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Se non perdòno, sono io che continuo a soffrire!

lettera di Diego Dalle Carbonare da Nairobi (Pasqua 2009)

Nairobi, Pasqua 2009

Se non perdòno, sono io che continuo a soffrire!

Carissimi amici e amiche in Italia!
Un abbraccio da Nairobi. Prima che sia troppo tardi, vi scrivo due righe per gli auguri di una bella Pasqua.

Abbiamo seguito anche qui in Kenya la notizia del terremoto in Abruzzo. A volte la gente non crede che ache in Europa ci siano calamità naturali, ma purtroppo le disgrazie della natura non conoscono latitudine e longitudine... capitano ovunque. La preghiera di tanti qui in Kenya e la mia si uniscono alle vostre preghiere e al dolore per le tante famiglie che son state affette. Che il Signore doni a tutti fede e forza.

Qui a Nairobi la situazione non è delle migliori. La gente sta soffrendo le consequenze dell’anno scorso. A causa degli scontri che seguirono le elezioni del dicembre 2007 la semina fu ritardata un po’ dappertutto. A questo problema si è poi aggiunta una certa scarsezza di pioggie... insomma, non ci vuole un genio per capire che la fame si sta facendo sentire in giro. Il prezzo della farina di mais è salito, e così molti hanno cominciato a sentire la fame. Se poi a questo aggiungiamo che la situazione politica non promette niente di buono, e che c’è chi parla di nuove elezioni... non c’è da stare allegri.

Vi scrivo con la fatica di chi si chiede che senso abbiano i toni contrastanti di questa settimana santa, che ci porta dalla folla che grida “Osanna” a quella (la stessa?) che urla “Crocifiggilo!”; da una cena traboccante di affetto in cui il maestro si piega a lavare i piedi che lo hanno seguito, ad un’agonia colma di tradimento in cui persino “la roccia” del gruppo se la da a gambe; dalla morte di un uomo che urla in preda alla disperazione, alla gioiosa corsa delle donne e dei due di Emmaus dopo che hanno visto la vita vincere contro la morte.

Disorientato nelle traiettorie di questi alti e bassi, mi chiedo che logica sia quella del Signore che ci porta a fare di tutto questo il modello della nostra vita. Che logica sia quella di Dio se tanti innocenti soffrono e tanti colpevoli la fanno franca. Che logica sia quella di chi ha fatto tanti miracoli e poi ci ha lascitato la promessa di essere con noi fino alla fine dei giorni.

Alla radio, qualche giorno fa, hanno intervistato una donna che ormai da più di un anno vive in uno dei tanti campi di rifugiati interni. Dopo aver spiegato le violenze subite, fa un sospiro e conclude il tutto con una frase incredibile: “Mi hanno fatto quello che mi hanno fatto, ma se non li perdono sono io che continuo a soffrire!!” Sono impressionato da tanto coraggio, e da tanta forza. Come se al di là di un certo limite il perdono perdesse la forma della scelta e si trasformasse in una necessità. Anche questa, mi sembra, è una logica che sfida il nostro pensare, una logica divina.

Che sia la logica del Crocifisso? Sembra proprio di sì. Forse nel sospiro di questa anonima mamma kenyana ci sta l’ultimo fiato di Gesù sulla croce. Forse nelle sue parole di perdono ci sta il dono più grande, quello che costa di più. Forse il perdono è l’unica via d’uscita dalla violenza.

Così la preparazione all’Alleluya è sempre un silenzio, fatto di sospiri e rospi da mandar giù. Con questo silenzio vi saluto e vi auguro che quando arriva il momento di giubilo abbiamo tutti voce a sufficienza per gridare la nostra gioia. Diamoci appuntamento al grido dell’Exultet. Io prego per ognuno di voi, che mi accompagnate con l’affetto e la vostra vicinanza; voi fatevi vicini con la preghiera ai tanti fratelli e sorelle dell’uomo della Croce che attendono con lui una vita in pienezza. Una vita bella, nella quale tutti possano essere felici.

Con affetto,

Diego Dalle Carbonare

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