CANTO: Servo per amore
QUALE
SARA
IL
MIO POSTO?
Lo
so, non mi farai fare brutta figura,
non
mi farai sentire creatura che non serve a niente,
perché
Tu sei fatto così: quando ti serve una pietra per la tua
costruzione,
prendi
il primo ciottolo che incontri, lo guardi con infinita
tenerezza
e
lo rendi quella pietra di cui hai bisogno: ora splendente
come diamante,
ora
opaca e ferma come una roccia, ma sempre adatta al tuo
scopo.
Cosa
farai di questo ciottolo che sono io, di questo piccolo
sasso che tu hai creato
E
che lavori ogni giorno con la potenza della tua pazienza,
con
la forza invincibile del tuo amore trasfigurante?
Tu
sai fare cose inaspettate, gloriose.
Getti
le cianfrusaglie e ti metti a cesellare la mia vita.
Se
mi metti sotto un pavimento che nessuno vede
ma
che sostiene lo splendore dello zaffiro
o
in cima a una cupola che tutti guardano
e
ne restano abbagliati, ha poca importanza.
Importante
è trovarmi ogni giorno là dove tu mi metti, senza ritardi.
E
io, per quanto pietra, sento di avere una voce: voglio
gridarti, o Dio,
la
felicità di trovarmi nelle tue mani malleabile,
per
renderti servizio, per essere tempio della tua gloria.
( Card: A. Balestrero)
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LA
LEGGENDA DEL BAMBU
Cera
una volta un bellissimo e meraviglioso giardino. Era situato
a ovest del paese, in mezzo al grande regno. Il Signore di
questo giardino aveva labitudine di farvi una passeggiata
ogni giorno, quando il caldo della giornata era più forte.
Cera
in questo giardino un bambù di aspetto nobile. Era il più
bello di tutti gli alberi del giardino e il Signore amava
questo bambù più di tutte le altre piante. Anno dopo anno,
questo bambù cresceva e diventava sempre più bello e più
grazioso. Il bambù sapeva bene che il Signore lo amava e ne
godeva.
Un
bel giorno il Signore si avvicinò al suo albero amato e
lalbero, in grande venerazione, chinò la sua testa: Il
Signore gli disse: Caro bambù, ho bisogno di te.
Sembrò al bambù che fosse venuto il giorno di tutti i
giorno, il giorno per cui era nato. Con grande gioia ma a
bassa voce il bambù rispose: Oh Signore, sono pronto:
Fa di me luso che vuoi!.
Bambù la voce del Signore era addolorata per usarti
devo abbatterti; il bambù fu spaventato, molto
spaventato: Abbattere me, Signore, che hai fatto
diventare il più bellalbero di tutto il giardino? No,
per favore, no! Usami per la tua gioia, Signore, ma, per
favore, non abbattermi:
Mio caro bambù disse il Signore, e la sua voce era più
triste se non posso abbatterti, non posso usarti.
Nel
giardino ci fu allora un grande silenzio. Il vento non
tirava più, gli uccelli non cantavano più. Lentamente,
molto lentamente, il bambù chinò ancora di più la sua
testa meravigliosa. Poi sussurrò: Signore, se non puoi
usarmi senza abbattermi, fa di me quello che vuoi e
abbattimi.
Mio caro bambù disse di nuovo il Signore non devo
solo abbatterti, ma anche tagliarti le foglie ed i rami.
Oh Signore disse il bambù non farmi questo:
lasciami almeno le foglie e i miei rami. Se non posso
tagliarli, non posso usarti.
Allora
il sole si nascose e gli uccelli ansiosi volarono via, il
bambù tremò e disse, appena udibile: Signore,
tagliali!
Mio caro bambù, devo farti ancora di più. Devo spaccarti
in due e strapparti il cuore. Se non posso farti questo non
posso usarti. Il bambù non poté più parlare. Si chinò
a terra.
Così
il Signore del giardino abbatté il bambù, taglio i rami,
levò le foglie, lo spaccò in due e ne estirpò il cuore.
Poi portò il bambù alla fonte di acqua fresca vicino ai
suoi campi inariditi. Là, delicatamente, il Signore dispose
lamato bambù a terra: unestremità del tronco la
collegò alla fonte; laltra la diresse verso il campo
arido. La fonte dava acqua, lacqua si riversava sul campo
che aveva tanto aspettato. Poi fu piantato ilo riso, i
giorni passarono, la semenza crebbe e il tempo della
raccolta venne.
Così
il meraviglioso bambù divenne realmente una grande
benedizione in tutta la sua povertà e umiltà.
Quando
era ancora grande e bello e grazioso, viveva e cresceva
soltanto per se stesso e amava la propria bellezza. Al
contrario ora, nella sua condizione di povertà, era
divenuto un canale, che il Signore usava per rendere fecondo
il suo regno.
(Da
un racconto popolare cinese)
LA
STELLA VERDE
Esistevano
milioni di stelle nel cielo. Stelle di tutti i colori:
bianche, argentate, verdi, dorate, rosse e azzurre.
Un
giorno, inquiete, si avvicinarono a Dio e gli dissero: "Signore
Dio, ci piacerebbe vivere sulla terra, tra gli uomini".
"Così sarà fatto
disse il signore Vi conserverò tutte piccoline, così
come siete viste, affinché possiate scendere sulla terra
"
Si
racconta che in quella notte ci fu una bellissima pioggia di
stelle. Alcune si accovacciarono nelle torri delle chiese,
altre andarono a giocare
e a correre con le lucciole nei campi, altre si
mescolarono ai giochi dei bambini e la terra divenne
meravigliosamente illuminata.
Ma
col passare del tempo le stelle decisero di abbandonare gli
uomini e di ritornare in cielo, lasciando la terra oscura e
triste. "Perché siete
tornate?" domandò Dio mentre esse arrivavano poco a
poco. "Signore, non è
stato possibile rimanere sulla terra. Laggiù cè tanta
miseria e violenza, tanta cattiveria e tanta
ingiustizia". "Eh
si! disse il Sifone - Il vostro posto è qui nel cielo.
La Terra è il luogo di ciò che è transitorio, di ciò che
passa e se ne va e di ciò che muore: niente è perfetto
laggiù. Il Cielo invece è il luogo di ciò che è perfetto
e immutabile, di ciò che è eterno e dove nulla finisce".
Dopo
che le stelle furono arrivate, Dio verificò il loro numero
e parlò di nuovo dicendo. "Ci
manca una stella! Non sarà che si è persa nel cammino?"
Un
angelo che gli stava vicino rispose: "No,
Signore! Una di noi ha deciso di restare tra gli uomini.
Essa ha scoperto che il suo posto è esattamente là dove
cè imperfezione, dove cè limite, dove le cose non
vanno bene, dove cè lotta, fatica e dolore". "Che
stella è mai questa?" "E
la speranza, Signore. La stella verde. Lunica stella di
quel colore".
Ma
quando guardarono sulla Terra, quella stella non era sola.
La Terra era nuovamente illuminata perché vi era una stella
verde nel cuore di ogni persona. Infatti lunico
sentimento che luomo ha e che Dio non ha bisogno di avere
è la speranza: Dio conosce già il futuro e la speranza è
propria della persona umana: è propria di chi sbaglia, di
chi non è perfetto, di chi non sa come sarà il suo futuro.
Ricevi, amico/a, anche tu questa stella nel tuo cuore: è la speranza
la tua stella verde. Non lasciare mai che vada via e che la
sua luce si spenga. Abbi la certezza che essa illuminerà il
tuo cammino; tu sii sempre positivo e ringrazia Dio per ogni
cosa. Sii sempre felice e illumina con la tua speranza le
persone che ti sono accanto.
GOCCIOLINA
Allalba,
una goccia di rugiada brillava su una foglia lucida.
Una
farfalla passò di là e volteggiando sussurrò:
Gocciolina, come staresti bene sul mio vestito azzurro.
Saresti ammirata da tutti se
venissi a ingemmare la mia
tela dargento, le
disse il ragno.
Vieni ad illuminare la mia casa la
pregò una formica.
Gocciolina
si guardo attorno un po
confusa e scorse per terra un
piccolo fiore, inaridito e senza vita. Pareva
dicesse: Ho sete. Gocciolina
scivolò rapida sulla foglia lucida, e
si lascio cadere ai piedi del fiore appassito che
subito riprese vita.
(S.
Lawrence)
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-
Ci si divide in tre gruppi,
secondo la storia che ciascuno ha ricevuto e si fa una
breve condivisione delle prime sensazioni.
-
Si ritorna tutti in assemblea e,
dopo un periodo di silenzio, ciascuno esprime con una
sola parola il sentimento che lo abita
I
CANTO:
Vieni e seguimi
Barche...
Conosco
delle barche che restano in porto per paura
che
il mare le trascini via con violenza.
Conosco
delle barche che arrugginiscono in porto
per
non aver mai rischiato di issare una vela.
Conosco
delle barche che hanno paura del mare,
e
onde non le hanno mai portate al largo.
Conosco
delle barche che restano ad ondeggiare,
per
essere sicure di non capovolgersi.
Conosca
delle barche talmente incatenate
che
hanno dimenticato come liberarsi.
Conosco
delle barche
che
si graffiano sulle rotte delloceano.
Conosco
delle barche che escono dal porto in gruppo
per
affrontare insieme il vento forte.
Conosco
delle barche che non hanno mai smesso di uscire dal porto
ogni
giorno della loro vita.
Conosco
delle barche che tornano lacerate dappertutto,
ma
più coraggiose e più forti.
Conosco
delle barche straboccanti di sole
perché
hanno condiviso viaggi meravigliosi.
Conosco
delle barche che hanno navigato
fino
al loro ultimo giorno e sono di nuove pronte
a
spiegare le loro grandi vele
perché
hanno un cuore a misura delloceano.
PROCLAMAZIONE
VANGELO: Gv
15, 1 - 17
Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni
tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio
che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi
siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete
in me ed io in voi. Come il tralcio non può far
frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche
voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci.
Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché
senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in
me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo
raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete
in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che
volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre
mio: che
portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.
Come il Padre ha amato me, così anchio ho amato voi. Rimanete
nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti,
rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti
del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia
piena.
Questo
è il mio comandamento: che vi
amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di
questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete
miei amici, se farete ciò che vi comando. Non
vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello
che fa il padrone; ma
vi ho chiamati amici,
perché tutto ciò che ho udito dal Padre lho fatto
conoscere a voi. Non
voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate
e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché
tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo
conceda.
Questo
vi comando: amatevi gli uni gli altri.
-
Silenzio
-
Esposizione
e Adorazione Eucaristica
-
CANTO:
Motteto di
Taizé
-
Silenzio
-
Si
proclama di nuovo il Vangelo
-
Risonanza
della Parola ( solo i versetti)
DAGLI
SCRITTI DI DANIELE
COMBONI: Il Primo Amore...
Se non che, il cattolico, avvezzo a giudicare delle cose col
lume che gli piove dallalto, guardò lAfrica non
attraverso il miserabile prisma degli interessi umani, ma al
puro raggio della sua fede; e scorse colà una miriade
infinita di fratelli appartenenti alla sua stessa famiglia,
aventi un comun Padre su in cielo
(
) . Allora,
trasportato egli dallimpeto di quella carità accesa con
divina vampa sulla pendici del Golgota, ed uscita dal
costato di un Crocifisso, sentì battere più frequenti i
battiti del suo cuore; e una virtù divina parve che lo
spingesse a quelle
terre, per stringere tra le braccia e
dare il bacio di pace e di amore a quegli infelici suoi
fratelli...
Il primo amore della mia giovinezza fu per linfelice
Nigrizia, e, lasciando quanto
per me vera di più caro al mondo, venni, or sono sedici
anni, in queste contrade per offrire al sollievo delle sue
secolari sventure lopera mia. Appresso,
lobbedienza mi ritornava in patria, data la cagionevole
salute
Partii per obbedire: ma tra voi lasciai il mio
cuore; e, riavutomi come a Dio piacque, i miei pensieri e i
miei passi furono sempre per voi.
E
oggi finalmente riacquisto il mio cuore, ritornando fra voi,
per dischiuderlo in vostra presenza al sublime e religioso
sentimento della spirituale paternità (
). Si, io sono di
già il vostro Padre, e voi siete i miei figli; e come tali,
la prima volta vi abbraccio e vi stringo al mio cuore
Io
ritorno fra voi per non mai più cessare di essere vostro, e
tutto al maggior vostro bene consacrato per sempre. Il
giorno e la notte, il sole e la pioggia, mi troveranno
egualmente pronto ai vostri spirituali bisogno: il ricco e
il povero, il sano e linfermo, il giovane e il vecchio,
il padrone e il servo avranno sempre uguale accesso al mio
cuore
.
Il
vostro bene sarà il mio, e le vostre pene saranno pure le
mie.
Io
prendo a far causa comune con ognuno di voi, e
il più felice dei miei giorni sarà quello, in
cui potrò dare la vita per voi.
PREGHIERA
Ci
impegniamo noi e non gli altri
senza
pretendere che gli altri si impegnino con noi o per conto
nostro,
senza
giudicare chi non si impegna,
senza
accusare chi non si impegna.
Ci
impegniamo, per trovare un senso alla vita, alla nostra vita,
una
ragione che non sia una delle tante ragioni che ben
conosciamo
e
che non ci prendono il cuore.
Si
vive una sola volta e non vogliamo essere giocati in nome di
un piccolo interesse.
Ci
interessa di perderci
per Qualcosa e per Qualcuno che rimarrà
anche
dopo che noi saremo passati e che costituisce la ragione del
nostro ritrovarci.
Ci
interessa di portare un destino eterno nel tempo,
di
sentirci responsabili di tutto e di tutti, di avviarci.,
sia
pure attraverso lunghi erramenti, verso lAmore.
Ci
impegniamo, non per riordinare il mondo,
non
per rifarlo su misura,
ma
per amarlo.
Per
amare anche quello che non possiamo accettare,
per
amare anche quello che non è amabile,
anche
quello che pare rifiutarsi allamore,
poiché
dietro ad ogni volto e sotto ogni cuore cè,
insieme
ad una grande sete damore
il
volto e il cuore dellAmore,
la
sola certezza che non teme confronti,
la
sola che basta per impegnarci,
perdutamente.
(Primo
Mazzolari)
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Padre
Nostro
-
CANTO
FINALE
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