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Tu non uccidere! - veglia di preghiera Zugliano 2009

Veglia di preghiera - Zugliano, sabato 28 marzo 2009



Zugliano, sabato 28 marzo 2009

 

Tu non uccidere


croci

 

“Per una scodella d’acqua, rendi un pasto abbondante;

per un saluto gentile, prostrati a terra con zelo;

per un semplice soldo, ripaga con oro;

se ti salvano la vita, non risparmiare la tua.  

Così parole e azione del saggio riverisci;

per ogni piccolo servizio, dà un compenso dieci volte maggiore:  

Chi è davvero nobile, conosce tutti come uno solo

e rende con gioia bene per male”. 

GANDHI


CANTO INIZIALE: Tu non uccidere


DAL VANGELO DI GIOVANNI (Gv 19,17-28)

Presero dunque Gesù; ed egli, portando la sua croce, giunse al luogo detto del Teschio, che in ebraico si chiama Golgota, dove lo crocifissero, assieme ad altri due, uno di qua, l'altro di là, e Gesù nel mezzo.
Pilato fece pure un'iscrizione e la pose sulla croce. V'era scritto: GESÙ IL NAZARENO, IL RE DEI GIUDEI.  Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; e l'iscrizione era in ebraico, in latino e in greco. Perciò i capi dei sacerdoti dei Giudei dicevano a Pilato: «Non lasciare scritto: "Il re dei Giudei"; ma che egli ha detto: "Io sono il re dei Giudei"».  Pilato rispose: «Quello che ho scritto, ho scritto».
I soldati dunque, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una parte per ciascun soldato. Presero anche la tunica, che era senza cuciture, tessuta per intero dall'alto in basso.  Dissero dunque tra di loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocchi»; affinché si adempisse la Scrittura che dice:
«Hanno spartito fra loro le mie vesti,
e hanno tirato a sorte la mia tunica».
Questo fecero dunque i soldati.
Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena. Gesù dunque, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!»  Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!» E da quel momento, il discepolo la prese in casa sua.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era già compiuta, affinché si adempisse la Scrittura, disse: «Ho sete». C'era lì un vaso pieno d'aceto; posta dunque una spugna, imbevuta d'aceto, in cima a un ramo d'issopo, l'accostarono alla sua bocca.  Quando Gesù ebbe preso l'aceto, disse: «È compiuto!» E, chinato il capo, rese lo spirito.



IL CORAGGIO DEL CONFRONTO E DEL DIALOGO


La nonviolenza non va confusa con la non-resistenza. Nonviolenza è come dire: “no” alla violenza. E’ un rifiuto attivo del male, non un’accettazione passiva. La pigrizia, l’indifferenza, la neutralità non trovano posto nella nonviolenza, dato che alla violenza non dicono né si né no. La nonviolenza si manifesta nell’impegnarsi a fondo
Ogni violento presume di essere coraggioso, ma la maggior parte dei violenti sono dei vili. Il nonviolento, invece, nel suo rifiuto a difendersi è sempre un coraggioso. Lo scaltro, che adula il tiranno per trarne profitto e protezione, o per tendergli una trappola, non rifiuta la violenza bensì gioca con essa al più furbo. La scaltrezza è violenza, doppiata di vigliaccheria ed imbottita di tradimento. La nonviolenza è al polo opposto della scaltrezza: è un atto di fiducia dell’uomo e di fede in Dio, è una testimonianza resa alla verità fino alla conversione del nemico. 
Gesù ha annunciato con insistenza e precisione la regola della nonviolenza: “A chi ti percuote la guancia destra porgi la sinistra; a chi ti muoverà lite per toglierti la tunica lascia anche il mantello; se alcuno ti obbligherà a correre per un miglio seguilo per due” (Mt 5,40-41). […] 
La nonviolenza assume un valore umano inestimabile solo quando diventa resistenza al male sul piano spirituale. Lo Spirito di pace e di giustizia, lo spirito di verità e di giustizia sono un unico e medesimo spirito. […] E allora la sua resistenza assume immediatamente questi aspetti incomprensibili: 
- dichiarazione di condanna del male
- opposizione al male, non agli uomini che lo commettono; 
- disposizione a pagare, e non a far pagare la nostra condanna 
   e la nostra opposizione al male. 
Spesso, più che al male, ci si oppone agli uomini che fanno il male, i quali sono degli infelici ancor prima di essere dei colpevoli. Ma chi è puro e veramente caritatevole nelle intenzioni e nei movimenti delle proprie azioni? 
Il nonviolento rifiuta di portarsi sul piano del violento, costringendo piuttosto questi a salire sul suo e a combattere con la forza l’idea. La rotta del realismo politico incomincia quando il violento è obbligato a scoprirsi qual è, ed è allora che si butta massicciamente e da persecutore contro lo spirito. Tale comportamento fa cadere la maschera idealistica dell’egoismo, che è il vero movente di ogni violenza. Una volta caduta la maschera, la vittoria dello spirito albeggia, sia pure lontana. 
La nonviolenza è la cosa più nuova e la più antica; la più tradizionale e la più sovversiva; la più santa e la più umile; la più sottile e difficile e la più semplice, la più dolce e la più esigente; la più audace e al più savia, la più profonda e la più ingenua. Concilia i contrari nel principio; e perciò riconcilia gli uomini nella pratica”. 
La pace cristiana non è regolata dal ‘do ut des’: se tu sarai pacifico con me, io lo sarò con te. Il cristiano procede per altra strada e dietro altra logica: “Udiste che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli, il quale fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi e manda la pioggia ai giusti e agli iniqui. Perché, se amate quelli che vi amano, qual merito ne avete?  Non fanno lo stesso i pubblicani? E se salutate soltanto i vostri fratelli, che cosa fate da più degli altri? Non usano lo stesso i gentili? Siate dunque perfetti com’è perfetto il vostro Padre celeste” (Mt 5,43-48). La contabilità cristiana conosce la sola partita del dareLa pace comincia in noi… in me e da te, da ciascuno… come la guerra.                                                                                                     

 (“Tu non uccidere”)

Oscar Arnulfo Romero

Cessi la repressione!

Io vorrei fare un appello molto speciale agli uomini dell’esercito e in concreto alle basi della Guardia Nazionale, della polizia, delle caserme. Fratelli, siete del nostro stesso popolo, uccidete i vostri stessi fratelli contadini e di fronte ad un ordine di ammazzare che dà un uomo deve prevalere la legge di Dio che dice: Non ammazzare. Nessun soldato è obbligato ad obbedire ad un ordine contro la legge di Dio. Una legge immorale, nessuno deve compierla. Già è arrivato il tempo di recuperare la vostra coscienza e obbedire prima alla vostra coscienza che all’ordine del peccato. La Chiesa, che difende i diritti di Dio, della legge di Dio, della dignità umana, della persona, non può rimanere a tacere di fronte a tanta abominazione. Vogliamo che il governo prenda sul serio che a niente servono le riforme se sono sporche di tanto sangue. In nome di Dio allora ed in nome di questo popolo sofferente i cui lamenti salgono fino al cielo ogni giorno più forti vi supplico, vi prego, vi scongiuro, vi ordino, in nome di Dio: cessi la repressione!  
(Omelia del 23 marzo 1980)

 

SILENZIO, RISONANZE E CONDIVISIONE SULLA NONVIOLENZA

 

In memoria del vescovo Romero

In nome di Dio vi prego, vi scongiuro, vi ordino: non uccidete!
Soldati, gettate le armi...
Chi ti ricorda ancora,
fratello Romero?
Ucciso infinite volte dal loro piombo e dal nostro silenzio.
Ucciso per tutti gli uccisi;
neppure uomo, sacerdozio che tutte le vittime
riassumi e consacri.
Ucciso perché fatto popolo:
ucciso perché facevi cascare le braccia ai poveri armati,
più poveri degli stessi uccisi: per questo ancora e sempre ucciso.
Romero, tu sarai sempre ucciso, e mai ci sarà un Etiope
che supplichi qualcuno ad avere pietà.
Non ci sarà un potente, mai,
che abbia pietà
di queste turbe, Signore?
nessuno che non venga ucciso?
Sarà sempre così, Signore?



CANTO FINALE: Pace nelle mani

 

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