo teorizza
esplicitamente: “Gli Stati Uniti devono rifiutarsi di rispettare
alcune convenzioni internazionali che potrebbero diminuire la
capacità di combattere con efficacia la giungla”. La libertà di
cui parla Bush, dunque, comprende anche la libertà di disprezzare il
Diritto Internazionale, è la libertà della giungla.
Ma è peggio della giungla:
perché nella giungla la violenza si sviluppa entro certi limiti
naturali, e la Natura – ad ogni modo - garantisce la continuitÃ
della vita. La libertà di cui parlano Kagan e Bush, invece, non ha
limiti, è una “libertà ” che potrebbe mettere a rischio la vita del
pianeta e di tutta l’umanità . È di poco tempo fa la notizia che il
Senato americano ha approvato il piano del presidente Bush di
studiare una nuova generazione di armi nucleari a “bassa intensità ”
che possono penetrare la terra. Con queste armi ci si prepara a
“combattere la giungla” e a distruggere il pianeta.
DallÂ’altra parte, alcuni
fondamentalisti islamici rispondono allo stesso modo: con una
violenza crudele senza limiti, utilizzando anche donne e bambini
come kamikaze. Per questo, come ha scritto Satya Sagar, più che
di “clash” (scontro) di civiltà , dovremmo parlare di “crash”
(crollo, frana) delle civiltà . Abbiamo davvero perso il senso
della decenza. E non c’é da meravigliarsi, perché quando si teorizza
esplicitamente che le regole del Diritto Internazionale non valgono
più, si aprono le porte alla barbarie più selvaggia, e tutti si
sentono autorizzati e legittimati a comportarsi barbaramente, cioè,
a fare il “lavoro sporco”, come lo chiama Bush: sotto il peso di
questa “libertà ” senza regole, l’idea stessa di civiltà rischia di
crollare.
~ Cristo giudica la politica
internazionale
“Ogni volta che avete
fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli,
l’avete fatto a me” (Mt 25,40).
Generalmente, quando
leggiamo la parabola del Giudizio Finale, pensiamo che il giudizio
di Gesù si riferisce solo ai singoli individui. Eppure, notava il
grande maestro di spiritualità Henry Nowen, se leggiamo con
attenzione il testo, ci renderemo conto che il giudizio di Gesù è
rivolto non solo agli individui, ma anche alle nazioni: “Quando
il Figlio dell’Uomo verrà nella sua gloria…saranno riunite davanti a
lui tutte le nazioni, ed egli separerà gli uni dagli altri,
come il pastore separa le pecore dai capri…” (Mt 28,
31-32).
Questo giudizio fatto alla
presenza di tutte le nazioni sarà un giudizio anche della politica
estera di queste nazioni. “Che avete fatto a questi miei fratelli
più piccoli?”, è il criterio con cui saremo giudicati non solo a
titolo individuale ma anche come ‘nazioneÂ’, come comunitÃ
politicamente organizzata.
Tutte le cose saranno
ricapitolate in Cristo, anche la politica internazionale: la
fraternità sarà lÂ’unico criterio di giudizio, che si applicherÃ
indistintamente a tutte le sfere dellÂ’agire umano. Come ha scritto
il papa nel messaggio per la Giornata della Pace del 2003,
”nessuna attività umana può rimanere fuori dell’ambito dei valori
etici. La politica è un’attività umana, pertanto deve sottomettersi
al giudizio morale. Questo vale anche per la politica
internazionale”.
~ Una parola ‘sovversiva’
È urgente, dunque,
reintrodurre nel discorso politico la parola ‘fratello’, una delle
prime parole pronunciate dal Risorto. È una prioritÃ
missionaria, perché - senza fraternità - la libertà della “giungla
postmoderna” potrebbe portarci tutti alla morte.
Naturalmente, lottare per la
fraternità significa necessariamente affrontare l’opposizione dei
“dominatori di questo mondo di tenebra” (Ef 6,11), che non vogliono
sentire la parola ‘fratello’. Perché loro sanno molto bene che
il concetto di “fraternità ” é più difficile da manipolare: in nome
della libertà dell’Iraq hanno potuto ammazzare migliaia di iracheni;
però sarebbe impensabile, in nome della fraternità , ammazzare i
nostri fratelli. Per questo lÂ’Impero non vuole mostrarci le immagini
dei bambini iracheni sfigurati, torturati e massacrati, e delle loro
mamme in preda alla disperazione, perché sa che queste immagini di
dolore susciterebbero in noi sentimenti di fraternità .
La parola del Risorto –
‘fratello’ – è una
parola che sovverte il sistema imperiale: per questo lÂ’Imperatore ne
ha paura, e fa di tutto per non pronunciarla. È questa, dunque, la
parola che dobbiamo gridare e annunciare, è questa la parola di cui
il mondo ha più bisogno, è questa la priorità dell’evangelizzazione
oggi, ieri e sempre.
Una politica fraterna sarà necessariamente una politica nonviolenta, perché nessuno potrà mai convincermi che è
necessario infliggere dolore e morte a mio fratello – innocente –
come prezzo per conservare “ordine” e “armonia” a livello mondiale.
Non sono minimamente interessato in un’“armonia” che esiga il
massacro dei miei fratelli.
Come Chiesa, dunque,
dobbiamo avere il coraggio di proclamare che per un politico
cristiano non c’è alternativa alla fraternità e alla nonviolenza:
una politica slegata da questi due elementi non solo non sarebbe una
politica evangelica, ma sarebbe – ed è – una politica
criminale.
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