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Chico Mendes

"l'albero cadendo, ha sparso i suoi semi..."

Chico Merides:
“Così l’albero cadendo
ha sparso i suoi semi
e in ogni angolo del mondo
nasceranno foreste”.

Il 22 dicembre 1988 moriva Chico Mendez. Assassinato dai latifondisti che volevano costruire la strada sulla "sua" Amazzonia. Un piccolo indio della foresta, che andava a Washinton a parlare al Congresso con il vestito imprestato da un amico. Il padre del grande movimento ecologista che ha portato fino al Summit mondiale di Rio, nel '92. Ecco la sua storia, raccontata in escusiva da una testimone privilegiata, che ha vissuto sette anni con lui nella foresta.

Sono già passati 19 anni da quella indimenticabile vigilia di Natale (22 dic. 88), quando la voce roca del vescovo Dom Moacyr Grechi, dei Servi di Maria di Rio Branco (capitale dello stato dell'Acre, nell'Amazzonia occidentale) annunciava che i "nuovi Re Erodi della storia avevano parlato più forte dei pronunciamenti di pace e di giustizia di Chico Mendes". La mano assassina dei latifondisti aveva silenziato la voce del leader dei popoli della foresta. Eppure è ancora molto vivo il ricordo della corsa frenetica a Xapuri (paese di Chico), le rogne legali e il riconoscimento del corpo, il pellegrinaggio della gente semplice, di personalità politiche e sindacali, il bombardamento dei giornalisti internazionali, le diatribe per la successione e i primi difficili passi di una organizzazione rimasta "orfana" troppo presto.

Il primo incontro

La prima volta che ho incontrato Chico era una grigia giornata d'inverno e quel suo caldo sorriso contrastava con il colore plumbeo del cielo e l'umidità della stagione delle piogge. Mi ha subito dato il benvenuto con le poche parole d'italiano che tutti gli stranieri sanno: "Buon giorno, anche tu italiana ladra ma brava gente?". L'intensità del suo sguardo, la forza della sua stretta di mano, il calore delle relazioni che creava facilmente intorno a sé, la stima degli uomini, l'amicizia di molti compagni di strada ... non sono solo ricordi, che ho ancora la fortuna di ravvivare, ma sono anche valori che a poco a poco hanno inciso e cambiato la mia vita.

Seringueiro a 9 anni

Figlio di un seringueiro, Chico era nato nella foresta e come tutti aveva imparato il lavoro di raccogliere il lattice dell'albero della gomma a nove anni. Nella foresta non ci sono scuole e Chico aveva imparato a leggere a scrivere grazie ad un intellettuale che era sfuggito dalla dittatura e si era rifugiato in casa Mendes. Dai Servi di Maria, vicini al messaggio sociale di Papa Giovanni, che percorrevano i sentieri della foresta e visitavano le capanne ("desobrigas": visita annuale per "togliere l'obbligo", almeno una volta a Pasqua...) aveva imparato che nella politica, oltre ad avere idee chiare, è importante anche l'attenzione umana verso le persone.
Nella foresta il lavoro è duro e pericoloso: "bisogna alzarsi alle due o alle tre del mattino e la presenza delle pantere, dei serpenti e di insetti velenosi richiede professionalità e organizzazione" diceva. Ma era sempre meglio che nelle città, invivibili e caotiche dove "bisogna pagare tutto, anche l'acqua che il buon Dio ci ha dato gratuitamente".
Chico, l'uomo che è poi diventato un personaggio internazionale, simbolo del "progresso senza distruzione dell'ambiente", il mito di una militanza nata nelle comunità di base e poi cresciuta nel sindacato e nel partito, sapeva che le idee sono importanti ma producono risultati solo se elaborate e vissute insieme agli altri.

A Washington senza un soldo

E i primi risultati non tardano ad arrivare: nel piccolo e sperduto paesino di Xapuri arrivano le prime televisioni, lui è chiamato a Washington per parlare al Congresso americano. Non ha soldi e quando la hostess gli offre uno spuntino, timidamente si azzarda a chiedergli "quanto costa, perché ho solo pochi cruzeiros...". Semplice e curioso, guardava tutto con gli occhi dell'utopia e della speranza che un giorno anche i suoi seringueiros avrebbero potuto arrivare lì. Quando gli raccontavo che in molti allevamenti italiani, l'alimentazione è controllata da un computer, si rammaricava che i nostri animali stessero meglio dei suoi compagni.

La lotta sindacale

Io sono arrivata in Acre nel Gennaro dell'82 per collaborare in un progetto che appoggiava l'organizzazione dei seringueros (i raccoglitori del lattice della gomma) e dei colonos (i contadini, piccoli produttori espulsi dai latifondisti del sud del Brasile e immigrati al Nord). E per sette anni ho vissuto con Chico avvenimenti, che solo dopo la sua morte sono riuscita a capire meglio e ad elaborare. Durante le lunghe camminate nella foresta, le riunioni sindacali, la nascita del PT (Partito dei lavoratori, attualmente rappresentato da Lula), i difficili equilibri interni del Consiglio nazionale dei seringueiros, le lunghe intermediazioni con gli Organismi Internazionali riflettevamo sui rischi economici, ambientali e culturali del mercato occidentale che voleva aprirsi una strada per arrivare più rapidamente al Pacifico, una strada che collega il Brasile al Perù... ci domandavamo come rafforzare un movimento popolare dove la stragrande maggioranza non sapeva né leggere e né scrivere... ci chiedevamo come far convivere la nostra azione non violenta ("empate": azioni di resistenza pacifica, che mettevano in prima fila donne e bambini, contro le azioni armate dei latifondisti e della polizia) con la violenza delle strutture contro cui ci battevamo. La lungimirante visione del "piccolo uomo della foresta" ha trasformato una lotta originariamente sindacale e mirata a un microsistema ("seringal") in una grande battaglia internazionale contro la distruzione del pianeta.
Dall'agosto '78. Chico Mendes non usciva mai da solo di notte, in casa viveva barricato e i suoi itinerari erano generalmente sconosciuti: piccole scappatoie per sfuggire a una morte annunciata e, purtroppo, non risparmiata! Il rimorso di aver sottovalutato le minacce dei latifondisti e la complicità di tutti i grandi è ancor oggi un rimpianto che il tempo e lo spazio non hanno lenito.

Annarosa Fioretta
(Presidente del Mlal di Verona)

BIOGRAFIA
Nacque nel 1944 al Seringal Cachoeira, in Acre, da una famiglia di discendenti di raccoglitori di caucciu'. Fin da giovane si interesso' a far valere i diritti alle loro terre degli estrattori di gomma. Nel 1970 il piano di integrazione nazionale (PNI), un ambizioso piano del governo per domare l'Amazzonia , attrasse costruttori, allevatori di bestiame, compagnie di legname e coloni in Acre. Nel 1975, Chico Mendes organizzo' un sindacato di lavoratori rurali per difendersi dalle violente intimidazioni e dalle occupazioni della terra praticati dai nuovi arrivati che stavano distruggendo la foresta e quindi togliendo ai lavoratori rurali i loro mezzi di sostentamento.
Mendes organizzo' numerosi gruppi di lavoratori rurali per formare blocchi umani non violenti intorno alle aree di foresta minacciate dalla distruzione e presto attrasse la collera dei costruttori, abituati a risolvere gli intoppi sia grazie a politicanti corrotti sia assoldando pistoleri per eliminare gli ostacoli umani. Queste azioni di contrasto salvarono effettivamente migliaia di ettari di foresta, dichiarati reservas extrativistas dove lavoratori rurali poterono continuare a raccogliere e lavorare il lattice di gomma e a raccogliere frutti , noci e fibre vegetali.


L'interesse internazionale si concentro' su Mendes come difensore della foresta, ma il suo ruolo come leader lo fece anche diventare l'obiettivo degli oppositori frustrati ed infuriati. Nei primi giorni di dicembre 1988, si attivo' per far divenire il suo paese natale, il Serigal Cachoeira, una riserva estrattivista, sfidando il proprietario terriero ed allevatore locale, Darly Alves da Silva, che reclamava la proprieta' della terra. Il 22 dicembre, Chico Mendes che aveva ricevuto diverse minacce di morte lascio' per pochi istanti la sua guardia del corpo. Fu colpito a breve distanza nella veranda posteriore della sua casa da colpi partiti dai cespugli e mori' subito dopo.
Per almeno due anni, ci furono diverse speculazioni sugli assassini; nonostante fossero ben noti, furono considerati fuori dalla portata legale per le loro connessioni con influenti proprietari terrieri e figure ufficiali corrotte della regione - un compromesso comune nelle terre di frontiera del Brasile. Forti pressioni nazionali ed internazionali riuscirono a far arrivare il caso in tribunale. Nel dicembre del 1990, Darly Alves da Silva ricevette una condanna a 19 anni di prigione per essere stato il mandante dell'omicidio; suo figlio, Darci, ricevette la stessa condanna per esserne stato l'esecutore materiale.
I lavoratori rurali , l'opinione mondiale e il governo brasiliano, che necessitava di mostrare ai brasiliani ed al resto del mondo un minimo di controllo sulla regione amazzonica, ottennero ampia soddisfazione dal verdetto. Ma quando i media spostarono i loro riflettori, gli omicidi continuarono. Dagli ultimi anni del '70, di centinaia di omicidi di leaders sindacali e protestanti per i diritti della terra, l'unico che fu investigato completamente e porto' ad una condanna fu quello di Chico Mendes.
La condanna a Darly Alves da Silva fu annullata nel febbraio del 1992 a Rio Branco dalla corte d'appello statale.

Tratto da "Brazil" guida della Lonely Planet , Ed.1996

Le date salienti della lotta

1944 - Nasce a Xapurí, nello stato amazzonico dell'Acre, Francisco Mendez Filho, detto "Chico". Figlio di serigueiros, impara presto anche lui il mestiere di raccoglitore della gomma.

1970 - I militari incentivano lo sfruttamento dell'Amazzonia e i latifondisti del sud invadono le regioni di Acre e Rondonia iniziando i grandi disboscamenti. Chico diventa sindacalista e si impegna in politica nel Movimento Democratico Brasiliano (Mdb)

1975 - Nasce il Movimento di resistenza dei seringueiros con l'obiettivo di impedire la distruzione della foresta. Inizia la lotta empate che consiste nell'occupazione pacifica, da parte di uomini, donne e bambini degli accampamenti e dei macchinari dei fazendeiros.

1976 - I potenti si oppongono con la violenza facendo assassinare Wilson Pinheiro da Sousa, leader del movimento.

1981 - Mendez partecipa alla nascita il Partito dei Lavoratori (PT) oggi rappresentato da Lula.

1985 - Viene organizzato il Primo incontro nazionale dei serigueiros e creato il Consiglio nazionale. Chico Mendez ne è il direttore.

1987 - Chico riceve a Washinton il premio Global 500 dell'Unep, l'organizzazione dell'Onu per la tutela dell'ambiente.

1988 - A Xapurí, sulla soglia di casa, Chico viene assassinato da due latifondisti che l'avevano già minacciato d morte. Aveva 44 anni.

1998 - Il movimento dei serigueiros, diventato oggi "Movimento dei popoli della foresta" grazie all'alleanza tra serigueiros e indios, lancia una campagna a dieci anni dlla morte i Chico. E la lotta continua.

Il pensiero di Chico in pillole

La donna

Il rispetto e la valorizzazione della donna, soprattutto della donna della foresta era un punto centrale del pensiero dei Chico. Tant'è che le donne dell'Amazzonia hanno saputo superare i confini degli stati ed hanno realizzato incontri coinvolgendo le vicine della Bolivia, del Perù, dell'Ecuador e del Venezuela. E una di loro oggi è stata eletta in senato per difendere l'Amazzonia e i suoi popoli (la senatrice Marina da Silva).

Le riserve estrattive

Una sorta di spazi "condominiali", dove nessuno diventava mai proprietario ma dove tutti, secondo l'occupazione tradizionale della terra, avevano il diritto di "estrarre" prodotti come il lattice, sementi oleose, essenze medicinali, ecc., per sé e la famiglia. Chico sapeva bene che la sua gente avrebbe avuto grandi difficoltà a resistere alla mondializzazione del mercato, che stabiliva i prezzi della sua foresta a New York o alla tecnologia internazionale che carpiva i segreti della biodiversità dell'Amazzonia.

Secondo lui solo organizzandosi in comunità si sarebbe potuto resistere.

L'alleanza dei popoli della foresta 

In generale, i brasiliani sono molto bravi in inglese, viaggiano (chi può) negli Stati Uniti e imitano il look inglese. Chico, invece, ha cercato di costruire la dimensione internazionale facendo prima di tutto alleanza con i popoli indigeni dell'Amazzonia e dell'America Latina, spesso assopiti o comprati dal capitale internazionale. E ci è riuscito, infatti oggi esiste un "Movimento internazionale dei popoli della foresta" che continua a lavorare e, a dieci anni dalla sua morte e proprio a suo nome ha rilanciato una campagna per il rispetto dell'Amazzonia.

22 dicembre 1988: l'albero abbattuto di Chico Mendes


“Esprimo preoccupazione per gli ultimi avvenimenti relativi ai pistoleros Darli e Alvarino Alves, entrambi proprietari della fazenda Paraná a Xapuri. Un mandato di arresto per i citati pistoleros fu spedito nel mese di settembre dall'Eccellentissimo signor giudice del Distretto di Umuarama, ma non ha trovato ancora esecuzione. Ora sono obbligato a muovermi con due guardie del corpo perchè Darli e Alvarino dicono che si consegneranno alla giustizia solo dopo avermi visto morto. I loro sicari si muovono in tutta Xapuri minacciando costantemente chiunque”.

Diciamo pure che, un paio di mesi prima di essere assassinato, Francisco Alves Mendes Filho, meglio noto come Chico Mendes, il dubbio che da un momento all’altro lo avrebbero fatto fuori l’aveva avuto, e l’aveva pure sollevato ufficialmente. Eppure...

In realtà, il buon Chico la pulce nell’orecchio ce l’aveva da un bel po’ di tempo. Non è che fosse visto proprio bene bene dai latifondisti, dagli allevatori, dagli esportatori di legname e da quelli di carne (che tra i clienti più affezionati avevano buona parte dei Mc Donald’s di tutto il mondo)!

Insomma, non era esattamente simpatia quella che costoro provavano nei suoi confronti.

Il fatto era che, questo brasilieiro di Xapuri, figlio dei seringueiros raccoglitori di caucciù, e seringueiro a sua volta, aveva la bizzarra idea che forse era auspicabile mantenere intatta la foresta dell’Amazzonia, o che perlomeno conveniva disboscarla il meno possibile ché può sempre servire. E come se non bastasse, aveva avuto financo l’ardire di puntare magari su un tipo alternativo di economia, per esempio la raccolta e il commercio della gomma.

Macchè, niente! L’idea continuava a sembrare bizzarra a latifondisti, allevatori, ed esportatori di legname e di carne, e piaceva solo ad associazioni e organizzazioni internazionali di poco conto, tipo l’Onu, che nel 1987 lo riconobbe come uno dei maggiori difensori della natura.

E l’idea continuava a sembrare bizzarra anche a Darli Alves da Silva, un mini-fazendeiro che non possedeva più di 3.000 ettari di terra e di 3.000 capi di bestiame (“una bazzecola da quelle parti”, scriveva Gad Lerner su l’Espresso del 19 febbraio 1989).

E giustappunto Darli, da diverso tempo, assieme ai suoi pistoleros di fiducia, andava in giro a sparare a quei terzomondisti scemi dei seringueiros, che scioccamente, tramite una serie continuata di empates (occupazioni pacifiche), occupavano pacificamente (appunto) porzioni di foresta per salvarle dal disboscamento e per tentare di trasformarle in riserve estrattive autogestite.

Per Darli, e non solo per lui, costoro erano bersagli sui quali sparare, e Chico Mendes, che proprio con loro si era schierato fin dal 1976, e che si stava spingendo fin troppo oltre da quando nel ’79, assieme a quell’altro scalmanato di Luís Inácio da Silva, detto "Lula" aveva fondato il Partito dei Lavoratori, era di certo il più grosso e succulento.


Non proprio uno stinco di santo questo Darli. Lo sapevano tutti, compreso don Luigi Ceppi, un prete brianzolo e sessantottino, partito per il Brasile alla fine dei ’70, che benedicendo nella chiesa di Xapuri l’ultimo dei ventuno pargoli di casa da Silva disse: “Io ti battezzo, anche se le mani che ti reggono sono sporche di sangue”.

Il 22 dicembre del 1988, Chico Mendes aveva compiuto da appena sette giorni 44 anni. Stava tornando a casa in quel tardo pomeriggio afoso e brasiliano, accompagnato dalle sue due guardie del corpo.

“Ho caldo e mi sento sporco. Vado a farmi una doccia” avrà detto alla moglie attorno alle 17.40. Tant’è che, alle 17.45, era sull’uscio della porta di casa, e stava per dirigersi verso la baracca che fungeva da bagno di servizio della famiglia Mendes.

PAM! disse la P38 impugnata da Darci Alves da Silva, 20 anni appena, che in quel momento, guarda caso, si trovava appostato vicino alla baracca assieme ad Antonio Pereira, fido pistolero del padre.


PAM! disse, e Chico fu colpito in pieno petto: un colpo solo... implacabile, e morì, mentre Darci e Antonio scapparono nella foresta.

Per evitare complicazioni di sorta, anche Darli si diede alla macchia, per quasi venti giorni, prima di consegnarsi, la notte di sabato 7 gennaio 1989, nella mani amiche degli agenti della Polizia Federale: “Mi consegno per risparmiare al Brasile la vendetta di chi cerca solo pretesti allo scopo di interrompere i finanziamenti del Banco mondiale e del Banco interamericano di sviluppo”.

Parole molto simili a quelle pronunciate poche ore prima da Ronaldo Caiaco, presidente nazionale dell’Union democratica ruralista (Udr), nido sicuro per fazendeiros come Darli, e da anni finanziatrice di pistoleros incaricati di eliminare seringueiros, preti e sindacalisti rompicoglioni.

“Se scendesse un angelo dal cielo e dicesse che la mia morte rafforzerà la nostra lotta, allora la desidererei – dichiarò un giorno Chico Mendes – Ma l’esperienza ci insegna il contrario. E quindi voglio vivere”.

http://www.arealocale.com/default.asp?action=article&ID=2073


Ricordati di Chico - Nomadi

I signori della morte
hanno detto sì,
l’albero più bello
è stato abbattuto.
I signori della morte
non vogliono capire,
non si uccide la vita,
la memoria resta:
così l’albero cadendo
ha sparso i suoi semi
e in ogni angolo del mondo
nasceranno foreste.
Ma salvare le foreste
vuol dire salvare l’uomo,
perché l’uomo non può vivere
tra acciaio e cemento,
non ci sarà mai pace,
ma vero amore
finché l’uomo non imparerà
a rispettare la vita.
Per questo l’albero abbattuto
non è caduto invano,
cresceranno foreste
e una nuova idea del uomo.
Ma lunga sarà la strada
e tanti gli alberi abbattuti,
prima che l’idea trionfi
senza che nessuno muoia,
forse un giorno uomo e foresta
vivranno insieme,
speriamo che quel giorno
ci siano ancora.
Se quel giorno arriverà
ricordati di un amico,
morto per gli indios e la foresta
Ricordati di Chico.
Se quel giorno arriverà
ricordati di un amico,
morto per gli indios e la foresta
ricordati di cico.
Lai la la la, Lai la la la,
Lai la la la, Lai la la la…
 

Chico aveva sottovalutato il peso della sua figura, e con esso la mole delle ripercussioni che la sua morte avrebbe potuto avere a livello internazionale. “Non si uccide la vita, la memoria resta” cantano i Nomadi nel 1991 in Ricordati di Chico. E ancora: “L’albero cadendo ha sparso i suoi e in ogni angolo del mondo nasceranno foreste”. E infatti... il 16 gennaio 1989, delegati e senatori statunitensi annunciarono che, da quel momento in poi, tutti i futuri prestiti al Brasile sarebbero stati vincolati, affinché milioni di dollari non venissero più investiti nella distruzione dell’Amazzonia.

www.arealocale.com/

Quando gli angeli piangono – Manà

Uccisero Chico Mèndez
era un difensore e un angelo
di tutta la Amazzonia
Morì a sangue freddo
lo sapeva Collor de Melo
e anche la polizia
Quando gli angeli piangono
Pioveva sul villaggio
Pioveva sul campanile
Qualcuno morì
Un angelo cadde
un angelo morì
un angelo se ne andò
e non tornerà
quando l’assassino fuggiva
Chico Méndez stava morendo
La foresta affogava tra le lacrime
Lui lasciò due graziosi bambini
Una sposa coraggiosa
E una foresta in agonia
Quando gli angeli piangono
è per ogni albero che muore
Ogni stella che si spegne
ho...no...noo..
Un angelo cadde
Un angelo morì
Un angelo se ne andò
E non tornerà
Un angelo cadde
Un angelo morì
Un angelo se ne andò
Se ne ando volando all’alba
Quando gli angeli piangono
Quando gli angeli piangono
pioverà
quando gli angeli piangono
quando gli angeli piangono
pioverà.

Cuando los angeles lloran - Manà

A Chico Méndez lo mataron
Era un defensor y un ángel
de toda la amazonia
él murío a sangre fría
Lo sabía Collor De Melo
y también la policia
Cuando los ángeles lloran
Lluvia cae sobre la aldea
Lluvia sobre el campanario
Pues alguién murió
Un ángel cayó
Un ángel murio
Un ángel se fue
Y no volverá
Cuando el asesino huía
Chico Méndez se moría
La selva se ahogaba en llanto
él dejó dos lindos crios
Una esposa valerosa
y una selva en agonia
Cuando los ángeles lloran
Es por cada árbol que muere
Cada estrella que se apaga, oh no
Un ángel cayó
Un ángel murio
Un ángel se fue
Y no volverá
Un ángel cayó
Un ángel murio
Un ángel se fue
Se fue volando en madrugada
Cuando los ángeles lloran
Cuando los ángeles lloran, lloverá
Cuando los ángeles lloran
Cuando los ángeles lloran, lloverá
Cuando los ángeles lloran
Cuando los ángeles lloran, lloverá
Cuando los ángeles lloran

 

 

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