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Lc 3, 21-22 e Lc 4, 1-13: "Tu sei mio figlio, l'Amato"

Catechesi Gim Padova Ottobre 2009

"Tu sei mio figlio, l'Amato"

Lc 3, 21-22
21]Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì [22]e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto».
Lc 4,1-13
 [1]Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto [2]dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. [3]Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane». [4]Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo». [5]Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: [6]«Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. [7]Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo». [8]Gesù gli rispose: «Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai». [9]Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; [10]sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano;[11]e anche: essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra».
[12]Gesù gli rispose: «È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo». [13]Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.


Luca ci vuole presentare la Buona Novella in modo accurato (1,3), e così lui prepara i lettori per le tentazioni di Gesù nel contesto del suo Vangelo. Luca ha già documentato sia la divinità, che  l’umanità di Gesù. Ci ha raccontato che Gesù è nato da donna, ma che è frutto dell'intervento dello Spirito Santo (1,26-38). Nel capitolo 3 Giovanni Battista inizia il suo ministero pubblico preparando la gente per la venuta del Messia, “che è più grande di lui”. Le parole del Abbà “Tu sei il mio figlio prediletto” identificano Gesù come Re d’Israele;  e siccome Gesù è colui che discende dallo Spirito Santo siederà al trono di Davide suo padre (cfr. 1, 32).  
Cogliamo allora che la tentazione riguarda il “Figlio di Dio”, infatti dirà: “Se tu sei Figlio di Dio” (4,3. 9). Notiamo che in Luca l’episodio della tentazione è preceduto dalla genealogia. Se nel battesimo Gesù è proclamato “Figlio di Dio”, la genealogia mostra che Gesù è “figlio di Adamo”(3,38);  così Gesù viene presentato come il nostro Signore Dio e Uomo. Come uomo Gesù è discendente di Davide, ma anche figlio di Adamo, il quale, dopo la prova e la caduta, dal paradiso finì nel deserto; Gesù, il nuovo Adamo, partendo dal deserto, vince la prova e riporta nel “paradiso” l’uomo perduto. Luca prepara il lettore a ciò che sarà la missione di Gesù: redimere l’umanità caduta, fragile.
Le tentazioni potrebbero sembrare l’espressione di un conflitto tra la divinità e l’umanità di Gesù in modo tale che Satana le “divide e regna”; ma Gesù si mostra perfettamente integrato nel suo essere Uomo-Dio e degno di compiere la sua missione per la quale è venuto al mondo. Luca non usa il termine “satana”, come fa Matteo, ma coerentemente chiama il “pubblico ministero” (accusatore) di Dio = “diabolos”, divisore. Questo episodio è storicamente connesso con il battesimo, il quale costituisce la scelta fondamentale del Cristo: la solidarietà con l’umanità, in obbedienza al Padre.
Il battesimo corrisponde al passaggio del Mar Rosso, Gesù ripercorre nel deserto il cammino di Israele; ma, mentre il popolo cadde nella prova e morì, Gesù invece la supera definitivamente e apre l’ingresso alla terra promessa, al Regno. Le tentazioni di Gesù hanno luogo “nel deserto” (4,1). Fu nel deserto che Giovanni visse, crebbe ed esercitò il suo ministero (1,80; 3,3-4), fu anche nel deserto che Israele tentò Dio (Salmo 78,41. 56; 106,14). Le stesse tentazioni in cui Israele è caduto, invece di ineluttabile luogo di perdizione, diventano promessa di salvezza a causa di colui che le ha vinte. Il destino di Gesù come Figlio e come Servo si gioca nel pieno dei rischi e delle ambiguità dell’esistenza umana giorno dopo giorno.
In Gesù il credente passa attraverso la breccia ed entra nell’”oggi”della salvezza Gesù che ha vinto vince ancora “oggi”nella fede del discepolo che lo ascolta per essere salvato. Le tentazioni costituiscono il tessuto della vita quotidiana cristiana: sono la lotta necessaria contro il male e i costi stessi del bene.
“Gesù ebbe fame”, essendosi astenuto dal nutrimento umano per un lungo tempo, l’uomo Gesù è naturalmente affamato e vulnerabile di fronte alla tentazione del demonio. Il digiuno di Gesù non era però penitenziale, ma simbolo della sua pienezza di Spirito, della sua impotenza, precarietà e umiliazione di se stesso di fronte alla onnipotenza di Dio che generosamente dà e sostenta la vita.
“Convertire la pietra in pane”: Gesù non si mostra Figlio facendo miracoli a suo vantaggio; non piega Dio all’esigenza fondamentale dell’uomo. Il pane, segno di vita è il primo bisogno dell’uomo. Piegare Dio alla propria vita o la propria vita a Dio? Il pane o la sua volontà, l’uomo o Dio? Questa è la falsa alternativa, che Gesù respinge come prima tentazione e risponde con le armi autorevoli della Parola di Dio. L’obbedienza di Gesù come Figlio, simboleggiata dal digiuno, ora viene verbalizzata. Gesù ha fiducia che il Padre lo sosterrà durante tutti i conflitti e tutte le prove.
“Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni”: Il potere politico è tipico di Luca, ed esprime una dimensione di Gesù in quanto Servo. Gesù, obbediente alla volontà del Padre suo, è il Servo e ordina ai suoi discepoli di non prendere i poteri politici come modello di servizio. I mezzi di potere spesso scambiano il pensiero di Dio con quello dell’uomo. Il Regno spetta al Figlio, ma non perché adora il potere, bensì proprio perché ne è libero, e questo lo innalza fino alla croce.
“Lo condusse a Gerusalemme”: Nell’ordine di Luca questa è l’ultima tentazione. In Gerusalemme Gesù porterà a termine il suo exodus verso Dio per mezzo della croce, risurrezione e ascensione in obbedienza alla volontà e al piano del Padre suo. In Gerusalemme satana prende Giuda (22,3), in Gerusalemme le potenze delle tenebre (22,53) sono all’opera con accanimento. A Gerusalemme, cuore della terra promessa, si compie la lotta decisiva tra Cristo e satana. È la tentazione radicale della fede: invece di fidarsi delle sue promesse, si esige un intervento secondo la sua promessa, per essere sicuri che lui è veritiero; sarebbe come dire: invece di obbedire a Dio, che già gli ho obbedito, pretendo ora che lui obbedisca a me.
Le tentazioni hanno come esca le tre fami fondamentali dell’uomo, in relazione rispettivamente alle cose, alle persone e a Dio. Presentano la possibilità di garantirne la soddisfazione mediante il possesso, le cose con l’avere, le persone col potere, Dio col volere, invece che mediante il dono. Ogni peccato ripete quello di Adamo: impadronirsi del dono, staccandolo dalla sua sorgente.
“Il diavolo si allontanò da lui fino al suo momento”: è l’ora della passione in cui Gesù dirà: “Questa è la vostra ora, l’impero delle tenebre” (22,53) e sarà l’ora opportuna della salvezza per noi. Tutta la vita di Gesù è inclusa in questa lotta con satana, tra battesimo e croce.

Per la riflessione personale:
Chi è concretamente per te Gesù, l’Uomo-Dio? Quale immagine emotiva ed esperienziale hai di Lui?
In quali aspetti senti tue queste tentazioni, e come ti poni davanti a loro? Riesci a riconoscerle e a combatterle? Come?

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