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Ogni volta che avrete fatto queste cose a uno solo dei più piccoli l’avrete fatto a me… - Aviano 2010

 

21 marzo 2010: Via Crucis Pordenone - Aviano

Ogni volta che avrete fatto queste cose
a uno solo dei più piccoli l’avrete fatto a me…

Ci siamo interrogati se riproporre anche quest’anno questo cammino particolare da Pordenone ad Aviano. Solito rituale, soliti gesti, solite preghiere e solite persone, magari un po’ meno? Potrebbe essere.
Tanto la base militare con le bombe atomiche rimane con consenso generalizzato della popolazione, tanto i più poveri e precari (definiti per comodità clandestini) devono andarsene comunque “secondo legge” … Per le prossime Rosarno, un po’ di rumore, ma poi scandalo scaccia scandalo in un degrado istituzionale senza limiti… Il potere, tanto della Chiesa quanto dello Stato, si tiene e si consolida con patto di mutuo soccorso.
Una Chiesa che perde credibilità a pezzi specie con i più giovani…
Vorremmo condividere una preghiera così viva e attualizzata da arrivare al profondo dello spirito; vorremmo porre un segno che parli e interroghi ciascuno di noi.


Il Crocifisso in quest’ultimo periodo ha goduto di particolare attualità; proposto e offerto gratis nelle piazze come segno identitario per affermare la cultura e la tradizione cattolico-cristiana in contrapposizione ad altre culture e religioni. Crediamo sia importante per tutti ristabilire il legame vitale tra il simbolo della Croce e la realtà umana cui esso fa riferimento. Il Risorto, il Vivente, Colui che è stato crocifisso è presente in tutte le persone e in tutte le situazioni dove anche oggi si perpetua la testimonianza dell’amore, del perdono, della vita anche dentro le situazioni di violenza, sopraffazione, ingiustizia.
Per noi camminare con la croce significa ricomprendere la forza e la novità di Gesù, capace di essere libero di amare sempre fin dentro la totale costrizione della morte ingiusta e violenta. Gesù ha aperto per tutti noi una verità sconvolgente: dove l’uomo scrive l’ennesima drammatica pagina dell’eliminazione del giusto, Dio rivela l’originalità e il “senza limiti” del suo amore fedele. Gesù apre anche a ciascuno di noi la possibilità umana di voler bene senza limiti e senza confini. Per questo con gioia ci rivolgiamo a tutte e a tutti per condividere questa grande fiducia di Dio.
Viviamo un tempo di stanchezza generalizzata, incapaci di indignarci e di reagire. Con la crisi che è più grave di quello che si vuol fare apparire, corriamo tutti il rischio di rassegnarci e assuefarci a un clima di indifferenza, preoccupati solamente della nostra situazione e dei nostri interessi.

La Via Crucis da Pordenone ad Aviano quest’anno ci invita a percorrere la strada per:

 
  1. Ritrovare il senso del nostro vivere quotidiano aprendo il cuore e facendoci carico dell’ accoglienza e della condivisione con i più poveri. La crisi in atto ha aperto uno squarcio e chiunque può finire da un momento all’altro nel girone della povertà. E quel che è peggio veniamo raggiunti ogni giorno da messaggi xenofobi che rafforzano i pregiudizi. Siamo spinti a individuare nei più poveri, in particolare gli immigrati, la causa della crisi e della nostra insicurezza. Sono loro invece che portano il peso della crisi e ci chiedono di guardare anche alle condizioni del resto dell’umanità. Vogliamo un futuro di convivenza o di scontro? Davvero rifiutare e trattare male altre persone ci rende soddisfatti e contenti? Non abbiamo alternative alla convivenza basata sul rispetto della dignità e del diritto di ogni persona e in qualsiasi situazione. Per questo vogliamo impegnarci perché anche le leggi dello Stato siano veramente uguali per tutti, senza discriminare e senza rifiutare. Da questo punto di vista non passiamo accettare che una legge finanziaria possa cancellare i diritti fondamentali della persona, come accaduto quest’anno in Friuli Venezia Giulia con l’accesso ai servizi sociali pubblici riservato esclusivamente a “cittadini comunitari residenti in regione da almeno trentasei mesi”.

  2. Aviano può essere assunta a emblema della disuguaglianza e della prepotenza su cui regge il nostro mondo. Aviano è una ferita permanente alla madre terra, costretta a generare morte con le atomiche che custodisce. Ci siamo talmente abituati a questi dati di fatto che pensiamo di ottenere vantaggio anche con la presenza di questa base, facendone il perno della nostra sicurezza economica. Oggi la produzione di armi rimane la prima industria del mondo occidentale e il più grande ostacolo alla distribuzione delle risorse e della possibilità di vita per tutti. Le armi atomiche rimangono uno dei fattori della destabilizzazione mondiale. Il prossimo maggio a New York ci sarà la revisione del Trattato di non proliferazione (TNP) delle armi nucleari. C’è bisogno di un’accelerazione per smantellare di fatto le atomiche in tutti gli stati. Assieme a tante altre organizzazioni di tutto il mondo, in particolare con Mayors for peace (Sindaci per la pace) vogliamo portare il nostro contributo di adesione e di pressione per la riuscita di questo importante appuntamento. Sarebbe un primo passo importante per un impegno generale di disarmo. Tutto ciò senza dimenticare le minacce all’ambiente, alla salute e alla vita di tutti insite nella scelta di costruire centrali nucleari sul territorio, espressioni di una logica non dissimile da quella che ha generato il nucleare militare.

  3. Camminiamo con gioia perché, nonostante tutti i nostri limiti, i nostri passi inutili le paure e le stanchezze, i rifiuti e le solitudini, le strade della pace sono segnate dal martirio, dal dono della vita, illuminate e rese belle dal volto di tante sorelle e fratelli. Viviamo la memoria viva e attuale di una moltitudine di donne, uomini, comunità di testimoni, profeti e martiri. Il martirio rivela insieme l’iniquità del potere che impoverisce, violenta, uccide e la disponibilità di chi, non senza timore e tremore, denuncia, resiste, propone, vive la giustizia, la pace, l’accoglienza, la condivisione fino a dare la propria vita. Ricordiamo il vescovo Romero ucciso mentre celebrava l’eucarestia il 24 marzo 1980 per vivere assieme a lui la memoria di tutte le persone e le comunità martiri del Pianeta. Lo sentiamo come luce, forza e sostegno per il nostro cammino.

Partenza: piazzale Cattedrale S. Marco ore 13.30
Arrivo: base Usaf di Avian ore 18.00

Un bus navetta riporterà a Pordenone i conducenti delle varie automobili e chi deve partire con i mezzi pubblici

Informazioni: tel. 0434/578140 - 0432/560699 - 335.5423423



INTRODUZIONE ALLA VIA CRUCIS: PORDENONE-BASE USAF DI AVIANO 2010

 


Per la prima volta la Via Crucis viene introdotta dalle donne: non è richiamo esteriore, segno di folklore o tentativo di rilancio, ma potrebbe essere un segnale…

Siamo le solite persone? Forse… Ma quando tutti insieme si è deciso di riproporre la Via Crucis con rinnovata fiducia ed energia, noi donne ancora una volta abbiamo detto “ci siamo”. Ed oggi eccoci qui ad iniziare questo cammino.

Certamente non senza difficoltà, perché nella chiesa, oltre che nella società, siamo state educate ad essere al massimo seconde in campo, possibilmente brave, ma niente di più, lasciate un po’ indietro, ai lati, in servizio, come il rituale ci vuole nella Via Crucis.

La donna è abituata a portare croci, la stessa donna può donare vita. Forse questo binomio, croce-vita, l’avvicina più di ogni altro a Cristo. Per questo forse, è giusto che tocchi a noi l’invito a camminare dietro la croce, ma con fiducia ed energia, nonostante i tempi in cui viviamo.

Tempi non semplici e non facili per nessuno, tempi in cui sarebbe bene fermarci a riflettere perché il rischio di abituarci, di rassegnarci sino all’indifferenza di fronte al peggio, è reale. Noi tutti che crediamo nella pace e, nel nostro piccolo, come oggi, la testimoniamo, riflettiamo su tutte le violenze che, trovando un’ampia cassa di risonanza nei media abilmente manipolati, sopraffanno proprio i soggetti più deboli: le donne e i bambini.

Che effetto ci fanno le ricorrenti notizie di stupri e violenze varie? Solitamente se il colpevole è uno straniero, l’occasione è ghiotta per sbattere il mostro in prima pagina richiamando e sottolineando il binomio straniero/criminale, invocando ronde, vigilantes e nuove restrizioni giustificando il tutto con una garanzia di maggior sicurezza. Se invece il colpevole è un cittadino italiano c’è maggior prudenza e considerazione (“era un ragazzo così educato e di buona famiglia…”); si completa il quadro emarginando la donna, stendendo su di lei un velo di ambiguità e sospetti.

Oltre a queste situazioni, in cui è evidente che la donna è una vittima, ce ne sono altre in cui essa appare dall’altra parte della barricata. E’ quando imbraccia un’arma, uno strumento di morte e, obbedendo ad un ordine, è pronta ad usarla contro un’altra persona. Qual è la nostra reazione di fronte a un’immagine così stridente, come quella di una donna che tiene fra le braccia un’arma come fosse un neonato? Un primo pensiero, del tutto scontato, richiama il raggiungimento della parità: finalmente anche per la donna la carriera militare, come per l’uomo. Ma un’altra riflessione dovrebbe esserci più cara, a noi tutti che sogniamo e siamo qui per la pace: un’arma che uccide non dovrebbe stare in mano a nessuno, né uomo né donna. Così come un’ arma mortale non dovrebbe essere custodita nel grembo della nostra madre terra, come se fosse un bimbo nel ventre materno.

L’ultimo scandalo in ordine di tempo, in fatto di armi, è quello dell’acquisto dei cacciabombardieri da parte dell’Italia.

Un sacco di soldi buttati in una scelta folle che grida vendetta al cospetto di Dio e degli uomini.

Una scelta folle perché questi strumenti di aggressione sono destinati a seminare morte quando invece l’art. 11 della nostra Costituzione dichiara “l’Italia ripudia la guerra…”

Una scelta folle perchè sbattuta in faccia a milioni di disoccupati e ad altrettanti poveri più o meno nuovi, stranieri e italiani, disadattati, emarginati, vecchi, rifugiati….

Una scelta folle perchè sbattuta in faccia agli stranieri ammalati ai quali la maggioranza al governo nella nostra regione ha precluso l’accesso agli ambulatori pubblici…….

Una scelta folle perché sbattuta in faccia alle famiglie che si son viste tagliare i finanziamenti per la scuola pubblica, per il sostegno scolastico, per l’assistenza agli anziani, per la salute…

Una scelta folle perché sbattuta in faccia alle decine di migliaia di persone di buona volontà che si sono ribellate firmando e presentando una petizione che chiede l’eliminazione, per legge, delle armi nucleari ….

Una scelta folle perché sbattuta in faccia anche a noi che fra poco cammineremo verso Aviano, terra già violentata dalla presenza delle atomiche….

Tutto nel silenzio assordante della chiesa...

Che peccato! E’ proprio il caso di dirlo…

Che senso ha l’ istituzione da parte della C.E.I. del Fondo a garanzia dei microcrediti che le banche possono concedere alle famiglie in difficoltà – la cosiddetta “Colletta della Speranza” – se poi il deposito è stato fatto presso una banca armata?

Che senso ha l’impegno per la salvaguardia del creato, espresso anche con la critica al nucleare, se poi molte diocesi hanno inserito nei loro settimanali un libretto dell’ ENEL che sponsorizza il nucleare e ne sottolinea l’approvazione da parte del Vaticano?

Che senso hanno le dichiarazioni in difesa della vita, del suo momento iniziale e di quello finale se poi non si difende la vita oppressa dalla guerra, dalle malattie, dalle ingiustizie, dalle vergognose scelte politiche che respingono donne, bambini, uomini alla ricerca della sopravvivenza?

Quanta coerenza sacrificata per mediare con il potere!

Quante occasioni perse ormai per recuperare credibilità.

Di fronte a ciò la sfida da raccogliere è resistere e andare avanti.

Incamminiamoci a piccoli passi andando avanti insieme, non solo oggi, un pomeriggio all’anno, non solo per la Via Crucis Pordenone-Aviano.

Incamminiamoci a piccoli passi andando avanti insieme, anche nelle nostre comunità, tentando di ridare un senso alla vita, la nostra e quella degli altri, nella relazione con le persone, con tutte le persone, cominciando da quelle più in difficoltà. E allora diamoci da fare per incontrare, conoscere, accogliere, ascoltare, scambiare, raccontare… Il mondo che vogliamo non appartiene a violenti e potenti. Per fare pace non bisogna preparare la guerra, ma sradicare povertà e ingiustizie, intrecciare relazioni e azioni, tenere aperto un futuro di speranza, costruire ponti di pace, tessere tele di solidarietà.

Incamminiamoci a piccoli passi andando avanti insieme, anche nelle nostre comunità, testimoniando con coerenza e vivendo in prima persona stili di vita più equi, solidali e rispettosi del creato, sia come cittadini del mondo, sia come figli di Dio che un giorno dovranno rispondere del dono grande che hanno ricevuto: la madre terra. Si può cominciare dall’eliminazione degli sprechi e poi passare alla riduzione dei consumi, per non farci risucchiare dal modello consumista e individualista.

Incamminiamoci a piccoli passi andando avanti insieme, anche nelle nostre comunità, cercando di conoscere e concretamente usare l’unico strumento che c’è contro il commercio delle armi: scegliere la finanza etica boicottando le cosiddette “banche armate” e decidere come le banche devono usare il nostro denaro.

Incamminiamoci a piccoli passi andando avanti insieme, con negli occhi e nel cuore l’esempio di donne e uomini che hanno tracciato la strada donando tutta la loro vita.

Facendo nostre le parole di Don Tonino Bello: “…IN PIEDI, COSTRUTTORI DI PACE..:” invitiamo tutte e tutti dietro la croce, ancora una volta verso Aviano.

 

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