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Oltre la notte del mondo - Aviano 2008

Oltre la notte del mondo
Aviano 2008

  • Appello della 12° via crucis Pordenone - Aviano, 9 marzo 2008

    Ripercorrere per la 12a volta la strada da Pordenone alla base Usaf di Aviano vuole essere per noi un segno vivo e comunicativo dell'esigenza e dell'urgenza della giustizia e della pace: un segno che viviamo e proponiamo qui nella nostra Terra, coscienti di comunicare con tutte le persone e le comunità del Pianeta che resistono, denunciano, propongono, si impegnano, spesso a rischio della vita per contribuire alla costruzione di un mondo giusto, riconciliato in pace.
Rileggendo e rimeditando dopo quarant’anni l'enciclica di papa Paolo VI, “Populorum progressio”, vi abbiamo colto una vibrante partecipazione ai drammi dell'umanità; una constatazione veritiera e provocatoria dell'interdipendenza planetaria; la necessità di guardare la vita e la storia dalla parte degli impoveriti, degli affaticati, dei più deboli; una solidarietà nelle comunità locali e nella comunità planetaria di tutta la famiglia umana; una visione dello sviluppo deciso dalla giustizia, se ci si impegna veramente a costruire un futuro di pace .
E la Via Crucis ci coinvolge nella meditazione su Gesù ripetutamente colpito, prostrato, isolato: come Lui tante persone, comunità, popoli del mondo ci chiedono di condividere la loro sorte, di compiere con loro il cammino della liberazione e della vita; ci comunicano insieme alla prostrazione la straordinaria capacità di resistenza, di reazione al sogno, di spiritualità, di progettualità, di dedizione; attendono la nostra vicinanza, il nostro coraggio, la nostra consapevole e attiva collaborazione; ci accompagnano nel cammino verso la base di Aviario perché le armi che vi si custodiscono sono le stesse che colpiscono le loro comunità, i loro territori, che uccidono, feriscono, distruggono.
Gesù, che nella sua Via Crucis chiede aiuto, sono tutti coloro che manifestano in modo silenzioso o gridato necessità di giustizia, di pace, di rispetto dei diritti umani fondamentali nette nostre comunità e nella comunità planetaria che comprende tutte le persone, tutti gli esseri viventi.
L'aiuto è la solidarietà concreta, è la cooperazione internazionale fra soggetti con pari dignità; è la pretesa di istituzioni locali e mondiali che assumano la giustizia e la pace come doveri prioritari; è la sobrietà della nostra vita; è l’informazione, la consapevolezza, l'affermazione e la pratica di un'etica mondiale vincolante tutte le donne e gli uomini di buona volontà sulle questioni decisive, indiscutibili, dirimenti della giustizia e delta pace.
In Gesù, che muore sulla croce, meditiamo sulla morte di tutte le vittime innocenti, vibriamo di compassione profonda; ci sentiamo dolorosamente provocati alla nostra responsabilità personale e comunitaria; ad impegnarci per prevenire le morti a causa della fame, di malattie endemiche e curabili; di guerre e altre forme di violenza, le morti su lavoro, sulle strade; le morti per sofferenze personali e familiari attuate in modo tragico, come avvenuto di recente anche nella nostra regione.
Gesù, che muore sulla croce, ci conduce a compiere, camminando sulla strada da Pordenone alla base USAF di Aviano, l’itinerario dei martiri, di tutte quelle donne e quegli uomini, quelle comunità uccise vittime di giustizie inaccettabili perché annunciatori e testimoni coerenti e fedeli della giustizia, della pace, della fraternità: una grande ricchezza a cui attingere.
Gesù, che muore sulla croce, ci rivela il Dio impotente nel mondo e per questo totalmente solidale con noi; solo questa compassione può salvare la nostra vita, quella dell'umanità, anche la vita della Chiesa: “al di fuori dei poveri non può esserci salvezza".
Gesù Risorto, Vivente oltre la morte, cammina con noi da Pordenone fino davanti alta base USAF di Aviano: la sua presenza ci incoraggia nei momenti di perplessità, di stanchezza, di affievolimento della speranza; cammina con noi che camminiamo insieme fra noi qui e insieme a tutte le comunità e i popoli del Pianeta che vivono con la stessa ragionevole speranza, con lo stesso fine e il medesimo impegno di rendere umano questo mondo.
Lungo il percorso sono attese e importanti parole autentiche, profonde; quelle che attivano la memoria storica, la vicinanza e forza dei profeti, dei martiri, dei santi che ci invitano a scorgere i segni dei tempi; che sollecitano le nostre possibilità di bene, che rincuorano e alimentano la forza della denuncia, della proposta, dell'assunzione di impegno, fedeltà, coerenza e perseveranza. E lungo il cammino sono altrettanti importati i segni concreti, le esperienze vive di solidarietà, condivisione, sobrietà.
Camminiamo anche quest'anno per dichiarare personalmente e pubblicamente alcuni no e altrettanti sì fondamentali, decisivi per la vita.
No all'ingiustizia, all'illegalità, alla corruzione, al capitalismo; sì alla giustizia, alla legalità, alla condivisione. No al militarismo alle armi, alle guerre, a tutte le forme di terrorismo e di violenza. Si alla scelta della nonviolenza attiva, alla riconversione dell'industria bellica, a parole e gesti di tenerezza.
No a tutte le forme di xenofobia e di razzismo, di discriminazione e di esclusione; sì all'accoglienza di ogni altro, alle esperienze di convivenza fra le differenze, di attenzione a chi fa più fatica a vivere. No a tutte le distruzioni dell'ambiente, delle specie viventi; sì all'attenzione, alla premura, alla cura.
No al materialismo invadente che separa, rende individualisti, egoisti, superficiali, pigri; sì al silenzio, alla meditazione, alta contemplazione, alla profondità dell'essere, alta spiritualità, alla cultura, all'espressione creativa e artistica.
No alle nostre coscienze di fedeli e alla nostra Chiesa quando siamo tiepidi, acritici, timorosi di fronte a questo assordante urto dei poveri; sì ad una fede e ad una Chiesa profetica e incarnata nella storia, una Chiesa e un cristiano che sanno dire "I CARE, mi sta a cuore".
In cammino dunque con queste convinzioni, con questi fini, con questo impegno, con questa esigenza di coerenza e di fedeltà, a cominciare da ciascuna e ciascuno di noi.
E per rendere concreto quanto detto, proponiamo due segni durante la Via Crucis Pordenone base USAF Aviano dei 9 marzo 2008:
1 - Raccoglieremo il ricavato di un pranzo, frutto di digiuno che uno intende fare, per devolverlo al Baby Hospital di Betlemme, luogo emblematico dell'amore in un contesto di violenza, fame, guerra
2 -Raccoglieremo le firme per la legge di proposta popolare per sfrattare una volta per sempre tutte le testate nucleari dal suolo della repubblica Italiana.

Beati i costruttori di pace - Associazione E. Balducci di Zugliano - Comunità accoglienza Arcobaleno Gorizia - Comunità cristiana di base Gorizia - Emergency Famiglia Comboniana GIM di Padova – SUAM Nord Est

 



1° TAPPA: Gesù condannato
Suam Nord Est


DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI 19, 12-16

Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via, via, crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i sommi sacerdoti: «Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

DALLA POPULORUM PROGRESSIO
 
Aspirazioni degli uomini

Essere affrancati dalla miseria, garantire in maniera più sicura la propria sussistenza, la salute, un'occupazione stabile; una partecipazione più piena alle responsabilità, al di fuori da ogni oppressione, al riparo da situazioni che offendono la loro dignità di uomini; godere di una maggiore istruzione; in una parola, fare conoscere e avere di più, per essere di più: ecco l'aspirazione degli uomini di oggi, mentre un gran numero d'essi è condannato a vivere in condizioni che rendono illusorio tale legittimo desiderio. [...]
Nello stesso tempo, i conflitti sociali si sono dilatati fino a raggiungere le dimensioni del mondo. La viva inquietudine, che si è impadronita delle classi povere nei paesi in fase di industrializzazione, raggiunge ora quelli che hanno un'economia quasi esclusivamente agricola: i contadini prendono coscienza, anch'essi, della loro «miseria immeritata». A ciò s'aggiunga lo scandalo di disuguaglianze clamorose, non solo nel godimento dei beni, ma più ancora nell'esercizio del potere. Mentre una oligarchia gode, in certe regioni, di una civiltà raffinata, il resto della popolazione, povera e dispersa, è «privata pressoché di ogni possibilità di iniziativa personale e di responsabilità, e spesso anche costretta a condizioni di vita e di lavoro indegne della persona umana». [...]
In questo stato di marasma si fa più violenta la tentazione di lasciarsi pericolosamente trascinare verso messianismi carichi di promesse, ma fabbricatori di illusioni. Chi non vede i pericoli che ne derivano, di reazioni popolari violente, di agitazioni insurrezionali, e di scivolamenti verso le ideologie totalitarie? Questi sono i dati del problema, la cui gravità non può sfuggire a nessuno. [...]
Fedele all'insegnamento e all'esempio del suo divino Fondatore, che poneva «l'annuncio della buona novella ai poveri» (cf. Lc 7,22) quale segno della sua missione, la chiesa non ha mai trascurato di promuovere l'elevazione umana dei popoli ai quali portava la fede nel Cristo. [...] Ma ormai le iniziative locali e individuali non bastano più. La situazione attuale del mondo esige un'azione d'insieme sulla base di una visione chiara di tutti gli aspetti economici, sociali, culturali e spirituali. Esperta in umanità, la chiesa, lungi dal pretendere minimamente d'intromettersi nella politica degli stati, «non ha di mira che un unico scopo: continuare, sotto l'impulso dello Spirito consolatore, la stessa opera del Cristo, venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità (cf. Gv 18,37), per salvare, non per condannare, per servire, non per essere servito (cf. Gv 3,17; Mt 20,28; Mc 10,45)». Fondata per porre fin da quaggiù le basi del regno dei cieli e non per conquistare un potere terreno, essa afferma chiaramente che i due domìni sono distinti, così come sono sovrani i due poteri, ecclesiastico e civile, ciascuno nel suo ordine. Ma, vivente com'è nella storia, essa deve «scrutare i segni dei tempi e interpretarli alla luce dell'evangelo». In comunione con le migliori aspirazioni degli uomini e soffrendo di vederle insoddisfatte, essa desidera aiutarli a raggiungere la loro piena fioritura, e a questo fine offre loro ciò che possiede in proprio: una visione globale dell'uomo e dell'umanità.
Lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere sviluppo autentico, dev'essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l'uomo. [...]
Nel disegno di Dio, ogni uomo è chiamato a uno sviluppo, perché ogni vita è vocazione. [...] Ma ogni uomo è membro della società: appartiene all'umanità intera. Non questo o quell'uomo soltanto, ma tutti gli uomini sono chiamati a tale sviluppo plenario. [...]La solidarietà universale, che è un fatto, per noi è non solo un beneficio, ma altresì un dovere. [...] Se il perseguimento dello sviluppo richiede un numero sempre più grande di tecnici, esige ancor più uomini di pensiero capaci di riflessione profonda, votati alla ricerca d'un «umanesimo» nuovo, che permetta all'uomo moderno di ritrovare se stesso, assumendo i valori superiori di amore, di amicizia, di preghiera e di contemplazione. In tal modo potrà compiersi in pienezza il vero sviluppo, che è il passaggio, per ciascuno e per tutti, da condizioni meno umane a condizioni più umane.
 
SALMO 14 (di don Sergio Carrarini)
 
Signore chi è un vero credente?
Chi può celebrare con gioia la tua lode,
cantare i tuoi salmi all’alba e al tramonto?

Chi è onesto fino in fondo
con se stesso e con gli altri
e affronta i problemi con senso di giustizia;

chi dice la verità,
anche quando è scomoda,
e non trincia giudizi sugli altri;

chi non fomenta litigi e rancori
coi vicini di casa e lavoro
e perdona tutte le offese;

chi sa dire con coraggio
bene al bene
e male al male;

chi mantiene fede agli impegni
anche a costo di rimetterci
e non tollera l’ingiustizia;

chi non è attaccato ai soldi
e non fa l’avvoltoio
sfruttando le debolezze degli altri.

Chi si comporta così
non avrà motivo di pentirsene.
Merita piena fiducia.  
 

IN UNA SOCIETA’ ASSASSINA SOLO UN ALTRO MONDO è POSSIBILE (A. Paoli)
 
“I poveri possono sperare? Hanno diritto di sperare oppure li stiamo ingannando? Questo pensiero, che mi ha accompagnato con insistenza e continua ancora oggi a pungolarmi, mi ha portata a vedere nel nostro occidente la causa di questa disperazione, di quest’ombra che avvolge persone nate per essere felici e che hanno tutte le condizioni per esserlo. Ho cercato di studiare a fondo se esistono cause di speranza e posso dire di aver trovato che esse ci sono.
Questo occidente dominatore, che vive una grande prosperità succhiando il sangue dei poveri, possiede oggi qualche luce di speranza, data dal cambio di cultura in atto, di cui pochi sono coscienti anche se si tratta di un cambio molto rapido ed evidente. Stiamo passando dalla cultura dell’”essere” che ha creato le grandi astrazioni che hanno dominato il mondo (e prodotto tanti guasti nella nostra storia), a una cultura più attenta alle cause e agli effetti di questa crescita vertiginosa della produzione e della tecnologia. In poche parole, una cultura più attenta alla sofferenza e alle vittime. La filosofia dell’essere ha affermato fortemente la nostra identità: l’uomo occidentale è un uomo completo in sé, isolato e  separato dagli altri con i quali comunica solamente per il bisogno di sviluppare la ragione e l’intelligenza. Oggi prevale un’altra convinzione: l’uomo non è completo in sé, l’uomo ha bisogno dell’altro. La vera essenza dell’uomo, il contenuto della sua personalità non è la ragione ma la compassione, l’amore verso gli altri, che significa responsabilità. Questa è la nostra speranza.
Non so se ne avete coscienza: noi viviamo in una società assassina, che per continuare a funzionare in tutte le sue linee economiche, sociali, e nelle sue forme di divertimento, ha bisogno di uccidere! Se la nostra società cessasse di uccidere sarebbe finita!! Tutta la sua dinamica, ala sua attività, questa specie di crescita febbrile che ci affascina, la pagano milioni di persone.
Ci impressionano molti fatti di terrorismo, i morti palestinesi, gli eventi di guerra nel mondo, mentre trascuriamo tutta quella morte silenziosa e lenta di quelle persone che non hanno accesso ai diritti fondamentali della vita, a cui quotidianamente rubiamo la vita per avere il diritto si sprecare, di entrare nei supermercati e prendere tutto il superfluo possibile, spinti solamente dal fascino della novità. […]
Noi che apparteniamo  alla cultura e al mondo omicida, dobbiamo avere la capacità di aprirci verso le vittime di cui siamo responsabili. Amici miei, bisogna resistere, bisogna essere dissidenti, bisogna dire di no! Dobbiamo essere dissidenti e capaci di unirci realmente a tutte le forme di protesta e di rifiuto… Veramente un altro mondo è possibile!”
 (fr. Arturo Paoli)


Il talismano di Gandhi

Ti darò un talismano!
Ogni volta che sei nel dubbio
o quando il tuo “io” ti sovrasta,
fa questa prova:
richiama il viso dell’uomo più povero e più debole
che puoi aver visto
e domandati se il passo che hai in mente di fare
sarà di qualche utilità per lui.
Ne otterrà qualcosa?
Gli restituirà il controllo
sulla sua vita e sul suo destino?
In altre parole,
condurrà all’autogoverno
milioni di persone
affamate nel corpo e nello spirito?
Allora vedrai i tuoi dubbi
e il tuo “io” dissolversi.
(Mohandas Gandhi)


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