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La strada dei "fuochi" odora di petrolio e cocco

di Pierpaolo dall'Italia

La strada dei "fuochi" odora di petrolio e cocco

Anche quest'anno la Pasqua si avvicinava, ho cercato di prepararmi all' evento" nel miglior modo possibile. Unico problema è che non essendo con la mia comunità (missionari Comboniani) non sapevo come e dove partecipare al Triduo Pasquale.

Si certo sarei andato sicuramente in parrocchia ma negli ultimi tre anni, tra veglie Gim e incontri con altre comunità religiose, il triduo aveva preso un gusto diverso.

Quest'anno, la possibilità di tutto ciò non si è presentata per cui sarei sicuramente andato nella chiesa della parrocchia di casa mia ma un mio confratello, mi ha proposto di andare a fare il triduo assieme a lui, nella sua città natale, Milano.

Per esigenze lavorative, avrei potuto partecipare solamente all'incontro del Giovedì Santo, alla "lavanda dei piedi" però la cosa mi ha preso fin da subito, quindi ho accettato!
Ah, già, non ho specificato che la Chiesa dove avremmo partecipato alla "funzione" non era il solito posto,era la strada.

 

Eh si, Gigo ha portato me e Marco, altro postulante, ad incontrare le ragazze vittime della tratta che la notte, "abitano" la strada, la provinciale SP 40.

Qualche ora prima di recarci all'incontro, mentre meditavo il Vangelo, steso su un bel prato della campagna lombarda, pensavo a cosa avrei trovato di li a qualche ora.

L'incontro con l'altro è sempre un'incognita, un punto di domanda, che merita di essere vissuto pienamente.
Pensavo a Gesù che la sera della sua ultima cena lava i piedi ai suoi amici, pensavo a Pietro che inizialmente si rifiuta, poi addirittura vorrebbe essere lavato da capo a piedi e mi risuonava la frase detta da Gesù "lo capirai dopo..."

Mi chiedevo anche che cosa stessero facendo le ragazze che avremmo incontrato, magari, erano nella loro casa a farsi la cena, magari erano a fare una passeggiata con un amica, magari ascoltavano della musica non so perché ma le ho immaginate nella "normalità" come le ragazze di oggi, che hanno la loro vita, dei sogni.

Invece le "sisters" hanno un impegno ogni sera, l'appuntamento con la strada.

Immagino che l'ultima canzone che ascoltano prima di recarsi al "lavoro" abbia delle note stonate, che l'ultimo boccone di cibo, sia amaro, perché ogni sera, ogni santa sera sono li ai bordi della strada. Vittime di qualche personaggio che le sfrutta, vittime di uomini che non devono aver chiaro cosa voglia dire amare ed essere amati, vittime di questa solita assurda società che discrimina a priori.

Così, viene la sera e usciamo, c'è sempre questa sana inquietudine, come dicevo prima, l'incontro è un po’ un' incognita.

La provinciale è buia, corre diritta, interrotta da qualche rotonda, poi in lontananza si vedono delle luci, ma non di auto, sembrano luci vive, che ondeggiano, sembrano luci che danzano.

Si, danzano al ritmo dei rombi delle auto e camion, al rumore di portiere che si aprono e chiedono, al ritmo delle voci delle ragazze che intonano un canto, forse, penso per farsi coraggio, forse per oltrepassare i confini che le imprigionano qui e ricordare il loro paese.

Fermiamo la macchina e chiediamo ad una se voleva pregare con noi, e se le andava che rivivessimo il gesto della lavanda dei piedi, lei accetta volentieri e si comincia.
Lettura del Vangelo, piccola condivisione e poi il gesto, un catino, un asciugamano, una tanica di acqua profumata con essenza al cocco, e a vicenda ci siamo lavati i piedi. Così per tre ore, abbiamo percorso questa strada, fermandoci e pregando con chi lo desiderava.

Un gruppetto di cinque ci ha accolti molto volentieri, da loro ci siamo fermati un po’ di più perché c'era un piccolo parcheggio, si è pregato, abbiamo lavato i loro piedi, loro i nostri e sinceramente non ho trovato mani così delicate nella mia vita, sentivo nel contatto tra il mio piede e le loro mani, che ci mettevano amore e ci tenevano proprio a farlo.

Ho ancora presente la fiamma del bidone, la quale veniva alimentata con petrolio, o comunque carburante, dentro al bidone, pezzi di bottiglie di plastica forse per far durare di più la luce. Il significato di quei fuochi sarebbe ole a quello di scaldare, quello di farsi vedere dai clienti, per me assume un significato particolare, quelle fiamme che vanno al cielo dovrebbero dire a tutti: "hei siamo qui, siamo persone, come voi, non oggetti, siamo figlie di Dio, siamo vita, e il fuoco lo abbiamo dentro e ci brucia, eppure andiamo avanti, alla ricerca di qualcosa che non si deve comprare, perché la libertà e per tutti".

 Fa rabbia pensare che di li a poco sarebbero dovute andare con qualche cliente, alcuni si son fermati e li hanno cacciati, "dobbiamo pregare", credo che assieme ai fumi del fuoco, abbiamo respirato tutti la libertà che viene quando ci si ama, quando si vuol condividere un po’ della vita assieme ad altri.

Dopo la morte, c'è la resurrezione oggi che è Pasqua ce lo ricorda la chiesa, ma dovremmo ricordarlo ogni giorno della nostra esistenza.

Mi piace pensare che quelle sorelle, abbiano pensato alla preghiera, a noi (non per protagonismo) che le abbiamo incontrate, a Gesù che lava i piedi degli apostoli, all'amore che può esistere, e spero proprio che pensassero a tutto ciò, quando erano magari con un cliente. La morte che ritorna, la schiavitù del loro corpo, non sarà mai quella della loro anima, perché ci sarà sempre, sempre con loro quel Gesù di Nazaret che spezzerà le loro catene.

E mi ritorna allora la frase di Gesù a Pietro "lo capirai dopo".

Forse quella notte, ho capito che vale la pena, ogni giorno cercare questo Dio, cercarlo nelle strade, ho avuto l'ennesima conferma che c'è sempre  la resurrezione dopo la morte e gli uomini possono creare "resurrezioni", aprire cammini di liberazione per gli altri come per se stessi.

La mattina sono ripartito, in treno, in mezzo a pendolari in giacca e cravatta, profumavo di cocco e petrolio.

                                                Pierpaolo, postulante comboniano

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