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Ottobre 2010: Nelle tenebre una luce (Mt 4,12-25), LA SCELTA PREFERENZIALE DEI GIOVANI

di padre Daniele Zarantonello


NELLE TENEBRE UNA LUCE (Mt 4,12-25)

“La scelta preferenziale per i giovani”
p. Daniele Zarantonello

Per tanti anni abbiamo ripetuto che se vogliamo essere discepoli i Gesù di Nazareth dobbiamo fare la scelta preferenziale per i poveri, forti soprattutto dell’esperienza teologica latinoamericana ma anche della riflessione di tanti pensatori africani, europei, asiatici, che ci hanno aiutato ad “ascoltare il grido” dei Sud del Pianeta. Nigrizia in questi anni ha avuto il pregio enorme di amplificare la voce di questi testimoni e farceli conoscere, rispettare, amare. Una riflessione che rimane oggi più di ieri validissima e ci impone di scegliere “da che parte stare”, nella Chiesa e nella società. La validità della scelta preferenziale per i poveri si basa sulla sua maturità: non è rimasto un ideale adolescenziale, ma è cresciuto purificandosi da paternalismi, camminando con le persone, dando voce ai poveri smettendo di parlare a nome loro. Chi oggi cammina per scelta con i poveri, sa che deve togliersi di dosso le vestigia del potere e scegliere l’ascolto e la circolarità come punti di partenza obbligatori.


Se guardiamo però l’età delle persone che parlano ancora di “poveri” e di “scelta preferenziale”, dobbiamo andare sopra i sessant’anni, salvo eccezioni. Non perché sia un discorso vecchio, o passato di moda, ma perché rimane blindato al recinto di altre generazioni che difficilmente sanno incontrare e comunicare con le nuove generazioni. Le vecchie generazioni parlano molto spesso – il più delle volte in maniera inconsapevole - con la verità in tasca: sanno come va il mondo, sanno come si fa politica, sanno cos’è la Chiesa e come deve camminare, come si fa una vera scelta di vita, sanno e punto.
C’è uno scoglio da abbattere, e una scelta da intraprendere in maniera chiara e senza tentennamenti: dobbiamo fare la scelta preferenziale per i giovani, e deve andare di pari passo con la scelta per i poveri, perché ha le stesse modalità di ascolto, circolarità, richiede di stare con i giovani e camminare con loro, dar loro voce senza sostituirsi a loro.
E’ per questo che come famiglia comboniana in Italia portiamo avanti il G.I.M. (Giovani Impegno Missionario): cerchiamo di camminare con i giovani, ascoltarli e capire con loro come costruire il futuro. A volte ci rivolgiamo ai giovani ancora con la voglia di indottrinarli, e li giudichiamo spesso “non all’altezza” dei nostri sogni su di loro. E’ chiaro che lo sbaglio è nostro, ed è completamente sbagliato l’approccio. Senza gratuità, non c'è Vangelo.
L’estate è un tempo privilegiato per stare con i giovani in modo più prolungato e profondo,  in particolare nei campi di lavoro estivi. Quest’anno siamo stati a Piana degli Albanesi, vicino a Palermo a lavorare nei campi confiscati alla mafia, a Cosenza, con gli amici della casa di accoglienza “Arca di Noè”, a Castelvolturno (CE), insieme con la comunità dei comboniani che lì opera da 16 anni e le persone che in rete camminano a fianco agli immigrati, a Roma, lavorando alle mense della Caritas di Roma e Ostia, a Zugliano (UD) al Centro Balducci e ai suo 50 ospiti, a Lecce con il campo biblico guidato da padre Alex Zanotelli.
Nello stare con loro cogliamo un sete infinita di vita piena, un desiderio profondo di conoscere il Vangelo nella persona concreta di Gesù, senza tergiversazioni e spiritualismi, sentiamo che c’è il bisogno di cammini comunitari che diano umanità e aiutino a resistere in questa società individualista e frammentata, che però non rientrano né nella vecchia idea di Chiesa gerarchica né nella novità però troppo potente, omologante e dittatoriale di taluni movimenti. C’è qualcosa di nuovo che da loro sta nascendo e che non possiamo ancora definire, perché lo potremo definire solo CON loro. Per questo non bastano delle esperienze estive: continuiamo allora a camminare insieme a loro.
Dopo l’estate si riparte e da questo mese riprendiamo i cammini dei GIM a Padova, Venegono Sup. (VA), Roma, Pesaro, Napoli e Palermo. Ci accompagnerà il tema “Sulle orme di Gesù di Nazaret, dal gruppo virtuale alla comunità con i poveri” e percorreremo insieme il vangelo di Matteo. Da novembre sarà padre Alberto Maggi, biblista dei Servi di Maria, del Centro “G. Vannucci” di Montefano (MC) che su Nigrizia nello spazio di ORMEGIOVANI ci aiuterà a leggere il vangelo insieme con il Gesù storico, e a incarnare per noi oggi il Vangelo.

Questo mese ci accompagna nel percorso del GIM il testo di Mt 4,12-25.
Gesù si sposta da Nazaret a Cafarnao, nella “Galilea delle genti”: una scelta politica consapevole, dalla terra dei suoi fratelli, piuttosto farisei osservanti, verso la città cosmopolita, dove la legge mosaica non ha tutto il peso che gli si dava a Gerusalemme, dove viene superata la distinzione tra puro ed impuro e la precettistica farisaica. Sceglie di vivere tra coloro che son considerati peccatori, esclusi, impuri e emarginati e rivolgere loro la grande novità del Vangelo chiamandoli “Beati”. “Il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce!” (Mt 4,16). Poi Gesù raccoglie attorno a sé delle persone con cui camminare: “Seguitemi!” ed inizia a girare per incontrare la sua gente, parlare con loro di quella che chiamava la “buona notizia del Regno”, la possibilità di re-iniziare ad essere comunità di liberi. Solo insieme è possibile!
Cosa ci dice oggi questo testo? Anche noi dobbiamo dislocarci dai luoghi dove parliamo tutti lo stesso linguaggio e dove siamo tutti protetti nel nostro standard di vita più o meno confezionato a nostra misura, ad altri luoghi dove i linguaggi sono nuovi, dove non possiamo dare nulla per scontato e nella relazione tra persone si parte praticamente da zero, dove vale soprattutto la testimonianza di vita nel modo di stare con gli altri. Ed è da fare insieme ad almeno ad altre due o tre persone.
Girando per l’Italia abbiamo visto che sono tanti i gruppi di giovani che scelgono di formare piccole comunità, o dove si vive assieme, o dove si prega insieme una volta a settimana, o dove si vive un servizio di ascolto e di accoglienza delle persone  più emarginate e povere del territorio; alcune comunità di legano a qualche istituzione, altre sono completamente autonome e collaborano in rete ad altri gruppi. Sono giovani, e partono dal Vangelo. Tanti di loro hanno aperto gli occhi camminando con noi, e ci invitano a camminare assieme. Quanti di noi conoscono queste esperienze? Quanti di noi stanno partecipando a queste piccole comunità? E noi come missionari comboniani che risposta diamo?
Tanti altri giovani sono ancora in ricerca di un senso, di una vita veramente Piena, di un consiglio, di qualcuno che gratuitamente cammini a fianco a loro, ricercano “liberazione” dalla rassegnazione e sentono una spinta fortissima verso scelte grandi e radicali.
C’è un treno da prendere, che chiamiamo “scelta preferenziale per i giovani”. Saremo disposti a prenderlo?

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