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Lettera da una volontaria a Korogocho

di Monica dal Kenya

Lettera da una volontaria a Korogocho

Monica ci scrive dal Kenya

 

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Monica è una volontari dell'ACCRI (Associazione di Cooperazione Cristiana Internazionale) ed attualmente si trova a Korogocho a stretto contatto con i missionari comboniani (p. Alex Zanotelli prima e p. Daniele Moschetti ora). In questa lettera ci lascia degli stralci della sua esperienza.

 

25 Dicembre 2002

Carissimi amici,

sono tornata dall'Italia in forze, direi, ben ritemprata e con voglia di fare e continuare.

Appena mi hanno visto per le strade di Korogocho, tutti mi dicevano "umenyonya", che e un modo di dire usato da queste parti che letteralmente significa "la mamma ti ha allattato"! D'altro canto al mio ritorno ho trovato una situazione ancora più dura di quella che avevo lasciato. La lotta per la terra, che ci aveva dato un sacco di speranze durante l'anno, e completamente stagnata. Ancora una volta il processo in corte e stato rimandato e molto probabilmente si risolverà in nulla. Le organizzazioni che a Nairobi hanno finora sostenuto la lotta per la terra e rivendicato al governo le terre per i baraccati della città, si stanno tirando indietro, riducendo il loro impegno in progetti "sicuri" ad alto reddito con minimo sforzo. E vero che non e possibile vivere sotto pressione troppo a lungo, e loro ne hanno subite parecchie, ma è pure vero che il diritto alla terra per i baraccati e la condizione indispensabile per rendere possibile o almeno pensabile il miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti delle baraccopoli. Se non ottengono nemmeno il diritto di essere baraccati, manca veramente la terra sotto i piedi!

La lotta invece per il potere politico non stagna affatto, anzi e molto movimentata! Il Kenya ha perso la sua occasione di democratizzazione quando il presidente Moi ha indetto le elezioni, che verranno il 27 dicembre, prima che fosse approvata la nuova costituzione. La bozza e stata redatta da una commissione voluta e nominata dallo stesso Moi. Come se niente fosse, ha spazzato via il lavoro e le speranze di un intero paese. L'ex presidente dell'ex commissione di revisione della costituzione e un indiano nato in Kenya, Ash Paal Ghai. Quando l'ho incontrato mi ha molto colpito che stesse battendo a tappeto il paese, consultando la gente per coinvolgerla il più possibile attivamente nella stesura della costituzione stessa; ma ancora di più mi ha colpito che desse priorità a due fasce particolare di popolazione: "Prima di qualunque altra consultazione e prima di qualunque altro parere, ho deciso di ascoltare i bisogni e le richieste dei bambini e degli abitanti delle baraccopoli". Per un paese che finora ha deciso di considerare invisibile metà della sua popolazione, e cioè chi abita nelle baraccopoli, negando l'evidente esistenza delle numerose baraccopoli, questo era sicuramente un inizio inusuale! Prima di iniziare il suo instancabile viaggio in lungo e in largo per il Kenya per le consultazioni popolari, è venuto a Korogocho, per ascoltare la gente, i loro problemi, i loro desideri. E ha ascoltato i bambini. I bambini del Boma Rescue Center lo hanno incontrato il sabato 19 ottobre in una celebrazione di riconciliazione e di pace. Ha consegnato ai bambini, e a tutti i presenti, l'albero della pace e una copia della nuova costituzione: Pace e Diritto per il futuro dei bambini! Pace e Diritto da far crescere e curare!

Il 19 ottobre è stato anche il giorno in cui e morto uno dei ragazzi del Boma Rescue Center. Morto di Aids. Si chiama Moses Taabu. Taabu in kiswahili significa "problema", pensate voi che cosa possa significare che una mamma decida di chiamare il suo bambino "problema". Da tre anni era rimasto da solo, da quando cioè la mamma è morta e il papa è ritornato alla sua città natale e si è dimenticato di lui. Taabu ha vissuto da allora nella discarica adiacente a Korogocho, sniffando colla e sopravvivendo alla bella e meglio. Ogni tanto compariva al centro per magiare, lavarsi, fare quattro chiacchiere. Ha cominciato con la TBC. Beth, una signora cha abita a Korogocho e che lavora nel progetto di assistenza dei malati di Aids  (progetto creato di sana pianta da una straordinaria suora inglese da 18 anni a Korogocho, sr. Jill) lo accetta in casa sua e lo cura. Ma Moses è un adorabile ragazzo di strada, fa impazzire la povera Beth, che mi chiama ogni tanto giusto per condividere le difficoltà del compito che si è assunta. Guarito dalla TBC, ma già si sa che è HIV positivo, prendiamo contatto con la famiglia materna in Uganda. Un amico della zio si fa carico di accompagnarlo a casa, fiducioso che "non si può sbattere in faccia la porta di casa a un figlio della tua famiglia". Invece dopo tre giorni Moses e ancora da Beth, ancora più deluso, ancora più solo. Gli hanno venduto tutto quello che aveva per comprare il biglietto di ritorno, anche le scarpe nuove! E Beth ricomincia da capo. Queste donne di Korogocho sono una benedizione: sempre pronte a farsi carico di un bambino o due non loro, queste donne che lavorano dalla mattina alla sera, queste mamme universali! Poi Moses si è di nuovo ammalato, questa volta irrimediabilmente, e si è spento poco per volta. L'ho salutato la sera prima, gli avevo portato i tanto preziosi biscotti, che lui prontamente ha subito diviso con Franco, un altro bambino dalla vita indicibile. Nei giorni precedenti sr. Jill aveva passato con lui ore di conversazione per cercare di prepararlo alla morte, per cercare di aiutarlo a riconciliarsi con il mondo prima di andarsene. Io non so se sarei pronta per morire, se sarei pronta a riconciliarmi con il mondo. ma Moses, un terribile ragazzo di strada, me l'ha insegnato cosi bene. E' morto tra le braccia di Lucy, un'altra donna che assiste i morenti soli in casa sua. I poveri ci insegnano anche questo: l'ultimo gesto di misericordia e di rispetto, quello di permettere di morire tra i muri di fango di una casa amorevole! E poi tra 1000 complicazioni burocratiche (Moses non esiste per legge, com'è che può morire?) arriva il  giorno della sepoltura. Non posso descrivere le condizioni del cimitero comunale di Nairobi: un cimitero per classi sociali! Tre diversi cancelli dividono tre sezioni di morti: i ricchi con tombe permanenti, i medi con tombe semi-permanenti, i poveri con il solo diritto di riposare in pace per sei mesi e poi succeda quel che succeda, lo spazio serve a qualcun altro. E poi ci sono i poverissimi, quelli che non possono nemmeno pagare l'ultimo buco della loro vita! Per loro ci sono le fosse comuni, che vengono chiuse solo quando sono piene. Adesso capisco la battaglia di p.Alex per avere un cimitero a Korogocho  per i poveri. 

Ci sarebbero molte altre cose, ma io stessa non mi raccapezzo a viverle, figuratevi a raccontarle! Accettatele così, per quella follia che sono e magari pregateci su.

Monica

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