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Katia e Andrea ci raccontano il loro weekend GIM

La vera possessione è il possesso

Riflessioni sul weekend Gim1 di Verona che si è svolto a gennaio

C’è la didascalia sotto la foto che ritrae alcuni ragazzi africani a bordo di una nave sorridenti e con le braccia alzate in segno di saluto: «COCCOLATI. Migranti in festa mentre stavano per scendere dalla Sea Watch». A fianco, della stessa grandezza, un’altra foto: «AMATRICE. Il quartiere di casette di legno assegnate agli sfollati del terremoto sotto la neve». Sopra, il titolo forte in perfetto stile Libero: «Soldi a cani e porci, pedate ai terremotati», preceduto dall’occhiello: «Generosi quando non serve» e dal sommario: «Il governo rischia la crisi per 15 migranti e regala miliardi ai fannulloni ma lascia senza casa migliaia di famiglie oneste». Il riferimento ai “fannulloni”, nel titolo pubblicato da Libero il 12 gennaio 2019 è anche a chi si pensa usufruirà del reddito di cittadinanza, che il M5S sembra abbia conquistato scendendo a patti con la Lega sulla questione migranti. L’articolo a firma di Sandro Iacometti, per la verità, sostiene una tesi condivisibile: ovvero che a distanza di anni i terremotati di Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo sono senza casa o in sistemazioni di fortuna. Indignazione comprensibile e lecita, ma non a spese di altre persone che hanno perso tutto e rischiato la vita per cercarne una migliore. Libero e altri quotidiani nazionali e locali sono stati analizzati con un occhio particolare durante il laboratorio del weekend Gim di Verona del 12-13 gennaio dal titolo «Spezza le catene», tratto dal passo del vangelo di Marco che ha guidato la catechesi della domenica (Mc 5, 1-20).

 

Il laboratorio del sabato pomeriggio è stato dedicato all’informazione critica, uno dei quattro pilastri del cammino Gim. Accanto all’analisi dei quotidiani (da segnalare anche buoni esempi di informazione, come l’articolo proposto sul Corriere da Goffredo Buccini intitolato «Numeri reali e propaganda sui migranti») abbiamo approfondito anche il tema delle fake news: finte notizie, spesso forti e sconcertanti, create di proposito per essere virali oppure false perché non verificate, che prendendo la “pancia” dei lettori bypassano l’analisi razionale. Le fake news si sono propagate con internet e i social, dove un post con una foto e un titolo d’effetto basta per essere assurto come “notizia” e molte persone si fermano a questo livello, mettendo il proprio like, condividendo e commentando senza passare allo step successivo: cliccare sulla presunta notizia, controllare a quale sito rimanda, verificare se tale sito è un organo di informazione, chi ci sta dietro insomma. Ci sono altri passaggi di fact checking, ma già questi pochi accorgimenti basterebbero a far sorgere il dubbio davanti a presunte notizie che attirano proprio perché eclatanti. Le fake news sono difficili da debellare non solo perché si propagano a macchia d’olio, ma soprattutto perché le successive smentite non hanno lo stesso risalto mediatico e si diffondono molto meno. Per questo anche nel settore dell’informazione, tutti e tutte siamo chiamati a fare la nostra parte per “spezzare le catene” di questo circolo vizioso.

 

Il laboratorio è proseguito con altri due momenti: l’ascolto di alcuni spezzoni di una trasmissione radio alternativa (e forse per questo mai andata in onda) nata dall’idea di alcuni migranti ospitati in un centro di accoglienza di Trento e realizzata da loro con il supporto di educatori ed educatrici che li seguivano; e poi l’approfondimento sul “decreto sicurezza” (diventato legge il 27 novembre 2018) voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, partendo dalle osservazioni e dall’appello di padre Alex Zanotelli.

 

La domenica è stata come sempre guidata dalla riflessione della Parola, calata nel suo contesto storico e attualizzata nel contesto attuale in cui viviamo e in vivono altri popoli nel mondo. Il passo del vangelo di Marco ci ha stupito non solo per le tante immagini simboliche legate all’oppressore romano presente ai tempi di Gesù, ma anche per una lettura “atipica” del male che affligge colui che è considerato “indemoniato” e quindi anche del Demonio e del Diavolo. Questi i passaggi della catechesi offerta da padre Antonio che ci sembrano più esemplificativi: «Con il termine demonio non bisogna intendere una realtà vivente e minacciosa, ma un’ideologia che l’uomo accoglie in qualche modo e che poi lo rende refrattario all’azione del Signore. I demoni sono “spiriti impuri” o “spiriti immondi” che lo Spirito del Signore (il più forte, Mc 3,27) è capace di vincere». E ancora: «La liberazione dell’essere umano implica la distruzione del sistema oppressore insieme alla sua ricchezza (mandria nel testo del vangelo), frutto dell’ingiustizia e dello sfruttamento umano». Quindi, ha concluso la catechesi invitandoci alla riflessione personale, «Marco ci fa capire che la vera possessione è il possesso […] cioè la struttura del potere economico il cui fine non è il bene di tutto l’uomo e di ogni uomo, bensì il benessere di pochissimi che condannano il resto dell’umanità a una vita piena di stenti».

 

Katia Ferraro e Andrea Moschini

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