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Lc 4,14-30: Gesù l'Oggi di Dio

GIM Padova Novembre 2009


Gim1, novembre 2009

GESÙ, L'OGGI DI DIO

Benvenuta/o al GIM!

Insieme, chi è appena arrivato e chi ha già camminato un po’ con noi, vogliamo aiutarci per non tradire le attese che Dio ha su di noi: persone Risorte, capaci di trovare speranza e di viverla con ostinazione.
Mesi fa, ci siamo chiesti: come accompagnare i giovani verso l’essenziale, così che non si disperdano, si concentrino su quello che vale più di tutto?
Abbiamo pensato di offrirvi quest’anno un cammino il più vicino possibile alla persona di Gesù di Nazareth: la sua vita, il suo sogno, i fallimenti, le fatiche, le intuizioni, i sentimenti, la creatività e l’ostinazione nel cercare relazioni con tutti, la comprensione della sua missione che cresce a poco a poco…
Chiediamo a Luca e alla sua comunità di accompagnarci in questo… e vi consigliamo il libro dell’anno proprio a commento del vangelo di Luca (Luigi Mosconi, ed. EMI), in modo da approfondire piano piano e insieme.

Non so come state vivendo i fatti recenti (ne elenco solo alcuni ...)
  •  Con 320 voti a favore il governo ha ottenuto la fiducia alla Camera sul decreto legge Ronchi che prevede una serie di liberalizzazioni nel settore dei servizi pubblici, tra cui l'erogazione dell'acqua.
  •  Lo scandalo del “processo breve” e la fila interminabile di leggi ad personam che ci vogliono togliere la speranza a morsi.
  •  I fallimentari incontri della FAO sulla crisi alimentare mondiale e il prossimo fallimento dell'incontro di Copenhagen sui cambiamenti climatici.
  •  Brescia, il comune leghista di Coccaglio lancia l'operazione "White Christmas"; i vigili casa per casa a controllare gli extracomunitari: chi non è in regola perde la residenza. Obiettivo: "Far piazza pulita" dice il sindaco. E l'assessore alla Sicurezza afferma "Natale non è la festa dell'accoglienza ma della tradizione cristiana"

Viene alla mente una poesia di un poeta anonimo del Malawi:
 
“Avevo fame,
e voi avete fondato
un club umanitario
per discutere della mia fame.
Vi ringrazio.
Ero in prigione,
e voi siete andati in chiesa
a pregare per la mia liberazione.
Vi ringrazio.
Ero nudo,
e voi avete esaminato seriamente
le conseguenze morali
della mia nudità
Vi ringrazio.
Ero ammalato,
e voi vi siete inginocchiati
per ringraziare Dio
della vostra salute.
Vi ringrazio.
Ero senza casa,
e voi avete predicato
sull'amore di Dio.
Sembravate tanto devoti,
tanto vicini a Dio!
Ma i continuo ad aver fame,
ad essere solo, nudo,
ammalato
prigioniero …
ed ho freddo,
senza casa...”

Di fronte a questi fatti nasce inevitabilmente un senso di rabbia, di sana indignazione. Dobbiamo mantenerla!, canalizzandola però in un cammino di liberazione che ci porti a non rassegnarci e a tirare fuori il meglio di noi incarnandolo in un progetto.

Perché parto da questi fatti?
Era la situazione che viveva anche Gesù a Nazareth, in Galilea, una situazione di grande crisi, economica, sociale, politica.
Siamo sotto la dominazione romana più feroce. Nelle grandi città l'impero mantiene salde le briglie del popolo attraverso il pane e i giochi, nelle periferie si mette la gente a lavorare per foraggiare i centri di potere. Scrive Tacito: “I romani sono i saccheggiatori del mondo … se i loro nemico è ricco, sono rapaci, se è poveri sono affamati di dominio. Né l'oriente né l'occidente li hanno saziati. Rubano, massacrano, saccheggiano, e questo lo chiamano “impero”; e dove fanno un deserto, lo chiamano “pace”.
Cosa proponevano le autorità locali? “Non c'è niente che freni i colpi quanto la sottomissione, e la rassegnazione della vittima dell'ingiustizia matte in imbarazzo chi la maltratta […]. Voi soli vorreste rifiutarvi di servire coloro al quali l'intero universo è assoggettato?” (Erode Agrippa II al popolo di Gerusalemme, 66 d. C., in Flavio Giuseppe)
Le zone periferiche si controllano con il terrore, con punizioni esemplari, come la crocifissione, la tortura, le umiliazioni, come un bastone che si scagliava sulla testa della gente ogniqualvolta ci fossero tentativi di rinascita.

Essere cristiani non vuol dire appartenere a una scuola, sia pure la scuola di Gesù. La grande preoccupazione di Gesù non è stata creare una scuola di dottrina o un'istituzione religiosa, ma suscitare una sequela riguardante la vita.
Nei vangeli è molto frequente il verbo “seguire”, ben 79 volte, 73 delle quali con riferimento a Gesù. Essere cristiani è essere seguaci di Gesù: la chiesa è la comunità dei seguaci di Gesù. Siamo il suo corpo storico adesso. Egli è un maestro-profeta, maestro-via da seguire. Non solo proclama la verità, ma è la Verità perché la compie. Non solo annuncia la vita, egli è la Vita perché la dona. È la Via della Verità verso la Vita piena. I primi cristiani chiamavano la loro comunità: “quelli del cammino”.
Per sentirci parte di questo cammino è importante metterci di fronte a un Gesù che OGGI, mi interpella, mi chiama per nome. Però ho bisogno di conoscerlo un po' questo Gesù, capirlo, contemplarlo all'opera nel suo contesto, nel suo ambiente, nella sua realtà, perché a mia volta anch'io, nella mia realtà, letta con i suoi occhi, il suo Spirito, anch'io possa incarnarne la Vita.

Il testo che oggi meditiamo ci colloca a Nazareth.
In questa realtà nasce Gesù, in questa Galilea schiava.
Lì Gesù ha vissuto 30 dei suoi 33 anni, dedito al lavoro dei campi e nella sua bottega. Contadino e operaio. Cosa ha fatto in quei 30 anni? Quello che hanno fatto tutti i nazaretani, né più né meno … altrimenti la gente non si sarebbe stupita dicendo: “Che sapienza è mai questa che gli è stata data?” (Mc 6,3)
Questo ci dice un aspetto importante per entrare nella vita di Gesù e nella nostra: per Gesù l'elemento più importante, veramente decisivo, di una vita umana, è saper vivere questa vita di ogni giorno, vita apparentemente senza valore, senza nulla di straordinario: la vita comune della grande maggioranza dell'umanità. Fu così che egli apprese quello che avrebbe poi insegnato al popolo durante i tre anni della sua attività missionaria. E bastarono tre anni per arrivare ad essere catturato, condannato e ucciso dagli uomini di potere! Ciò significa ancora che, in questa vita comune, apparentemente senza valore, si nasconde un seme che, quando germoglia, da fastidio ai potenti, e da vita e speranza ai piccoli.
Cosa è successo in quella Nazareth?  Leggiamo!
(Cfr. Luca 4,14-30)

Il mese scorso abbiamo accennato al battesimo di Gesù; una voce dal cielo risuonava nel cuore di questo giovane galileo: “Tu sei mio figlio, l'amato”. Quanto imparato in casa, dalla sua famiglia, era risvegliato d'un tratto dalla voce forte e decisa di Giovanni, il battezzatore del deserto. Poi arriva il suo OGGI …. è tempo che la Parola fatta carne in lui, sia portata a compimento. A Nazareth Gesù crea la discontinuità, accetta il salto dalla vita privata, casalinga, alla vita pubblica, come missionario itinerante.

Gesù si sofferma sul libro del profeta Isaia, che diceva:
“Lo spirito del Signore, di DIO, è su di me,
perché il SIGNORE mi ha unto per recare una buona notizia agli umili;
mi ha inviato per fasciare quelli che hanno il cuore spezzato,
per proclamare la libertà a quelli che sono schiavi,
l'apertura del carcere ai prigionieri,
per proclamare l'anno di grazia del SIGNORE,
il giorno di vendetta del nostro Dio;
per consolare tutti quelli che sono afflitti;
per mettere, per dare agli afflitti di Sion
un diadema invece di cenere,
olio di gioia invece di dolore,
il mantello di lode invece di uno spirito abbattuto,
affinché siano chiamati querce di giustizia,
la piantagione del SIGNORE per mostrare la sua gloria.”

Gesù si inserisce nella linea di sua madre (vedi il Magnificat!!!), di Giovanni Battista e di tante altre persone che nell'umiliazione hanno portato avanti il sogno di Dio di un mondo rinnovato.
Con una differenza: sceglie la linea NON-VIOLENTA!!!
Non ci sarà “giorno di vendetta del nostro Dio”. Gesù interrompe prima la lettura, chiude il rotolo, lo riconsegna all'inserviente e tace. [Se metti a confronto il testo di Luca con quello di Isaia, vedrai che Gesù non legge tutto il testo!!!!]
Era sentire comune che sarebbe venuto Dio a distruggere i nemici … per tanti anni varie rivolte si sono succedute, senza successo!
Oltre a Dio chi avrebbe potuto mai rivoluzionare la storia? La Legge diceva che Dio sarebbe ritornato ad amare il popolo di un amore di predilezione quando questo avesse purificato il suo cuore da tutte le idolatrie, le infedeltà, le impurità. A tutto ciò servivano i riti, i precetti.
Gesù annuncia una buona notizia, ma per ascoltarla bisogna accoglierla, prestare orecchio, mettersi in atteggiamento di vero ascolto.

“Il Regno che annunciava Gesú, dunque, era l’irruzione della bontá e dell’amore in tutti gli ambiti della vita umana – personale, familiare, economico, politico, etc. - fino allora dominati dalla logica della violenza e dalla legge del piú forte. E cosí quando gli angeli, la notte di Natale, annunciano “Pace (shalom) sulla terra!” (Lc 2,14) stanno annunciando l’irruzione della bontá, della fraternitá e della vita in una storia fino allora dominata da una logica di oppressione e di morte. (In ebreo, infatti, ‘shalom’, indica pienezza e bellezza di vita per tutti).”
(fr. Alberto Degan)

Come concretamente Gesù avrebbe realizzato il sogno di Dio che sentiva dentro e che adesso manifestava apertamente?

  •  “Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo”; è lo Spirito che rende possibile l'OGGI di Gesù. È nel nome del Dio padre/madre che Gesù si lancia. Non è un progetto personale nato da una emozione passeggera: quel giorno Gesù aveva lo Spirito sulle labbra e la certezza che quel Dio fedele che per 30 anni l'ha preparato nella pesante quotidianità della sua famiglia e del suo popolo, continuerà ad essergli fedele.
  •  “Ed entrò come suo solito di sabato nella sinagoga”: anche Gesù per 30 anni è rimasto fedele a Dio, nella preghiera personale e comunitaria, nel lavoro sodo, nell'ostinata speranza di chi non si rassegna mai, nemmeno sotto le croci dei suoi compaesani ribelli fatti fuori dal sistema terroristico romano.
  •  “Non è il figlio di Giuseppe?”; come testimoniare in mezzo alla propria gente? Eppure una cosa è chiara: qualsiasi scelta futura parte dalla realtà in cui uno vive. Sono io, con quello che sono, nella realtà in cui vivo che sono chiamato dalla Spirito a qualcosa di più grande, profondo, radicale: qualsiasi scelta io farò sarà divina nella misura in cui non sarà FUGA, ma presa di posizione chiara, sincera. Scegliere non è mai scappare!
  •  “Si levarono, lo cacciarono fuori dalla città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata”; fin da subito si preannuncia nel vangelo di Luca la conclusione tragica di Gesù: Gesù morirà fuori dalla città, sul monte del Golgota, condannato a morte dal potere politico e religioso e dall'indifferenza complice della folla. Gesù lo sa, ma non si tira indietro.
  •  “Ma egli, passando in mezzo a loro se ne andò”: Gesù accetta il rifiuto e comincia l'itineranza. Non si fa mai imprigionare la folla, né manipolare, accoglie un'altra modalità, quella della strada degli incontri quotidiani e diretti, senza fama né applausi, sempre con passione, tenerezza, accoglienza. La sua parola si fa prassi, incontro. DIO è RELAZIONE.

La folla è acritica, vive una estrema variabilità di umori, va e viene come tira il vento. Gesù deciderà di chiamare le persone per nome ridando loro dignità, spazio sociale, vita.

PER LA RIFLESSIONE:

  •  OGGI: come ti senti? Quanto grande è la tua speranza? Datti un voto. Cosa ti scoraggia di più? Cosa ti provoca a reagire?
  •  Sei venuto al GIM perché vuoi percorrere un cammino di scoperta di Dio, di te stesso, dentro la realtà del mondo, per capire la tua Missione. Cosa dicono i tuoi compaesani, parenti, amici? Ne parli?
  •  Pensa alla tua “Nazareth”: ti sta stretta, ti piace, ti annoia, ti impegna?
  •  SCAPPARE o SCEGLIERE? Prova a coniugare questi due verbi con la tua vita... Quale dei due ti provoca di più?



 

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