Carissimi amici,
Come
sempre devo cominciare la mia lettera con una buona dose di scuse
per il mio lungo periodo di silenzio. Sono stato pieno di impegni.
In questi due ultimi anni l'incarico di presidente della Caritas
diocesana mi ha fatto penare. L’altissimo numero di attività, di
sfide e di problemi mi hanno tenuto occupato e preoccupato. Da
settembre sono più libero perché è finito il mio mandato. Continuo
nella direzione, ma non come presidente per cui sono molto più
libero e soprattutto senza grandi responsabilità. Attualmente mi sto
dedicando esclusivamente ai nostri progetti che, per se stessi, sono
abbastanza impegnativi.
Le
nostre attività vanno avanti a gonfie vele. Cercherò di riassumervi
le novità per tenervi informati.
Nella
Casa Lar (casa famiglia) abbiamo coperto una parte del
cortile trasformandolo in cucina e refettorio. Ne è venuto fuori uno
spazio molto accogliente. Abbiamo anche installato due computers per
l'approfondimento dello studio dell’informatica da parte dei
ragazzi. Graziella, la più grande della Casa, ha trovato lavoro in
una maglieria. È bravissima. Sta imparando rapidamente. Antonia
lavora quattro ore al giorno in un negozio. Deyvison si è inscritto
a un tirocinio in una fabbrica. Sta aspettando la chiamata. Come
potete vedere, i più grandi cominciano a darsi da fare per preparare
il futuro. Attualmente abbiamo 10 ragazzi e ragazze tra gli undici e
i diciotto anni.
Nel
Progetto Nossa Casa (casa d'accoglienza per i ragazzi
di strada), ci sono 12 ragazzi vivacissimi. Alcuni vengono dalla
strada, altri erano coinvolti nello spaccio e consumo di
stupefacenti ed uno era minacciato di morte per essere stato
testimone di un omicidio. Nel mese di agosto, grazie ancora una
volta alla Fondazione Danilo e Luca Fossati, abbiamo comprato una
casa nuova dove ci trasferiremo alla fine d'ottobre. Stiamo facendo
alcune piccole riforme per renderla più accogliente e adatta al
nostro scopo. Come sapete, eravamo ospiti nella vecchia casa
Parrocchiale che era disabitata, ma avevamo promesso che fino alla
fine di quest’anno l'avremmo restituita alla parrocchia che ne ha
bisogno. I ragazzi non vedono l'ora di fare il trasloco. La casa è
simpatica. Dista a 800 metri dal mare. È localizzata in un posto
tranquillo e molto più adatto al tipo di lavoro che vi svolgiamo. Ha
dieci stanze per cui potremo eliminare i letti a castello dando più
l’idea di una vera casa famiglia. Dio sia benedetto per questa
ennesima manifestazione d'amore realizzata attraverso la generosità
della famiglia Fossati.
Nella
Comunità Terapeutica “Luca Fossati” c'è un gruppo di
otto ragazzi. Alcuni stanno per terminare il loro processo di
recupero. I ragazzi, con l’aiuto di una nuova educatrice, hanno
ampliato l’orto e il pollaio. Tutti i martedì il pulmino porta ai
nostri progetti un carico di verdura e uova fresche prodotte dalla
comunità. I ragazzi hanno anche piantato mille metri quadri di erba
per impedire l’erosione di un piccolo dirupo vicino alla casa e
hanno fatto un campetto di calcio. Stiamo aspettando che il comune
ceda un trattore per fare un laghetto artificiale per una piccola
esperienza di pescicoltura. È un lavoro difficile quello della
comunità. Molti ragazzi, nonostante l'appoggio dello psicologo e
dello psichiatra, non riescono a completare la cura abbandonandola
prima del tempo.
Nel
Progetto Cidadão, il movimento è molto glande. Sono
350 bambini, adolescenti e adulti che passano, in media, ogni giorno
per partecipare di una delle attività proposte. Da agosto abbiamo
cambiato la professoressa del corso di parrucchiere. La nuova è
molto brava e competente. Il corso è un successo. Le ragazze stanno
già cominciando a tagliare i capelli. È un servizio gratuito che
stiamo offrendo alla gente del quartiere soprattutto a chi è povero
e non ha i soldi per andare dal parrucchiere. Anche il corso di
informatica è moto richiesto. Con i computers nuovi e l’accesso
gratuito all’internet, i ragazzi fanno a gara per aver accesso al
laboratorio. Oltre al corso, utilizziamo i computers per giochi
pedagogici per i bambini che hanno difficoltà a scrivere e leggere.
A luglio abbiamo fatto la festa della consegna dei diplomi. Oltre
100 adolescenti e giovani hanno completato i corsi di
pianificazione, taglio e cucito, informatica e parrucchiere.
Il
Progetto Legal è stato al centro di molti conflitti.
Il quartiere ha vissuto un periodo di grande violenza. Per alcuni
giorni lo spaccio ha dato l’ordine di chiudere tutte le scuole del
quartiere e le altre strutture pubbliche. Il progetto, anche se con
una certa paura, ha aperto i battenti per resistere alla logica
mafiosa del terrore. Grazie a Dio non ci sono state rappresaglie.
Ora la situazione è abbastanza calma. Le attività continuano con
successo, soprattutto l’atelier di pittura su tela e sulle tegole.
Alcuni ragazzi sono dei veri artisti. Abbiamo già materiale
sufficiente per organizzare una esposizione di quadri che
probabilmente sarà realizzata in novembre nel palazzo del Parlamento
Statale. Dal quattro ottobre è anche cominciato il corso dui
elettronica con quaranta alunni divisi in due turni. Le iscrizioni
sono state tantissime, ma il numero era chiuso per ragioni
logistiche. Per frequentare il corso i ragazzi devono frequentare
almeno il primo anno delle superiori visto che la teoria esige
nozioni di matematica e fisica. L’età è compresa tra ui sedici e i
vent’anni.
La
Casa del Sol Nascente, destinata ai ragazzi in libertà
vigilata, sta seguendo in media 135 ragazzi. Abbiamo aperto
quest’anno un lavoro simile in un altro comune della regione
metropolitana di Vittoria. Alcuni dei ragazzi seguiti frequentano i
nostri corsi. Purtroppo, durante gli ultimi mesi, sono stati uccisi
cinque ragazzi che erano seguiti da noi.
A
volte ci da l'impressione di essere un vulcano in continua eruzione.
Ogni giorno cerchiamo di non accomodarci, ma di trovare la soluzione
per affrontare le sfide del quotidiano dei nostri ragazzi.
Nonostante le speranze poste nel nuovo governo, c’è una
insoddisfazione generale. È vero che il Brasile sta vivendo un
significativo sviluppo economico, ma è anche vero che gli effetti
nel sociale sono insignificanti. I poveri ancora una volta non hanno
accesso alla ricchezza prodotta. Le politiche adottate dal governo
sono assistenzialistiche e non servono a creare le condizioni per
uno sviluppo umano che porti le persone escluse all’affermazione
della propria identità e dignità. Molti si accontentano di quello
che ricevono dalle istituzioni trasformandosi in eterni dipendenti
dalla politica pubblica di assistenza. Oggi ci rendiamo sempre più
conto della necessità di formazione umana e cristiana. C'è molta
informazione, anche troppa, ma poca formazione. Mancano i valori di
fondo per orientare la vita in tutte le sue dimensioni. Chi è ricco,
nella maggior parte dei casi. si lascia trascinare dall'ingordigia e
si dimentica delle necessità degli altri. Chi è povero si abbandona
al pessimismo, alla fatalità e alla rassegnazione e si lascia
trascinare dal vortice della droga, della violenza e dell'alcool
invece di raccogliere le sue forze e unirle a quelle degli altri per
dare vita ad un processo di trasformazione personale e sociale.
In
questi giorni, libero dagli impegni amministrativi della Caritas, ho
ricominciato a visitare le famiglie dei nostri ragazzi, soprattutto
di quelli accolti nelle nostre case. Mi sono imbattuto in situazioni
di miseria materiale e morale. In ogni casa, in ogni volto, in ogni
situazione sono stampati gli effetti devastanti di un sistema
economico costruito all'insegna dell'ingiustizia e dello
sfruttamento. Nella casa de Guilherme, per esempio, il papa lavora
come bigliettaio dell'autobus. Guadagna in media 320 reali, meno di
100 euro al mese. Nell'ultima busta paga gli hanno scontato 150
reali di debito con la farmacia perché il figlio più piccolo aveva
avuto una crisi da bronchite. Gli sono rimasti 170 reali per portare
avanti per un mese una famiglia di cinque figli e il nonno. La
moglie, per aiutare, sta lavorando in una fattoria a circa 50
chilometri dalla città. Il lavoro la tiene lontana di casa. Rivede i
figli una volta al mese. Ad occuparsi della casa e dei famigliari è
Jèssica, la sorella più grande, una ragazzina di 16 anni, ma che ne
dimostra 13. È una piaga sommersa perché è ritenuto “normale” che le
ragazzine si occupino delle faccende domestiche. La situazione, però
diventa drammatica quando queste bambine e adolescenti sono private
del diritto ad avere una vita normale. Jèssica va a scuola al
mattino, poi si chiude dentro di casa ad accudire i fratellini,
lavare e stirare la biancheria, fare da mangiare e pulire la casa.
Non c'è tempo per giocare, uscire con le amiche e fare le cose
normali per la sua età. Il sistema che sfrutta il papà pagandogli
uno stipendio di fame, strappa dalle mura domestiche la mamma per
inserirla negli ingranaggi della lotta per la sopravvivenza, butta
sulle spalle delle ragazzine il peso della responsabilità domestica
e priva tutti della presenza amorevole dei genitori che, assenti per
la maggior parte del tempo, lo sono ancora più quando, al tornare
stanchi da lavoro, non hanno più la forza per dedicarsi ai loro
figli. L'assenza dell'affetto, molto più dura da sopportare della
carenza delle cose materiali, spinge i ragazzi sulla strada. Solo in
questa famiglia sono due i ragazzini che vivono per strada:
Guilherme, che ora vive nella nostra casa, e Roberto, di cui nessuno
sa più niente.
Nella
casa di Renato, la situazione non è molta diversa. La mamma ha
venduto quasi tutto per comprare da mangiare per i suoi figli.
Piangendo mi ha detto che ha già fatto un contatto con il tribunale
dei minorenni per "donare" i figli a coppie disposte ad adottarli.
Il marito, disoccupato, senza nessuna prospettiva di trovare lavoro
fisso perché non ha un diploma, si arrangia facendo qualche
lavoretto come muratore, Non ce n'è per tutti i giorni, La casa è
l'aborto di un sogno. Un ammasso di ferri e mattoni esposti, senza
intonaco e pavimento, imprigionata tra altre case ammassate in
vicoli senza uscita come sembra essere la vita di tutte queste
persone.
In
queste storie non ci sono sfaticati. Tutti sono lavoratori. La loro
miseria è un cappio al collo imposto da un boia che obbedisce
ciecamente alle leggi del mercato, dello sfruttamento e della
politica clientelare. Di uscirne tutti ne hanno una gran voglia, ma
mancano le opportunità. A noi sono stati affidati alcuni dei loro
figli che sono fuggiti di casa a caccia di queste opportunità che
non sono mai arrivate, finendo nelle grinfie di spacciatori e
sfruttatori senza scrupoli. Sono arrivati da noi come vasi fatti a
pezzi. “Il diavolo violado”, come chiamava il suo popolo massacrato
don Oscar Romero, Vescovo martire di El Salvador. Con i nostri mezzi
stiamo facendo di tutto per rimettere insieme i "cocci" di Renato,
Guilherme, Tèrcio, Uilson, Ronald, Leandro, Màrcio, Maicon, Alan,
Diego, Jonatan e tutti gli altri. Ci teniamo a pronunciare i loro
nomi perché esistono, ci sono, sono reali. Non sono frutto della
fantasia o un'invenzione nostra per strapparvi le lacrime. Al citare
i loro nomi è come se facessimo l'appello e dessimo loro
un'opportunità di rispondere “presente”. Sono vivi. I loro nomi sono
scritti nei Cieli e, a partire da questo momento, sono scolpiti
anche nei nostri e vostri cuori. Sono dei nostri, ci appartengono,
fanno parte della nostra famiglia. Li abbiamo strappati
all'anonimato e all'insignificanza, restituendo loro il diritto ad
essere ad esistere, a appartenere alla grande famiglia umana.
La
loro storia di dolore ci ricorda che esiste nel mondo un "Mysterium
Iniquitatis" che bisogna sconfiggere. È un mostro sanguinario,
assassino, che si nutre del sangue di innocenti. L'orgia del
benessere non ci faccia dimenticare mai le lacrime del dolore
innocente. Nascondere questa dura realtà o ometterla sarebbe un
peccato imperdonabile. Conoscerla o riconoscerla è un passo
indispensabile per approdare alla solidarietà. Le vittime innocenti
ci convocano a sostenerci vicendevolmente. È il trionfo della
cultura della tenerezza, della gratuità, della prossimità,
dell'accoglienza e della gioia. È il profumo di casa che deve
invadere ogni angolo della terra perché tutti possano sentirsi in
famiglia.
Vi
comunico che sarò in Italia tra il 19 dicembre prossimo e il 28
gennaio 2005. E' poco tempo. Non ce la farò a vedervi tutti.
Telefonatemi. Mi farà piacere sentirvi. Il telefono è
0883/525153.
Grazie
per tutto quello che fate per noi. Dio dica bene di tutti noi.
Carapina,
12 ottobre 2004
P.
Saverio Paolillo |
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