Treviso, tappa attesa e difficile nella preparazione, tappa sorprendente e ricca nell’esserci. Due giorni il 10 e l’11 settembre che volevano dire a voce alta che non c’è vita piena senza partecipazione di chi è escluso o ai margini e che hanno visto la carovana incontrare la società civile, le istituzioni e molte delle persone che nella quotidianità non hanno la possibilità di farsi sentire. Al loro arrivo i carovanieri sono stati accolti dalla famiglia Caldato, da alcune persone che partecipano con loro ad un cammino comunitario e dai minori a cui la famiglia dà accoglienza e affetto. Con Valdeci poi alcuni hanno conosciuto le realtà carcerarie della città: il penitenziario per minori, che contro le regole è adiacente a quello per adulti e che quindi vede la presenza di guardie armate nel perimetro esterno; la casa circondariale per adulti dove Valdeci ha potuto incontrare con rammarico solo alcuni operatori e otto detenuti in una sala riunioni, trovandosi per la prima volta impossibilitato a entrare nel contesto quotidiano dei carcerati, senza poter vedere dove e come vivono. Importante e forte poi la visita al campo nomadi di Fiera, realtà ai margini e troppo spesso volutamente mantenuta tale dalle istituzioni locali e dai cittadini stessi, difficile e scomoda anche per il mondo dell’associazionismo e del volontariato. Altri incontri quelli con la comunità del Murialdo, che lavora a vari livelli con famiglie in difficoltà, minori e adolescenti, e con la cooperativa Solidarietà, che si occupa di integrazione nel mondo del lavoro dei diversamente abili. In questi due giorni nella città hanno trovato voce proprio quelli che di solito non trovano gli spazi o i canali per poter essere ascoltati. Prova bella ne è stata la serata del 10 settembre in cui si è lasciato il microfono ai migranti della città e alle loro storie: racconti di chi è arrivato in Italia in cerca di una vita dignitosa, di un futuro negato dalla propria terra madre, e di chi, a suo tempo, è dovuto uscire dal nostro paese in cerca di lavoro. L’11 settembre ancora i migranti protagonisti quando hanno aperto le loro case e invitato a pranzo i carovanieri. Giorno importante poi questo, giorno di memoria e di denuncia di tutti gli undici settembri che ancora insanguinano il mondo. Aiutati da Jan Leonard Touadì, dal vescovo emerito di Udine mons. Battisti e da don Pierluigi di Piazza (centro Balducci, UD) nella serata la carovana ha proposto pubblicamente una riflessione sulle situazioni di negazione della vita (i diritti negati ai migranti e la costruzione dei CPT, le carceri come luoghi di annullamento della persona e non di recupero, la crescente militarizzazione dei nostri territori e del mondo, le troppe guerre che insanguinano il pianeta per salvaguardare gli interessi di pochi). Tanti, troppi 11 settembri che interpellano noi e le nostre scelte quotidiane. A Treviso in questi giorni è emersa la bella realtà di un nodo costituito da molte associazioni che si sono incontrate e, non senza fatica, hanno iniziato a lavorare insieme. Un primo germe di “società civile organizzata” che vuole interagire con le istituzioni. Il nodo infatti aveva chiesto di poter partecipare ad una seduta del consiglio comunale, la maggioranza lo ha negato permettendo solo un incontro tra i carovanieri, i rappresentanti del nodo e i consiglieri che lo avessero desiderato. Così nella mattinata dell’11 settembre la carovana ha presentato a 5 consiglieri della minoranza un documento in cui, partendo da quello che ha visto in città, propone alcune piste di azione politica concreta. Appuntamento al prossimo consiglio comunale dove questo testo verrà presentato a tutta l’assemblea. |