Breve introduzione
Giungiamo
ora, ad una parte del capitolo 10 di Luca che già abbiamo
ascoltato e pregato un sacco di volte, quel brano chiamato
normalmente del “buon samaritano”.
Chiedo a
tutti, e quindi anche a me, di non essere prevenuti, di non
sapere già tutto su quel Vangelo, di aprirci e lasciarci
trasformare da questa parte di Vangelo di Luca: solo così
potremo trasformare i vari contesti in cui viviamo.
A questo
proposito è stimolante leggere ciò che papa Giovanni
XXIII disse sul letto di morte:
“ora più che
mai, certo più che nei secoli passati, siamo intesi a
servire lÂ’uomo in quanto tale e non solo i cattolici; a
difendere anzitutto e dovunque i diritti della persona umana
e non solamente quelli della Chiesa cattolica. Non
è il Vangelo che cambia: siamo noi che incominciamo a
comprenderlo meglio… È giunto il momento di riconoscere i segni dei tempi, di coglierne
l’opportunità e di guardare lontano.”
Certo non è
il Vangelo che cambia, perché Gesù è lo stesso ieri, oggi
e sempre; così ci dice l’autore della lettera agli Ebrei
(13,8). Siamo noi che non sempre lo comprendiamo bene; e
ognuno può vederne le conseguenze ogni giorno nel rapporto
concreto che abbiamo tra di noi, in quello che i nostri
gruppi, associazioni, movimenti, o comunità vivono tra di
loro ed al loro interno, e infine nelle relazioni in campo
internazionaleÂ…
Leggiamo più volte il Vangelo di
Luca
10, 25-37
Entriamo
nel testo
SÂ’incomincia
con un dialogo tra un dottore della legge e Gesù.
Luca
esplicita la cattiva intenzione del primo, che infatti vuole
“mettere alla prova” Gesù; il quale rilancia la
domanda al dottore.
Gesù di
Nazareth poche volte ha risposto in modo diretto, ha spesso
cercato di far camminare le persone, che esse stesse
facessero esperienza.
Così
accadde anche con la seconda domanda: “E chi è il mio
prossimo?”
La
“parabola del buon samaritano” è sorta come una
risposta di Gesù a questa domanda. Meglio: con questa
parabola crea le condizioni affinché il dottore della legge
possa ricavare da sé una risposta.
Per molta
gente benestante di Gerusalemme, Gerico era luogo di
villeggiatura. È quindi probabile che quell’uomo portasse
con sé alcuni beni, comunque è evidente che quell’uomo
avesse una meta.
Non solo è
scippato, ma è tanto malmenato da essere definito “mezzo
morto.”
“Per
caso, un sacerdote…”. Il sacerdote senza meta,
s’imbatté per quella stessa strada “lo vide e passò
oltre…”, prese visione di quanto era successo, ma
decise di “passare oltre dall’altra parte”. Il
levita fece lo stesso. “Passare oltre” è
esattamente l’opposto di ciò che faceva Gesù di Nazareth
quando passava per le strade: lui ha avuto attenzione per
tutti. “Passare oltre” può rappresentare anche
quel parzialmente positivo “non ho fatto nulla di grave o
di male”, che non è l’amore chiesto Gesù.
Il
Samaritano, che aveva uno scopo, “era in viaggio”,
lo vide (come il levita ed il sacerdote) ma a differenza di
loro “n’ebbe compassione”. Si prende a cuore
così tanto la situazione del “mezzo morto” che manda
allÂ’aria i suoi piani. Vengono poi descritte le azioni
concrete che compie: “Gli si fece vicino, gli fasciò
le ferite, versandovi olio e vino; poi caricatolo sopra i su
giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui”.
LÂ’opzione per gli impoveriti diventa unÂ’opzione CON
gli stessi impoveriti ed allora non c’è più risparmio.
Ecco la spiritualità dalle mani sporche. Questa
passa dal servizio concreto all’altro - che è mio
fratello o sorella - persino con estrema delicatezza. La
carità non ha confini: il samaritano si prende cura anche
per lÂ’immediato futuro e coinvolge anche altri
(lÂ’albergatore)
La domanda
di Gesù è tanto chiara quanto disarmante, per quel dottore
della legge così malizioso: “Chi di questi tre ti
sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei
briganti?”. Per essere fedele alla realtà e alla
legge deve rispondere “Chi ha avuto compassione di lui”.
Gesù
conclude il dialogo con lÂ’invito-invio missionario: “VÃ
e anche tu fa lo stesso”.
Lasciamoci interpellare dai personaggi
del Vangelo scelto
-
Il dottore della legge;
-
Gesù di Nazareth;
-
“Un uomo scendeva…”, il “mezzo
morto”;
-
Un sacerdote;
-
Un levita;
-
Un Samaritano;
-
LÂ’albergatore.
Ø
Dov’è presente Gesù nella parabola?
-
Nella grande tradizione di santa madre Chiesa Gesù
è il buon samaritano;
-
È comunque evangelico credere che Gesù sia anche il
“mezzo morto” (“In
verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a
uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto
a me” Mt 25,40);
-
Gesù è però anche l’albergatore che accoglie
chiunque (“Venite a me, voi
tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che
sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le
vostre anime.” Mt 11,28-29);
Ø
Dove sono presente io nel Vangelo scelto?
-
Sono forse il dottore della legge malintenzionato?
-
Sono come Gesù, incapace di offrire risposte
preconfezionate ma in grado di offrire possibilità affinché
i miei fratelli e sorelle possano crescere con me?
-
Sono io che, scendendo verso Gerico, mi ritrovo
assalito e “mezzo morto”?
-
Sono come il sacerdote ed il levita che, pur vedendo
il “mezzo morto”, decisero di “passare oltre”?
-
Sono come il Samaritano che, nonostante i programmi
fissati, “ebbe compassione” e si prese cura del
“mezzo morto”?
-
Sono come lÂ’albergatore, in grado di partecipare
alla solidarietà incominciata da altre persone?
Verso una conclusioneÂ…
È
impossibile giungere ad una categorica conclusione della
parabola, però...
-
Di chi sono prossimo?
-
Chi è il mio prossimo?
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