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2 GIM Padova: Lasciati smascherare

convivenza dicembre 2003

Lasciati smascherare

Limone 7 Dicembre 2003 2° G.I.M. Veglia di preghiera

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Canto iniziale

Segno iniziale: la MASCHERA
Con la maschera addosso ascoltiamo il brano che segue tratto dagli scritti di Daniele Comboni

DALL’ESPERIENZA DI DANIELE COMBONI
Comboni soprattuto negli ultimi anni della sua vita conobbe tremende prove che assestarono duri colpi all’opera missionaria: riportiamoqui lo stralcio di una lettera dove parla della grande carestia degli anni 1878-79

A Mons. G. Marinoni

23 Gennaio 1879
(...) La carestia, fame e sete che portaron seco una fiera epidemia e mortalità, furono assai più tremende e spaventose della fame e della carestia delle Indie e della Cina.
In una parte del mio Vicariato, partendo da Khartum, più vasta che tre volte tutta l’Italia, perì più della metà della popolazione nei soli tre mesi di settembre, ottobre e novembre dopo le piogge. In molte città e villaggi perirono tutti o quasi tutti, rimanendo i cadveri per tanto tempo insepolti; ed in molte località e grosse borgate poco distante da Khartum, morirono non solo tutti gli abitanti, ma ancora i cammelli, gli animali e persino i cani, provvidenziale sicurezza di questi paesi.
Nel regno di Cordofan i tre stabilimenti che ho fondato, da ben otto mesi non conoscono pane di frumento (...).
Ma ciò che mi straziò l’anima è che tutti, Missionari e Suore e Fratelli coadiutori ci ammalammo, e molti morirono di epidemia, specialmente qui a Khartum, tra i quali il braccio destro della mia opera (...) don Antonio Squaranti (...).
Vi fu un epoca che io solo di preti era in piedi, e mi toccò di fare non solo da Vescovo, ma da...tutto; ... ed infermiere di tutti. Ma basta, perchè mi sento debole.
Preghi per me: La Croce è il vero unico conforto, perchè è l’impronta dell’opera di Dio. Dopo la Passione e la Morte di Gesù Cristo successe la Risurrezione. Lo stesso avverrà per l’Africa Centrale.
(Scritti 5555 – 5559)

C’è poco da scherzare, quando si incontra la vita nella sua durezza.
Quindi, giù le maschere!

Abbi il coraggio di affrontare la vita con il tuo vero volto, i tuoi limiti e la tua debolezza.
Le maschere sono quelle a cui hai cercato di dare un nome ieri, nel momento di riconciliazione. Puoi scrivere il nome di ciò che ti tiene lontano dalla vita e che il Padre vuole strappare dal tuo volto.

Preghiera corale dal Salmo 73
(tradotto per noi da Fr. Alfredo Fiorini, Missionario Comboniano ucciso in Mozambico)


Dio è tra la gente di Kariobangi
e vicina è la sua giustizia.

Come è buono il Signore con chi è giusto
con chi conserva un cuore puro e vivo!
Però a momenti anche io cadevo, quasi inciampavo:
un poco per disgusto
un poco per invidia dei potenti, vedendo tanto prosperi i violenti.

Essi non sanno che cosa è sofferenza, la pancia han sempre piena,
senza affanni,
sono arroganza e boria i loro anni,
affamati di orgoglio e di violenza:
le loro labbra parlan con malizia,
tramano ragnatele di nequizia.

In un istante tu li fai sparire,
li finisci, distrutti di spavento,
come in un sogno tu li fai svanire
arriva l’alba e son dispersi al vento.
Dunque ero io a non capire,
sciocco ero nel crudo mio tormento!

E così resto alla Tua Presenza,mi dai la mano, guidi la mia storia,
mi tieni dolce senza violenza,ecco, mi accogli in seno alla Tua Gloria:
il corpo mio svanisce con le ore,
ma tu resti la roccia del mio cuore.

Avrò forse qualcun altro in cielo? Amerò forse qualcun altro in terra?
Tu sei la mia sorte in questa amara serra,
Tu il mio destino eterno, senza velo:
se lontano da te morte è certa
tienimi avvinto alla Tua dolce offerta!

Sei Tu il mio bene,la mia ricompensa,
Tu il mio rifugio
Tu la mia potenza.
Per questo dico le tue meraviglie
presso le porte di Kariobangi e Korogocho
a padri e madri
ai figli e alle figlie.


In Ascolto della Parola (1 Cor 1, 18 –31)
Acclamazione alla Parola:
Canto “Come la pioggia e la neve...”

La Parola che ascoltiamo è stata scritta in un momento particolare dela vita di S.Paolo: dopo il fallimento del discorso all’Aeropago di Atene, dove Paolo ha cercato di trasmettere il Vangelo affidandosi alla sua abilità di oratore “si rifugia” a Corinto timoroso e sofferente (1Cor 2,3).
A Corinto Paolo parla solo della Croce di Cristo.

La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio. Sta scritto infatti:
Distruggerò la sapienza dei sapienti
e annullerò l'intelligenza degli intelligenti.
Dov'è il sapiente? Dov'è il dotto? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo? Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.
Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perchè nessuno possa gloriarsi davanti a Dio. Ed è per Lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, perchè, come sta scritto: “Chi si vanta, si vanti nel Signore”.

Breve spazio di silenzio per farci abitare dalla Parola ascoltata
A questo punto possiamo lasciarci accompagnare dall’arpeggio della chitarra e riprendere liberamente alcune frasi della Parola ascoltata

E’ tutto qui.
Lo scandalo della Croce. Tutte le nostre maschere cadono davanti ad un uomo crocifisso. Davanti all’umanità crocifissa.
Anche per Paolo, continua l’esperienza della caduta. Questa volta, non cade sulla strada per Damasco, ma su una strada che conosceva molto bene: la sua adesione a Cristo!
I problemi di fuori facevano emergere quelli di dentro: il suo problema personale. E’ proprio attraverso l’esperienza di tutti quei problemi, grandi e piccoli, che Dio continuava a parlare, a rivelarsi a Paolo e ad inviarlo alla gente.

“Volevo seguire Gesù e scelsi di essere per i poveri. Per lui feci una scelta di povertà radicale, anche se povera come un vero povero io non potrò mai esserlo. Vivo il mio servizio senza un nome, senza la sicurezza di un ordine religioso, senza appartenere a nessuna organizzazione, senza uno stipendio, senza versamento di contributi per quando sarò vecchia. Sono non sposata perchè così scelsi nella gioia quando ero giovane. Volevo essere tutta per Dio. Partii decisa a gridare il Vangelo con la mia vita sulla scia di Charles de Foucauld, che aveva infiammato la mia esistenza. Trentatre anni dopo, gridoil Vangelo con la mia sola vita e brucio dal desiderio di continuare a farlo sino alla fine. Questa la mia motivazione di fondo, insieme a una passione da sempre invincibile per l’uomo ferito e diminuito senza averlo meritatto, al di là della razza, della cultura e della fede”.

(di Annalena Tonelli, missionaria laica in Somalia, uccisa lo scorso 5 ottobre)


Ad Annalena fa eco P. Cornelio Prandina: i testi sono stati ricavati da due lettere scritte all’inizio della sua “seconda esperienza” mozambicana: il regime coloniale è caduto e la chiesa, come anche i missionari, ha perso molti dei suoi privilegi, anzi deve fare i conti con un passato che fa vergogna e riguadagnare la fiducia del popolo.

Al fratello Piergiorgio:
Ottobre 1975

(...) “E’ chiaro che stiamo vivendo un tempo di grandi speranze e contraddizioni... Mi sembra che sia arrivato per noi il tempo di scomparire e di servire senza essere creduti. Stiamo pagando la controtestimonianza data dalla maggior parte della chiesa mozambicana. Spero che un gruppo resista e possa dar prova di disponibilità... qui la Chiesa non è perseguitata, ma sfidata. Sapremo accettare la sfida? In una situazione di povertà, senza i nostri privilegi, cominciamo a comprendere che molte cose del nostro cristianesimo, ritenute importanti, sono molto secondarie... Quanto alla maniera di vivere non so quali potranno essere le condizioni: alcuni per vivere si sono già trovati un lavoro. Se non lasceranno più entrare le offerte e ci sarà data la possibilità di lavorare, penso che sarà un’occasione ottima per uno stile di vita nuovo”.

 

Alla zia Gaetanina:
4 Aprile 1977


(...) “E’ doloroso sbagliare ma è indispensabile tentare, arrischiare.
E’ più cristiano arrivare alla fine della vita feriti e con le mani sporche, che con le carte in regola ma sterili... Sono povero e peccatore... Il Signore mi spinge non a farmi una posizione nella Chiesa, ma a scomparire nella solidarietà con gli oppressi”.

 

Momento prolungato di silenzio e riflessione personale
La maschera che abbiamo ricevuto e che abbiamo indossato (per quanto tempo?) ci aiuterà nella riflessione.
Ogni condivisione sarà seguita dal ritornello:

Nada te turbe nada te espante.
Quien a Dios tiene nada le falta.
Nada te turbe, nada te espante,
Sòlo Dios basta.

 

Per la riflessione:

Quale maschera indossiamo più spesso e come si intromette nel nostro rapporto con Gesù e con gli altri? (che, poi, non sono la stessa cosa?)

Come guardi alla croce? Tieni su la tua maschera? (Non vuoi farti vedere? Non vuoi vederla?)
Metti maschere al volto di Gesù?


Dopo ogni condivisione ognuno di noi toglierà una immagine dal quadro centrale

La nostra veglia, termina nel silenzio con la preghiera del PADRE NOSTRO


 

 

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