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Un'opportunità di rispondere "presente"

di p. Saverio Paolillo dal Brasile

Un'opportunità di rispondere "presente"

Lettera di p. Saverio Paolillo dal Brasile

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TESTIMONI DELLA CARITA' PROVOCAZIONI DI P.ALEX 

 

  Carissimi amici,

Come sempre devo cominciare la mia lettera con una buona dose di scuse per il mio lungo periodo di silenzio. Sono stato pieno di impegni. In questi due ultimi anni l'incarico di presidente della Caritas diocesana mi ha fatto penare. L’altissimo numero di attività, di sfide e di problemi mi hanno tenuto occupato e preoccupato. Da settembre sono più libero perché è finito il mio mandato. Continuo nella direzione, ma non come presidente per cui sono molto più libero e soprattutto senza grandi responsabilità. Attualmente mi sto dedicando esclusivamente ai nostri progetti che, per se stessi, sono abbastanza impegnativi.

Le nostre attività vanno avanti a gonfie vele. Cercherò di riassumervi le novità per tenervi informati.

Nella Casa Lar (casa famiglia) abbiamo coperto una parte del cortile trasformandolo in cucina e refettorio. Ne è venuto fuori uno spazio molto accogliente. Abbiamo anche installato due computers per l'approfondimento dello studio dell’informatica da parte dei ragazzi. Graziella, la più grande della Casa, ha trovato lavoro in una maglieria. È bravissima. Sta imparando rapidamente. Antonia lavora quattro ore al giorno in un negozio. Deyvison si è inscritto a un tirocinio in una fabbrica. Sta aspettando la chiamata. Come potete vedere, i più grandi cominciano a darsi da fare per preparare il futuro. Attualmente abbiamo 10 ragazzi e ragazze tra gli undici e i diciotto anni.

 Nel Progetto Nossa Casa (casa d'accoglienza per i ragazzi di strada), ci sono 12 ragazzi vivacissimi. Alcuni vengono dalla strada, altri erano coinvolti nello spaccio e consumo di stupefacenti ed uno era minacciato di morte per essere stato testimone di un omicidio. Nel mese di agosto, grazie ancora una volta alla Fondazione Danilo e Luca Fossati, abbiamo comprato una casa nuova dove ci trasferiremo alla fine d'ottobre. Stiamo facendo alcune piccole riforme per renderla più accogliente e adatta al nostro scopo. Come sapete, eravamo ospiti nella vecchia casa Parrocchiale che era disabitata, ma avevamo promesso che fino alla fine di quest’anno l'avremmo restituita alla parrocchia che ne ha bisogno. I ragazzi non vedono l'ora di fare il trasloco. La casa è simpatica. Dista a 800 metri dal mare. È localizzata in un posto tranquillo e molto più adatto al tipo di lavoro che vi svolgiamo. Ha dieci stanze per cui potremo eliminare i letti a castello dando più l’idea di una vera casa famiglia. Dio sia benedetto per questa ennesima manifestazione d'amore realizzata attraverso la generosità della famiglia Fossati.

 Nella Comunità Terapeutica “Luca Fossati” c'è un gruppo di otto ragazzi. Alcuni stanno per terminare il loro processo di recupero. I ragazzi, con l’aiuto di una nuova educatrice, hanno ampliato l’orto e il pollaio. Tutti i martedì il pulmino porta ai nostri progetti un carico di verdura e uova fresche prodotte dalla comunità. I ragazzi hanno anche piantato mille metri quadri di erba per impedire l’erosione di un piccolo dirupo vicino alla casa e hanno fatto un campetto di calcio. Stiamo aspettando che il comune ceda un trattore per fare un laghetto artificiale per una piccola esperienza di pescicoltura. È un lavoro difficile quello della comunità. Molti ragazzi, nonostante l'appoggio dello psicologo e dello psichiatra, non riescono a completare la cura abbandonandola prima del tempo.

 Nel Progetto Cidadão, il movimento è molto glande. Sono 350 bambini, adolescenti e adulti che passano, in media, ogni giorno per partecipare di una delle attività proposte. Da agosto abbiamo cambiato la professoressa del corso di parrucchiere. La nuova è molto brava e competente. Il corso è un successo. Le ragazze stanno già cominciando a tagliare i capelli. È un servizio gratuito che stiamo offrendo alla gente del quartiere soprattutto a chi è povero e non ha i soldi per andare dal parrucchiere. Anche il corso di informatica è moto richiesto. Con i computers nuovi e l’accesso gratuito all’internet, i ragazzi fanno a gara per aver accesso al laboratorio. Oltre al corso, utilizziamo i computers per giochi pedagogici per i bambini che hanno difficoltà a scrivere e leggere. A luglio abbiamo fatto la festa della consegna dei diplomi. Oltre 100 adolescenti e giovani hanno completato i corsi di pianificazione, taglio e cucito, informatica e parrucchiere.

 Il Progetto Legal è stato al centro di molti conflitti. Il quartiere ha vissuto un periodo di grande violenza. Per alcuni giorni lo spaccio ha dato l’ordine di chiudere tutte le scuole del quartiere e le altre strutture pubbliche. Il progetto, anche se con una certa paura, ha aperto i battenti per resistere alla logica mafiosa del terrore. Grazie a Dio non ci sono state rappresaglie. Ora la situazione è abbastanza calma. Le attività continuano con successo, soprattutto l’atelier di pittura su tela e sulle tegole. Alcuni ragazzi sono dei veri artisti. Abbiamo già materiale sufficiente per organizzare una esposizione di quadri che probabilmente sarà realizzata in novembre nel palazzo del Parlamento Statale. Dal quattro ottobre è anche cominciato il corso dui elettronica con quaranta alunni divisi in due turni. Le iscrizioni sono state tantissime, ma il numero era chiuso per ragioni logistiche. Per frequentare il corso i ragazzi devono frequentare almeno il primo anno delle superiori visto che la teoria esige nozioni di matematica e fisica. L’età è compresa tra ui sedici e i vent’anni.

 La Casa del Sol Nascente, destinata ai ragazzi in libertà vigilata, sta seguendo in media 135 ragazzi. Abbiamo aperto quest’anno un lavoro simile in un altro comune della regione metropolitana di Vittoria. Alcuni dei ragazzi seguiti frequentano i nostri corsi. Purtroppo, durante gli ultimi mesi, sono stati uccisi cinque ragazzi che erano seguiti da noi.

 A volte ci da l'impressione di essere un vulcano in continua eruzione. Ogni giorno cerchiamo di non accomodarci, ma di trovare la soluzione per affrontare le sfide del quotidiano dei nostri ragazzi. Nonostante le speranze poste nel nuovo governo, c’è una insoddisfazione generale. È vero che il Brasile sta vivendo un significativo sviluppo economico, ma è anche vero che gli effetti nel sociale sono insignificanti. I poveri ancora una volta non hanno accesso alla ricchezza prodotta. Le politiche adottate dal governo sono assistenzialistiche e non servono a creare le condizioni per uno sviluppo umano che porti le persone escluse all’affermazione della propria identità e dignità. Molti si accontentano di quello che ricevono dalle istituzioni trasformandosi in eterni dipendenti dalla politica pubblica di assistenza. Oggi ci rendiamo sempre più conto della necessità di formazione umana e cristiana. C'è molta informazione, anche troppa, ma poca formazione. Mancano i valori di fondo per orientare la vita in tutte le sue dimensioni. Chi è ricco, nella maggior parte dei casi. si lascia trascinare dall'ingordigia e si dimentica delle necessità degli altri. Chi è povero si abbandona al pessimismo, alla fatalità e alla rassegnazione e si lascia trascinare dal vortice della droga, della violenza e dell'alcool invece di raccogliere le sue forze e unirle a quelle degli altri per dare vita ad un processo di trasformazione personale e sociale.

 In questi giorni, libero dagli impegni amministrativi della Caritas, ho ricominciato a visitare le famiglie dei nostri ragazzi, soprattutto di quelli accolti nelle nostre case. Mi sono imbattuto in situazioni di miseria materiale e morale. In ogni casa, in ogni volto, in ogni situazione sono stampati gli effetti devastanti di un sistema economico costruito all'insegna dell'ingiustizia e dello sfruttamento. Nella casa de Guilherme, per esempio, il papa lavora come bigliettaio dell'autobus. Guadagna in media 320 reali, meno di 100 euro al mese. Nell'ultima busta paga gli hanno scontato 150 reali di debito con la farmacia perché il figlio più piccolo aveva avuto una crisi da bronchite. Gli sono rimasti 170 reali per portare avanti per un mese una famiglia di cinque figli e il nonno. La moglie, per aiutare, sta lavorando in una fattoria a circa 50 chilometri dalla città. Il lavoro la tiene lontana di casa. Rivede i figli una volta al mese. Ad occuparsi della casa e dei famigliari è Jèssica, la sorella più grande, una ragazzina di 16 anni, ma che ne dimostra 13. È una piaga sommersa perché è ritenuto “normale” che le ragazzine si occupino delle faccende domestiche. La situazione, però diventa drammatica quando queste bambine e adolescenti sono private del diritto ad avere una vita normale. Jèssica va a scuola al mattino, poi si chiude dentro di casa ad accudire i fratellini, lavare e stirare la biancheria, fare da mangiare e pulire la casa. Non c'è tempo per giocare, uscire con le amiche e fare le cose normali per la sua età. Il sistema che sfrutta il papà pagandogli uno stipendio di fame, strappa dalle mura domestiche la mamma per inserirla negli ingranaggi della lotta per la sopravvivenza, butta sulle spalle delle ragazzine il peso della responsabilità domestica e priva tutti della presenza amorevole dei genitori che, assenti per la maggior parte del tempo, lo sono ancora più quando, al tornare stanchi da lavoro, non hanno più la forza per dedicarsi ai loro figli. L'assenza dell'affetto, molto più dura da sopportare della carenza delle cose materiali, spinge i ragazzi sulla strada. Solo in questa famiglia sono due i ragazzini che vivono per strada: Guilherme, che ora vive nella nostra casa, e Roberto, di cui nessuno sa più niente.

 Nella casa di Renato, la situazione non è molta diversa. La mamma ha venduto quasi tutto per comprare da mangiare per i suoi figli. Piangendo mi ha detto che ha già fatto un contatto con il tribunale dei minorenni per "donare" i figli a coppie disposte ad adottarli. Il marito, disoccupato, senza nessuna prospettiva di trovare lavoro fisso perché non ha un diploma, si arrangia facendo qualche lavoretto come muratore, Non ce n'è per tutti i giorni, La casa è l'aborto di un sogno. Un ammasso di ferri e mattoni esposti, senza intonaco e pavimento, imprigionata tra altre case ammassate in vicoli senza uscita come sembra essere la vita di tutte queste persone.

 In queste storie non ci sono sfaticati. Tutti sono lavoratori. La loro miseria è un cappio al collo imposto da un boia che obbedisce ciecamente alle leggi del mercato, dello sfruttamento e della politica clientelare. Di uscirne tutti ne hanno una gran voglia, ma mancano le opportunità. A noi sono stati affidati alcuni dei loro figli che sono fuggiti di casa a caccia di queste opportunità che non sono mai arrivate, finendo nelle grinfie di spacciatori e sfruttatori senza scrupoli. Sono arrivati da noi come vasi fatti a pezzi. “Il diavolo violado”, come chiamava il suo popolo massacrato don Oscar Romero, Vescovo martire di El Salvador. Con i nostri mezzi stiamo facendo di tutto per rimettere insieme i "cocci" di Renato, Guilherme, Tèrcio, Uilson, Ronald, Leandro, Màrcio, Maicon, Alan, Diego, Jonatan e tutti gli altri. Ci teniamo a pronunciare i loro nomi perché esistono, ci sono, sono reali. Non sono frutto della fantasia o un'invenzione nostra per strapparvi le lacrime. Al citare i loro nomi è come se facessimo l'appello e dessimo loro un'opportunità di rispondere “presente”. Sono vivi. I loro nomi sono scritti nei Cieli e, a partire da questo momento, sono scolpiti anche nei nostri e vostri cuori. Sono dei nostri, ci appartengono, fanno parte della nostra famiglia. Li abbiamo strappati all'anonimato e all'insignificanza, restituendo loro il diritto ad essere ad esistere, a appartenere alla grande famiglia umana.

 La loro storia di dolore ci ricorda che esiste nel mondo un "Mysterium Iniquitatis" che bisogna sconfiggere. È un mostro sanguinario, assassino, che si nutre del sangue di innocenti. L'orgia del benessere non ci faccia dimenticare mai le lacrime del dolore innocente. Nascondere questa dura realtà o ometterla sarebbe un peccato imperdonabile. Conoscerla o riconoscerla è un passo indispensabile per approdare alla solidarietà. Le vittime innocenti ci convocano a sostenerci vicendevolmente. È il trionfo della cultura della tenerezza, della gratuità, della prossimità, dell'accoglienza e della gioia. È il profumo di casa che deve invadere ogni angolo della terra perché tutti possano sentirsi in famiglia.

 Vi comunico che sarò in Italia tra il 19 dicembre prossimo e il 28 gennaio 2005. E' poco tempo. Non ce la farò a  vedervi tutti. Telefonatemi. Mi farà piacere sentirvi. Il telefono è 0883/525153.

 Grazie per tutto quello che fate per noi. Dio dica bene di tutti noi.

 Carapina, 12 ottobre 2004

                                                                                                           

P. Saverio Paolillo

 

La testimonianza di Valdenia e di p. Saverio

 

Minacce di morte a chi promuove la vita

...

 

Lettera di Valdenia:

 

Ma dov'è la Pace in Brasile?

 

 

Valdenia

testimone di Pace in Italia.

Carovana della Pace 2002:

La Pace nelle nostre mani

 

 

Carovana della Pace

 

- Giubileo degli oppressi 2000:

Un millennio senza esclusi... non solo utopia

 

- Giubileo degli oppressi 2002:

Pace nelle nostre mani... non solo utopia

 

- Carovana della Pace 2003:

Pace nelle nostre mani... Osare un tempo nuovo

 

- Carovana della Pace 2004:

Vita piena per tutti: adesso non domani!!!

 

 

 

 

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