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Lc 22, 39-46: Lacrime, sudore e sangue di Gesù

Gim

LACRIME, SUDORE E SANGUE DI GESU’..........

 

 

Il talismano di Gandhi

 

Ti darò un talismano.

Ogni volta che sei nel dubbio

o quando il tuo “io” ti sovrasta,

fà questa prova:

richiama il viso dell’uomo più povero e più debole

che puoi aver visto

e domandati se il passo che hai in mente di fare

sarà di qualche utilità per lui.

Ne otterrà qualcosa?

Gli restituirà il controllo

sulla sua vita e sul suo destino?

In altre parole,

condurrà all’autogoverno

milioni di persone

affamate nel corpo e nello spirito?

Allora vedrai i tuoi dubbi

e il tuo “io” dissolversi.

 

(Mohandas Gandhi)

 

 

 

         Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: “Pregate, per non entrare in tentazione”.

Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e inginocchiatosi, pregava: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”. Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all’angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza.

E disse loro: “Perchè dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione”

 

                                                                                (Luca  22, 39-46)

 

 

Per la verità, non era la prima volta che il Maestro si riuniva con i suoi discepoli in quella proprietà, chiamata “Getsemani” (il frantoio dell’olio); un luogo di contatto con la natura, di tranquillità dopo il lavoro; un luogo conosciuto, e per Giuda Iscariota non sarebbe stato difficile sapere che vi avrebbe trovato Gesù  (Gv  18,2).

Lo invade un’angoscia mortale; cade quasi bocconi, con la faccia a terra.

Non può confortarlo il ricordo recente della sua visita a Betania, in casa di Lazzaro, Marta e Maria, suoi amici: NO!!

Non può trovare conforto perchè il traditore sta già arrivando con i soldati a dare il segnale del suo arresto, facendo culminare con un bacio la vergognosa vendita che gli ha reso 30 scottanti monete d’argento!!

Dove sono i suoi amici più cari? Dormono, e non possono accompagnarlo in quell’improvvisa invasione di terribile solitudine. Non sono còhe a un tiro di sasso, ma gli occhi sono pesanti dal sonno.

Gesù ha visto lo sguardo avaro di colui che aveva già perpetrato il tradimento; si stanno ricomponendo tutte le forze dell’opposizione: i nemici si mobilitano, il sinedrio si sarebbe riunito di notte, contro le disposizioni legali.

Ed ecco lui, il “figlio dell’uomo”, che la domenica precedente è stato acclamato con grida entusiaste: “Osanna al Figlio di davide”; “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”. Ora non sta cavalcando, la folla non lo acclama: è prostrato a terra, come un verme.

Quando nella sinagoga del suo paese, Nazareth, aveva letto il passo del “Servo di Jahve”, aveva già accettato il momento che ora ha inizio in tutta la sua asprezza: la passione.

Gesù sapeva bene cosa sarebbe stato soffrire abbandonati nelle mani dei propri nemici. Accuse calunniose, i tormenti fisici, l’abbandono da parte dei suoi, la triplice negazione di Pietro, le beffe, la condanna, il calvario.....; ma al di sopra di tutto ciò, l’abbandono da parte del Padre. Solitudine e abbandono perchè è stato reso non peccatore (non sarebbe potuto esserlo) ma “il peccato” dell’umanità.

E se almeno il suo sangue redentore fosse fecondo per l’intera umanità! Ma qui davanti ai suoi occhi, c’è la tetra sfilata di chi prima, adesso e poi avrebbe ricevuto il bagno del suo sangue, ma non per la redenzione bensì per la condanna. L’abbondante sudore simile a sangue gli copre il volto e cade a terra facendogli sentire frustrazione.

Annientato, in rotta con la sua stessa causa, adesso Gesù lascia il popolo con le sue speranze di liberazione frustrate, e sperimenta in se stesso la morte della propria causa; ma la fedeltà al Padre e la solidarietà con l’uomo non si spezzano neppure con questa sconfitta:  Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”.

 

Ma l’intero Popolo di Dio, i poveri, gli emarginati, coloro a cui si riferiscono le Beatitudini - che sono la Magna Charta del Regno - sommano le loro sofferenze a quelle di Gesù, offrono le loro profonde frustrazioni, i loro diritti calpestati, la loro tortura e il loro silenzio.

Le etnie disprezzate, perseguitate e decimate, il cui diritto di essere non è riconosciuto, sono già parte della sua agonia. Le macchinazioni dei potenti, la manipolazione di cui il popolo è vittima, i fratricidi travestiti da ricerca di giustizia, la sofferenza, la negazione del diritto di nascere dei bambini e il loro scandalo: ecco il protrarsi della Sua agonia nella storia.

Ma in tanti Continenti tanti popoli, tanta gente, tanti poveri vivono con Gesù la sua agonia, la sua passione ma anche la ferma speranza della sua resurrezione.

 

Se vuoi aiutare un uomo sprofondato nel fango,

non pensare che basti tendergli la mano.

Bisogna che tu scenda completamente nel fango.

Quanda sarai lìa’ afferralo con forza

e innalzalo con te verso la luce.

 

 

DOMANDE E RIFLESSIONI

 

1.            Praticare la condivisione con i più poveri è riconoscere in loro i prediletti di Dio.

 

2.         Che cosa possiamo fare concretamente, a livello individuale, familiare, comunitario, per             rispondere al             richiamo di Gesù a favore dei poveri?

 

3.         Il Povero sarà il nostro giudice. I poveri lo sono già oggi!!

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