...Per essere una pietra

nascosta sottoterra...

a cura dei Novizi

cerca nel sito

torna alla pagina Sfide per Crescere

scrivici

Catechesi

Teologia della Missione

Veglie e preghiere

 

I recapiti della Comunità Comboniana li trovi su

http://www.giovaniemissione.it/index.php?option=content&task=view&id=170&Itemid=109

 

...Un mucchio di sabbia sotto l’altare. A ciascuno una pietra in mano da sotterrare....

Abbiamo cominciato così il noviziato: una messa per celebrare il nostro ingresso in un cammino di iniziazione dal tono un po’ paradossale: annullarsi, scomparire.

Del resto il Comboni ce l’aveva detto: “In una parola il Missionario della Nigrizia dee sovente riflettere e meditare, che egli lavora in un'opera di altissimo merito sí, ma sommamente ardua e laboriosa, per essere una pietra nascosta sotterra, che forse non verrà mai alla luce…”

…e tutto ciò l’abbiamo intrapreso con non poco spavento! “Dove ci porterà questa strada?”, “cosa significa tutto questo?”, “ma cosa siamo venuti a fare in un castello?!?”.

Si è trattato semplicemente di fidarsi: credere che se eravamo lì, significava che quello era il nostro posto.  Non con la passività di chi obbedisce ma non ci crede, ma con la fede di chi crede che nel noviziato si sarebbe realizzata non solo la volontà divina, ma ci sarebbe stata donata la presenza di Dio.

La missione tante volte ci aveva parlato del sole dell’Africa, dei poveri che ti spiegano il vangelo, di notti insonni in nome della pace, di povertà radicale disposta al martirio, di mani sporche che condividono tutto.

Nel noviziato ci veniva chiesto di accostarci al silenzio, provare ad assaggiare quale sapore avesse la nudità: entrare nel mondo di Dio che ti chiede di lasciare tutto per Lui.

Ci siamo, così, accorti che la nostra casa era abitata da paura, rabbia, orgoglio, senso di colpa, senso di inferiorità e tanti altri ospiti che avevamo conosciuto appena. Loro abitavano la nostra casa e noi li dovevamo guardare negli occhi e dir loro “Sì, c’è posto anche per voi”. Anche loro avevano diritto d’esserci. E così abbiamo sentito bussare alla porta l’accoglienza, la disponibilità, la speranza. Un giorno ha bussato il dubbio e l’abbiamo fatto sedere. Il giorno dopo, poi, si è fatto vivo il coraggio … e ci siamo rialzati e siamo caduti … rialzati e caduti  …

Il nostro cammino è stato un tentativo di entrare sempre più nel presente. Dio sa se ci siamo riusciti.

Abbiamo camminato per scoprire che se in un dato momento il Signore ci chiede di essere in un certo luogo, a compiere una certa azione, è perché Egli stesso ci attende là. In quel contesto preciso lo incontreremo e, se lo cercheremo altrove, non lo troveremo. Il Signore ci aspetta là per offrirci la sua compagnia, per donarsi a noi interamente. Il luogo e il tempo cessano di essere importanti: ciò che conta è solo la presenza a Dio e di Dio. È così che la missione non è più un dove sei, ma un come sei. Il presente diviene la nostra unica salvezza, la sola porzione di tempo sulla quale possiamo esercitare la nostra influenza. Mentre il passato ed il futuro ci sfuggono, solo l’attimo presente è un po’ nostro, pronto a lasciarsi smagliare dalla catena delle nostre azioni, dei nostri pensieri, dei nostri progetti per essere rivestito di meraviglia e di infinita bellezza.

Così abbiamo sentito bussare alla porta Dio e abbiamo trovato un biglietto con su scritto: “Ti voglio tutto per me, facciamo io e te una cosa sola: sarai il mio sposo”.

La consacrazione per noi è questo: sposare Dio, concedersi solo a lui, da poveri, casti e obbedienti, giorno per giorno, in un noviziato che continua.

E il segno che il deserto dura tutta la vita sarà nella povertà della cerimonia, che vedrà solo la compagnia dei nostri familiari più stretti; nella castità del silenzio, che fugge dai riflettori e accoglie il protagonismo di Dio e nell’obbedienza al presente, che ci invita a celebrare i primi voti.

È il frutto di un cammino di quotidianità portato avanti in un’intensa vita comunitaria, scandita da preghiera personale e corale; nel servizio con i poveri (immigrati, tossicodipendenti, …) e in attività di animazione missionaria nelle parrocchie, nelle scuole e in casa, in occasione del presepe.

Abbiamo vissuto tutto cercando di sentirci parte della Chiesa, la nostra grande comunità, con la certezza che, nel giorno della nostra prima professione religiosa, lo Spirito Santo ci farà presenti ad ogni uomo, lontano e vicino che sia, nella comunione di Gesù.

Per un futuro da pietre nascoste.

                                                                                              I novizi

 

 

torna all'inizio

torna alla home page

 

 

I novizi sono giovani che stanno facendo il loro cammino di formazione per diventare Missionari Comboniani.

E' un periodo di 2 anni, in cui i punti forti sono:

- la Preghiera per fare una forte esperienza personale di Dio

- lo Studio sull'istituto comboniano, sulla comunità e sulla consacrazione religiosa

- il Silenzio come spazio personale per interiorizzare

- il Lavoro come impegno quotidiano per la Vita

- l'Apostolato come impegno di annuncio in varie realtà.

Tutto ciò accompagna il giovane a fare, alla fine dei 2 anni la Prima professione religiosa con i voti di Povertà, Castità ed Obbedienza.

Dopo il noviziato c'è l'ultima tappa di formazione (il CIF - Centro Internazionale Fratelli - per i fratelli e lo scolasticato per gli aspiranti al sacerdozio), generalmente all'estero.

 

Spesso chi i missionari ci scrivono e ci interrogano con le loro lettere...

Il rapporto con la parola va curato, visita la sezione del sito dedicata agli interventi dei teologi dal sud del mondo!

Il GIM un cammino

proposto a tutti i giovani!.

Giubileo degli Oppressi 2000Giubileo degli Oppressi 2002,  Carovana della Pace 2003 e Carovana della Pace 2004.

Unisciti a questo cammino di

lotta per la Vita!