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GIM Pesaro: Chiamati verso il mare aperto!!!

gennaio 2009

Veglia di preghiera

Gim Pesaro

17 Gennaio 2009



 

               Chiamati verso il mare aperto!!!



Canto iniziale : VORREI LODARE TE

Do

Vorrei lodare te, di più ancor di più

La- mi- la-

Vorrei lodare te, di più ancor di più

Re- Fa re- fa sol 7

Cercare le tue vie pensare alle cose che hai fatto.

Do

Rit. Ascolta nel cielo, un canto sale a te

La- mi- la-

Alberi e foreste s’innalzano a te,

re- fa re- fa sol7

come io vorrei alzare le mie mani a te Signore


  • VORREI AMARE TE…

  • VORREI SERVIRE TE…

  • VORREI SEGUIRE TE…




Un breve racconto per iniziare


Un giorno, uno dei più grandi professori dell'Università, candidato al Premio Nobel, famoso in

tutto il mondo, giunse sulle rive di un lago. Chiese ad un barcaiolo di portarlo a fare una passeggiata sul lago con la sua barchetta. Il barcaiolo accettò. Quando furono lontani dalla riva, il professore cominciò ad interrogarlo. "Conosci la storia?" - "No!" - "Allora un quarto della tua vita è perduto".

"Conosci l'astronomia?" - "No!" - "Allora due quarti della tua vita sono perduti". "Conosci almeno la filosofia?" - "No!" - "Allora tre quarti della tua vita sono perduti".

All'improvviso prese ad infuriare una tremenda tempesta. La barchetta, in mezzo al lago, veniva sballottata come un guscio di noce. Gridando sopra il ruggito del vento, il barcaiolo si rivolse al professore. "Sa nuotare?" - "No!", rispose il professore. "Allora tutta la sua vita è perduta!".

Il Signore è mia eredità

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. Ho detto a Dio: “Sei tu il mio Signore, senza di te non ho alcun bene”. Per i santi, che sono sulla terra, uomini nobili, è tutto il mio amore. Si affrettino altri costruire idoli: io non spanderò le loro libazioni di sangue né pronunzierò con le mie labbra i loro nomi. Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi, è magnifica la mia eredità. Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio cuore mi istruisce. Io pongo sempre innanzi a me il Signore, sta alla mia destra, non posso vacillare. Di questo gioisce il mio cuore, esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la corruzione. Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra.

 


SMISURATA PREGHIERA – FABRIZIO DE ANDRÉ

Alta sui naufragi
dai belvedere delle torri
china e distante sugli elementi del disastro
dalle cose che accadono al di sopra delle parole
celebrative del nulla
lungo un facile vento
di sazietà di impunità

Sullo scandalo metallico
di armi in uso e in disuso
a guidare la colonna di dolore e di fumo
che lascia le infinite battaglie al calar della sera
la maggioranza sta la maggioranza sta

recitando un rosario
di ambizioni meschine
di millenarie paure
di inesauribili astuzie
Coltivando tranquilla l'orribile varietà
delle proprie superbie la maggioranza sta

come una malattia
come una sfortuna
come un'anestesia
come un'abitudine

per chi viaggia in direzione ostinata e contraria
col suo marchio speciale di speciale disperazione
e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
per consegnare alla morte una goccia di splendore
di umanità di verità

per chi ad Aqaba curò la lebbra con uno scettro posticcio
e seminò il suo passaggio di gelosie devastatrici e di figli
con improbabili nomi di cantanti di tango
in un vasto programma di eternità

ricorda Signore questi servi disobbedienti
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti

come una svista
come un'anomalia
come una distrazione
come un dovere


Fratelli e sorelle

non conformatevi alla mentalità di questo secolo,

ma trasformatevi rinnovando la vostra mente,

per poter discernere la volontà di Dio,

ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.


(Dalla lettera ai Romani 12,2)


E ora ascoltiamo la voce di un testimone del nostro tempo, fr Arturo Paoli

Noi non possiamo essere neutrali

Essere responsabili del mondo, dell’epoca nella quale noi viviamo… noi non possiamo assolutamente scegliere la neutralità perché non esiste, non è umano. Per il fatto stesso che respiriamo, che ci muoviamo, che spendiamo, che assumiamo delle responsabilità, anche molto private e personali, noi contribuiamo a mettere nel mondo dinamiche di vita o dinamiche di morte. Inevitabilmente.

Dico questo perché noi oggi ci troviamo in un mondo nel quale pare che prevalgano dinamiche di morte e quindi questo ci richiama alla nostra responsabilità, non in quanto cristiani ma in quanto uomini. Questa responsabilità aumenta in quanto siamo cristiani, perché essere cristiani significa essere seguaci di un maestro che ha dato la sua vita non per salvare la “mia” anima, ma ha dato la sua vita per salvare il mondo, per fare un mondo vivibile, un mondo secondo il progetto di Dio.

Quindi vedete che non è una scelta che possiamo fare liberamente, perché abbiamo buon cuore, o perché abbiamo tendenze politiche, o per qualsiasi ragione. Ognuno di noi nasce portando questa responsabilità, raggiungere la propria identità, cioè non restare bambini, non restare persone inutili, non restare persone emarginate vuol dire assumere coscientemente questa responsabilità.

Per cui parlare della pace, parlare della giustizia, non è parlare di qualcosa di accessorio, è di parlare del fondamento della nostra vita, della responsabilità che ciascuno di noi deve avere.





Ora lasciamo uno spazio di tempo per il silenzio a cui seguirà la condivisione. Possiamo anche usare queste domande per aiutarci nella riflessione

- Cosa vuol dire “saper nuotare” nella mia vita di ogni giorno?

- Schierarsi a volte ci può costare tanto…cosa significa per me scegliere una direzione “ostinata e contraria”?

- E se penso al cammino di Gesù? Mi chiedo mai, di fronte ad una scelta di responsabilità, cosa farebbe lui al mio posto?




Gesto: dopo aver condiviso ciascuno di noi porrà la propria candela accesa sull’acqua

Ogni tre condivisioni canteremo il canone

Nada te turbe, nada te espante Nulla ti turbi, nulla ti spaventi Quien à Dios tiene nada le falta Chi ha Dio, niente gli manca,    Nada te turbe, nada te espante,  Niente ti turbi, niente ti spaventi Solo Dios basta. solo Dio basta.



Preghiera conclusiva: Le barche


Conosco delle barche che restano in porto

per paura che il mare le trascini via con violenza.

Conosco delle barche che arrugginiscono in porto

per non aver mai rischiato di issare una vela.

Conosco delle barche che hanno paura del mare,

e onde non le hanno mai portate al largo.

Conosco delle barche che restano ad ondeggiare,

per essere sicure di non capovolgersi.

Conosca delle barche talmente incatenate

che hanno dimenticato come liberarsi.

Conosco delle barche che si graffiano sulle rotte dell’oceano.

Conosco delle barche che escono dal porto in gruppo

per affrontare insieme il vento forte.

Conosco delle barche che non hanno mai smesso di uscire dal porto

ogni giorno della loro vita.

Conosco delle barche che tornano lacerate dappertutto,

ma più coraggiose e più forti.

Conosco delle barche straboccanti di sole

perché hanno condiviso viaggi meravigliosi.

Conosco delle barche che hanno navigato

fino al loro ultimo giorno e sono di nuove pronte a spiegare le loro grandi vele

perché hanno un cuore a misura dell’oceano.

(Jacques Brel)


Canto finale:


Vivere la vita

Vivere la vita con le gioie e con i dolori di ogni giorno, è quello che Dio vuole da te. Vivere la vita e inabissarti nell'amore è il tuo destino, è quello che Dio vuole da te.

Fare insieme agli altri la tua strada verso lui, correre con i fratelli tuoi... Scoprirai allora il cielo dentro di te, una scia di luce lascerai.

Vivere la vita è l'avventura più stupenda dell'amore, è quello che Dio vuole da te. Vivere la vita è generare ogni momento il paradiso: è quello che Dio vuole da te.

Vivere perché ritorni al mondo l'unità, perché Dio sta nei fratelli tuoi... Scoprirai allora il cielo dentro di te,
una scia di luce lascerai.

di: Luca Manganelli

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