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Messaggero di Dio!

di p. Wellington dal Sudan

 

Missionario comboniano presso il popolo Nuer, p. Wellington ci scrive le sue impressioni, rivolgendo un invito ai giovani che vogliano conoscere questa missione estrema.


Sono arrivato presso il popolo Nuer nell’ottobre del 2004. E’ stata l’accoglienza più calorosa di tutta la mia vita. Quando l’aereo atterrò, 2000 persone arrivarono con tamburi, cantando e danzando per accogliermi. Mi dissero: “abbiamo pregato tanto per avere dei missionari. Adesso sei arrivato tu in mezzo a noi. Ora, non ci sentiamo più orfani e ringraziamo molto Dio”.

Li cominciava il mio lavoro presso il popolo Nuer. Chi sono? Sono pastori e guerrieri. Alti e belli. Sono accoglienti, allegri e amiconi. Mi accettarono come uno di famiglia e mi hanno accolto come uno di loro. Mi hanno dato perfino un nome NUER: GATLUAK, che significa: “venuto dalla casa di Dio!, o messaggero di Dio”.

La nostra parrocchia è dedicata a san giuseppe. Abbiamo più di 500 comunità. La parrocchia si estende per 250 km, e per 70 da est ad ovest. L’unica forma di visitare la regione è quella di camminare tra i pantani del Nilo. E quando andiamo, visitiamo con la gente cantando e danzando. Arrivando nei villaggi è sempre festa e si condivide con un gran banchetto. È un popolo che sa condividere.

Siamo una comunità di 5 persone: Memo dal Messico, Nicola e Francesco dall’Italia, Celestino dal Mozambico e io dal Brasile. Siamo felici di condividere il nostro cammino e vivere insieme alla gente la nostra esperienza di Dio e la nostra stessa vita.

L’evangelizzazione nella nostra parrocchia ha assunto maggior forza grazie al lavoro dei catechisti. Molte persone sono fuggite al nord e verso l’Etiopia quando la guerra ha svuotato la nostra regione. Alcuni di loro, in esilio, si sono convertiti, hanno ricevuto il battesimo e sono diventati catechisti. Sono tornati e hanno cominciato ad evangelizzare la propria gente. E, lentamente, cominciarono a costruire comunità. E partendo da una, ora sono 500. Nel 1996 alcuni di loro sono riusciti ad arrivare a Nairobi, grazie all’aiuto di alcune ONG, e hanno fatto la richiesta che alcuni missionari potessero andare da loro.

Alcuni missionari andarono per conoscere la zona. Rimasero stupiti di quanto videro. Furono accolti da migliaia di persone che erano strafelici di ricevere i missionari, finalmente. Siamo arrivati per non più partire. Abbiamo affrontato la guerra, la distruzione, il pericolo tutti insieme. Abbiamo celebrato la pace e la stessa speranza di un Sudan migliore. La gente dice sempre: “Quello che ci stupisce dei missionari è la loro decisione di rimanere in tempo di guerra e camminare con noi!”.

La grande sfida riguarda il mondo giovanile. Qui non esistono scuole, lavoro e altre prospettive di una vita differente. Un giovane è disposto a tutto per raggiungere un altro Paese vicino: Kenia o Uganda, cercando possibilità di scuola e educazione. Abbandonati alla loro sorte, non hanno mai avuto il rispetto dei loro diritti. Abbiamo cominciato la pastorale della gioventù con grande fatica e molta speranza. Questo popolo è pieno di vita e entusiasmo. Può contribuire molto allo sviluppo della nostra chiesa e del nostro mondo.

Ora, ci stiamo preparando alla celebrazione dell’avvento e del natale del signore. Questo è il periodo migliore presso il popolo Nuer. In agosto, si iniziano i preparativi dei festeggiamenti per la nascita del bimbo Gesù. Nel mese di dicembre, i giovani cominciano a marciare, danzare e cantare, giorno e notte. Nessuno si stanca, e l’allegria è molto grande.

Infine è arrivato il Natale. Normalmente si riuniscono a migliaia per festeggiare e celebrare. Camminano molto per raggiungere le celebrazioni, fino a 10 km. La celebrazione inizia alle 22.00 e termina all’una del mattino. Quindi i giovani marciano fino al giorno seguente. Il giorno 25 abbiamo celebrato la messa alle 7.00 e dopo tutti siamo tornati verso casa a celebrare presso le piccole comunità.

Dio è vivo nel popolo Nuer, presente, dando speranza e fortezza nella camminata. E io sono felicissimo di condividere la mia vita e il vangelo con questa gente. Se Dio vuole, vorrei restare molti anni presso di loro. Quindi, rimaniamo uniti nella preghiera e nell’ideale missionario. Vi aspetto, chissà non troppo in là.


Con affetto, p. Wellington Alves



Riferimenti connessi a questa lettera: 

Sudan - p. Rosario

Natale 2004 in Sudan - p. Giovanni Ferracin

HTTP://WWW.GOD/2000.SUDAN - lettera di p. John Ramanzini

IL DIO DAI PIEDI GONFI! - P. John

                       

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