Carissimi,
qui sta arrivando il grande caldo su una terra già molto
secca. Il vento solleva tanta polvere e le mosche sono
l’unico animale in salute: ti entrano dappertutto e ogni
persona che cammina ne trasporta un nugolo. Manca acqua e i
bambini, soprattutto, in questo tempo prendono un color terra che
perdono solo con le prime piogge quando possono lavarsi
abbondantemente. Scabbia e congiuntiviti sono tipiche di questo
tempo di polvere e mancanza d’acqua, oltre alle malattie di
sempre come tubercolosi, morbillo, malaria ecc. Anche
l’AIDS ...ma in questi boschi non ci sono laboratori per
fare il test HIV e si muore in maniera anonima.
Sono qui e penso spesso se questi
sono i più poveri e abbandonati. Forse nel mondo
c’è di peggio, anzi rivado con la memoria a certe
situazioni che ho visto e concludo che forse non sono i
più poveri e abbandonati... ma sono molto poveri e
lontanissimi da qualunque possibilità di accesso ai beni
essenziali che il mondo di oggi offre. L’antifona che sento
in ogni visita alle comunità sono le malattie, la fame, la
mancanza d’acqua ecc.
Io (assieme agli altri missionari)
mi sento impotente dinanzi a questi grandi problemi, tanto
più che ormai il paese è indipendente ed ha anche
il normale orgoglio di avere il diritto di gestire le cose
secondo i propri ritmi e schemi. Ma c’è anche il
fatto che noi missionari abbiamo veramente pochi mezzi per
affrontare problemi molto grossi. Ci sono varie ONG che
dovrebbero creare sviluppo; ma vivono troppo nelle città
e, quando concludono un progetto, lo lasciano senza le garanzie
di continuità.
Cosa faccio io? Sono ancora in fase
di ricognizione, ma mi sento già abbastanza inserito. Sto
facendo soprattutto il Prete. Mi muovo per visitare le 50
comunità di Mueria e per dare un part-time alle 70
comunità di Namahaca che da due anni sono senza Prete.
Faccio tanti chilometri per arrivare nelle comunità, poi
tante confessioni, Eucaristia, catechesi. E spesso corsi di
formazione nel centro-missione. I filoni portanti della mia vita
qui sono:
- annunciare Gesù Cristo e la sua proposta di vita
- celebrare i Sacramenti
- accogliere la gente ascoltandone i
problemi
- pregare e intercedere
- approfondire la comprensione della
Parola per poi condividerla con la gente.
Sento che queste cose sono valide
perché danno consolazione, forza e dignità alla
gente e fanno loro sentire che Dio non li ha dimenticati anche se
sono al margine di tutto, che sono importanti anche se al mondo
non interessano.
Per la Missione è un momento
delicato. Avremmo bisogno di maggiori forze per sostenere la
fede, veramente stupenda, di queste comunità, e dare loro
consistenza e capacità di testimoniare. Ma alcune hanno
l’Eucaristia solo qualche volta all’anno.
Arrivando in tanti posti e
incontrando la gente riunita, venuta da lontano (naturalmente a
piedi e sotto il sole) mi viene in mente quello che varie volte
ripete il Vangelo: che Gesù aveva compassione delle folle
miserabili e ammalate che erano come pecore senza pastore... e
allora LUI si metteva a insegnare e a curare.
Ma c’è il problema
anche di una Chiesa piuttosto incerta nella sua proposta e poco
capace di raggiungere la gioventù e la classe dirigente.
Queste classi vivono di un pessimo impasto di paganesimo antico e
di paganesimo moderno. A volte sono cristiane di nome, ma la vita
scorre su altri binari. È il momento in cui ci vorrebbero
cristiani capaci di incidere per la formazione di una
umanità nuova, capace di resistere alla tendenza di
considerare il denaro come valore massimo, mentre invece
l’amore per il denaro è la causa di tutti i
mali.
Mi ricordo di una lettera di
qualche anno fa diretta ai giovani e intitolata
ESSERCI CON
AMORE. È già molto essere qui, è un dono
fatto a me...e cerco di esserci con amore. A Voi chiedo di
pregare per me e per questo pezzo di mondo popolato e di
continuare a sostenermi perché possa ESSERCI CON AMORE.
Saluti cari
P. FRANCO ANTONINI
|