Lettera
aperta alla città Catechesi
dei giovani di Bologna: il Samaritano e la Strada
Gesù
incontra la peccatrice: condivisione biblica di Silvia, una giovane del campo Imparare
dalla Strada - riflessione di Elisa, una giovane del campo
Questa
lettera aperta è stata inviata alla città di Bologna tramite gli
amici del giornale di strada Piazzagrande,
che ringraziamo, e gli amici dell'Opera
Marella, che ci hanno sostenuti durante tutte le attività. La
lettera è risultato di un tentativo di scrittura collettiva di 30
giovani provenienti da varie parti d'Italia, che hanno vissuto dieci
giorni a Bologna immersi tra gli esclusi e nella parola di Dio.
Agosto.
Bologna è deserta. Così appare ad occhi distratti.
Noi
siamo venuti a cercare quelle realtà e persone invisibili ai più.
Noi,
un gruppo eterogeneo per età, provenienza e storie di vita.
Nei
dieci giorni trascorsi in questa città ci siamo scoperti accomunati
dal desiderio di incontrare e comprendere i diversi mondi messi ai
margini.
In
questa avventura siamo stati accompagnati dai missionari comboniani.
Con
loro abbiamo provato a lasciare che la Parola di Dio e la
quotidianità si interrogassero a vicenda; attraverso la conoscenza
dei dormitori di via Carracci e via del Gomito, delle Comunità
dell’Opera Marella a S.Lazzaro e della Rupe femminile, della
comunità Papa Giovanni XXIII, dell’Associazione “Albero di
Cirene”, del quartiere “Pilastro”, di Casa Rivani e della
mensa popolare abbiamo toccato la concretezza e l’attualità dello
stile di Gesù.
Come
al Suo tempo, anche oggi la società impone determinati ritmi,
dinamiche e modelli di vita; questo fa si che chi non rientra nella
logica della maggioranza venga automaticamente escluso.
Ecco
una società che prima crea emarginazione e poi la disconosce.
Nei
luoghi che abbiamo visitato ci è stata offerta l’opportunità di
svolgere un piccolo servizio ma soprattutto la grande possibilità
di incontrare persone.
Uomini
e donne che spesso inscatoliamo in categorie predefinite si sono
invece rivelati persone in tutta la loro umanità e interezza.
La
relazione con loro ci ha permesso di vivere l’importante
esperienza della reciprocità.
Nell’interazione
abbiamo voluto riconoscere la dignità e l’umanità di chi ci è
stato accanto ascoltando le storie di chi ci ha accolto.
Attraverso
semplici e concrete testimonianze di dono, essenzialità, fede e
accoglienza ci siamo resi conto che la povertà appartiene, in forme
diverse, ad ognuno di noi.
Fondamentalmente
è stato, inoltre, condividere all’interno del nostro gruppo
questo scambio che individualmente abbiamo sperimentato.
Un
aspetto riscontrato da tutti è stato l’impegno del sociale a
Bologna nel far fronte alle emergenze; più difficile ai nostri
occhi, resta però la strada del reinserimento e della
valorizzazione delle capacità di ogni emarginato.
Torniamo
a casa con il fermo proposito di continuare a lasciarci
s-coinvolgere
dalle diversità che rappresentano la ricchezza delle nostre comunità.
Siamo
pronti ad assumerci la responsabilità che questa sfida comporta.
E
voi?
E chi e’ il mio prossimo?
Catechesi
del GIM Bologna al Campo di Bologna
- Lc 10, 25-37
(leggi
un'altra catechesi del GIM su questo brano)
25
Un dottore
della legge si alzò per metterlo alla prova "Maestro, che devo
fare per ereditare la vita eterna? ". 26
Gesù gli
disse "Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?
". 27 Costui
rispose " Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con
tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente
e il prossimo tuo come te stesso". 28
E Gesù
"Hai risposto bene; fà questo e vivrai".
29
Ma quegli,
volendo giustificarsi, disse a Gesù "E chi è il mio prossimo?
". 30
Gesù riprese
"Un
uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo
spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo
morto. 31
Per caso, un
sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò
oltre dall’altra parte. 32
Anche un
levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. 33 Invece
un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e gli
si sconvolsero le viscere. 34
Gli si fece
vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi,
caricatolo sopra il suo giumento, lo portò ad una
locanda (lett. "al tutti-accoglie") e si prese
cura di lui. 35
Il giorno
seguente, estrasse due denari e li diede al tutti-accoglie, dicendo
"Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò
al mio ritorno".
36
Chi di questi
tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei
briganti? ". 37
Quegli rispose
"Chi ha avuto le viscere sconvolte per lui". Gesù
gli disse "Va' e anche tu fa' lo stesso".
Wow,
che bella parola forte, che fitta al cuore leggere e rendersi conto
di quanto sia vera questa Parola!
GRAZIE
Gesù, perchè attraverso questa tua parola mi hai fatto
svegliare,mi hai turbato...
“Apri
gli occhi!” mi stai dicendo…
VOGLIO
APRIRLI SIGNORE, AIUTAMI. Fammi vedere il mio prossimo ovunque io
vada,
senza che mi tiri indietro e senza aver paura di
trasformare in azione il pensiero.
Iniziamo
la catechesi con queste parole di una giovane che con noi ha pregato
su questo brano. Sia l’invocazione allo Spirito per l’ascolto di
oggi.
Le
riflessioni che seguono vengono dalla preghiera personale e di
gruppo di alcuni giovani del GIM di Bologna, che si sono impegnati
anche preparare il
campo a Bologna. E così la Parola di Dio ha invaso anche il nostro
cammino di preparazione: preghiera e prassi, in comunità: ecco il
nostro pane quotidiano. Prendetele non come un insegnamento, ma come
condivisione fraterna…
(abbiamo
preso spunto anche da un breve testo di p. David M. Turoldo: le
citazioni sono sue)
Il
testo
Nel
Vangelo di Luca incontriamo questo brevissimo racconto: sono solo 7
versetti, ma tutto è contenuto in questo Vangelo. Forse uno dei più
piccoli racconti di tutta la letteratura del mondo, eppure qui
dentro –dice Turoldo-
“è raccolta la possibile soluzione della storia”.
E’
un passaggio questione di vita o di morte: Gesù non viene
interrogato su un aspetto secondario, ma sul senso più profondo e
intenso della vita: dove lo trovo? Come lo ottengo?
Due
domande chiave il dottore della legge rivolge a Gesù:
“cosa
devo fare per ereditare la vita eterna?”
“chi
è il mio prossimo?”
Sono
domande decisive e, come vedremo, coincidono. Anzi, quando ti
accorgi che coincidono trovi immediatamente la risposta!
Gesù
dialoga con il dottore e alla fine dà due risposte altrettanto
nette:
“Fa’
questo e vivrai”
“Va’
e anche tu fa’ lo stesso”
E’
diretto, Gesù, non dà scampo. Hai capito? Parti, va’, datti da
fare!
E, da buon
“e-ducatore”, tira fuori le risposte da dentro il dottore, le fa
dire a lui…
Non
siamo lontani dal Regno di Dio, occorre un po’ di lucidità,
bisogna saper fare le domande giuste e avere il coraggio di assumere
nella nostra carne le risposte!
Due
passaggi
Ci
sono due passaggi nel testo, scanditi dalle due coppie di domanda e
risposta.
1)
Nel primo passaggio emerge il principio di fondo, la
“regola d’oro” comune a molte fedi religiose (v. 27)
“Religione di un solo comando, fede liberatrice. Qui c’è
tutto l’uomo.
Fa’
questo, solo questo (non c’è bisogno d’altro) e vivrai. Avrai
realizzato la tua vita nel tempo e avrai la vita eterna, che è Dio.
Solo l’amore vince la morte. Chi ama non muore, perché si dona. E
vive nell’altro, vive in Dio, per sempre.”
Il
dottore della legge si era avvicinato a Gesù con delle domande
vive, anche se fatte per metterlo alla prova. Sono domande che vanno
all’essenziale, e per questo ottengono risposte così dense e
forti. Ci siamo sentiti provocati da queste domande: noi siamo
capaci di farle? Le abbiamo dentro?
Quali
domande abbiamo dentro?! Di che vita sono segno?!
Ma
il dottore della legge ha bisogno di giustificarsi… perché è
rimasto fermo alle domande, non è ancora passato dal pensiero
all’azione!
E
allora domanda: chi è il mio prossimo? Il “prossimo”: parola
difficile.
Prossimo,
più prossimo, meno prossimo… prossimo nel sangue o nello spirito?
Amare i vicini o i lontani? Da chi partire, in che modo amare? (è
facile fermarsi sulle domande che disperdono, proprio per evitare
quelle che ci inviano!)
E
la sua domanda forse ha anche un altro connotato: “e chi è
prossimo a me? Chi mi sta vicino? Chi mi sostiene in questa dura
ricerca della vita?”
Ne
hai molte di scuse, dottore, per evitare di camminare, di scendere
dal giumento delle tue teorie e imparare dai poveri!
Ascolta
la storia che Gesù ti racconta:
2)
Nel secondo passaggio ecco il piccolo racconto, sette
versetti che da duemila anni si ricordano e mettono in questione il
nostro agire…
I
personaggi
Nessuno
di loro ha un nome, perchè il nostro nome può abbinarsi, di volta
in volta, a ciascun personaggio.
-
Un
uomo: nulla di più, non si sa niente di questa persona. Può
essere un ricco o un poveraccio, un pellegrino o un brigante, un
giudeo o uno straniero… E’ uomo, ed è sufficiente! E noi
cosa guardiamo nelle persone? In base a cosa le qualifichiamo?
Così in generale, senza nome, perché dietro a lui possiamo
scorgere tutta un’umanità stanca e sfinita: “quest’oceano
di uomini spogliati, percossi, umiliati, sfruttati, offesi,
morenti, abbandonati ai margini della cosiddetta civiltà, ai
margini delle grandi arterie della vita, dell’organizzazione,
dell’industria, del commercio; abbandonati al limite del
deserto; o ricacciati indietro come cavallette nella giungla”
Questa strada da Gerusalemme a Gerico, allora, è simbolo del
cammino dell’umanità.
Gesù sta salendo (9,51) a Gerusalemme, Yerush-shalom,
perché diventi definitivamente Città della Pace. Sulla strada,
ai margini, incontra tanta parte dell’umanità che invece sta
rotolando giù, a Gerico (sotto il livello del mare): chi perché
escluso, chi perché indifferente o troppo chiuso su se stesso
non si accorge che cammina dalla parte sbagliata!! Un uomo…
-
Un
sacerdote, un prete… Perché Gesù chiama in ballo subito, per
primo, un prete? Perché questo dovrebbe essere l’essenziale
per un prete: prendersi cura dell’umanità. “Se una
religione, o meglio una fede non si propone per prima la
salvezza dell’uomo, una salvezza che sia concreta, tempestiva,
operante… che fede sarà mai?”. E invece il prete passa
dall’altra parte e va oltre. Cosa c’è oltre? L’inutilità
della religione, il formalismo, le regole senza amore, un dio da
ripudiare!!
-
Un
levita: un uomo dell’ordine gerarchico. Classe dirigente di
una teocrazia che –come abbiamo visto- si sta affermano sempre
più anche oggi. Il potere di dio, in un sistema perfetto in cui
la religione tiene sotto controllo più efficacemente di
un’esercito. Un sistema fondato sul potere di dio… ma il
nostro Dio ha rigettato sia il sistema che il potere!
Il levita non ha tempo di fermarsi, le sue priorità sono altre,
la sua visione del mondo non tiene in considerazione i margini.
Peccato
di omissione: il più grave nel tempo di oggi!
Vedono
e passano oltre. Quanto ci capita, qui a Bologna... La gente sulle
strade chiede, importuna, mendica: noi passiamo oltre.
“Questa
povertà si risolve per via istituzionale, la risposta deve essere
politica…”
Bene,
vero, ma tu ti commuovi? Ti si sconvolgono le viscere? Lo senti
un uomo?
Il
vangelo sembra dirci qualcosa di diverso da quello che naturalmente
potremmo pensare.
E
allora, come affrontare la sfida della povertà? Che rischi
corriamo? Che idee abbiamo?
Cosa
succede quando incontri anche solo una persona in concreto?
Ci
siamo chiesti quali possono essere i motivi che ‘ci fanno passare
dall’altra parte’:
-
la paura
dell’altro
-
il
disagio (lo metto in imbarazzo se mi fermo?)
-
la
consapevolezza che anch’io ho delle povertà: incontrare le sue
metterebbe a nudo anche le mie. Lui sta male, io sto male, ma non
dialoghiamo
-
sono
autoreferenziale quando agisco. Gli occhi sono su di me, quello che
faccio durante la giornata lo faccio per me…
-
il
tutti-accoglie: secondo noi è la bella immagine della comunità
cristiana, come Gesù la sogna. Non è il serbatoio in cui
scaricare tutte le situazioni che non riesco a risolvere, ma
l’appoggio sicuro che trovo quando scelgo di prendermi cura di
qualcuno. Da solo non ce la farò mai, ma so che c’è una
locanda che accoglie me e tutti, luogo del riposo e della
rigenerazione. Da essa parto e ad essa faccio ritorno. Ecco la
chiesa del Vangelo!
-
Il
samaritano: (come sempre Gesù ci sorprende e torna a scegliere
un samaritano… per capire il livello della ‘categoria’,
nella visione dei Giudei, basta tornare ad un passo precedente
del Vangelo, in cui gridano a Gesù “abbiamo detto che sei un
samaritano e che hai un demonio addosso!”). Anche in questo
brano, sulla strada, è proprio un escluso che insegna il
Vangelo al sacerdote, al levita e al dottore della legge.
Al samaritano gli si “sconvolgono le viscere”. E’ questo
che fa la differenza! La compassione, l’umanità (il segreto
della ‘vita eterna’). Il samaritano è uno che vive col
baricentro spostato: mette al centro l’altro. E proprio lui
che aveva un programma di viaggio, non passava ‘per caso’,
aveva dei viveri e dei soldi, probabilmente un appuntamento e
una strada lunga da percorrere… smonta tutti i suoi progetti e
mette al centro l’altro. Ecco la differenza!
Ecco perché coincidono le due domande: cosa devo fare per
ottenere la vita eterna? Chiediti chi è l’altro, se lo
conosci, se sta al centro della tua vita!
L’inversione
Stupore
e meraviglia, alla fine di questo brano e della nostra preghiera.
Ci
siamo accorti di partire con un domanda (chi è il mio prossimo?),
di intuire la risposta (sarà questo uomo incappato nei briganti)…
e invece alla fine Gesù cambia le carte in tavola e chiede: “chi
è stato prossimo a quell’uomo” (!!)
Gesù
inverte tutto: sei tu che devi farti prossimo!
Non
chiederti ‘chi mai mi sta vicino?’, chiediti invece ‘a chi
posso stare vicino?’
In
questo Vangelo c'è un principio di etica laica: paradossalmente, se
non ci fosse uno che inizia a farsi prossimo, tutti aspetteremmo da
soli, lontani gli uni dagli altri.
Ci
giustifichiamo un sacco perchè le cose non cambiano e la gente non
si avvicina. Ma noi?
E’ un brano sovversivo, ci stupisce con questa
inversione che ribalta la logica della nostra società… e Gesù ne
approfitta anche per ribaltare la logica della legge che finora ci
ha governati: ci consegna con questo racconto un nuovo decalogo,
misura dell’amore.
Quasi a dirci: fatti le domande essenziali, e poi
sappi rispondere con la vita e la prassi: questa è la strada!
1.
lo vide
2.
si mosse a pietà
3.
si curvò su di lui
4.
gli fasciò le ferite
5.
gli versò olio e vino
6.
lo caricò sul suo giumento
7.
lo portò al tutti-accoglie
8.
si prese cura di lui
9.
pagò per lui
10.
ritornò indietro a pagare
Per
pregare:
Fermati
sui passi che più ti hanno parlato.
In
questa Parola c’è una parola per te, non lasciarla cadere!
-
ti stai facendo le domande essenziali?
-
a chi le fai, chi interroghi lungo la tua strada?
-
chi vedi lungo la strada di questa storia fragile e violenta?
-
cosa significa per te, per le tue scelte di vita, passare dal
pensiero all’azione?
LUCA
7 , 36 in poi
Gesù
incontra la peccatrice
-
Analisi del testo e domande utili per la riflessione personale -
(
di Silvia Parigi)
Il
testo è diviso in due parti:
Gesù
prima si sofferma su quello che il padrone di casa NON fa e poi su
quello che la peccatrice FA: è un testo in cui sono importantissimi
i verbi utilizzati.
I
Parte:
Gesù
si rivolge al padrone di casa che si scandalizza perché si lascia
toccare dalla donna che ha peccato; Gesù sposta subito la sua
attenzione dai gesti della donna, a quanto ha fatto lui, inducendo a
un’autoanalisi (facendolo riflettere prima sui suoi gesti che su
quelli delle altre persone: ossia prima giudica il tuo operato e poi
puoi guardare quello che fanno gli altri).
Gesù
infatti gli fa notare che è stato lui a venire nella sua casa
dicendo:
“SONO
VENUTO”
E
gli fa notare quello che lui NON ha fatto, dicendo:
“MA
TU:
-
NON mi hai dato l’acqua per lavare i piedi
-
NON mi hai dato il bacio
-
NON mi hai cosparso il corpo di olio profumato “
Elenca
una serie di cose che
egli ha NEGATO a Gesù.
Riportato
a NOI: quante volte ci è successo che Gesù (il prossimo, i
poveri, “l’altro”) è VENUTO da noi e noi NON abbiamo fatto
nulla, rivolgendo l’ attenzione altrove, guardando e giudicando
che cosa stavano facendo gli altri, senza preoccuparci del fatto che
NON stavamo facendo nulla per accogliere Gesù nella nostra
vita?
Eppure
Gesù era lì, “SEDUTO ALLA NOSTRA TAVOLA”.
II
Parte:
Gesù
mette quindi in contrapposizione quello che sta facendo la
“peccatrice”, a quello che NON sta facendo il suo ospite:
La
donna cosa fa? Sono molto importanti i verbi che Gesù utilizza per
descrivere le azioni della donna:
1)
Ha saputo di Gesù
2)
Venne
3)
Porta con sé l’olio profumato (rappresenta il suo
“aroma”, se stessa, la sua essenza più profonda)
4)
Si “rannicchia” dietro di Lui (con umiltà: si fa
piccola- piccola davanti a Lui, NON parla e NON chiede: l’esatto
contrario del padrone di casa che parla e domanda senza fare nulla)
5)
Piange, piange, piange talmente tanto da bagnare i
piedi di Gesù con le sue lacrime
6)
Lava i piedi, li asciuga, li unge (sono
tutti verbi che indicano: AZIONE; la donna AGISCE)
7)
Bacia i piedi (dimostra in questo ultimo gesto
l’amore più puro e sincero).
Quel
che Gesù ha voluto in poche righe mettere in luce, è che il
perdono non è stato CHIESTO, ma è ottenuto con l’umiltà dei
gesti sinceri, con la purezza del suo essere.
Quindi:
“ I suoi molti peccati le sono perdonati perché ha MOLTO
AMATO”: una persona che agisce così non può che farlo amando,
non sono gesti calcolati.
Gesù
prosegue: “Colui al quale si perdona poco, ama poco”: come dire:
se questa donna non viene perdonata, continuerà a peccare ossia ad
:
AMARE POCO:
CHI?
Se stessa
Gli
altri
DIO
Riportato
a noi:
Noi
sappiamo agire con umiltà di gesti verso gli altri? Verso la vita?
Verso Dio?
Noi conosciamo l’umiltà? O guardiamo e giudichiamo prima quello che
fanno gli altri senza poi “AGIRE” verso Gesù?
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