L'unico cammino è scendere
lettera di Filippo dal Perù

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Filippo, missionario comboniano in formazione, ci scrive dal Perù e ci provoca per una scelta di vita sempre più aderente al Vangelo e ai poveri.

La sua lettera, e la decisione che vuole prendere, ci deve far riflettere e apre molte domande sul nostro stile di vita personale, sul senso che alla fine diamo a tutto quello che stiamo facendo, sui mezzi che usiamo per arrivare ai fini.


Interroga anche noi missionari comboniani: come ci sfida la missione?

Come possiamo camminare a fianco dei poveri, senza però perdere la ricchezza dello stile comboniano, che è dare loro voce, organizzare la speranza insieme a loro ("Salvare l’Africa con l’Africa")?

Come applicare la nostra lettura della Parola e della storia, che vuole essere lettura politica e liberatrice, sulle orme di Gesù di Nazareth secondo la passione di Daniele Comboni?

In che modo dare forma e struttura all’impegno per la Giustizia, la Pace e l’Integrità del Creato? Con quali mezzi dare voce a chi non ha voce?

Discutiamone, leggendo questa lettera…


 


Lima 24 ottobre 2006

L’unico cammino é scendere

"Gesú spoglió se stesso assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce" Flp 2,7-8

"É l’unico camino, non ce n’è un altro" dice Paci, amico, fratello e direttore spirituale, con la passione di sempre, all’uscita della lezione.
Stiamo commentando l’inno di Filippesi al capitolo 2, inno dell’umanità di Gesù che si spoglia, si svuota e si umilia per avvicinarsi all’uomo.

L’unico cammino é scendere, incarnarsi nella vita dei più poveri per farsi piccolo fratello, hermanito, solidale con la loro situazione, la loro causa, per la liberazione.

E per me scendere è lasciare ricchezze, comodità, privilegi...e sono ancora tanti!
È vendere tutto sé stesso, come dice Gesù al giovane ricco.

Fino a che i miei fratelli e sorelle più poveri e abbandonati vivono nella povertà io non posso vivere ricco. Come faccio se sono i miei fratelli, le mie sorelle?

Dice Charles de Foucauld: "Gesù è fratello e Signore, modello unico, il maestro. Il maestro fu disprezzato, il servo non può essere onorato. Il maestro fu povero, il servo non può essere ricco. Il maestro visse con il suo lavoro manuale, il servo non può vivere di rendita". Come facciamo noi religiosi a vivere come i ricchi?


Sì...l’unico cammino è scendere. Per incontrare davvero gli ultimi.

Per lasciare ricchezza e onore che per José María Castillo sono i due ostacoli più grandi per entrare nel regno di Dio e i due punti nei quali si mette in discussione radicalmente il sistema dominante (Mc 10,24-25; Mt 18,3): "La nostra povertà deve essere reale, non semplicemente teologica, né spirituale, né meramente concettuale. Si tratta semplicemente del fatto che noi religiosi viviamo del nostro lavoro e ci guadagniamo la vita come fa tutto il mondo. E che siamo soggetti pertanto alle insicurezze che porta con sé la vita di qualsiasi persona".

E fratello Carlos aggiunge: "Dobbiamo vivere come Gesù questa povertà che consiste nel vivere come i poveri, non avendo che il necessario come i poveri!
Dobbiamo vivere una povertà non convenzionale, bensì la povertà dei poveri!"

Parole forti, chiare e franche.

È una esigenza di solidarietà con i poveri, esigenza di vita e di amore.

Perché è molto facile e comodo scendere al servizio dei più poveri per alcuni giorni e poi tornarsene alle comodità di sempre, in mezzo alla vita borghese e facile, alla tranquillità di una vita sicura e rilassata. Io non posso vivere così, né amare così.

Dice fratello Carlos: "Non posso concepire l’amore senza una necessità, una necessità imperiosa di configurazione, di somiglianza e soprattutto di partecipazione in tutte le pene...difficoltà e durezze della vita. Essere ricco, vivere dolcemente dei miei beni quando Tu fosti povero, bisognoso, vivesti di un duro lavoro, é qualcosa che io non posso, Dio mio...non posso amare così..."

Se il dolore del fratello, la sua vita calpestata non ti entra dentro il cuore allora sì sarà facile scordarti quando andrai a letto stasera che lui il materasso non ce l’ha.


Scendere é scendere e basta, come ha fatto Gesù.

E per incontrarlo oggi, in questo mondo globalizzato, bisogna scendere per riconoscerlo nei più poveri e umiliati, negli esclusi e oppressi della società: "Avevo fame e mi hai dato da mangiare..." Mt 25,31-46

Non si tratta solo di riconoscere Gesù nei volti dei fratelli e sorelle, si tratta di difenderlo, aiutarlo a scendere dalla croce! Questo é il Vangelo: essere buona notizia è schiodare i crocifissi dalle croci!
Schiodare oggi Gesù dalla croce: la croce della fame, sete, carcere, aids, esclusione, sfruttamento, prostituzione, ecc.

Gesù in croce non é sceso quando i soldati romani si facevano beffe di lui, però sì, sperava che fossimo noi a farlo quel giorno come tutti i giorni della vita. Per liberare dalla croce i crocifissi.

Si tratta di difendere e liberare Dio come ha sentito con forza Etty Hillesum nel campo di Auschwitz: "Ogni volta mi risulta più chiaro, in ogni battito del mio cuore, che tu non puoi aiutarci, perché siamo noi che dobbiamo aiutarti e difendere fino in fondo la dimora che ti ospita e ti da calore in noi"

L’unico cammino é scendere.

In un mondo dove tutti cercano di salire, nei privilegi, nell’avere successo, onore, ricchezza é una necessità evangelica scendere all’ultimo posto per poi salire con i fratelli e sorelle alla vita fraterna e degna, che conserva la cultura della fraternità, uguaglianza, giustizia.

Dio non vuole povertà né morte: ha mandato suo figlio perché tutti abbiano vita e vita in abbondanza ( Gv 10,10). E l’abbondanza si riferisce all’amore, alla solidarietà, alla semplicità del cuore, non ai soldi, all’onore, al successo.
É per questo che Gesù vive e proclama la Beatitudine dell’amore e della povertà: i poveri già vivono nel mondo di Dio, non perché siano buoni, ma perché sono le vittime del sistema ingiusto, di dominio e morte.

E il regno di Dio é il luogo delle vittime, degli ultimi, degli impoveriti, crocifissi, insignificanti della storia. I veri evangelizzatori, perché in loro c’è Gesù e se ti lasci prendere ti mettono spalle al muro, non ti lasciano dormire e ti cambiano la vita...in meglio!

Come dice Gustavo Gutierrez: "La preferenza per i semplici e i poveri non si deve alle loro disposizioni morali, né spirituali, bensì alla loro fragilità umana e al disprezzo di cui sono oggetto".
É per questo che Gesù si é identificato con loro.
Di fronte alla pagina straordinaria di Mt 25 il
cardinal Martini afferma: "Devo riconoscere che questo passaggio mi perseguita da molto tempo. Tento di difendermi da lui però vedo che esige decisioni che forse non sono capace di fare. Però la sua lettura mi interroga e mi mette in crisi!"

È quello che sta succedendo anche a me da parecchio tempo: il Vangelo che mi perseguita e io che resisto.

Oggi é arrivato il momento di non difendermi, di non resistere alla crisi che suscitano il Vangelo e il grido dei poveri della terra. Oggi è tempo di lasciarmi invadere dalla forza della Buona Notizia e di decidere.
Io scelgo e mi prendo tutte le conseguenze: scendo.
Ho chiesto un anno di tempo ai Comboniani per andare a vivere tra i più poveri in Bolivia, alla periferia di Cochabamba con i piccoli fratelli del Vangelo, sulle tracce di Charles de Foucauld. È un esigenza di vita e di ascolto. Poi si vedrà, lasciamo fare a Dio.

Come dice Paci le grandi decisioni le prendiamo solo se ascoltiamo con attenzione e in profondità. Il vero obbediente é l’orante, colui che ascolta e prega. Ascolta e fa la volontà di Dio. Come ha fatto Gesù di Nazaret: obbediente fino alla morte di croce (Flp 2).

L’apertura mistica di Mt 25 é per me liberatrice: é questo quello che interessa. Costruire il regno di Dio facendosi solidale con i più piccoli, con gli ultimi.
Al centro non c’è più una religione, la messa, o il sacramento tradizionale: al centro c’è il sacramento del fratello, dell’altro, dell’escluso.
Sono loro che ci giudicano tutti i giorni a seconda del passo che facciamo per incontrarli e camminare con loro. O in altre parole: sono loro che ci giudicano se scendiamo davvero o no.

Batolomé de las Casas lesse la situazione degli indios delle Americhe alla luce di questa pagina del Vangelo: parla degli indios come di "Cristi mille volte flagellati e percossi".
Così fece l’indio Guaman Poma tra gli indios "in cerca dei poveri di Gesù Cristo".

"Dove c’è il povero, c’è Gesù Cristo": sembra come il criterio di discernimento e, incluso, di giudizio, circa le realtà storiche quotidiane.
Sono i poveri che ci giudicano, le vittime della storia che determinano la nostra liberazione o no a seconda della solidarietà che avremo dimostrato con loro.

Come dice Giovanni Paolo II: "Alla luce delle parole di Cristo, questo sud povero giudicherà l’opulento nord. E i popoli poveri e le nazioni povere cui manca il pane, la libertà e i più semplici diritti umani, giudicheranno quelli che gli tolgono questi beni accumulandoli per il loro monopolio imperialista del predominio economico e politico a spese degli altri".

Per questo non mi resta un’altra strada, un altro cammino: l’unico é scendere.
E pagare tutte le conseguenze, il prezzo alto che mi aspetta, la croce di ogni giorno.

Non esiste un vero perdere (Mc 8,35), un vero vendere (Lc 18,22), un vero scendere senza un prezzo da pagare.
Come dice Fernando, amico e fratello: "C’è da pagare il prezzo della solitudine, della incomprensione, dell’isolamento". Ricorda qualcuno. Siamo sulla strada giusta.

Adesso sì sono pronto a pagarlo questo prezzo e rischiare per il Dio della vita, il Vangelo, i poveri.

Non c’è un altro cammino: l’unico é scendere!

E così cari amici si apre un nuovo cammino...in gennaio partirò per la Bolivia.
È vero che in tanti amici e familiari mi dicono che cambio sempre, sono troppo idealista, non mi fermo mai. Lo dicono perché mi vogliono bene e hanno anche la loro parte di ragione.
Può darsi che mi stia sbagliando.. però lo sto facendo per il Vangelo e l’unica sicurezza é che Dio non mi lascerà solo.
Questo mi basta.

E poi forse Gesù stesso non era idealista? Non lo hanno forse
ammazzato perché era un idealista che non si accontentava?
Cercare di seguirlo è dura come le conseguenze di andarci fino in fondo.

Non preoccupatevi che siamo in buone mani.
Vi ricordo e vi porto sempre con me,
Su con la vita y adelante,

Hasta el amor,

Filo


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