25 Dicembre 2002
Carissimi amici,
sono tornata dall'Italia in forze, direi, ben
ritemprata e con voglia di fare e continuare.
Appena mi hanno visto per le strade di
Korogocho,
tutti mi dicevano "umenyonya", che e un modo
di dire usato da queste parti che letteralmente
significa "la mamma ti ha allattato"!
D'altro canto al mio ritorno ho trovato una situazione
ancora più dura di quella che avevo lasciato. La
lotta per la terra, che ci aveva dato un sacco di
speranze durante l'anno, e completamente stagnata.
Ancora una volta il processo in corte e stato
rimandato e molto probabilmente si risolverà in
nulla. Le organizzazioni che a Nairobi hanno finora
sostenuto la lotta per la terra e rivendicato al
governo le terre per i baraccati della città, si
stanno tirando indietro, riducendo il loro impegno in
progetti "sicuri" ad alto reddito con minimo
sforzo. E vero che non e possibile vivere sotto
pressione troppo a lungo, e loro ne hanno subite
parecchie, ma è pure vero che il diritto alla terra
per i baraccati e la condizione indispensabile per
rendere possibile o almeno pensabile il miglioramento
delle condizioni di vita degli abitanti delle
baraccopoli. Se non ottengono nemmeno il diritto di
essere baraccati, manca veramente la terra sotto i
piedi!
La lotta invece per il potere politico non stagna
affatto, anzi e molto movimentata! Il Kenya
ha perso la sua occasione di democratizzazione quando
il presidente Moi ha indetto le elezioni, che verranno
il 27 dicembre, prima che fosse approvata la nuova
costituzione. La bozza e stata redatta da una
commissione voluta e nominata dallo stesso Moi. Come
se niente fosse, ha spazzato via il lavoro e le
speranze di un intero paese. L'ex presidente dell'ex
commissione di revisione della costituzione e un
indiano nato in Kenya, Ash Paal Ghai. Quando l'ho
incontrato mi ha molto colpito che stesse battendo a
tappeto il paese, consultando la gente per
coinvolgerla il più possibile attivamente nella
stesura della costituzione stessa; ma ancora di più
mi ha colpito che desse priorità a due fasce
particolare di popolazione: "Prima di qualunque
altra consultazione e prima di qualunque altro parere,
ho deciso di ascoltare i bisogni e le richieste dei
bambini e degli abitanti delle baraccopoli". Per
un paese che finora ha deciso di considerare
invisibile metà della sua popolazione, e cioè chi
abita nelle baraccopoli, negando l'evidente esistenza
delle numerose baraccopoli, questo era sicuramente un
inizio inusuale! Prima di iniziare il suo instancabile
viaggio in lungo e in largo per il Kenya per le
consultazioni popolari, è venuto a Korogocho, per
ascoltare la gente, i loro problemi, i loro desideri.
E ha ascoltato i bambini. I bambini del Boma Rescue
Center lo hanno incontrato il sabato 19 ottobre in una
celebrazione di riconciliazione e di pace. Ha
consegnato ai bambini, e a tutti i presenti, l'albero
della pace e una copia della nuova costituzione: Pace
e Diritto per il futuro dei bambini! Pace e Diritto da
far crescere e curare!
Il 19 ottobre è stato anche il giorno in cui e
morto uno dei ragazzi del Boma Rescue Center. Morto di
Aids. Si chiama Moses Taabu. Taabu in kiswahili
significa "problema", pensate voi che cosa
possa significare che una mamma decida di chiamare il
suo bambino "problema". Da tre anni era
rimasto da solo, da quando cioè la mamma è morta e
il papa è ritornato alla sua città natale e si è
dimenticato di lui. Taabu ha vissuto da allora nella
discarica adiacente a Korogocho, sniffando colla e
sopravvivendo alla bella e meglio. Ogni tanto
compariva al centro per magiare, lavarsi, fare quattro
chiacchiere. Ha cominciato con la TBC. Beth, una
signora cha abita a Korogocho e che lavora nel
progetto di assistenza dei malati di Aids (progetto
creato di sana pianta da una straordinaria suora
inglese da 18 anni a Korogocho, sr. Jill) lo accetta
in casa sua e lo cura. Ma Moses è un adorabile
ragazzo di strada, fa impazzire la povera Beth, che mi
chiama ogni tanto giusto per condividere le difficoltà
del compito che si è assunta. Guarito dalla TBC, ma
già si sa che è HIV
positivo, prendiamo contatto con la famiglia materna
in Uganda. Un amico della zio si fa carico di
accompagnarlo a casa, fiducioso che "non si può
sbattere in faccia la porta di casa a un figlio della
tua famiglia". Invece dopo tre giorni Moses e
ancora da Beth, ancora più deluso, ancora più solo.
Gli hanno venduto tutto quello che aveva per comprare
il biglietto di ritorno, anche le scarpe nuove! E Beth
ricomincia da capo. Queste donne di Korogocho sono una
benedizione: sempre pronte a farsi carico di un
bambino o due non loro, queste donne che lavorano
dalla mattina alla sera, queste mamme universali! Poi
Moses si è di nuovo ammalato, questa volta
irrimediabilmente, e si è spento poco per volta. L'ho
salutato la sera prima, gli avevo portato i tanto
preziosi biscotti, che lui prontamente ha subito
diviso con Franco, un altro bambino dalla vita
indicibile. Nei giorni precedenti sr. Jill aveva
passato con lui ore di conversazione per cercare di
prepararlo alla morte, per cercare di aiutarlo a
riconciliarsi con il mondo prima di andarsene. Io non
so se sarei pronta per morire, se sarei pronta a
riconciliarmi con il mondo. ma Moses, un terribile
ragazzo di strada, me l'ha insegnato cosi bene. E'
morto tra le braccia di Lucy, un'altra donna che
assiste i morenti soli in casa sua. I poveri ci
insegnano anche questo: l'ultimo gesto di misericordia
e di rispetto, quello di permettere di morire tra i
muri di fango di una casa amorevole! E poi tra 1000
complicazioni burocratiche (Moses non esiste per
legge, com'è che può morire?) arriva il giorno
della sepoltura. Non posso descrivere le condizioni
del cimitero comunale di Nairobi: un cimitero per
classi sociali! Tre diversi cancelli dividono tre
sezioni di morti: i ricchi con tombe permanenti, i
medi con tombe semi-permanenti, i poveri con il solo
diritto di riposare in pace per sei mesi e poi succeda
quel che succeda, lo spazio serve a qualcun altro. E
poi ci sono i poverissimi, quelli che non possono
nemmeno pagare l'ultimo buco della loro vita! Per loro
ci sono le fosse comuni, che vengono chiuse solo
quando sono piene. Adesso capisco la battaglia di p.Alex
per avere un cimitero a Korogocho per i poveri.
Ci sarebbero molte altre cose, ma io stessa non mi
raccapezzo a viverle, figuratevi a raccontarle!
Accettatele così, per quella follia che sono e magari
pregateci su.
Monica |
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