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p.Francesco Antonini mccj,

 Provinciale Missionari Comboniani Italia,

via Meloncello 3/3 – 40135 Bologna

 

Bologna, maggio 2001

 

Carissimo/a,

ciao! Quante persone hai incontrato quest’anno? Ricordi i loro nomi? I loro volti? Prova a pensarci.

Mi nasce questo dialogo con te mentre sono alla stazione di Firenze, affollata e confusa come sempre. Aspetto i l treno e tutto attorno continua a passarmi gente. Guardo i loro volti. Volti che raccontano le persone, le loro situazioni, le preoccupazioni, i sogni, le speranze, i desideri di vivere la  vita e le difficoltà di riuscirci…

Questa folla in movimento mi trasporta quasi senza che me ne accorga, alle folle ben più numerose che ho visto a Lima e a São Paulo, come a Kinshasa e a Nairobi… folle di gente scalza con un fardello intesta, folle dai mille volti, di gente magra e sorridente… e i volti passano dentro di me. Non sono più a Firenze: sono nel mondo e sono diventato tutti.

Un altoparlante mi riporta a Firenze e prendo il treno.

vite così

Dopo la solita ressa per salire, mi trovo in uno scompartimento dove nessuno parla. C’è tempo per guardare i volti. Finchè la bellissima bimba peruviana, che ama tutti con i suoi occhi dolcissimi, ci coinvolge nel gioco del dialogo e dell’incontro. Ha rotto le barriere del nostro isolamento e delle nostre preoccupazioni personali, e ora ci obbliga a sorridere, a giocherellare con lei, e quindi a parlare tra noi. La mamma le ripete di non disturbare, ma meno male che lo fa e ci permette così di incontrarci. Siamo tipi così diversi!

La bimba e sua madre sono immigrate dal Perù. Una storia normale di migrazione: povertà, umiliazioni, paura e fatica, ma anche accoglienza e sicurezza. Sulla loro strada hanno trovato il rifiuto, la porta chiusa; ma poi anche attenzione, tenerezza, un sorriso e una mano tesa. Ora papà laovra e c’è speranza. E intanto celebrano la gioia di essere insieme dopo anni di separazione.

Io sono missionario e racconto la mia vita. Perché a 16 anni ho deciso di diventare comboniano e come, da allora in poi, l’amore forte e unificante di tutte le mie energie, è stata la Missione. Mi ci ritrovo in quello che diceva Comboni: «Il primo amore della mia giovinezza fu per l’infelice Nigrizia». Poi racconto i miei 17 anni di Mozambico, i miei incontri con altri paesi… insomma, il mio modo di vivere la vita senza avere una casa mia, ma lasciandomi accogliere dai poveri e dai semplici, e stando con loro con amore. Racconto la mia gioia di vivere la povertà, la castità e l’obbedienza per amore di Cristo. Racconto la mia solitudine riempita da Lui e dall’impegno per la missione. Racconto il mio progetto di ripartire per il Mozambico per continuare a vedere e a rendere visibile il volto di Dio.

Mi guardano con interesse. Ma passo la parola a … che comincia con tono deciso. Non dice il suo nome. Ha circa 35 anni, diverso oro addosso, baffi e capelli corti. Non si capisce bene cosa faccia ora, ha una villa sul lago di Lugano… È stato in Africa a varie riprese e in vari paesi. Dalle sue parole traspare che degli africani non abbia un’idea molto positiva, anzi piuttosto razzista. Dice di aver rischiato un sacco, ma ha anche guadagnato molto. Ha fatto il mediatore commerciale tra alcune multinazionali del Nord del mondo e governi del Sud per l’acquisto di opro e diamanti. È disposto a continuare a farlo quando avrà bisogno di soldi (a quanto pare ne spende tanti) o quando gli proporranno un’avventura stuzzicante, così solo per il gusto dell’avventura. La bellissma bimva peruviana, Manuelita, è ormai solo attenzione e ascolto. Lui non è neanche sposato, sembra non ami i bambini.

Intanto il treno sta entrando in stazione e io saluto in fretta.

Che modi diversi di vivere la vita! Chissà come sarebbe andata se oggi sul treno ci fosse stato Gesù a raccontarci la sua storia!cosa farebbe Gesù oggi? Forse sul treno Gesù c’era… ma non l’abbiamo notato e tanto meno gli abbiamo dato il tempo di parlarci di sé. Ma ci sono tante vite che sono la Sua vita, perché ogni persona che fa il bene è una parte di Gesù, è qualcosa di Lui, è Lui.

Mi viene in mente il calore dei giovani riuniti a Tor Vergata, l’entusiasmo di quelli che hanno partecipato al Giubileo degli oppressi a Verona. Sento dentro di me quella voglia di bene, di amore, di servizio, di fraternità… che circolava in quei giorni, e mi abbandono al sogno e alla speranza. Sì, l’umanità starà meglio perché c’è gente che dona la vita con amore. Spero solo che l’entusiasmo di quelle giornate non si sia spento e l’impegno continui.

l’autobus che non arriva mai…!

Lo vedo spesso seduto sotto al pensilina della fermata dell’autobus. Lo sguardo attento, come in attesa della corsa giusta; ma giorno dopo giorno rimane sempre lì e non prende mai nessun autobus. Intanto la sua vita passa, nell’attesa di un autobus che non arriverà.

Mi sembra l’immagine di parecchi giovani, buoni ma indecisi, che vorrebbero… ma hanno un sacco di paure, e così tengono la vita e perdono l’occasione di donarla. E intanto c’è un mondo che soffre la siccità per mancanza di amore, e le parole di Gesù «Andate e annunciate perché tutti abbiano la vita e vita in abbondanza» rimangono senza effetto.

Deciditi a prendere l’autobus giusto, quello della vita e della condivisione, quello del buon samaritano e del buon pastore, quello della lavanda dei piedi… non salire sull’autobus della comidità e del piacere ad ogni costo. Non salire sull’autobus del guadagno facile e delle soddisfazioni veloci.

E non vivere a frammenti. Non fare una cosa e il suo contrario. Vivi il tutto in ogni momento. Ma vivi ogni momento come parte di un puzzle meraviglioso che alla fine sarà il volto di Cristo e il volto di ogni uomo. Col tuo modo di essere dari visibilità al volto del Salvatore e darai un volto nuovo a uomini e donne quotidianamente offuscati o addirittura nella loro dignità di figli di Dio. Ogni volto umano ricuperato sarà un pezzo di puzzle per comporre il volto di Gesù. Alla fine il volto di Gesù sarà il volto di tutti, Lui l’uomo figlio di Dio.

esserci con amore

È importante che il mondo di oggi senta la tua presenza: non startene fuori. È importante che tu ci sia con amore.

Lo so che non potrai cambiare il mondo, ma è importante che cambi te stesso. È importante che tu esca, da te stesso. Oggi con un semplice click tu puoi farti passare davanti il mondo intero, sullo schermo, restandotene fuori, rimanendo nel tuo mondo. Invece bisogna entrare nelle situazioni umane. Gesù non ha solo guardato il mondo con amore e compassione, ma vi è entrato dentro facendosi uno di noi. Missione allora è essere alle frontiere della miseria dell’umanità. Non basta più sapere e conoscere:bisogna esserci, condividere, servire, consolare. E il missionario è colui che spende la sua vita per dare visibilità alla bellezza del volto di Dio. Volto che non è nei ricchi famosi o nei luoghi della distrazione e del divertimento, ma nei poveri senza potere e nei luoghi di promozione della vita.

In altre parole, si tratta di esserci «nei punti di rottura che crocifiggono l’umanità», come diceva il vescovo Claverie, martirizzato in Algeria nel 1996.

È passato un altro autobus e lui è rimasto ancora seduto a guardare…

Signore,

tu che non hai scelto gli angeli per continuare la tua missione,

ma hai scelto gli uomini e le donne,

metti nel cuore di tanti giovani il tuo stesso sogno,

quel sogno che ti ha fatto diventare uomo,

affinchè l’uomo avesse la vita.

Perché ho letto da qualche parte che

Sin el sueño no se levanta el pie del suelo

(senza il sogno il piede non si alza da terra).

 

E TU,

AMICO/A,

HAI UN SOGNO?

ALZATI E PRENDI L’AUTOBUS,QUELLO GIUSTO.

E RICORDA CHE IN QUESTO MONDO

BISOGNA ESSERCI CON AMORE.

NON SERVE ESSERE DOVE E’ PIU’ COMODO,

OCCORRE ESSERE DOVE C’E’ PIU’ NECESSITA’.

NON FAR ATTENDERE ANCORA

CHI TI ASPETTA

E TI CHIEDE

DI ESSERCI CON AMORE