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La fame e la sete di giustizia straziano le viscere...

di Filippo Pallotta dall'Honduras

La fame e la sete di giustizia 

straziano le viscere...

Filippo (Casco Bianco) racconta il primo periodo trascorso in Honduras

 

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Filippo, Casco Bianco in Honduras, ci lascia delle impressioni riguardanti la sua esperienza in un progetto di sviluppo. Queste righe sono state scritte durante il suo breve rientro in Italia, ma è già ripartito, quindi sicuramente avremmo presto sue notizie.

 

Padova, 19 marzo 2003

Un enorme foglio bianco da riempire di parole, per cercare di riassumere una piccola esperienza.

Da circa quindici giorni sono tornato a casa dopo aver passato gli ultimi tre mesi tra le compañeras e i compañeros del Movimiento Campesino dell'Aguan (MCA) (Honduras, Centro America), in un bollente turbinio di riunioni, assemblee, lotte. Ora sono nella mia stanza, con l'aria fredda che entra dalla finestra e una apparente calma che mi circonda.
Sono ancora frastornato dal viaggio che mi ha catapultato qui a Padova, dove ho ritrovato la solita tranquilla realtà cittadina, così lontana dalla lotta quotidiana della gente nel campo. L'affetto dei miei cari ha attutito l'atterraggio e le loro domande mi hanno messo subito davanti alla grande responsabilità di dover raccontare questi mesi in cui ho cercato di condividere la difficile vita dei compesinos dell'MCA.

Molti mi chiedono come va, come sta la gente… ed io posso solo rispondere che loro devono lottare per il semplice diritto all'esistenza, giorno per giorno, derubati del loro futuro per l'egoismo dei tanti epuloni che ingrassano miopi alla tavola imbandita con i frutti della corruzione e della menzogna.
Poco prima di partire, è giunta la notizia che il progetto di costruire nella comunità un Centro di Educazione Basica con fondi della Unione Europea era stato spostato in un'altra località, visto che il governatore della regione, nemico storico dell'MCA (è uno dei terratenienti che sta occupando illegalmente le terre assegnate ai contadini) ha "convinto" quelli del ministero dell'educazione della inutilità di costruire il centro: adesso 700 bambini, dai 6 ai 14 anni, sono senza una scuola e senza maestri. "Non solo vogliono ucciderci con la fame, impedendoci di coltivare le terre, ma vogliono negare l'istruzione ai nostri figli… e questo è ancora peggio, perché così si distrugge il futuro…" mi ha detto don Moncho, uno degli anziani della comunità.
Di fronte a questa mostruosa situazione dell'ingiustizia che diventa legge, le forze vengono meno e sembra impossibile trovare una via di uscita. Eppure questa gente non cede, si sforza di restare unita e continua testarda a marciare nel nome di quel diritto universale e naturale alla vita, alla speranza che ha scavato le loro guance con le lacrime ed il sorriso.
Una commissione del MCA ha successivamente incontrato il governatore faccia a faccia davanti ad un gruppo di funzionari statali e lo ha costretto a prendere degli impegni concreti per comunque garantire la costruzione del Centro. Vedremo… i campesinos sanno comunque che non hanno mai ottenuto niente con la legge, ma solo attraverso la lotta.

Assistere in prima persona a questa ingiustizia mi lacera lo stomaco, con un dolore acuto che sembra infinito. È lo stesso dolore che sentivo quando alcune sere ritornavo nella champa e con alcuni compañeros condividevamo la fame per una giornata vissuta in un digiuno forzato dovuto alle lunghissime riunioni a cui avevamo partecipato e ci avevano impedito di trovare qualcosa da mangiare. Sono i dolori della fame.
"Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati" (Mt 5, 6). La fame e la sete di giustizia straziano le viscere, entrano dentro e non mollano la presa; generano un dolore che non si può dimenticare. Impariamo ad ascoltare questo dolore, a sentire nostra l'offesa rivolta ai piccoli e a camminare umilmente a loro fianco condividendone la lotta nell'impegno quotidiano, nonostante le tante contraddizioni.
"Saranno saziati": tempo futuro, tempo dell'attesa. Camminare con questo popolo oppresso richiede molta pazienza e chiede di arrendersi ad una speranza folle che però non delude. L'urgenza della lotta e dell'impegno sono una fiamma che deve essere continuamente alimentata dai sogni. La gente che ho conosciuto sa sognare, nonostante tutto. E noi… quanto spazio lasciamo ai sogni, all'utopia?
Abbiamo forse paura che ci prendano per illusi perché sogniamo un mondo giusto in cui la verità non sia più calpestata? Rallegriamoci invece, perché stiamo condividendo il Sogno di Dio.
I grandi imperi forse non ci ascolteranno, ma almeno noi ci stiamo sforzando di rimanere dalla parte di coloro che il Signore chiama Beati, il cui grido da Lui viene ascoltato e ha cui Lui ha promesso fedeltà. Cerchiamo insieme di rimanere in piedi, sentinelle della Speranza, carpentieri di Pace.

Grazie per il tempo che mi avete regalato

Un abbraccio a tutte/i e a presto

Felipo

" En nombre de Dios, pues, y en nombre de este sufrido pueblo cuyos lamentos
suben hasta el cielo cada día mas tumultuosos,
les suplico, les ruego, les ordeno en nombre de Dios; Cese la represión. "
(Mons Oscar A. Romero, 23 marzo 1980)

 

 

 

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